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kirk

Volumi letti: 1/1 --- Voto 6
Creare storie brevi interessanti è un’arte che non tutti riescono a padroneggiare.
Benché Kazuhiro Fujita sia compagno di Rumiko Takahashi sulle riviste della Shogakukan devo ammettere che non è paragonabile alla maestra che in sole venti pagine ti apre gli occhi su universi incredibili; o forse il fatto di essere passato per l’occasione alla concorrenza (la storia è finita su Morning della Kodansha) non ha portato fortuna all’autore. Dicono che l’autore volesse pubblicare questa storia da tempo quindi sospetto che il suo editor di Shogakukan abbia detto di no... e forse aveva anche ragione.

Premetto che ho iniziato questa storia dopo pochi giorni che avevo finito un’opera incredibile uscita dalle mani di Fujita: Karakuri Circus.
Se l’abilità di disegno è uguale il problema di questi due racconti per un totale di circa 250 pagine è che la trama non riesce a colpire particolarmente e che i combattimenti sono poco interessanti.
La prima storia di Jack il saltatore (personaggio che, casualmente, conoscevo già) è quanto di più banale possibile e presentata malissimo: messa in un altro modo poteva essere interessante in quanto un po’ horror, un po’ thriller, un po’ storia d’amore…
La seconda storia di Mother Goose (Mamma Oca) invece è già più interessante e poteva essere sviluppata in modo da essere l’inizio di qualche avventura di due o tre volumi. Purtroppo questa è un’ occasione mancata per l’autore.
Insomma visto che da Kazuhiro Fujita mi aspetto grandi cose per come mi ha abituato in passato non avrò nessun riguardo e gli assegno uno striminzito sei: più per il disegno che per cosa narra.


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DarkSoulRead

Volumi letti: 1/1 --- Voto 7,5
L’ottocento londinese è carico di mistero e fascino. Le strade erano prive di lampioni e a rompere il buio dei sobborghi vi era soltanto qualche sporadica lanterna.
Nelle vie imperversavano bande di criminali e i poliziotti erano poco più che subalterni dei giudici, senza alcuna autorità. Stupri e omicidi riempivano la cronaca nera, e con un solo penny potevi acquistare un Penny Dreadful, albo a uscita settimanale contenente racconti truculenti, di bassissima letteratura.
Queste storie, tutt'altro che indimenticabili, ebbero tuttavia il merito di introdurre personaggi che poi sarebbero diventati colonne portanti della letteratura dell’orrore, come il lupo mannaro e Sweeney Todd.
In una proiezione in cui la fantasia si mischiava alla realtà, tra leggende sussurrate e testimonianze inquietanti, nascevano figure come Spring-heeled Jack, Jack il saltatore, da non confondere con il più famoso Jack the ripper (Jack lo squartatore), che gli “succederà” qualche anno dopo.
Kazuhiro Fujita (“Ushio e Tora”, “Karakuri Circus”) ci porta in una nebbiosa Londra vittoriana dalle atmosfere evocative alla Sherlock Holmes, in quella sua oscura parvenza nebulosa ai limiti del fiabesco, in cui le lampade ad olio illuminano i vicoli bui. Fotografia di una Londra ottocentesca oggi nota a tutti grazie al successo di serie TV come “Penny Dreadful” e sopratutto “Peaky Blinders”.

Un uomo mascherato si diverte a terrorizzare le donne nelle oscure notti della capitale inglese, per poi scomparire sui tetti con incredibili balzi, sghignazzandosela. Pare sia dotato di avanguardistici tacchi a molla, che gli valgono il soprannome di “Spring Heeled Jack”. Improvvisamente Jack sparisce nel nulla, per poi tornare in scena soltanto tre anni dopo, non limitandosi più a spaventare la donne, stavolta, pervaso da una violenta furia omicida, desidera ucciderle.

Lo stile narrativo è incalzante e ritmato, e grazie a una serrata sceneggiatura, impreziosita da una grattata di mistery, la storia coinvolge da subito. Le vicende si aprono con visuale in prima persona, il lettore veste i panni dell’ispettore James Rochenfield e viene introdotto nel Black Museum, il museo dove sono custoditi tutti i reperti dei crimini di Spring Heeled Jack. La guida che ci accoglie è una madame ficcante e bizzarra, che fungerà anche da ascoltatrice della preziosa testimonianza di James, in quanto unico poliziotto ad aver seguito il caso di Jack il saltatore dall’inizio alla fine. La trama si sviluppa di fatto come un flashback raccontato, spezzettato dalle rare interazioni tra la guida e l’ispettore, scritturate con classe da un Fujita ispirato.
Nel volume è presente anche una seconda storia, dai toni meno cupi, che va ad incastonarsi alla prima, fornendoci una visione più scanzonata e fanciullesca di quegli anni.
Il Mangaka realizza “Black Museum Springald” dopo aver letto e studiato “Le leggende dei misteri di Londra”, saggio di Katsuo Jinka, autore presente nel volume con interessanti approfondimenti alla fine di ogni capitolo, che aggiungono valenza storica al titolo.

Efficace la caratterizzazione dei personaggi, anche se alcuni soffrono di un mancato approfondimento per mere questioni di spazio, contribuiscono a far scorrere la narrazione fluida e senza intoppi. Un qualcosa che a me non ha infastidito, ma che ad alcuni potrebbe far storcere il naso, specie ai feticisti del nozionismo, è la rappresentazione di Jack. Fujita inscena un personaggio eroico, mitizzato, ampiamente romanzato e rivisitato dalla “controparte storica”. Sono presenti anche figure del calibro di Sir Arthur Wellesley, il duca di Wellington, colui che sconfisse Napoleone a Waterloo; quest’ultimo, nonostante non sfiguri, fatica a rimanere impresso, e, data la caratura del personaggio, era lecito attendersi una caratterizzazione più incisiva.

Il tratto del Mangaka è sporco e graffiato, carico di dinamismo come ci aveva già abituato in “Ushio e Tora”. La sua massima espressione artistica è raggiunta nei giochi di chiaro-scuro, in cui Jack, rappresentato come una sagoma nera dagli occhi ardenti e la bocca fiammante, balza circoscritto dalla bianca luna piena, originando un contrasto di bianco e nero poetico e suggestivo.

Buona l’edizione Star Comics, che ripresenta l’elegante veste grafica della vecchia edizione GP, con prime pagine a colori e sovraccopertina, mantenendo la doratura alle scritte della stessa ma non il rilievo, preservando comunque il fascino da libro antico di cui l’albo godeva. Corretto definitivamente l’errore di eccessivo zoom, che tagliava una vignetta sul finale del terzo capitolo.
Il prezzo, invariato rispetto all’edizione precedente, è di 6,90€.

Un Kazuhiro Fujita in grande spolvero confeziona una delle sue opere migliori, toccando anche temi molto delicati, come la pedofilia e la mesmerizzazione, uscendo dalla sua comfort zone shōnen con un seinen di livello, non esente da difetti, ma altamente ispirato. Peccato difetti di un po’ di coraggio nel finale retorico, che manca nel far guadagnare al manga quel mezzo voto in più, crogiolandosi sulla via facile del “e vissero felici e contenti”.

La storia di Spring-heeled Jack raccontata attraverso gli occhi di una Londra grigia, gelida, ammantata di un inquietante folklore magnetico.
Uno di quei one-shot da leggere tutto d’un fiato, meglio se in una notte buia, fredda… piovosa.


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Gald

Volumi letti: 1/1 --- Voto 10
Londra, 1837. Un bizzarro individuo si aggira nella misteriosa e cupa città: l'uomo (o come lo si vuole definire) salta per i tetti con uno strano costume composto da una maschera di ferro, un mantello, delle lame affilate al posto delle mani e dei tacchi a molla. Questo strano personaggio è conosciuto a Londra con il nome di Springald!
La figura del tetro personaggio ruota attorno a tutto il manga, un volume unico contenente due storie.
Nella prima storia ci vengono raccontate le vicende del protagonista, dalla prima apparizione in poi. Il protagonista si aggira per Londra saltando per i tetti e lacerando i vestiti delle donne che girano di notte. La figura del mostro è tetra e cupa.
Nella seconda storia possiamo leggere le avventure della nipote di Springald. La ragazza ritrova il costume dello zio, con il quale intende punire un uomo che attraverso l'ipnosi riesce a scattarle delle foto in cui la ritraggono nuda.
La trama non è molto complessa. Inizialmente mi è sembrato quasi di imbattermi in uno spudorato manga composto da combattimenti a tutto spiano senza una storia ben precisa (il classico e noioso shounen di turno), invece ci troviamo davanti ad un titolo completamente diverso: non manda in confusione il lettore seppur essendo abbastanza complesso, non annoia e soprattutto riesce ad intrigare il lettore costringendolo a voler subito svoltare pagina per leggere il seguito. Un manga veramente molto bello, sopratutto grazie ai disegni che riescono a mischiarsi alla perfezione con la storia, creando quasi una reazione chimica che riesce a rendere quest'opera perfetta nel suo genere.
Un altro aspetto che ha fatto lievitare il mio voto sono i personaggi, dato che sono tutti strutturati bene: vengono descritti decentemente e sono disegnati alla perfezione.
Ci sono altri aspetti importanti, come per esempio i "The Black Museum's Bulletin", ovvero delle pagine contenenti spiegazione per capire meglio il periodo storico in cui ci troviamo e tutto ciò che circonda Springald. Un altro aspetto importante è il fatto che GP Publishing, dopo aver messo in commercio la prima edizione che risultava difettosa, ha voluto sostituirla gratuitamente.
Per quanto riguarda l'edizione devo dire che è perfetta, dato il manga sembra quasi un libro; le prime pagine sono a colori e il prezzo è contenuto considerando il tutto.
Un 10 meritato assolutamente.


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DaisukeKatashi

Volumi letti: 1/1 --- Voto 10
"Da questo punto in avanti è vietato l'ingresso alle persone che non siano buone e pie. Noi non possiamo entrare!"

INTRODUZIONE
The Black Museum - Springald (per gli amici solo "Springald") è un ottimo seinen che fa del mistero e dell'orrore i suoi punti cardine, anche se effettivamente il manga contiene diversi connotati storici. Ma continuando Springald è un volume autonclusivo ideato da Kazuhiro Fujita, autore già apprezzato grazie a "Lo Sguardo sinistro della Luna", "Moonlight Act" ed altre opere minori. Il manga è stato inizialmente serializzato (ovviamente in Giappone) su Shogakukan dal 2007. Come menzionato precedentemente il manga è stato raccolto in un unico volume. In Italia è stato pubblicato dalla GP Pubblishing, che è riuscita a proporci un'ottima edizione con sovra-copertina e pagine a colori al prezzo di 6,90€. L'edizione ci presenta un volume ben corposo, la copertina sembra fuoriuscire da una libreria invece da una fumetteria, sembra un vero e proprio libro. Nella prima edizione del manga erano presenti degli errori e dopo poco la GP Pubblishing ha ristampato il volume in una edizione corretta. Ma passiamo oltre.

TRAMA
La trama si sviluppa nella Londra ottocentesca, per la precisione nel 1837. In questo periodo oscuro e tetro, si aggira un misterioso individuo mascherato, che aggredisce (inizialmente) le donne dei sobborghi londinesi con degli artigli, per poi sfuggire nella notte facendo degli enormi balzi tra i tetti delle abitazioni dei cittadini londinesi. Mentre balza nell'oscurità si riesce a sentire la sua oscura risata. Coloro che sono riusciti ad avvistare questo misterioso individuo, chiamato Jack Il Saltatore (personaggio o essere veramente esistito, vi consiglio di informarvi), affermano che dietro la maschera i suoi occhi brucino come il fuoco e che dalla bocca spuntassero delle fiamme blu. Qual è l'obiettivo di Jack il Saltatore (anche chiamato Spring Heeled Jack)? Perché colpisce solamente le donne? Per rispondere a questi quesiti si presenta l'ispettore della polizia James Rockenfield, che si ritroverà tra le mani un caso veramente complicato, forse fuori dal propri poteri. Ce la farà l'ispettore a mettere la parola fine al caso di Jack il Saltatore?

CONSIDERAZIONI
Acquistai quasi per caso questo volume autoconclusivo: era molto consigliato qui su Animeclick, quindi, mosso dalla curiosità, lo comprai. Già al primo sguardo riuscì a colpirmi, Springald si presenta come un volume bello corposo sin dalla copertina, che reputo "affascinante"; la copertina sembra infatti l'unione tra un libro rilegato ed un manga. Ma passando al resto, la trama è riuscita ad intrigarmi fin da subito (le storie su serial killer mi sono sempre piaciute), fino al punto di informarmi di più su Jack Il Saltatore, personaggio che, come ho già detto prima è esistito veramente. Nella trama sono presenti diversi colpi di scena che sono riusciti personalmente a stupirmi, sopratutto verso la fine della storia. Il tratto di Kazuhiro Fujita è veramente ben curato, i personaggi principali dell'opera sono ben curati sia nell'aspetto sia interiormente. Passando a l'edizione italiana della Gp Pubblishing, per me non ci sono punti negativi, se non forse il prezzo, che per alcuni può non andare a genio, anche se sono contento di averli spesi per questo piccolo gioiello. In definitiva mi sento d'obbligo a consigliare a tutti questo manga. Leggetelo mi raccomando!


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Fazio

Volumi letti: 1/1 --- Voto 7
Bel volume unico di Kazuhiro Fujita, ben più famoso per le sue opere Ushio e Tora e Karakuri Circus. Anche questo volume unico dal prezzo di 6,90 secondo il mio parere (non avendo letto le altre opere ma avendone solo sentito parlare) è apprezzabile.
Esso narra di un'interpretazione alternativa del mito inglese di Jack lo Squartatore, rivisitato come Jack dai Tacchi a Molla. per la trama andate a leggere sopra o nelle altre recensioni, io non mi dilungo troppo. Si parla appunto di un uomo, Spring-Heeled Jack, soprannominato Springald, che scombussola le vie di Londra dopo tre anni dalla sua ultima apparizione. Come cornice narrativa l'autore utilizza il Black Museum, un museo che detiene le prove di tutti i crimini compiuti a Londra in passato.

La vicenda prende parte nella Londra Ottocentesca. Opera contestualizzata perfettamente, costumi, luoghi sono come nel passato. I personaggi pur essendo introdotti in un'opera breve, non patiscono in fatto di caratterizzazione, anzi, sono perfettamente caratterizzati, per quanto si possa anche quelli secondari. Il disegno potrebbe sembrare molto sporco e agitato, e in effetti lo è veramente, ma dopo qualche pagina si fa l'abitudine e si può comprendere il tratto fantastico dell'autore, che da questo punto di vista si distingue da tutti gli altri.
Oltre al filone principale della storia, incentrato sulle indagini della "Locomotiva di Scotland Yard" per svelare la vera identità di Springald, questo volumetto contiene anche una storia alternativa che si svolge qualche anno dopo la vicenda principale, chiamato Mother Goose, Mamma Oca - citazione alla famosa raccolta di fiabe.

Tutto sommato il prezzo vale la copertina (ad eccezione delle copie fallate naturalmente), a 6,90 vi potete portare a casa un bel volume unico di parecchie pagine con sovracoperta e pagine a colori. Consigliato agli amanti del mistero e a coloro che cercano un'opera ben contestualizzata.


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Sonoko

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8
L'ho preso in libreria e letto l'altro ieri. La trama è già stata descritta, perciò mi limiterò a dire che l'ho trovata una bella storia, anche se nella prima parte mi sarei aspettata un finale un po' diverso (ciò non vuol dire che la giudichi negativamente, Walter e della la cameriera sono 2 personaggi molto interessanti). Ho molto apprezzato anche la seconda parte, ambientata diversi anni dopo, che invece è finita proprio come speravo! I disegni mi piacciono abbastanza, e pure la carta mi pare buona.

Pecca importantissima: dopo mesi e mesi dall'uscita ci sono ancora in giro le copie fallate, cosa che io ignoravo, e così niente tavole a colori nell'incipit della seconda parte e soprattutto pagina 104 sballata e senza parole! Per fortuna l'ho cambiato con un buono acquisto (eventualmente, se vedrò la ristampa corretta ci farò con calma un pensierino), ma dovendomi basare sul volumetto che ho letto il mio voto non può essere il massimo.


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MangaItalia

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
Sono qui a recensirvi Dark Museum Springald, volume unico edito dalla GP Publishing a 6.90 €. La storia è ambientata nel 1837, in piena epoca vittoriana, dove un misterioso individuo, che ha la strana peculiarità di eseguire balzi incredibili nelle vie della città si "diverte" a spaventare le donzelle che incontra, creando allarme nella polizia che tuttavia non riesce a catturarlo, scomparendo nel nulla addirittura per 6 mesi. Jack il Saltatore, perché così veniva soprannominato per via dei grossi balzi che compiva di cui sopra, si rifece sentire e nominare, per aver commesso un brutale omicidio decapitando una giovane donna. Del caso si occupa la "locomotiva di Scotland Yard" ovvero l'ispettore James Rochenfield. Riuscirà il nostro ispettore a risolvere questo caso senza testimoni né soluzione? Questo è l'incipit del manga dove la vicenda si dipana tra azione thriller e mistero, dove a fine di ogni capitolo ci sono osservazioni e articoli giornalistici dell'epoca sulla vicenda. Oltre a questo, alla fine del manga si può intrattenersi con una storia che altro non è che la parodia della vicenda narrata: molto divertente. Ho trovato questo manga molto avvincente ed emozionante, a tratti epico da quanto mi ha preso, ma non è per tutti in quanto vi sono molte scene violente e splatter a profusione, ma se volete una lettura coinvolgente fa sicuramente al caso vostro.
Se devo trovare un neo a questo manga è la carta giallognola, proprio non riesco a capire per che motivo è stato usato questo tipo di carta, per il resto niente da dire, edizione con sovraccoperta verde oliva con bordi dorati, a inizio volume abbiamo ben 8 pagine a colori su carta patinata lucida che fa apprezzare ancor di più il tratto sporco con pennellate decise dell'autore da me molto gradito, oltre alla straordinaria compattezza del volume che presenta circa 270 pagine. Sperando di non avervi annoiato, vi saluto e vi ringrazio per l'attenzione e lo spazio dedicatomi.


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Swordman

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
Risale alla fine del XIX secolo la costituzione, da parte del dipartimento di polizia inglese di Scotland Yard, del “Black Museum” (Il museo nero), il primo ufficio avente la funzione di custodire e catalogare i reperti probatori dei più gravi crimini commessi.
È nei meandri di questo museo che si ritrova del materiale su Jack the Heeler (Jack il saltatore), misteriosa e fantomatica figura dalle caratteristiche quasi soprannaturali che, stando a diverse testimonianze, verso il 1837 per diverso tempo avrebbe assalito e terrorizzato numerose persone, in particolare donne, a Londra e dintorni.
Questo caso a metà fra cronaca e leggenda metropolitana è lo spunto per il maestro Kazuhiro Fujita per mettersi all'opera con una storia a tinte di giallo e di thriller che ci è raccontata dal punto di vista di un ispettore di polizia in visita al Black Museum.

Di solito, almeno personalmente, arrivo un po' cauto alla lettura di un volume unico perché opere di questa tipologia spesso sono composte da molte storie brevi che non sempre riescono ad assortirsi bene fra di loro oppure, nel caso la storia sia una sola, magari non riesce a svilupparsi bene proprio per il poco spazio. Fortunatamente questo non è il caso di Springald.
Fujita riesce a creare una storia ben cadenzata nei tempi, coinvolgente, scorrevole nella lettura e che alla fine risulta quasi cinematografica. Il merito va anche al suo stile di disegno che a prima vista può sembrare un po' grezzo e poco pulito ma che quando necessario riesce a dare sia energia e forza nelle scene d'azione, sia cura nelle ambientazioni che leggerezza e grazia nel presentare personaggi femminili molto belli.
Tra un capitolo e l'altro sono inoltre inserite dei brevi ma dettagliati “Bollettini del Museo Nero” curati dallo scrittore giapponese Jinka Katsu, che ha aiutato con la sua consulenza Fujita nella realizzazione del manga, e che aiutano il lettore a immergersi nell'atmosfera del tempo raccontato la “verità” sul tempo e sulle presone realmente esistite e coinvolte a vario titolo nel caso.
Dopo la storia principale, ce n'è un'altra più breve intitolata “Mother Goose” su cui è meglio non fare anticipazioni e che di certo non sfigura per qualità al cospetto della prima.

Springald è stato pubblicato in Italia da GP Publishing. Il volume si presenta massiccio a una prima occhiata eppure alla lettura si rivela molto maneggevole e apribile con facilità senza applicare forza consentendo quindi di leggere comodamente ogni tavola.
Il livello della carta non è forse il top visto quanto si vede sul mercato, ma comunque è buona, il volume è ben stampato e ci sono anche, all'inizio, diverse pagine a colori. Un'edizione, complessivamente, da promuovere senza riserve.
Curiosità: le ultime pagine del volume sono tutte nere quasi a fare atmosfere con il titolo.
Dopo aver sentito molte campane che lo consigliavano ho comprato anch'io Springald avendone piena soddisfazione. Non posso quindi che consigliarlo a mia volta specialmente ora che una ristampa ha corretto alcuni pesanti errori di stampa della prima edizione.


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Golconda

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
Bello bello bello! Dall'autore di Ushio & Tora non potevo aspettarmi altro! Belle storie anche se brevi, bei personaggi e soprattutto bella ambientazione in puro stile vittoriana. Lodevole anche se costosa (sono genovese, lo ammetto, i soldi mi toccano da vicino XD) l'edizione italiana, davvero perfetta a livello di tavole a colori, sovracoperta e stampa in bianco e nero. Un piccolo filone noir ben gestito e magistralmente condotto dal grande Fujita. Sarà che visto il mio smisurato amore per Ushio & Tora sono troppo di parte, ma non posso non apprezzare quest'opera. Lo consiglio a chi appunto ha amato la suddetta serie e a chi piace il genere noir con ambientazioni pre-novecento. Un numero unico senza troppe pretese, una serialità limitata che permette così di godere appieno l'opera senza lasciare troppi appigli per il futuro e concentrandosi solo sull'azione immediata e rapida.

Da leggere, e se ne avete la voglia e la possibilità da comprare assolutamente!

Kotaro

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
Black Museum Springald è un’opera che sprizza fascino da ogni suo elemento, a cominciare dalla sua apparenza esteriore, questo bel volume di grande formato e con una sovraccoperta estremamente sobria che lo fa somigliare, più che ad un fumetto giapponese, ad un romanzo in un’edizione antica, di quelle che si possono ritrovare dai rigattieri o nelle vecchie librerie dell’usato.
Aprendo il volume, ci troveremo poi di fronte a due belle maxi-storie, “The Black Museum – Springald”, di sei capitoli, e “Mother Goose”, di tre, che ci confermeranno la presenza della stessa atmosfera “antica” anche all’interno.
Entrambe le storie, difatti, ci trasporteranno nella Londra di fine ‘800, evocandoci atmosfere che ci ricorderanno spesso e volentieri i romanzi di Arthur Conan Doyle o Robert Louis Stevenson.
La prima storia è, difatti, un bel giallo d’epoca vittoriana, incentrato sulla figura realmente esistente, o almeno così pare, di Spring-heeled Jack, un criminale che si dice fosse dotato di arcane particolarità, come lunghi arti a molla che gli permettevano di compiere agili balzi e di apparire e scomparire di fronte alle sue vittime, occhi brillanti come fari nella notte e una bocca sghignazzante e fiammeggiante.
Pare che, dopo aver seminato il terrore fra le donne di Londra, Jack sia scomparso nel nulla senza lasciar traccia di sé, ma adesso, dopo qualche anno, è ritornato e non si limita più a spaventare le donne, bensì le uccide barbaramente.
Qual è il mistero che si cela dietro la sua figura, dietro la sua improvvisa sparizione e la sua enigmatica ricomparsa?
Ad un duro ispettore di Scotland Yard spetta di scoprirlo, e ben presto la sua indagine lo porterà a scontrarsi con Walter De La Poer Straid, un bizzarro nobile che sembra molto legato alla misteriosa figura di Jack.

La seconda storia invece coinvolge due bambini, Arthur e Juliet, i quali si trovano a vivere una vicenda che rivelerà non pochi punti in comune con la storia del criminale dalle gambe a molla.

In 250 pagine scarse, l’autore Kazuhiro Fujita ci regala un quadro terribilmente affascinante della Londra vittoriana, riuscendo a indagare non soltanto in un mistero apparentemente sovrannaturale ma anche nelle psicologie dei personaggi che mette in scena, che appaiono, seppur nello spazio limitato della storia breve, accattivanti e ben costruiti.
Le trame delle due storie riescono a coinvolgere pienamente il lettore, che si sente affascinato dai caratteri dei personaggi e dall’atmosfera generale del racconto, nonché desideroso di proseguire con la narrazione. L’autore riesce così a imbastire vicende appassionanti e ben narrate, che trasportano il lettore nel mondo della Londra ottocentesca donandogli proprio la sensazione di essere lì, oppure di star leggendo un romanzo angloamericano dell’epoca, come quelli della serie di Sherlock Holmes, e non un fumetto giapponese degli anni 2000.
La ricostruzione storica dei fatti e delle ambientazioni è ottima, essendosi Fujita avvalso della collaborazione di Jinka Katsuo, un illustre studioso nipponico della storia di Spring-heeled Jack, il quale compare, tra un capitolo e l’altro, in apposite rubriche chiamate “Black Museum Bullettin”, a raccontarci un po’ la verità storica dei fatti (o presunta tale).

Particolarissimo è lo stile di disegno di Kazuhiro Fujita, che crea personaggi dalle espressioni e dalle fisionomie più svariate, con un tratto sporco e a tratti sgradevole ma senza dubbio potente ed efficace, che mostra il suo culmine nella rappresentazione del criminale Jack, ripreso in controluce, che si staglia, con la sua figura nera eccetto per gli occhi e la sghignazzante bocca, sulla luna piena. Diametralmente opposta, ma oltremodo efficace, è la rappresentazione dei personaggi di sfondo, delle comparse, degli abitanti della Londra ottocentesca, che vengono dipinti in maniera molto più bonaria e tradizionale, donando un po’ di calore e familiarità a questa storia così bizzarra.

Le due storie di questo Black Museum Springald tratteranno una vasta quantità di tematiche, generi narrativi e sentimenti. Ci sarà spazio per il thriller, per il poliziesco, per la commedia, per l’azione, per l’amore, per l’amicizia, per le differenze sociali, per la vendetta, per l’ammirazione, per la pedofilia, per la redenzione. Una moltitudine di temi che entreranno di peso nella storia senza che nessuno di questi appaia minimamente fuori posto, anzi donando alle due vicende una gran completezza.
“Affascinante”. E’ questa, probabilmente, la prima parola che mi viene in mente dovendo giudicare questo Black Museum Springald. Si tratta di una produzione bizzarra e sicuramente non convenzionale, ma curatissima in ogni suo aspetto, ben fatta e capace di donare molto a chi la legge, trascinandolo in un’avventura appassionante, non troppo prolissa e godibilissima anche da chi, come me, conosceva soltanto di nome il suo autore, trattandosi di un volume unico di facile fruizione.
Essendo una lettura non troppo impegnativa ma di qualità, direi che posso tranquillamente consigliarne l’acquisto a chiunque.


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phoenix

Volumi letti: 1/1 --- Voto 10
Il Black Museum del titolo si riferisce ad un museo segreto nel dipartimento di Scotland Yard, dove sono custodite le prove dei casi del passato e fa da base per la narrazione delle due storie autoconclusive presenti nel volumetto, grazie alla sua guida che accompagna i visitatori nell'esaminare le prove dei casi.
Springald invece è uno dei nomi del criminale realmente esistito, ed intorno al quale ruotano le due vicende. Springald o Spring-heeled Jack (Jack dai tacchi a molla) è un criminale che ha imperversato per le strade di Londra pochi decenni prima del più famoso Jack "the ripper" (Jack lo squartatore) ed offuscato proprio da quest'ultimo. Non ha mai ucciso nessuno; si limitava ad apparire improvvisamente dinanzi le sue vittime, di solito donne, grazie alle sue straordinarie capacità nel salto per spaventarle e per lacerarne i vestiti, grazie ai suoi coltelli.
Springald scomparì dalla scena improvvisamente dopo soli sei mesi. La figura di Spring-heeled Jack è meglio approfondita degli inserti “the black museum's bullettin” presenti tra un capitolo e l'altro del manga.

La prima storia ha luogo tre anni dopo la silenziosa uscita di scena di Springald e lo vede ritornare in scena come un omicida che colpisce casualmente le donne. L'ispettore James Rockenfield, detto la locomotiva di Scotland Yard, che si era occupato del caso in precedenza, torna a dare la caccia al criminale che non era riuscito a catturare tre anni prima. Inzierà le sue indagini rivolgendosi al principale sospetto delle prime aggressioni: il marchese Walter De La Poer Straid, famoso per la sua dissolutezza nel divertirsi ed, in particolare, per aver fatto scontrare due treni vuoti per puro divertimento.
La storia si svilupperà attorno ai sentimenti che hanno portato Spring-heeled Jack ad uscire e successivamente a tornare in scena.

La seconda storia intitolata Mother Goose (mamma oca) parla di una nipote di Springald che in passato aveva sentito, dalla bocca dello stesso zio, le sue gesta come Jack il saltatore, e decide di impadronirsi del costume di Spring-heeled Jack per vendicarsi di un fotografo che, tramite l'ipnosi, le aveva scattato delle foto nuda. Nell'impresa coinvolgerà anche un altro bambino, e del quale diventerà amica.

L'edizione GP è ben curata, con sovracopertina e pagine a colori ed inoltre la Gp ha recentemente annunciato la sostituzione gratuita dei volumetti che presentavano un grave errore in una tavola, eliminando così qualsiasi pretesto per non comprarlo.
Entrambe le storie sono molto belle e meritano di essere lette; quindi consiglio questo volumetto a tutti, infatti è quasi impossibile che quest'opera vi deluda.


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marian

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
Dark Museum Springald: che dire, sicuramente un ottimo titolo proveniente da un ottimo autore quale Kazuhiro Fujita. Il racconto scorre via piacevolmente, splendida l'atmosfera all'interno del museo ogni qualvolta intervengono custode e interlocutore. Notevole la caratterizzazione dei personaggi, su tutti Walter De La Poer Straid, nonostante la brevità dell'opera. Entrambe le storie meritano di essere lette.
L'edizione è ben curata, molto calzante la scelta di interrompere quasi ogni capitolo con “The Black Museum’s Bulletin”, davvero interessante in quanto contestualizza l'opera in uno specifico ambito storico, circoscrivendola alla realtà dei fatti. Peccato per il difetto ormai ben noto ma per il quale la casa editrice si è già favorevolmente pronunciata.


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Tacchan

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
Non sono un fan accanito di <b>Kazuhiro Fujita</b>, ma devo riconoscere che <i><a href="http://www.animeclick.it/manga.php?xtit=Ushio+Tora">Ushio e Tora</a></i> è uno dei migliori shonen da me mai letti, un manga che malgrado un inizio che può far presagire un prodotto abbastanza <i>mainstream</i>, riesce a differenziarsi non solo per il caratteristico tratto del <i>mangaka</i>, ma anche per una trama articolata e complessa, un’ambientazione soprannaturale che ben miscela creature e miti del folclore giapponese, per un ritmo incalzante e una lunghezza accettabile che permette di godersi il bel finale senza perdersi prima in infinite sotto trame.

Con tale premessa, ero estremamente curioso di vedere come <b>Fujita</b> potesse cavarsela con un’opera autoconclusiva. In breve: <b>Springald</b> mi è piaciuto; fra i due racconti che compongono il volume ho però preferito il secondo.

Come già esposto accuratamente da Oberon, la trama prende spunto da un fatto realmente accaduto, che viene rielaborato e proposto con uno stile caratteristico e cupo, ma raffinato.
La scelta di un’ambientazione europea, la decadente Londra di fine 800, e di un soggetto come “Jack il Saltatore”, decisamente meno noto dell’omonimo serial killer, dimostra coraggio e volontà di mettersi alla prova e documentarsi. Fanno parte di questo vasto lavoro le varie note di approfondimento dettagliatamente tradotte nell’edizione Italiana, che raccontano la vera vicenda che si nasconde dietro questo insolito criminale.

Contrariamente a quando ci si possa attendere da una rapida sfogliata del volume, questa volta non è presente alcun elemento soprannaturale nella vicenda: i prodigi sono figli di esuberanti e improbabili mezzi tecnici, nati da una scienza che oltrepassa i limiti presenti al tempo, per proporre qualcosa di bizzarro e inusuale. Il risultato è soddisfacente e interessante.

A livello narrativo il racconto impiega un po’ a decollare, con il lettore che ha bisogno di qualche pagina per comprendere le intenzioni dell’autore e immedesimarsi nella storia che propone. Conosciuti i personaggi e rotto l’iniziale stereotipo che rappresentano, il tutto diventa più interessante. Nel secondo racconto, poi, il soggetto risulta ancor più sopra le righe, con un collegamento alla prima storia più forte di quanto avessi ipotizzato.

Splendido il tratto, l’intero albo presenta una grande cura grafica, valorizzata dal bel lavoro fatto da <b>GP Publishing</b>, nonostante il difetto di cui si è tanto parlato. <b>Da leggere assolutamente</b>.


 3
oberon

Volumi letti: 1/1 --- Voto 10
La pubblicazione di questo titolo vanta un significato importantissimo per i lettori italiani di manga, in quanto decreta l’agognato ritorno di uno degli autori più amati in Italia, ed allo stesso tempo tra i più sfortunati visti i travagliati trascorsi editoriali delle precedenti opere di Kazuhiro Fujita.
Risulta alquanto gradito, quindi, il fatto che la neonata GP Publishing abbia deciso di esordire portando nelle nostre fumetterie questo volume autoconclusivo, The Black Museum – Springald, opera a cui l’autore ha lavorato a più riprese in maniera appassionata, sull’onda del fascino suscitato da uno studio folkloristico del professor Jinka Katsuo, riportato nel volume “Le Leggende dei Misteri di Londra” che, a detta dello stesso Fujita, è da ritenersi <i>“il testo giapponese più dettagliato in assoluto sull’uomo dai tacchi a molla”.</i>
E proprio sul delicato equilibrio tra realtà e leggenda caratterizzante l’esistenza di “Junping Jack” (Jack il Saltatore), che si basa tutta la narrazione di questo manga.
“Spring Heeled Jack” (Jack dai Tacchi a Molla) fece la sua comparsa a Londra nella primavera del 1837, terrorizzando le donne che, nottetempo, avevano il coraggio (o l'incoscienza) errare sole per gli inquietanti e malfamati sobborghi della metropoli vittoriana, quando l’unica fonte luminosa, dopo il tramonto, era costituita dal chiaro di luna.
I suoi avvistamenti (o presunti tali) si fecero presto numerosi, e la presenza ectoplasmatica di Jack divenne quasi un’agghiacciante costante nelle tenebrose notti londinesi.
Non lasciate però che l’assonanza col più celebre personaggio di "Jack the Ripper" (Jack lo Squartatore) oscuri la figura del saltatore; il famoso serial killer comparve solo qualche decennio dopo, e quando nel 1888 i giornali londinesi annunciarono “Jack ha Colpito Ancora!” in realtà si ritenne erroneamente che fosse il ben più noto e temuto “Saltatore” ad essere tornato!
Dalle cronache dell’epoca si constata, infatti, come Junping Jack sia infine scomparso nel nulla, senza che nessuno sia mai riuscito a far luce sulla sua identità; e ciò non ha fatto che alimentare ulteriormente l’alone di mistero che lo circondava.
Sostanzialmente la narrazione di Springald ha inizio quando, inaspettatamente, Jack torna a farsi vivo dopo tre anni di inattività; solo che questa volta non si accontenta più di importunare belle fanciulle... ma le uccide barbaramente!
A questo punto è d’obbligo spendere due parole per elogiare il comparto grafico, visto che Fujita si dimostra indiscutibilmente a suo agio nel ritrarre questo contesto storico decisamente intrigante. Le atmosfere cupe della Londra vittoriana costituiscono lo scenario ideale per le scorribande dell’inquietante “Diavolo Ghignante”, e probabilmente le tavole più attraenti del manga sono quelle in cui vediamo Jack che si staglia sui tetti della città, con la luna piena alle spalle che, in controluce, lo rende una sinistra figura longilinea ammantata di nero.
Tutte le ambientazioni vengono rese con perizia descrittiva dall’autore, che non risparmia alcuno spazio bianco, tant’è che ogni tavola risulta piacevolmente ricca di dettagli da analizzare attentamente.
Il design dei personaggi è il solito a cui sono affezionati i fans di Fujita: rude, espressionista e graffiante; può piacere o meno (io l'adoro), ma proprio grazie ad esso i suoi personaggi possono vantare un’espressività oggettivamente fuori dall’ordinario. Le “molleggiate” scene d’azione poi sono davvero un piacere per gli occhi, ricche di linee cinetiche e con le efficaci prospettive esagerate degli arti telescopici che spuntano da ovunque.
Chi ha poi avuto modo di leggere <a href="http://www.animeclick.it/notizia.php?id=22179">Karakuri Circus</a>, sempre dello steso autore, sicuramente noterà qualche gradito riferimento ad esso, in primis la figura dello stesso Jack che molto ricorda il parimenti letale Harlequin, per non parlare di una certa valigia col suo misterioso contenuto.

La narrazione di Springald è ben romanzata e si basa sostanzialmente su un lungo flashback, narrato da uno speciale visitatore del Black Museum alla curiosa ed affascinante guida dello stesso. Tale museo è un luogo realmente esistente (il cui ingresso è attualmente precluso al pubblico), esso fungeva da magazzino per le prove legate a crimini dell’epoca, e che, nella finzione (se di finzione si può poi parlare) del manga, conserverebbe l’unico reperto attestante l’esistenza del saltatore... ed a tal proposito non ci verrà risparmiato, al termine della storia, un bel colpo di scena.
Come avrete probabilmente capito, Springald è ricco di cenni storici affascinanti, riferimenti a fatti, personaggi e luoghi realmente esistiti, come ad esempio gli studi del medico austriaco <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Franz_Anton_Mesmer">Anton Mesmer</a> e le sue teorie sulla “mesmerizzazione” (chi ha letto i racconti di Edgar Allan Poe sa di cosa parlo), che fanno capolino nella seconda storia presente nel volume.
Nonostante la relativa brevità dell’opera, i protagonisti possono perlopiù vantare una buonissima caratterizzazione; questo vale soprattutto per il personaggio del nobile Walter De La Poer Straid (anch’egli ispirato ad un individuo realmente esistito) e, sorprendentemente, per la custode del Black Museum che, pur comparendo solamente in una manciata di tavole, lascia decisamente il segno.
Piccola nota conclusiva sul contenuto: i capitoli del manga sono intervallati dal “The Black Museum’s Bulletin”, ovvero degli approfondimenti che lo stesso Jinka Katsuo si è offerto di redigere per la pubblicazione di questo affascinante manga. Questi testi risultano particolarmente preziosi visto che permettono di approfondire molti aspetti e vicende storiche legate alla leggenda di Spring Heeled Jack ed alla Londra vittoriana.

L’edizione GP Publishing è senz'altro molto pregevole e vale il prezzo di copertina. Essa ben si presenta grazie alla bella sovraccoperta caratterizzata da decorazioni in rilievi dorati. Il volume è molto flessibile e piacevole da sfogliare, anche grazie alla carta del giusto spessore (che ha una tenue gradazione di giallo paglierino e non presenta fastidiose trasparenze) e la rilegatura flessibile e molto resistente. Anche la qualità di stampa è ottima, sia i tratteggi frenetici di Fujita che i retini, si presentano ben leggibili. Purtroppo questa pubblicazione presenta un unico ma grandissimo <b>difetto di stampa</b> interessante tutta la tiratura: proprio alla fine del capitolo terzo, in uno dei momenti più importanti per la narrazione, una tavola presenta uno zoom spropositato (ed immotivato ovviamente), che finisce per tagliare fuori i tre quarti della tavola originale (per il confronto delle due tavole andate <a href="http://www.animeclick.it/news/23334-the-black-museum-springald-di-kazuhiro-fujita-recensione">quì</a>). Questo è, inutile dirlo, un grandissimo peccato, visto che tale difettaccio va ad inficiare significativamente la qualità di un’edizione che si sarebbe, altrimenti, potuta definire del tutto soddisfacente. Certo sarebbe un gran gesto da parte della GP Publishing porre rimedio all'errore con una tempestiva ristampa, riveduta e corretta, dell'albo.
Nonostante questo, non posso evitare di consigliare caldamente la lettura di questo bel volume autoconclusivo a chiunque, nell’attesa di poter vedere presto editate (o degnamente rieditate) in Italia altre opere, vecchie e nuove, di Kazuhiro Fujita.


 2
Neor

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
Ammetto che Dark Museum Springald, è stato il "primo" manga, con cui ho voluto staccare dai soliti Shonen, per leggere opere più mature, interessanti e magari meritevoli. Manga migliore non potevo scegliere.
Dark Museum Springald è un seinen di valore, che merita di essere letto. L'opera è del maestro Kazuhiro Fujita e si tratta di due storie inserite in unico volumetto autoconclusivo la storia è narrata (alla custode del Black Museum) dal punto di vista di un ispettore di polizia, che in passato ha cercato in tutti i modi di catturare il misterioso "Jack il Saltatore". Il Black Museum è un museo che esiste tutt'ora (anche se chiuso al pubblico) che raccoglie tutte le documentazioni dei crimini Londinesi.
Questa storia è ambientata nella Londra Vittoriana, nel periodo tra il 1837 e il 1841. L'opera è basata su fatti realmente accaduti, infatti si narra di Jumping Jack, Jack il Saltatore; uno strano e misterioso individuo che possiede delle gambe a molla che gli consentono di "volare" da un tetto all'altro. Questo mostro si divertiva ad aggredire le giovani donne, che finivano per urlare a squarciagola dopo che il saltatore aveva strappato loro i vestiti.
Dopo sei mesi di avvistamenti e segnalazioni, improvvisamente le follie di Jack cessano, per poi ripresentarsi tre anni dopo; Jack però non aggredisce più le giovani donne, ma le uccide. Resta a voi scoprire l'evolversi dell le vicende.
La seconda storia narra le avventure di un bambino e una bambina che, per vendicarsi di un fotografo molto perverso, fanno ritornare nuovamente Jack il Saltatore a Londra...
Durante la lettura, vi imbatterete in pagine speciali, in cui verranno date informazioni sul Black Museum, sulla polizia e sulla Londra di quel periodo in generale.

Una volta iniziata la lettura di questo Manga non riuscirete più a fermarvi, poichè verrete trasportati in un'ambientazione perfetta e coinvolgente. In conclusione ve lo consiglio; è da leggere!


 2
Turboo Stefo

Volumi letti: 1/1 --- Voto 10
<i>“Quell’uomo spaventoso all’improvviso è come volato fuori … e mi ha assalito!
No,no, non è un’esagerazione... saltava e volava in alto nel cielo!
I suoi occhi ardevano nel fuoco…. Le unghie lunghe e affilate sono affondate nel mio seno!
Io ho urlato e quell’uomo si è allontanato ed ha iniziato a ridere in modo sinistro..
Dopo di che, con un balzo, è sembrato prendere il volo ed è scomparso dalla vista…”</i>

Così inizia questo One-shot tanto atteso dai fan italiani del maestro Fujita. Una testimonianza della prima ragazza assalita da Jack il saltatore, la cameriera di nome Polly Adams, che stava tornando a casa di notte mentre attraversava il parco della Liverpool del 1837…
Adesso vi chiederete: “Una testimonianza? Ma allora è esistito per davvero?” Questa domanda tornerà ad assalirvi continuamente durante il manga, ma non è il momento di parlarne ora, meglio cominciare dal manga!
Nella Londra della affascinante epoca vittoriana, si mormorava che esistesse un mostro che assaliva le donne, con i suoi lunghi artigli le attaccava, le spaventava, le molestava, ma non le feriva mai seriamente. Compariva dal nulla, e quando le donne cominciavano ad urlare con grandi balzi si allontanava dalla scena, ridendo ad alta voce, e lasciando impresse nelle retine delle sue vittime i suoi occhi e la sua bocca fiammeggianti…
Ci furono molte segnalazioni di attacchi e i giornali dell’epoca diedero risalto a queste notizie. In questo modo si riempì di emulatori, che aggirandosi nella notte saltavano fuori dai cespugli e dai muri spaventando le persone. Dopo sei mesi di indagini infruttuose della polizia, Jack sparì, senza che fosse mai stata rivelata la sua identità.
Questa è la storia che ci viene raccontata dalla Guida del Black Museum, dove vengono mostrate prove della sua esistenza ad un “ispettore” dall’identità sconosciuta, un ispettore che decide di raccontare alla simpatica guida, la storia, ambientata tre anni dopo l'apparente scomparsa di “Spring Heeled Jack”.
In una notte dal cielo sereno, senza una stella, una sventurata ragazza vede su un tetto, stagliata sulla luna, un’ombra inquietante… Una figura umana dalle braccia e gambe innaturalmente lunghe, con artigli al posto delle mani la sta fissando. Sa che la guarda perché, nel buio, gli occhi e la bocca dell’essere bruciano, come gli occhi di un predatore notturno mentre si carica di adrenalina per assalire il suo pasto.
La povera ragazza fa appena in tempo a capire cosa sta succedendo e chi ha di fronte, che gli artigli del mostro affondano, non nel seno come in passato, ma nel corpo della ragazza, strappandole con forza la vita.
Questo è il primo caso di omicidio di Jack, e l’ispettore che si era occupato del caso tre anni prima, decide di interrogare il sospettato principale. Perché questi non è mai stato arrestato? E perché ora Jack non si accontenta di spaventare le sue vittime come una volta, anziché ucciderle?
Con questi interrogativi inizia la prima storia narrata dal “Museo nero” una storia inevitabilmente collegata con la seconda. In questa un ragazzo di una famiglia benestante incontra una ragazza vestita da povera nel giardino della villa, e spiega che deve trovare una cosa appartenuta a suo zio. A cosa le servirà? E chi è la ragazzina?
Una storia che sembra iniziare con toni molto più fiabeschi della prima, ma che rivela dei bei colpi di scena...

I Disegni di Fujita hanno davvero dell’incredibile. Il tratto all’inizio può non piacere, ma basta comprendere lo stile di questo artista per ricredersi. La cosa che subito salta all’occhio sono (scusate il gioco di parole!) gli occhi. Ne disegna di diversi tipi. I primi che si vedono sono quelli della guida, azzurri, dal taglio delicato e sensuale, che in certe occasioni sanno spalancarsi per lo stupore, ho assumere un’aria ammiccante e innocente per tenerci sulle spine! Altri occhi sembrano disegnati male, come quelli di Walter De La Poer Strad, che sembrano disegnati sbrigativamente, con un tratto incerto. In verità quegli occhi rivelano al lettore, un conflitto all’interno del protagonista, che si mostra sempre imperturbabile, invece viene lentamente dilaniato dall’amore. Ma quell’ombra negli occhi cosa rappresenta? Sarà un segreto?
Ci sono anche altri tipi di occhi, quelli sognatori dei bambini, quelli pieni di impeto nell’ispettore, ma qua si andrebbe per le lunghe, l’importante è rendere l’idea.
Ci sono molti altri aspetti lodabili del disegno, come la ricchezza dei dettagli per le strade e nelle camere, oppure per le scene d’azione, che danno un effetto “esplosione” alle scene!
Ma il mio aspetto preferito del disegno è senza dubbio la regia. Oltre alle scene d’azione esplosive, Fujita sa anche creare spettacolari giochi di prospettiva, dove sembra di trovarsi davanti davvero Jack, con le gambe che sembrano uscire dalle tavole, pronte ad appoggiarsi da qualche parte e rimbalzare altrove!
Nelle scene statiche sembra di avvertire il fremito e l’energia trasmesse da jack prima che cominci a saltare, rischiate di trovarvi a dire “adesso salta, ADESSO SALTA!!” con annesso urletto alla fine in pieno stile “ragazzina-di-14-anni-che-vede-i-jonas-brothers” o il primo gruppo che va di moda al momento!
L’apice stilistico si raggiunge nelle scene in contrasto, con le pose che assume jack nelle tavole controluce, dove si vede questo umanoide oblungo tutto nero, con occhi e bocca luminosi, potrebbero farvi accapponare la pelle, si va dalle scene dove si vede jack in piedi su un tetto, mentre salta, o più semplicemente quando ride dopo aver colpito, con le braccia curve e ghigno satanico… Veramente stupende.

Ma ora è giunto di parlare del punto forte dell’opera di Fujita. Le tematiche.
La sua bravura nell'intrecciare i vari temi presenti nel manga è indiscutibile. La prima parte della storia comincia come fosse un horror, per poi diventare un thriller dalle ambientazioni cupe e macabre, con un pazzo omicida che gira per le strade uccidendo donne. A questo punto si è tenuti a pensare che il resto del manga sia rivolto alla conclusione del caso, come fosse un giallo, invece no. La storia cambia forma, trasformandosi in un turbinio di azioni che parlano dell’amore, dell’onore, di gelosia… Una svolta inaspettata.
Così come la seconda storia, che sembra iniziare come un gioco, o una favola. Due bambini che si incontrano nel giardino di una villa, in uno scenario pieno di fiori e completamente candido, come a rappresentare la purezza dei bambini. Così come le divertenti scene comiche che seguono, fino alla svolta inaspettata, dove si comincia a toccare tasti delicati, come la differenza di stato sociale o soprattutto la pedofilia...
Stravolgimenti di trama che contrastano volutamente con le ambientazioni, che travolgono completamente le false partenze che ingannano il lettore. Senza però rovinare nulla, anzi! Tutto questo stile si può riassumere in due parole: Kazuhiro Fujita!
La carta giallognola usate dalla GP Publishing si adattano ottimamente all’atmosfera e allo stile del manga. L'edizione presenta però un unico grosso errore, una pagina ingrandita in maniera spropositata; abbastanza grave, ma non compromettente ai fini della storia. E' comunque caldamente consigliato l’acquisto, soprattutto come ringraziamento all’autore ed alla cura con cui ha lavorato.

Tra i capitoli si trovano dei testi di approfondimento sulla Londra dell’epoca vittoriana, riguardanti soprattutto la nascita della polizia inglese. La cosa più interessante è proprio il perfetto inserimento di testimonianze e fatti realmente accaduti nella trama del manga. La storia riesce a insinuare un dubbio nel vostro cervello: <i>“ma è esistito davvero?”</i> Una domanda che sembra trovare risposta alla fine dell’albo, dove c’è spudoratamente scritto "Jack il saltatore non esiste”... Ma è troppo tardi, il tarlo della conoscenza è ormai in azione e vi porterà a cercare informazioni su questa misteriosa figura, e scoprirete che esiste davvero, ma come leggenda!
Allora scoprirete che Fujita si è attenuto quasi completamente le informazioni disponibili.
Cominciò tutto veramente con Polly Adams, poi il fenomeno si è diffuso, e si sono raccolte testimonianze soprattutto nella popolazione benestante. Questa creatura tendeva a importunare le ragazze, soprattutto con baci e molestie, ma nulla più. Venne accusato un Marchese Irlandese perché sotto il mantello venne vista una W dorata identica allo stemma del casato.
In seguito il marchese morì nel 1859 e dopo poco tempo cominciarono a ricominciare gli attacchi, e vennero imputati ancora a jack, ma questa volta c’erano pure degli omicidi, e dopo alcune settimane, jack finì definitivamente nell’ombra. Se non qualche sporadico avvistamento fuori da Londra e negli stati uniti, ma questi accaddero nel 1905, troppo lontane per essere affibbiate ancora al jack originale.
Tuttora in Inghilterra, Jack Heeled Spring, viene considerato come una creatura nata dalle credenze popolari dell’epoca, e viene riconosciuto come personaggio folkloristico locale. Ma i dubbi se esistesse o no non vennero mai dissipati.
Fujita è riuscito a creare una storia appassionate, avvincente ed altamente spettacolare, dove prende molte parti vere della storia e delle vite dei nobili di Londra, con alcune parti inventate o modificate; le amalgama sagacemente e cerca a suo modo di raccontarci cosa successe veramente a Jack il saltatore. L’unica differenza grossa sarebbero i periodi tra i vari avvistamenti, molto accorciati nel manga.
In conclusione, un Manga con la "M" maiuscola, da leggere tutto d’un fiato. Appena finito, vorreste che il Black Museum riaprisse per voi, ancora una volta, il suo grande portone affinché una guida un po’ curiosa vi possa raccontare una nuova favola oscura!
Un desiderio che sembra avere lo stesso Fujita, che a fine albo scrive ai lettori quanto sia piaciuto anche a lui scrivere questo volume unico e, tempo permettendo, vorrebbe portarci ancora una volta in visita al suo museo preferito!
Non do mai 10 perché la perfezione non esiste, ma in questo caso il voto è pienamente meritato. Complimenti ancora a Fujita!


 2
FrancyFay

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8
Nonostante non sia un'amante delle storie brevi, devo dire che mi è piaciuta parecchio questa storia, forse perchè sono affascinata dalle storie londinesi dell'epoca vittoriana.
La trama racconta la nascita di Jack il saltatore, un "criminale" che si divertiva a importunare le donne londinesi in questo periodo, realmente esistito pare.
Il titolo del volume si riferisce al museo realmente esistente nel quale sono raccolti moltissimi cimeli appartenuti a vari criminali; ed è appunto qui che si apre la storia di Jack.
Il volume è diviso in due storie: la prima, nella quale è raccontata la nascita del malvivente; e la seconda, nella quale è raccontata la storia della nipote di Jack il saltatore che vuole riproporne le gesta per vendicarsi di qualcuno...
I disegni non sono sempre bellissimi, ma sono comunque piacevoli. Pure i personaggi non sono troppo approfonditi, ma d'altra parte si tratta di due storie brevi, è anche normale.
Consiglio questo manga perchè è una novità interessante e simpatica, adatta a tutti.


 3
amonocrampyton

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
Dopo tanta e tanta attesa finalmente uno dei mangaka più bravi del mondo ha fatto ritorno con una breve storia tratta da leggende metropolitane provenienti dalla Londra dell'800, il manga si divide in due storie, nelle prima la storia inizia dal Black Museum (luogo dove vengono raccolti tutti gli effetti personali dei criminali arrestati). Un giorno un uomo misterioso va dalla guardiana del museo per vedere un oggetto appartenuto a Jack il saltatore, e così, in tale frangente l'uomo misterioso comincia a raccontare al custode la storia di Jack...
Nella seconda storia i protagonisti sono due ragazzini, Arthur e Juliet, quest'ultima si reca nella casa del ragazzo perché è venuta a sapere che nella sua abitazione ci sono i resti del fantomatico Jack, la ragazza se ne vuole appropriare perché le servono per vendicarsi di una persona, quindi per recuperarli costringe il ragazzo a seguirla...
Anche se le storie sono corte i personaggi sono caratterizzati, come sempre, al meglio dal nostro autore, e l'amore, il coraggio e la giustizia sono il suo punto di forza nel narrare le vicende affrontate dai suoi personaggi. Anche se lo stile può sembrare in un primo momento grezzo, i disegni sono affascinanti e sopratutto unici. Un manga che vale veramente la pena comprare, se non fosse che non mi piacciono le storie corte il voto sicuramente darebbe stato 10.