DragonBall KaiÈ iniziato pochi giorni fa in Giappone Dragon Ball Kai, remake del celeberrimo Dragon Ball Z, nato per festeggiare il ventennale della prima trasmissione televisiva di quest’ultima.
I punti di forza del progetto sono due: grafica rimasterizzata in alta definizione, in formato 16:9, con nuove colorazioni, e una maggior fedeltà al manga originale, ottenuta con l’eliminazione dei molti fastidiosi filler e delle lungaggini portate avanti per dilatare la trama.
Il numero di episodi totale sarà ridotto ad un centinaio, contro i quasi trecento della versione originale.

Il primo episodio si apre con la nuova opening “Dragon Soul”, graficamente spettacolare: disegni e colori sono davvero ben resi, in special modo i vari Kaioh-ken e Galick-ho, mantenendo sempre la massima fedeltà con lo stile originale, compresa una certa semplicità nel tratto. Dalle immagini del pianeta Namecc, Freezer e Goku Super Saiyan possiamo ipotizzare che la sigla durerà per buona parte della prima delle tre saghe della serie Z; musicalmente orecchiabile, non raggiunge la storica “CHA-LA HEAD CHA-LA”.

Opening


Finita la sigla, i vent’anni di differenza tecnica si fanno sentire tutti: la rimasterizzazione in alta definizione ha sì migliorato notevolmente le colorazioni e ridefinito i contorni, ma i disegni e le animazioni rimangono quelli di sempre, rendendo il risultato finale tutto fuorché eccezionale. Dopo aver visto la splendida apertura si può facilmente rimanere delusi, ma ridisegnare completamente l’intera serie, per quanto lungo e dispendioso, oltre che improponibile, avrebbe portato risultati decisamente più apprezzabili.

Maggiormente degna di nota risulta la seconda delle innovazioni di questo remake: la compressione della trama. Veniamo introdotti alla storia dalla distruzione del pianeta Vegeta e dall’uccisione di Bardack, padre di Goku, da parte di Freezer, e da un breve riassunto della prima serie che illustra il ritrovamento di Goku infante da parte di Son Gohan, l’incontro con Bulma, la prima convocazione di Shenron, i tornei Tenkaichi e le sconfitte del Grande Mago Piccolo e suo figlio, fino al matrimonio di Goku e Chichi. Il tutto per circa un terzo dell’episodio.
Nel tempo rimasto vengono adattati praticamente i primi tre episodi di Dragon Ball Z, fino all’arrivo di Radish alla Kame House, elidendo quasi completamente la ricerca di uno smarrito Gohan nella foresta, che prima occupava un episodio intero (ora non ruba più di cinque minuti).
Da segnalare anche il completo restyling della colonna sonora.

Chiude la sigla finale, “Yeah! Break! Care! Break!”, tecnicamente al livello dell’opening, anche se composta per la maggiore da disegni statici con solo sfondi, capelli, vestiti e aura in movimento.

Ending


Per i fan del manga di Akira Toriyama, che lamentavano un eccessivo rigonfiamento della narrazione nella versione animata originale, o per quelli che vorrebbero accostarsi per la prima volta all’anime senza volersi sorbire una serie di alcune centinaia di episodi, Dragon Ball Kai è sicuramente imperdibile. Lo stesso vale anche per gli estimatori dell’alta definizione, anche se, come già detto, i risultati su questo frangente sono discreti ma non esaltanti.

Al contrario, se non apprezzate il manga, questa serie non vi farà sicuramente cambiare idea: evitatela, sarebbe tempo perso.