Riportiamo integralmente il comunicato inviatoci da Ronin Manga:

RONIN MANGA

presenta

GIANT ROBOT

IL GIORNO IN CUI LA TERRA BRUCIÒ


Giant Robot Cover 1Wuxiapian? Steampunk? WuxiaPunk!


Macchine da guerra enormi dotate di arti poderosi; ferro, bulloni e (volendo) anche un po’ ruggine; paleotecnologia in puro stile Diciannovesimo Secolo proiettata nel futuro prossimo venturo; robot giganti comandati dal suono della voce umana del pilota, che non siede al sicuro in una cabina al loro interno, bensì resta aggrappato a maniglie posizionate sulla loro superficie esterna, in balìa di qualsiasi attacco; spionaggio, controspionaggio, organizzazioni internazionali di polizia, gruppi terroristici incappucciati che – come nella miglior tradizione – vogliono “conquistare il mondo” per diventarne i “padroni”, o scienziati pazzi e rancorosi che vogliono cordialmente distruggerlo; eserciti di eroi leggendari o mitologici della letteratura orientale antica che entrano prepotentemente nel mondo reale e, a suon di tecniche mistiche, affrontano in battaglia corazzate nucleari volanti. Tutti insieme rumorosamente.

Ecco l’universo creato da Mitsuteru Yokoyama, uno degli autori storici del fumetto giapponese, nonché inventore del cosiddetto genere dei “robot giganti”.

Ed ecco la rivisitazione moderna di uno dei suoi serial più noti internazionalmente a opera di Yasuhiro Imagawa, amato regista e scrittore, e Yasunari Toda, fumettista con altre serie robotiche e avventurose alle spalle.

Ecco Giant Robot: il giorno in cui la Terra bruciò, una serie attualmente giunta al sesto volume in patria e in procinto di raggiungere le battute conclusive, che mette insieme le tematiche della letteratura steampunk occidentale (tecnologia avanzata in epoca preindustriale) con quelle della cinematografia wuxiapian orientale (spadaccini dotati di stupefacenti tecniche segrete e quasi perennemente in volo): un genere, a sua volta, del tutto innovativo, che potremmo definire con un neologismo, appunto, wuxiapunk.

Il papà dei robot giganti


Mitsuteru Yokoyama (1934-2004) è stato uno dei più importanti autori per la tradizione fumettistica giapponese. La sua intuizione in Tetsujin 28 Go (serie a fumetti pubblicata dal 1956 al 1966) diede origine a un genere completamente inedito, e destinato a diventare uno dei più caratteristici dell’editoria nipponica, quello dei robot giganti. In Tetsujin 28 il colosso di ferro era pilotato da un ragazzino attraverso un radiocomando, un tipo di controllo facilmente sottraibile al possessore, e che lo metteva dunque spesso in pericolo. Nel 1967 la storica casa di produzione Toei commissiona a Yokoyama un tokusatsu, ovvero l’ideazione di una serie televisiva live action piena di supereroi, mostri, battaglie ed effetti speciali: nasce così Giant Robot, antesignano contemporaneamente dei colossi d’acciaio (sia a cartoni animati, sia a telefilm) divenuti celebri anche in Italia a partire dagli anni Settanta. In questo caso, il protagonista, un ragazzino di nome Daisaku Kusama era l’unico a poter azionare il gigante, poiché questi riconosceva unicamente il suo timbro vocale come chiave d’accesso ai comandi, e con esso si trovava ad affrontare le insidie della Società Segreta Big Fire, una variopinta masnada di terroristi internazionali dotati delle più disparate e fantasiose abilità.

Pressoché inconsapevole di aver dato il via a una nuova era dell’immaginario internazionale, Yokoyama iniziò così a disegnare anche l’omonima serie a fumetti, nello stesso anno, il 1967.

Le molte vite di Giant Robot


Benché Giant Robot sia probabilmente il più celebre personaggio di Mitsuteru Yokoyama in Occidente, il suo nome è ben noto tra gli appassionati di tutto il mondo anche per molte altre sue opere che spaziavano tra un genere e l’altro, fra cui il già citato Tetsujin 28 Go, Mahotsukai Sally, Comet san, Babel Nisei e (le cui versioni animate televisive sono state viste anche in Italia nell’arco degli ultimi venticinque anni coi titoli Super Robot 28, Sally la maga, Principessa Stellare e Babil Junior), e amato e premiato in Giappone per le trasposizioni a fumetti di alcune delle più celebri epopee storiche cinesi, fra cui “I Briganti” e “I Tre Regni”.

Questa valanga di personaggi e storie fu il punto di partenza per i successivi ritorni di Giant Robot.

Nel 1990, ben dopo 23 anni dalla sua creazione televisiva e fumettistica, Daisaku Kusama e il suo colosso d’acciaio tornarono sugli schermi, ma questa volta grazie a una serie a cartoni animati di sette episodi dal taglio cinematografico (accompagnata da una imponente colonna sonora operistica), tutt’oggi considerata una delle migliori prodotte per il mercato dell’home video, e vista anche in Italia col titolo Giant Robot: il giorno in cui la Terra si fermò. La storia, scritta e diretta con maestria, passione e rispetto dal non ancora trentenne Yasuhiro Imagawa, era ambientata in un futuristico Ventunesimo Secolo, raccontava di una crisi internazionale avente come soggetto il Sisma Drive, fonte d’energia pulita e riciclabile – ma pericolosa – ideata dal team del professor Shizuma (il cui nome è ovviamente lettura nipponica della parola ‘sisma’) e a causa della quale tutte le fazioni e i personaggi in gioco intervenivano scontrandosi, spalleggiandosi e tradendosi ripetutamente a seconda dei propri obiettivi più o meno nobili. Una delle idee più geniali di Imagawa consistette nell’utilizzare non solo i personaggi ufficiali di Giant Robot, ma pressoché tutti quelli più importanti delle maggiori opere di Mitsuteru Yokoyama. Ruoli principali e secondari vennero così ‘interpretati’ dai protagonisti di Babil Nisei, Kamen no Ninja Akakage, Mahotsukai Sally, Mars e perfino da quelli ‘letterari’ de I Tre Regni, I Briganti e Saiyuki, anche se sotto mentite spoglie, mandando in sollucchero gli appassionati nella più frenetica ‘caccia alla citazione’ del decennio.

Nel 2007 il colosso tornò in una nuova versione animata in tredici episodi intitolata GR: Giant Robot diretta da Masahiko Kurata (Mazinkaiser) e scritta da Chiaki Konaka (The Big O, Digimon, Serial Experiments Lain), di cui è previsto il sequel, e completamente scollegata dalla precedente Giant Robot: il giorno in cui la Terra si fermò.

Colpo di spugna: non solo per fan


Ma è sempre nel 2007 che prende il via una nuova versione a fumetti, intitolata Giant Robot: il giorno in cui la Terra bruciò. Quando fu annunciato, il titolo fece drizzare le antenne a tutti gli appassionati. Perché era così simile alla versione animata del 1990? Perché di nuovo un titolo dallo stile che richiamava il cinema degli Anni Cinquanta? Fu presto chiaro: l’autore dei testi era lo stesso di Giant Robot: il giorno in cui la Terra si fermò, ovvero l’apprezzatissimo Yasuhiro Imagawa, mentre i disegni erano del robo-veterano Yasunari Toda, che pochi anni prima si era occupato di Gundam, altro immortale simbolo dell’immaginario giapponese, il cui stile di disegno era maturato su quello del maestro Hirohiko Araki (autore de Le Bizzarre Avventure di JoJo).

Nella spasmodica attesa di conoscere i dettagli della nuova storia, gli appassionati si convinsero che si sarebbe trattato del seguito ufficiale di Giant Robot: il giorno in cui la Terra si fermò, e alcune voci di corridoio dall’interno di Akita Shoten – la casa editrice che lo avrebbe pubblicato – arrivarono praticamente a confermarlo.

Eppure il primo episodio sbaragliò ogni convinzione: il protagonista, Daisaku Kusama, aveva solo dieci anni (due in meno rispetto alla serie animata), e non aveva la minima idea dell’esistenza di qualcosa chiamato “Giant Robot”!

Ancora una volta Yasuhiro Imagawa, ormai erede spirituale di Mistuteru Yokoyama, aveva ripreso in mano la serie per dare l’ennesima sferzata di novità attraverso l’inaspettato. L’idea di Imagawa, questa volta, consisteva nel catturare l’attenzione di ben due tipi di pubblico: i fan di vecchia data, che desideravano nuove avventure della loro serie preferita, e i nuovi lettori, che non avevano alcuna dimestichezza con il mondo creato dall’autore originale, né con le varie versioni animate.

La presentazione dei personaggi-cardine di Giant Robot avviene perciò nelle battute iniziali dei primi episodi, e dato che si tratta di decine di persone, il piccolo Daisaku Kusama si trova proiettato in un mondo al di fuori della sua comprensione, tra gli esponenti della Organizzazione di Polizia Internazionale e la Società Segreta Big Fire, tutti estremamente agguerriti e chiaramente interessati ad agguantare il ragazzo per qualche ragione a lui ignota.

Ed ecco il doppio risultato di Imagawa.

I lettori DOC furono ovviamente in grado di riconoscere ogni singolo personaggio, eppure il comportamento di ognuno di loro lasciava adito a numerose congetture.

I nuovi lettori si trovarono catapultati in un mondo di gente sconosciuta e pericolosa, vivendo in prima persona la sorpresa e lo sgomento di Daisaku man mano che gli eventi precipitavano verso un unico clamoroso evento: la scoperta dell’esistenza di Giant Robot e della capacità di comandarlo vocalmente.

Nell’arco di un paio di episodi, Imagawa si dedica così a far convergere lettori vecchi e nuovi verso un solo punto, che è la presa di coscienza di ciò che sta accadendo, dopodiché cattura l’attenzione di entrambi… e li sconvolge per l’ennesima volta.

Come a dire: «Tutto quello che credevate di sapere è sbagliato».


Giant Robot: il giorno in cui la Terra bruciò: da maggio 2010 in tutte le fumetterie e librerie di varia.

RONIN MANGA


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