Terzo appuntamento con la rubrica mensile atta a presentare i migliori anime degli ultimi anni secondo l'utenza di AnimeClick.it. Ogni notizia prenderà in esame un'annata dell'ultima decade a partire dal 2009 (per il 2010 invece è ancora troppo presto, è necessario far passare del tempo in modo da far accumulare un numero sufficiente di recensioni). A corredo della classifica dei primi 30 titoli verrà presentata una rassegna di recensioni di alcuni dei titoli della classifica, partendo dalle prime tre posizioni del podio e poi a scalare, cercando di evitare i grandi blockbuster che non hanno certo bisogno di pubblicità. In chiusura d'articolo verranno infine presentate brevemente le recensioni apparse in vetrina ad opera dello staff del sito.

Buona lettura!

1 Sfondamento dei cieli Gurren Lagann* 8,918
2 5 Cm Per Second** 8,772
3 Seirei no Moribito*** 8,765
4 Dennou Coil**** 8,706
5 Nodame Cantabile 8,636
6 Iblard Jikan 8,583
7 Terra e... 8,552
8 Lovely Complex 8,489
9 Gyakkyou Burai Kaiji: Ultimate Survivor 8,455
10 Claymore 8,435
11 Evangelion: 1.0 You Are [Not] Alone 8,419
12 Baccano! 8,378
13 Sword of the Stranger 8,333
14 EF - a Tale of Memories 8,286
15 Gekijouban Kara no Kyoukai: Dai Isshou - Fukan Fuukei 8,273
16 Sayonara Zetsubou Sensei 8,250
17 Higurashi no Naku Koro ni Kai 8,222
18 Mononoke 8,200
19 Potemayo 8,125
20 Romeo x Juliet 8,122
21 Clannad 8,116
22 Victorian Romance Emma - Second Act 8,111
23 Ghost Hound 8,077
24 Lucky Star 8,042
25 Bokurano 8,000
25 Pokemon - L'ascesa di Darkrai 8,000
25 Shugo Chara! 8,000
25 Kenko Zenrakei Suieibu Umisho 8,000
29 OverDrive 7,929
29 Majin Tantei Nougami Neuro 7,929


* 24° posto assoluto
** 38° posto assoluto
*** 39° posto assoluto
**** 48° posto assoluto

>>Tutti gli anime del 2007<<


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Gurren Lagann è un anime che va visto, senza scuse. Finalmente, dopo tanto tempo passato a produrre serie di qualità decisamente altalenante, la Gainax è tornata a sfornare un capolavoro, un vero fulmine a ciel sereno nel panorama anime dei nostri giorni, superando anche le più rosee aspettative.
Come tutti i grandi lavori prodotti dalla Gainax, anche Gurren Lagann è qualcosa di complesso: sotto la scorza di un comune shounen robotico ultra-spettacolare si cela l'anima di un cartone completo, adulto e freschissimo in tutti i suoi aspetti. A dir la verità le prime tre-quattro puntate mi sembrarono un po' banali, ma passati i primi indugi, ogni episodio si è rivelato un gioiello sotto tutti i punti di vista. Il protagonista, Simon, è, ancora una volta, un ragazzino timido, insicuro e orfano, e, anche in questo caso, sarà la sua evoluzione interiore (e quella degli altri personaggi) a guidare la storia. Che non è solo uno stralcio di trama comprensibile per sfoggiare una quantità allucinante di combattimenti ed effetti speciali fini a sé stessi, come si potrebbe pensare, ma una vera storia, perfettamente studiata e senza momenti di cedimento, che non disdegna neppure di rispolverare qualche luogo comune tipico degli shounen.

Altro punto di forza di Gurren Lagann è la strabiliante realizzazione tecnica, che ripesca l'azione e la follia sgangherate a cui la Gainax ci aveva abituati con "FLCL", "Abenobashi", "RE Cutie Honey" e "Diebuster", approfondendole e raggiungendo esiti a dir poco sbalorditivi: un coloratissimo tripudio di esagerazioni, sperimentazione (disegni abbozzati, tratti grezzi, inquadrature particolari), computer grafica ed esplosioni (e che esplosioni!) che rendono in maniera eccelsa le scene di combattimento tra mecha e non solo (un esempio è la puntata 6, la più goliardica della serie, in cui hanno anche un cameo numerose eroine Gainax). Il character design è fantastico, come pure risulta gustosissimo il fanservice.

Parlando invece della sua componente morale, inizialmente Gurren Lagann potrebbe far storcere il naso a chi non ama ideologie eccessivamente ottimiste e solari, ma non si tratta di buonismo bello e buono. Il sentimento alla base della serie è la speranza e la forza di volontà (che erano tra l'altro cardini pure di "Evangelion"), due qualità sicuramente non onnipotenti, ma la cui mancanza ci renderebbe impotenti di fronte alle avversità, così come, senza di esse, i nostri protagonisti non sarebbero fuggiti dal sottosuolo, non avrebbero combattuto gli uomini bestia e non avrebbero, sette anni dopo, rimediato ai loro errori.

Insomma, questo anime è assolutamente una perla, probabilmente il miglior prodotto Gainax dopo Evangelion e "Il mistero della pietra azzurra". Sicuramente, un posto nella storia dell'animazione (e nel mio cuore) lo ha già guadagnato, a pieno titolo.


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Considerato da molti come l'erede artistico di Hayao Miyazaki, Makoto Shinkai, avvalendosi per la prima volta di uno staff seppur minuto, crea nel 2007 un piccolo grande capolavoro, il suddetto "Byousoku 5 Centimeter" (5 centimetri al secondo), impressionante misto di intensa riflessione, struggente malinconia e dolce romanticismo, racchiusi in qualche ora di animazione.
Al prodotto in questione sarebbe scorretto accreditare un solo genere d'appartenenza: esso non è il solito "anime sentimentale", giacché si estranea da questa categoria per esternare in modo assolutamente più profondo il tema dell'amore, esaltandone, sia con dolore che gioia, tutti i veri stati d'animo, i pensieri, i sacrifici di chi ripercorre con indelebili ricordi la propria storia.
La narrazione si dirama in tre episodi, corrispondenti a tre periodi fondamentali della vita dei due personaggi principali, Takaki Tōno e Akari Shinohara, e cioè l'infanzia, l'adolescenza e l'età adulta.
Sarebbe superfluo soffermarsi ad esaminarne la "trama", perchè ciò che conta in questa bellissima storia sono le emozioni e gli spunti per la propria esistenza: Shinkai riesce a fondere, in un breve ma intenso racconto, profonda sensibilità, poesia, arte, realismo, lezioni di vita e in secondo luogo perizia tecnica.
La realtà, spesso affliggente, rappresentata in questi istanti di grande animazione, indica in maniera effettiva la cornice esistenziale di un po' tutti noi, mettendo insieme ansie, dubbi, sogni e paure con cui ogni ragazzino, adolescente, o adulto ha dovuto convivere.
La profonda introspezione dei personaggi, dettata dalle delicate riflessioni, dagli stati d'animo talvolta impalpabili, unita ad una regia esemplare, dove ogni elemento strutturale del film, dalla sceneggiatura fino al montaggio, ci comunica grande professionalità e forte ispirazione, compongono un'esperienza interiore molto forte, accompagnata da un'altra, quella esteriore, altrettanto gratificante: la cura incredibile dei fondali stupendi, delle morbide ed eleganti animazioni, dei colori sfumati e lucenti, delle musiche toccanti, dona al tutto un'atmosfera di cui ci si può immediatamente innamorare e dove ci si possa completamente immergere.
In conclusione, si può senza dubbio ammettere che esistono pochi anime come questo in giro, sarà per le tinte serene e allo stesso tempo dolorose dei contenuti, sarà per la sceneggiatura ricca di dialoghi interiori e di pause colme di etereo silenzio, sarà per una realizzazione da capogiro, ma resta il fatto che il messaggio contenuto in tale perla rimane inevitabilmente impresso nella coscienza dello spettatore:
il film, in riferimento anche al titolo, analizza il tema della distanza, spaziale e temporale, che separa le persone, ma che non può e non potrà mai seppellire il sentimento dell'amore; spazio e tempo diventano così concetti solo relativi, di poco conto a paragone con un valore immortale, infinito, come l'affetto che lega due persone fin dall'infanzia e che non viene sconfitto neanche dalla lontananza che le separa fino all'età adulta, non conta poi se vi sia o no un lieto fine...
In due parole: opera imperdibile.


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Quando ti trovi di fronte ai disegni di Seirei no Moribito non puoi che rimanerne affascinato. Ed è proprio questo il motivo per il quale ho iniziato a vedere questo anime : i suoi disegni. Si, infatti sin dalla sigla d'apertura, gli sfondi ed i personaggi affascinano, tolgono quasi il fiato con dei giochi di luce e riflessi davvero stupendi. La scelta dei colori è finissima, con sfumature molto suggestive. Azzeccato l'opening sulla musica di "Shine" de L'Arc~en~Ciel che fa capire sin dall'inizio allo spettatore cosa sta per vedere.
La trama si basa sul romanzo di Nahoko Uehashi inquadrato come letteratura per bambini, ma piacevolissimo anche ad un pubblico adulto. Balsa è una guerriera con un passato misterioso che un giorno, per puro caso, salva la vita al principe imperiale Chagum, per poi scoprire che lui è il Seirei no Moribito, letteralmente "Guardiano dello Spirito Sacro" e che il suo destino si intreccia con quello dell'intero paese. Non ho letto il romanzo e quindi non conosco la traccia originale, la cosa certa è che l'anime si costruisce sul punto di vista della protagonista (quindi di un'adulta) e che per questo mi ha fatto sorgere molto spesso dubbi sul pubblico a cui è destinato questo anime, proprio per le riflessioni e i pensieri di Balsa, spesso complessi e articolati da far capire a dei bambini. Ma è lo stesso Chagum a stupire parlando spesso come un adulto con una maturità e una profondità di pensiero estranea a un bambino.
Seirei no Moribito è ambientato in un impero fantastico, storicamente simile al Giappone di epoca Heian, ma con forti allusioni che ricordano anche l'era Tokugawa, soprattutto nella vita quotidiana del popolo sia in campagna che in città. Per lo spiritualismo di cui la vicenda è pervasa, per l'assenza di monaci o bonzi, si direbbe invece che si riferisca all'epoca Yamato, ossia a prima dell'introduzione del buddhismo in Giappone dalla Cina, creando quindi un regno fantastico, che mescola così tanti periodi della storia giapponese. Inoltre quando Balsa parla della sua terra natale e nei suoi flashback sembrerebbe di vedere una sorta di Mongolia e Tibet amalgamati, che rende il tutto ancora più surreale e intrigante.
Di notevole interesse è la scelta dell'arma della protagonista : una lancia (arma tipica degli Ashigaru, la fanteria nipponica medioevale) e non una spada, arma da sempre considerata nobile nella cultura del sol levante. A mia memoria infatti credo sia la prima volta che mi trovo di fronte a un anime in cui la protagonista è donna, guerriera e lanciere.
Lo sviluppo narrativo è di per se molto bello, la storia è piacevole anche se non eccezionale, un grosso neo sta nella lentezza (nell'anime) dalla decima puntata in poi, in cui il ritmo rallenta in modo a tratti snervante. Credo che la scelta di questo "stiracchiamento" sia dovuta a esigenze televisive più che creative quindi la cosa mi ha infastidito alquanto. L'intera vicenda era concludibile in 16/18 puntate, tagliando lunghi e spesso noiosi spaccati di vita quotidiana.
Tuttavia, a parte questo difetto, la storia in se è interessante e riesce a catturare senza difficoltà l'attenzione dello spettatore. Di particolare interesse a mio avviso le motivazioni della protagonista che ricordano parecchio un film di recente uscito nelle sale (a voi il compito di scoprire quale se volete). Il messaggio che la trama vuole suggerire è piuttosto classico: "chiunque è artefice del proprio destino ed è sempre possibile cambiarlo". Il modo in cui però questo viene affrontato è delicato, senza alcuna arroganza, rendendo davvero piacevoli alcuni dialoghi e con frasi davvero suggestive a tratti. Nel complesso quindi un anime di ottima qualità, disegni eccezionali, splendida trama, diluito, suo malgrado, in troppe puntate. Per questo fatto e con rammarico, nove e non dieci. Ovviamente, consigliatissimo.


10.0/10
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Dennou Coil sorprende, emoziona e diverte. E ci riesce con una spontaneità quasi irreale. Ammetto che il mio avvicinamento è avvenuto solo dopo avere saputo che l'autore e regista era un certo Mitsuo Iso, già collaboratore negli staff di Evangelion, Ghost in the Shell, Porco Rosso, Blood the last vampire, FLCL... Non roba da poco insomma. E finalmente si è dato alla direzione completa riuscendo a pieni voti a creare una serie completa e dinamica.

Dennou Coil è ambientato in un futuro non molto lontano, in cui la tecnologia non si è spostata notevolmente, eccezion fatta per i computer e per la creazione di questi "occhiali" che una volta indossati permettono d'interagire con il cyberspazio. Fin qui tutto normale, ma questi occhiali spopolano tra i ragazzini i quali creano vere e proprie battaglie fra coetanei, creando non poche confusioni. Poi, dopo una decina di episodi, la trama evolve in maniera massiccia e si scoprono altarini e retroscena devastanti per il passato di alcuni protagonisti: cosa nascondono questi ragazzi delle elementari? Che rancore portano? Sono gli occhiali a creare tutti questi disturbi? Esiste veramente un "aldilà" digitale? O sono solo fantasie di bambini capricciosi?

Dennou Coil è un anime pressoché eccellente con pochi cali. Dal lato tecnico abbiamo un'ottima produzione. Animazione, disegno, chara e musiche sono azzeccati. Plauso va al doppiaggio (giapponese intendo), anche se forse ci si può trovare spiazzati per alcuni dialoghi, un po' profondi per i protagonisti, che vanno appena alle elementari; ma è apprezzabilissimo lo stesso.
Dennou Coil è da vedere e rivedere, alcune scene e sopratutto il finale sono da lacrime. Da tanto non mi emozionavo così per un anime. Sublime.
Consigliato agli amanti di Shirow e Miyazaki. Voto personale: 9,5.


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Tokyo, Accademia di Musica Classica “Momogaoka”

Shinichi Chiaki percorreva lentamente uno dei grigi corridoi del Conservatorio profondamente assorto nei suoi pensieri, quando un suono proveniente da una sala musicale d’un tratto lo distoglie dalle sue preoccupazioni, catturandolo in un mondo di luce… Chiaki si ferma ad ascoltare, rapito dall’emozione di quelle note di pianoforte. E’ il secondo movimento dell’ottava sonata per pianoforte di Beethoven, la Patetica… “Adagio Cantabile”…

Megumi Noda, detta “Nodame”, è una ragazza distratta e introversa, ma seduta al pianoforte sembra cogliere l’essenza stessa della vita. Mentre le sue mani leggere scivolano sui tasti bianchi e neri, una melodia ci racconta la vita, con lo stesso stupore genuino di chi la scopre per la prima volta.
Eppure Nodame non sa ancora cosa cercare nella vita. Quella musica che lei ama tanto le fa anche paura, perché la costringe a guardare nello specchio della sua esistenza e a ricercare le profonde motivazioni delle sue scelte.

Il talentuoso e affascinante Chiaki sogna di diventare un direttore d’orchestra, seguendo le orme del padre, il Maestro Sebastiano Viera, artista acclamato in tutto il mondo.
Eppure anche il giovane Chiaki ha paura… Riuscirà Nodame a condurlo per mano in mezzo ai dubbi e ai tentennamenti della vita? Riuscirà a fargli comprendere che l’unico modo per volare è lasciarsi sollevare dal vento con fiducia?
Ma dove trovare il coraggio per sfidare se stessi?

Lo J.C. Staff confeziona con cura una storia intensa e appassionata, dove l’amore per la musica è protagonista. “Nodame Cantabile” è una serie animata del 2007, tratta dall’omonimo Manga dell’ironica Tomoko Ninomiya. Coraggiosa la scelta dell’autrice di ambientare la storia nell’ambito elitario ed esclusivo di un Conservatorio di Musica Classica e di raccontare la psicologia dei personaggi e i loro moti interiori attraverso la forza dialettica e comunicativa della musica.
Lo spazio nel quale si muovono i personaggi è il mondo reale, con le sfide, le sorprese e gli imprevisti del quotidiano.

Molto belle e realistiche le inquadrature degli strumenti musicali durante i concerti. Disegnati con cura, fin nei minimi dettagli, contribuiscono a creare la suggestione di assistere a un vero concerto.
Splendida l’esecuzione del secondo concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov. La musica drammatica ed emotiva di Rachmaninov è quella che forse meglio descrive la personalità inquieta e individualista di Chiaki. Le animazioni ricreano l’atmosfera solenne del concerto, e Chiaki al pianoforte sembra portare le tempeste del suo animo, per poi liberarle in una nuova pace ritrovata.
Complessa, elegante e vibrante la prima sinfonia di Brahms, diretta da un severo e appassionato Chiaki.

Lo stupore per la vita e la gioia di stare al mondo e di vivere per la musica sono il fulcro e il cuore profondo dell’ispirazione di questa storia.


9.0/10
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Iblard Jikan è un quadro fatto a mo' di anime. Una tavolozza dove gli autori si sono sbizzarriti a creare paesaggi da fiaba, talvolta rurali, talvolta cittadini.
Le immagini, come è ovvio che sia, rimangono fisse per ogni scorcio che ci viene presentato, per dare la possibilità allo spettatore di gustare appieno ogni più piccolo dettaglio. Qua e là alcuni piccoli particolari si animano per pochi secondi, per poi tornare a far parte pienamente del “quadro”: una figura umana fa capolino da dietro una finestra, un'altra cammina solitaria lungo un sentiero inondato di fiori, un'altra ancora sale su un tram vecchio stile (liberty), un bambino gioca con un cane.
Non mancano neanche elementi surreali, con figure che si librano in volo, o che saltano da un posto all'altro come libellule; strani macchinari solcano il cielo, sorvolando strutture architettoniche ora minimaliste, ora colossali.

In quest'anime c'è molto di quello che la mente umana può immaginare, anche se trae spunto da tanti autori diversi, che con le loro opere (o meglio, con il loro stile), hanno sicuramente influenzato il lavoro dei disegnatori; gli impressionisti, tanto per incominciare. Certi scorci della natura ricordano molto i dipinti di pittori come Manet, Monet, Cezanne. Oppure i surrealisti, come Magritte: basti guardare gli oggetti sospesi per aria, i tram uscire dalle montagne o sferragliare su binari sostenuti dal niente.
Guardando con attenzione si possono ravvisare altre influenze: a un certo punto, sullo sfondo dell'inquadratura, si vede una enorme torre. Uguale in tutto e per tutto alla “Torre di Babele” di Brueghel il Vecchio. E d'altronde, quelle macchine volanti che si vedono in certi momenti, non sono forse un omaggio al maestro per antonomasia, Miyazaki?

Ho paura che si potrebbe andare avanti in questo modo per parecchio tempo. Ogni visione porta a scoprire qualcosa di nuovo, un nuovo dettaglio, un nuovo stile da cui si è tratta ispirazione, oppure una vera e propria citazione di qualche artista del passato.
Guardatelo e riguardatelo più volte.


8.0/10
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Avevo sentito parlare molto bene di Terra e... e, come capita in queste occasioni, le aspettative crescono e si rischia di rimanere delusi. Fortunatamente si tratta davvero di una serie ben fatta e interessante, anche se devo in parte smorzare gli ottimi commenti che ho letto, visto che non è riuscita ad appassionarmi come altri titoli. Di Terra e... si apprezzano infatti i numerosi personaggi, la loro caratterizzazione psicologica, l’ampio spazio temporale coperto dalle vicende e la complessità dell’ambientazione proposta. E ancora il character design, le musiche e le belle sigle.

D’altro canto non vi sono particolari climax e grandi accelerazioni, il ritmo è sì sempre abbastanza buono, ma la mancanza di momenti particolarmente topici, o meglio, l’eccessiva frequenza di momenti importanti, sminuisce il loro impatto sullo spettatore. Proprio l’ampiezza del progetto e delle vicende raccontate, smorza l’efficacia del singolo evento.

Non posso dire che Terra e... mi sia completamente piaciuto, posso di certo dire che l’ho trovato interessante. Offre ottimi spunti: la tendenza autodistruttiva dell’uomo, la necessità di conservare l’ambiente che ci circonda, la diversità e il razzismo che ne nasce, la capacità e la necessità dell’uomo di sognare, la follia della guerra. Particolarmente interessante l’aspetto psicologico di quest’ultima, visto che ci vengono fatti conoscere, sin dalla loro adolescenza, i leader dei due schieramenti e ci vengono mostrate le loro ragioni, che in entrambi i casi portano a centinaia di migliaia di vittime. Ognuno avrà i suoi motivi e i suoi ideali, e ottime ragioni, ma ci si rende conto come si tratti di una situazione folle, e che non si può dire se davvero un sacrificio di tante persone porterà con sicurezza a qualcosa. In fondo, l’uomo è sempre lo stesso, e non sempre impara dagli errori del passato.

Merita anche una menzione la gestione del tempo: in ventiquattro episodi vengono condensati decenni di vita, con i protagonisti che vengono seguiti sin da ragazzi, fino all’età matura. E’ affascinante vedere come si separino, cosa riservi loro la vita e vedere in che modo affrontino il proprio pesante destino. I balzi temporali sono spesso improvvisi e imprevisti e tante situazioni vengono lasciate sottintese e non vengono narrate. In effetti la percorrenza di grandi porzioni di spazi deve per forza di cose richiedere tempo, così come è necessario affinché i protagonisti acquisiscano maturità ed esperienza.

Terra e... è ambientato in un lontano futuro, in cui l'uomo ha devastato la Terra e ha iniziato a colonizzare lo spazio. Percepito però il potenziale autodistruttivo dell'uomo, viene instaurato un governo guidato da un super-computer che, tra le altre cose, programma nascite e famiglie: ogni potenziale coppia, una volta sposata, riceve un figlio di adozione che terrà fino al momento del suo esame di maturità. Questo consiste in un esame fisico e psicologico nel quale gli verrà tolto il ricordo della sua famiglia e della sua infanzia e verrà preparato per la sua vita adulta. Tuttavia alcuni individui acquistano dei temuti poteri. Chiamati col nome "Mu", una volta scoperti sono in genere eliminati, visto che sono considerati una minaccia per l'umanità. Uno di questi è il nostro protagonista, che tuttavia ha la fortuna di essere salvato prima che sia troppo tardi. Da questo momento la sua vita cambierà: troverà nuovi compagni, capirà cosa vuol dire essere un Mu e dovrà sostenere sulle sue spalle il destino di tutti i suoi simili...

Nel complesso è Terra e... è un buon titolo, consigliato sopratutto se cercate un'opera profonda e non vi spaventa un ritmo un po' lento.
Per quel che mi riguarda, mi è piaciuta ma non mi ha entusiasmato.


8.0/10
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Nessun tipo di "Baccano", anzi, la storia risulta perfetta e lineare, se riuscite con calma a mettere un pezzo dopo l'altro. Un anime adulto con una sceneggiatura complessa e una realizzazione efficace sia dal punto di vista tecnico, sia da quello artistico. In solo 13 episodi, questo anime, riesce ad incastrare delle vicende che avvengono in diverse parti del globo, in anni diversi, con 14 personaggi che risultano tutti protagonisti del loro piccolo mondo. Essendo nato direttamente come anime, quindi come opera audiovisiva, anche lo stile narrativo è molto ponderato, continui flashback e flashforward aiutano lo spettatore a smarrirsi nella vicenda. La regia racconta la storia con uno stile contemporaneo rinunciando, anche nelle parti dove ci sono dialoghi molto lunghi, alla staticità a favore di un dinamismo veramente concreto. Anche le continue scene di violenza non sono fini a se stesse ma servono per comprendere a pieno il mondo iperrealistico di "Baccano".
Entriamo un po più nel particolare... la regia è affidata a Takahiro Omori, che generalmente dirige anime di tutto altro tipo (Akachan to Boku,Gakuen Alice, Fancy Lala, ecc.), questo denota come sia comunque un buon regista e che sappia giocare (lavorare) in maniera ottima con un prodotto molto singolare come "Baccano". Utilizzando continue digressioni nel tempo (grazie a flashback e flashforward) crea un labirinto di immagini dove l'uscita si rivela man mano che il tunnel dei 13 episodi va verso l'epilogo. Il lavoro sui personaggi di Takahiro Kishida è stupefacente, gli bastano 13 episodi per
creare 14 personaggi indimenticabili, ognuno con un proprio carattere ben distinto e molte volte accosta personaggi con personalità complementari riuscendo cosi a sviscerare al 100% tutti i lati d'ombra che ogni personaggio racchiude in se. Le musiche di Makoto Yoshimori cercano di essere fedeli all'ambientazione inserendo un po di Jazz anche sulle basi elettroniche. Non aspettiamoci di trovarci davanti ad un capolavoro ma sicuramente questo anime ha la caratteristica di creare un utente attento e attivo davanti allo schermo. Il pubblico non subisce gli eventi ma li deve reinterpretare e collegare se vuole riuscire a comprendere a pieno questa opera. Anche le tematiche che vengono toccate dalla trama non hanno nulla di infantile e risultano digeribili anche da un pubblico più adulto e dal "palato fine". In definitiva un ottimo anime.


10.0/10
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Come non dare 10 a questa splendida opera? "Mononoke" è decisamente uno degli anime che mi ha colpito di più, fra tutti quelli che ho visto.
Di sicuro la trama non è usuale: un farmacista senza nome, che però dimostra di essere molto più di ciò che dice, viaggia alla ricerca di mononoke per... esorcizzarli? No, non solo, lui scava nel passato di questi demoni per capire come si sono formati, quali sono state le cause che hanno provocato la nascita di un Umi Bozu, di un Noppera Bou, di un Bakeneko o quel che sia. Una specie di Kogoro Akechi, o uno Sherlock Holmes nipponico dei tempi passati, dotato di una freddezza e di un coraggio che non ha per talento naturale, ma ha acquisito grazie alla sua profonda conoscenza della natura demoniaca.

Come dire che il disegno non è fantastico? I paesaggi, o meglio, gli interni prima di tutto: sono ricchi di particolari, con una precisione maniacale per i dettagli, si potrebbe dire. L'anime si basa in parte anche su questo, e gli sfondi senza dubbio fanno risaltare il contesto di tutte le vicende che vi si svolgono.
I personaggi sono altrettanto particolari. Il farmacista, prima di tutti (Kusuriuri in giapponese). Un semplice essere umano non può di sicuro avere delle orecchie così, e una freddezza così "inumana", appunto. Ma d'altra parte un demone non può essere, dato che li combatte. O meglio, cerca di eliminare la negatività e la follia della loro mente. Chissà, potrebbe anche cercare di dare la pace ad anime tormentate dalla vendetta. Ma non lo sapremo mai ciò che quell'uomo è in realtà, ed è proprio questo uno degli aspetti che dà maggior fascino alla storia.

Anche il resto dei personaggi è molto particolare, sebbene sia ben lontano dall'aspetto del farmacista. Oltre a quest'ultimo, l'unico personaggio che appare più di una volta nel corso delle varie storie dell'anime è Kayo/Chiyo, la domestica, che appare anche negli ultimi tre episodi della serie precedente, Ayakashi (in particolare, nel Bakeneko arc). Lei è un po' l'elemento comico, che sdrammatizza il contesto serio delle vicende in cui è presente.
I demoni, eh, come dimenticarseli! Sono rappresentati in modo inusuale, con un modo di pensare completamente diverso da quello a cui siamo abituati. E il farmacista, grazie alla sua esperienza, mano a mano che le storie vanno avanti trova sempre più indizi per risalire alla Verità e al Rimpianto (Makoto e Kotowari in giapponese) che hanno portato alla loro nascita.
Un bel 10 pieno, meritatissimo!


9.0/10
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Ghost Hound è una serie che merita di essere vista. Fa propri alcuni stilemi tipici delle narrazioni horror alla Higurashi (il villaggio disperso, la diga maledetta durante la costruzione, il tempio che incombe sul villaggio, le apparizioni di spettri) per riscriverle in maniera completamente diversa. Una serie inquietante, sì, ma non claustrofobica... perché la forza positiva e la voglia di combattere dei protagonisti fa percepire che le loro sofferenze non saranno inutili. Anzi, i caratteri dei tre protagonisti sono tratteggiati con grande realismo e resteremo molto sorpresi rivedendo quanto saranno cambiati dal primo episodio (in cui vengono presentati secondo i soliti stereotipi: il timido, il duro, lo strafottente) all'ultimo.

I temi affrontati, poi, affrontano alcuni punti nevralgici della società giapponese contemporanea. In primo luogo, la crisi dell'istituto matrimoniale (notevole la rappresentata della condizione femminile) e il rapporto genitori/figli. Poi il simultaneo sovrapporsi del paradigma religioso con quello tecnologico, soprattutto nell'affrontare le questioni di bioetica. Infine il perenne fenomeno delle sètte, che non accenna a diminuire (non a caso Kenzaburo Oe vi ha dedicato i suoi ultimi quattro romanzi, per un totale di quasi duemila pagine), dimostrando che la domanda di senso è costantemente inevasa dalle "risposte" fornite dal consumismo e dalla tecnologia.

Fin qui, i pregi. I difetti, a mio parere, si possono riassumere in un solo nome: Masamune Shirow. Per quanto apprezzi il suo innegabile genio, dove lui mette mano finisce sempre che le teorizzazioni prendono il sopravvento sulla narrazione, lo sfoggio d'ipotesi sul racconto, c'è la tentazione di spiegare l'universo e allo stesso tempo l'incapacità di concludere una singola storiella... insomma, invece di logorarci con teorie psicologiche e dati quantistici oltre il necessario, il buon Shirow avrebbe fatto meglio a chiudere qualche buco di trama in più. Il risultato comunque è molto buono... c'è un po' di narcisismo, ma non l'autoreferenzialità di altre serie. Visione piacevolissima.


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Con Dialga VS Palkia VS Darkrai si passa FINALMENTE alla serie Diamante & Perla, e le differenze con le precedenti si vedono tutte. Le trame sono più mature e coinvolgono forze ben più grandi di quelle con cui i protagonisti si sono misurati finora... gli stessi protagonisti sono meglio delineati, e non si può non fare un paragone tra Hikari/Lucinda e il duo Vera + fratellino di Vera di Advanced Generation, due personaggi (insieme a Tracy che per un periodo aveva sostituito Brock nel gruppo) a dir poco insulsi che erano uno dei motivi per cui quella serie e i film tratti da essa non erano né carne né pesce... tutto il contrario invece di QUESTO film e della serie DP alla cui trama portante si riconduce.

Il punto di forza di Diamante & Perla è infatti l'esistenza di una solida trama di fondo, basata non più soltanto sul solito Ash alla conquista delle medaglie, ma sull'eterno conflitto tra due pokèmon semidivinità di cui parlano le leggende, Dialga e Palkia, con incursioni in questa eterna lotta di altre leggende come Giratina e Arceus, a cui sono dedicati i 2 film successivi della trilogia. Sì, perché questo film è soltanto il primo di una serie di 3 che intelligentemente si discosta dal canovaccio finora seguito (lungometraggi completamente slegati dalla trama principale, che hanno il solo scopo di mostrarci pokèmon rari o leggendari costruendoci attorno delle storielle inconsistenti) e segue la moda delle trilogie che tanto successo stanno avendo nel cinema degli ultimi anni.

Il film poi è una gioia assoluta per gli occhi, presentando un comparto grafico e di animazione di livello assoluto. Finalmente si vedono quelli che dovrebbero essere i protagonisti, cioè i POKEMON! I film precedenti avevano spesso peccato incentrandosi troppo sul singolo pokemon leggendario trascurando tutti gli altri... qui invece vediamo centinaia di pokemon diversi mostrarsi e muoversi sullo schermo interagendo tra loro nelle maniere più diverse, in accordo con la loro personalità. I pokèmon non sono tutti uguali, e di questo ce ne dà grande dimostrazione il piccolo Pochama/Piplup, a tratti veramente esilarante coi suoi atteggiamenti da primadonna. Anche il personaggio di Hikari/Lucinda è molto gradevole, con un carattere e una psicologia finalmente ben delineati, e non costruita soltanto per avere una sostituta della Misty della prima serie.

Parlando nello specifico della trama del film, abbiamo qui il primo incontro di Ash e compagni con i due pokèmon Dialga e Palkia, e si ritroveranno loro malgrado coinvolti nella loro eterna lotta che rischia di distruggere il mondo a causa delle distorsioni nello spazio-tempo da loro procurate. Per fermarli occorrerà l'aiuto di Darkrai, un pokèmon spettro da molti ritenuto malvagio, ma che si rivelerà essere ben altro. Un pokèmon potente e dal grande carisma che a molti ricorderà il leggendario Mewtwo del primo film, e in effetti si possono fare molti paragoni con quel primo, splendido lungometraggio. Senza dubbio siamo di fronte a un film di livello pari (se non superiore) a quella famosa prima trasposizione cinematografica. Un film che finalmente non fa venire i colpi di sonno ma riesce a soddisfare lo spettatore dall'inizio alla fine. Con Diamante & Perla la serie dei Pokèmon sembra avere imboccato la strada giusta (ci sono voluti 10 anni, ma ne è valsa la pena), speriamo si possa continuare così fino alla fine della trilogia e anche oltre :-)


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