E’ credenza comune che la Francia sia una sorta di Mecca del fumetto.
Del resto, chi ha avuto la fortuna di visitare le sue librerie si sarà accorto i come i fumetti, di qualsiasi nazionalità, vengano lì tenuti in grandissima considerazione, esposti con orgoglio in lussuose (e costose) edizioni cartonate che li equiparano ai più blasonati romanzi.
Inoltre, negli ultimi tempi molti artisti italiani emergenti o dalle alterne fortune nel nostro paese, hanno invece trovato gran popolarità nell’Esagono, basti pensare al celeberrimo Alessandro Barbucci (Witch, Sky Doll) o ai più recenti Alex Crippa ed Emanuele Tenderini autori dello spassoso Dei.
Doveroso è poi ricordare che la Francia, e con essa il Belgio, è la patria di una delle più prolifiche e popolari tradizioni fumettistiche del mondo, basti pensare a nomi celeberrimi come René Goscinny, Albert Uderzo, Hergé, Moebius, Dupa o Peyo.
Eppure, nonostante i fumetti giapponesi siano molto popolari e venduti in Francia e abbiano stilisticamente influenzato molti autori più moderni, Francia e manga non si sono quasi mai incontrati, salvo rarissimi casi come il recente esperimento Akiba o Jiro Taniguchi, fumettista aperto al mercato francese che vanta collaborazioni con Moebius e Jean David Morvan. O, ancora, Christophe Kourita, l’autore di Aventurier (Bouken Yarou: Aventurier), recentemente approdato nel nostro paese per la Ronin Manga.
Chi è Christophe Kourita? E’ un singolare fumettista mezzo giapponese e mezzo francese, che ha passato la vita diviso fra i due paesi, ha esordito in Francia come autore di fumetti e lì ha anche lavorato come sceneggiatore per serie televisive, per poi tornare in Giappone e realizzare manga e coproduzioni animate franco-nipponiche.
Conformemente alla doppia nazionalità del suo autore, difatti, Aventurier è un manga che del manga ha praticamente soltanto il senso di lettura.
Kourita ha infatti uno stile di disegno tutt’altro che lineare o conforme con gli stilemi dei suoi conterranei, bensì surreale, bizzarro, divertente, caricaturale oltre ogni limite, più simile ai Rugrats di Nickelodeon, ma anche a Johann Sfar, al Pascal Brutal di Riad Sattouf, a Jacques Tardi.
Aventurier (che, giusto per rientrare in tema, si pronuncia alla francese e significa “avventuriero”) è una raccolta di racconti in volume unico che ha come tema l’avventura e ci farà visitare immaginari mondi fantastici e conoscere uomini intrepidi che compiono incredibili imprese. In poco più di trecento pagine avremo a che fare con strabilianti esplorazioni degne dei migliori Tin Tin del succitato Hergé o Les aventures de Blake et Mortimer di Edgar Pierre Jacobs.
I racconti che formano il volume ci parleranno di numerosi temi e ci permetteranno di fare la conoscenza di molti, differenti, posti e uomini. Avremo pirati dell’aria che hanno il loro avamposto in un deserto sabbioso illuminato da un triste e ingannevole faro, in una storia che sembrerebbe uscita dalla penna di Jules Verne (grande padre della fantascienza ottocentesca, guardacaso francese); guerre sanguinose combattute in esotici paesi steampunk che non risparmiano nemmeno i bambini (un po’ come in opere di Hayao Miyazaki come Laputa, Conan o Nausicaa, ma con meno ottimismo e con diverse citazioni visive a Gundam); isole deserte in cui perdersi in preda a terribili allucinazioni; una Cina futuristica ma oniricamente legata alla sua letteratura del passato; un buffo e romantico grassone barbuto con antenati vichinghi che parte all’avventura coinvolgendo la sua intera famiglia a interpretare degli antichi guerrieri dei mari farseschi come quelli di Asterix e i Normanni; un avventuriero inglese alla scoperta di una leggendaria città dell’oro; una fiaba dal sapore grottesco che rimanda a François Rabelais e ai suoi Gargantua e Pantagruel, ma anche al Re Gourmet di Dragon Ball con una spruzzatina di Asterix e il grande fossato; un’esplorazione di terre ghiacciate alla scoperta di antiche leggende e di un padre scomparso; una bella esploratrice che si avventura nella giungla africana fra feroci creature e tribù di selvaggi dal grande coraggio, a metà fra King Kong e il Tarzan di Edgar Rice Burroughs, con una spruzzata di Rudyard Kipling e La bella e la bestia.
Storie avventurose, sognanti, oniriche, tristi, surreali, evocative, crudeli, divertenti, commoventi, suggestive. Kourita ci mostra una grandissima varietà di temi e strutture narrative. Ci sono storie più o meno riuscite di altre, storie a lieto fine o molto tristi, viaggi avventurosi in terre inesplorate e incursioni negli incubi della mente, ma non ve ne saranno mai due uguali, con due personaggi che si somiglieranno o dalla struttura banale o noiosa. Ci sarà sempre un colpo di scena, un guizzo di originalità, un personaggio ben riuscito, un’ambientazione ben dipinta o un risvolto narrativo che ci farà sobbalzare.
Con sapiente maestria, fra le pagine dei suoi racconti, Kourita come Jules Verne critica la guerra, il razzismo, la bramosia e la cupidigia degli esseri umani, un uso errato della scienza, mentre invece esalta la speranza, il coraggio, la fantasia, la libertà, l’amore, i sogni, la curiosità, l’amicizia, la famiglia, la natura incontaminata, le tradizioni delle popolazioni tribali, l’onestà.
Non è un fumetto come gli altri, Aventurier. Anzi, è di difficile inquadramento, dato il suo essere un manga disegnato come un fumetto francese e il suo spaziare in innumerevoli storie, personaggi, ambientazioni e temi. Eppure, una cosa è certa: Aventurier è un grande atto d’amore nei confronti del Fumetto, di questa strana e bizzarra arte che spinge gli uomini di qualsiasi nazionalità a raccontare storie con disegni e balloon e che ci ha regalato nel corso degli anni diverse bellissime opere provenienti da diverse parti del mondo. Meravigliose avventure vissute ai quattro angoli del globo e poi raccolte come nei volumi di un’enorme biblioteca, per dirla come il nostro Christophe Kourita, un autore che trascende i confini territoriali proponendoci sogni cui tutti quanti, almeno una volta nella vita, abbiamo mirato, durante la fanciullezza, quando il nostro cuore non era in preda alle ansie e alle bramosie dell’età adulta.
Giunto in Italia sotto consiglio del maestro Jiro Taniguchi, che si dice estimatore delle atmosfere verniane suggerite dalla matita dell’autore, Aventurier si rivela invero essere un’opera più surreale, umoristica e bizzarra rispetto a quelle di Taniguchi, ma vi si ritrova lo stesso, identico, amore per il fumetto europeo, per la letteratura occidentale e per l’avventura perfettamente papabile in manga come Seton, L’uomo della tundra o Sky Hawk.
Aventurier arriva nel nostro paese in una bella edizione che non fa rimpiangere i cartonati francesi da libreria (di cui, purtroppo, condivide anche il prezzo) e fa la sua bella figura sugli scaffali.
Un piccolo gioiello unico nel suo genere, capace di evocare grandi sensazioni e di abbattere le barriere geografiche per far sognare i suoi lettori a prescindere dal loro paese d’origine e farli riflettere su tematiche universali. Un’opera che strizza ripetutamente gli occhi a diverse tradizioni fumettistiche e letterarie del nostro Occidente, reinventandole con un gusto un po’ orientale e un po’ europeo per creare qualcosa di bizzarro, immaginifico e particolare che sicuramente non lascia indifferenti.
Del resto, chi ha avuto la fortuna di visitare le sue librerie si sarà accorto i come i fumetti, di qualsiasi nazionalità, vengano lì tenuti in grandissima considerazione, esposti con orgoglio in lussuose (e costose) edizioni cartonate che li equiparano ai più blasonati romanzi.
Inoltre, negli ultimi tempi molti artisti italiani emergenti o dalle alterne fortune nel nostro paese, hanno invece trovato gran popolarità nell’Esagono, basti pensare al celeberrimo Alessandro Barbucci (Witch, Sky Doll) o ai più recenti Alex Crippa ed Emanuele Tenderini autori dello spassoso Dei.
Doveroso è poi ricordare che la Francia, e con essa il Belgio, è la patria di una delle più prolifiche e popolari tradizioni fumettistiche del mondo, basti pensare a nomi celeberrimi come René Goscinny, Albert Uderzo, Hergé, Moebius, Dupa o Peyo.
Eppure, nonostante i fumetti giapponesi siano molto popolari e venduti in Francia e abbiano stilisticamente influenzato molti autori più moderni, Francia e manga non si sono quasi mai incontrati, salvo rarissimi casi come il recente esperimento Akiba o Jiro Taniguchi, fumettista aperto al mercato francese che vanta collaborazioni con Moebius e Jean David Morvan. O, ancora, Christophe Kourita, l’autore di Aventurier (Bouken Yarou: Aventurier), recentemente approdato nel nostro paese per la Ronin Manga.
Chi è Christophe Kourita? E’ un singolare fumettista mezzo giapponese e mezzo francese, che ha passato la vita diviso fra i due paesi, ha esordito in Francia come autore di fumetti e lì ha anche lavorato come sceneggiatore per serie televisive, per poi tornare in Giappone e realizzare manga e coproduzioni animate franco-nipponiche.
Conformemente alla doppia nazionalità del suo autore, difatti, Aventurier è un manga che del manga ha praticamente soltanto il senso di lettura.
Kourita ha infatti uno stile di disegno tutt’altro che lineare o conforme con gli stilemi dei suoi conterranei, bensì surreale, bizzarro, divertente, caricaturale oltre ogni limite, più simile ai Rugrats di Nickelodeon, ma anche a Johann Sfar, al Pascal Brutal di Riad Sattouf, a Jacques Tardi.
Aventurier (che, giusto per rientrare in tema, si pronuncia alla francese e significa “avventuriero”) è una raccolta di racconti in volume unico che ha come tema l’avventura e ci farà visitare immaginari mondi fantastici e conoscere uomini intrepidi che compiono incredibili imprese. In poco più di trecento pagine avremo a che fare con strabilianti esplorazioni degne dei migliori Tin Tin del succitato Hergé o Les aventures de Blake et Mortimer di Edgar Pierre Jacobs.
I racconti che formano il volume ci parleranno di numerosi temi e ci permetteranno di fare la conoscenza di molti, differenti, posti e uomini. Avremo pirati dell’aria che hanno il loro avamposto in un deserto sabbioso illuminato da un triste e ingannevole faro, in una storia che sembrerebbe uscita dalla penna di Jules Verne (grande padre della fantascienza ottocentesca, guardacaso francese); guerre sanguinose combattute in esotici paesi steampunk che non risparmiano nemmeno i bambini (un po’ come in opere di Hayao Miyazaki come Laputa, Conan o Nausicaa, ma con meno ottimismo e con diverse citazioni visive a Gundam); isole deserte in cui perdersi in preda a terribili allucinazioni; una Cina futuristica ma oniricamente legata alla sua letteratura del passato; un buffo e romantico grassone barbuto con antenati vichinghi che parte all’avventura coinvolgendo la sua intera famiglia a interpretare degli antichi guerrieri dei mari farseschi come quelli di Asterix e i Normanni; un avventuriero inglese alla scoperta di una leggendaria città dell’oro; una fiaba dal sapore grottesco che rimanda a François Rabelais e ai suoi Gargantua e Pantagruel, ma anche al Re Gourmet di Dragon Ball con una spruzzatina di Asterix e il grande fossato; un’esplorazione di terre ghiacciate alla scoperta di antiche leggende e di un padre scomparso; una bella esploratrice che si avventura nella giungla africana fra feroci creature e tribù di selvaggi dal grande coraggio, a metà fra King Kong e il Tarzan di Edgar Rice Burroughs, con una spruzzata di Rudyard Kipling e La bella e la bestia.
Storie avventurose, sognanti, oniriche, tristi, surreali, evocative, crudeli, divertenti, commoventi, suggestive. Kourita ci mostra una grandissima varietà di temi e strutture narrative. Ci sono storie più o meno riuscite di altre, storie a lieto fine o molto tristi, viaggi avventurosi in terre inesplorate e incursioni negli incubi della mente, ma non ve ne saranno mai due uguali, con due personaggi che si somiglieranno o dalla struttura banale o noiosa. Ci sarà sempre un colpo di scena, un guizzo di originalità, un personaggio ben riuscito, un’ambientazione ben dipinta o un risvolto narrativo che ci farà sobbalzare.
Con sapiente maestria, fra le pagine dei suoi racconti, Kourita come Jules Verne critica la guerra, il razzismo, la bramosia e la cupidigia degli esseri umani, un uso errato della scienza, mentre invece esalta la speranza, il coraggio, la fantasia, la libertà, l’amore, i sogni, la curiosità, l’amicizia, la famiglia, la natura incontaminata, le tradizioni delle popolazioni tribali, l’onestà.
Non è un fumetto come gli altri, Aventurier. Anzi, è di difficile inquadramento, dato il suo essere un manga disegnato come un fumetto francese e il suo spaziare in innumerevoli storie, personaggi, ambientazioni e temi. Eppure, una cosa è certa: Aventurier è un grande atto d’amore nei confronti del Fumetto, di questa strana e bizzarra arte che spinge gli uomini di qualsiasi nazionalità a raccontare storie con disegni e balloon e che ci ha regalato nel corso degli anni diverse bellissime opere provenienti da diverse parti del mondo. Meravigliose avventure vissute ai quattro angoli del globo e poi raccolte come nei volumi di un’enorme biblioteca, per dirla come il nostro Christophe Kourita, un autore che trascende i confini territoriali proponendoci sogni cui tutti quanti, almeno una volta nella vita, abbiamo mirato, durante la fanciullezza, quando il nostro cuore non era in preda alle ansie e alle bramosie dell’età adulta.
Giunto in Italia sotto consiglio del maestro Jiro Taniguchi, che si dice estimatore delle atmosfere verniane suggerite dalla matita dell’autore, Aventurier si rivela invero essere un’opera più surreale, umoristica e bizzarra rispetto a quelle di Taniguchi, ma vi si ritrova lo stesso, identico, amore per il fumetto europeo, per la letteratura occidentale e per l’avventura perfettamente papabile in manga come Seton, L’uomo della tundra o Sky Hawk.
Aventurier arriva nel nostro paese in una bella edizione che non fa rimpiangere i cartonati francesi da libreria (di cui, purtroppo, condivide anche il prezzo) e fa la sua bella figura sugli scaffali.
Un piccolo gioiello unico nel suo genere, capace di evocare grandi sensazioni e di abbattere le barriere geografiche per far sognare i suoi lettori a prescindere dal loro paese d’origine e farli riflettere su tematiche universali. Un’opera che strizza ripetutamente gli occhi a diverse tradizioni fumettistiche e letterarie del nostro Occidente, reinventandole con un gusto un po’ orientale e un po’ europeo per creare qualcosa di bizzarro, immaginifico e particolare che sicuramente non lascia indifferenti.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
Aventurier | € 10.00 | Ronin Manga |
bellissima recensione. Lode e onore a Hergé!!!
Parlando di autori italiani che lavorano in francia, nessuno conosce l'opera "La Mandiguerre", di un certo Tamiazzo (che disegna con uno stile mooolto giapponese)?
E' un'opera di fantascienza in stile steam-punk in 4 volumi, tutti a colori, classico formato cartonato francese.
Dovrò prenderlo la prossima settimana, ci sono andato oggi in fumetteria, ma comunque non l'aveva.
@Hal9000 Letta e vista in mostra, è un bel fumetto!
Non ci sono molti steam punk di questo tipo nelle fumetterie.
Il disegno di Kourita è gradevole e ricorda molto il tratto delle vecchie coproduzioni giappone _occidente degli anime degli anni 70 .
Il capo vichingo nell' immagine,ad esempio, non ricorda il papà di Vicky il vichingo?
Per le storie, sono le classiche storielle brevi in stile Kodansha, nulla di chè.
Alcuni episodi sono carini, come i primi 3, oppure quello dei due re che si fanno la guerra , gli altri sono discreti .
Quello degli uomini giaguaro è quanto di più trito e banale potessi leggere.
Quella dei vichinghi e del bimbo che cerca il padre disperso ai confini del Mondo non sono nulla di speciale.
Non aspettatevi una raccolta di chissà quali gioielli di sceneggiatura, ma spesso storielle del tipo " ai confini della realtà", mischiati con elementi ora favolistici (,la grande guerra di gourmet) ora avventurosi e un pò horror ( il paradiso maledetto).
Gli do la sufficienza e nulla più.
Lo compro appena riesco...
<iframe title="YouTube video player" class="youtube-player" type="text/html" width="480" height="390" src="http://www.youtube.com/embed/-E8tPLSQkEM" frameborder="0" allowFullScreen></iframe>
E sapete che cosa dice la Ronin Manga ( lievemente travolta dall'entusiasmo dei lettori ) ?' L'autore, trasferitosi dal Giappone a Parigi,potrebbe anche convincersi a venire in una delle nostre manifestazioni fumettistiche...
Ora mi pongo però una personale domanda..come mai non conoscevo questo autore ?? Mah...
Non avevo dubbi, sin dai primi comunicati, che Aventurier mi sarebbe piaciuto assai, dal momento che conteneva diversi elementi che amo (l'avventura alla romanzo ottocentesco, i vichinghi, gli esploratori) ed essendo amato da una persona che stimo e ammiro come Taniguchi. E infatti, come volevasi dimostrare, l'ho apprezzato davvero tanto, anche se ho gradito alcune storie più o meno di altre, ma ne complesso è stata una lettura magnifica, che m'ha lasciato molto dentro e che mi convincerà, eventualmente a prendere altro di Kourita nel caso dovesse essere pubblicato. Oltre, ovviamente, a farmi divertire un sacco nel cercare analogie con autori di fumetti francesi, argomento su cui mi sto specializzando, ultimamente, data la mia assidua frequentazione, a causa della mia tesi di laurea su Taniguchi, di diversi negozi specializzati in fumetti francesi e in francese.
Leggere Aventurier m'ha fatto venire una gran voglia di scoprire, o riscoprire, il fumetto francese, e trovo che questo sia un suo pregio.
Ne consiglio la lettura un pò a tutti, in realtà, ma soprattutto a chi, da piccolo, amava sognare, leggere romanzi d'avventura e fumetti non giapponesi, ma magari le avventure di Zio Paperone in giro per il mondo a caccia di tesori o le storie di Tin Tin.
@ Debris
Penso sia un autore poco conosciuto al grande pubblico, magari pure più celebre in Francia che in Giappone, dunque la cosa è giustificata!
@Kotaro il fatto è che frequentanto siti francesi dovrei averlo trovarlo!! Devo vedere di scovare qualcosa in francese per capire come lo valutano..
Il prezzo non è esagerato: non ho ancora visto l'edizione, ma in media i comics in volume non costano tanto di più.
Non vedo l'ora di sfogliarlo, mi è venuta una gran curiosità
Ci mancherebbe! Però siccome saranno più di dieci anni che non leggo più Topolino, non so se Zio Paperone va ancora in giro per il mondo alla ricerca di tesori impossibili o s'è messo in panciolle a godersi l'oro che già ha!
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.