AnimeClick.it Top 10 Manga: I consigli di Chiba

La cosa più difficile nel presentare la propria top ten è trovare qualcosa da dire. Questo spazio m'ha preso di sorpresa, pensavo fosse facile da riempire, ma non lo è affatto, quanto non è stato facile scegliere quali manga inserire nella lista e quali no. Alla fine ho sorteggiato le serie - o volumi unici - che m'hanno scombussolato la vita, e insegnato qualcosa di più sul modo di approcciarsi alle difficoltà di tutti i giorni; ho seguito più la pancia che il cervello, cercando di spaziare tra molti generi e riuscendoci meno di quanto avrei voluto. Tagliando corto: vi presento, con un pelo di orgoglio e amore materno, la mia rosa di letture consigliate, sperando di non svergognare di fronte a voi utenti, sapienti ultras dei manga, con scelte scontate o prive di attrattiva. Tutti in piedi ad accogliere i miei gladiatori fumettistici; sono graditi fischi, applausi e cori sportivi, pure quelli offensivi.


TEKKONKINKREET

Autore: Taiyō Matsumoto
Anno: 1993 – 1994
Pubblicato su: Big Comic Spirits (Shogakukan)
Genere: Psicologico, Gang Giovanili

Taiyō Matsumoto è un grande autore e come molti grandi autori in Italia fatica ad arrivare. Sarà a causa di sfortune editoriali, sarà lo stile di narrazione e di disegno particolare, sarà la scarsa pubblicità avuta in suolo italico, ma in pochi lo conoscono e ancor meno hanno letto qualche sua opera. Per rimediare non c'è nulla di meglio che consigliarvi uno dei suoi manga: Tekkonkinkreet, più famoso nella sua controparte animata. Tekkonkinkreet parla di due fratelli che combattono per la supremazia di una città ormai in mano alla yakuza, una città che rischia di perdere la sua innocenza con un drastico mutamento sociale e che i due ragazzini vedono sottrarsi da sotto i piedi. Questo plot contiene tutto ciò che mi piace leggere: combattimenti in abbondanza e pure abbastanza violenti; buona tecnica narrativa, ogni inquadratura è uno spettacolo per gli occhi e favorisce un'ottima fluidità di lettura; character design atipico, anche se questo lato è strettamente soggettivo; talento visionario da vendere, l'intero mondo creato dall'autore nasconde piccole perle di simbologia orientale ed occidentale e, per finire, un messaggio positivo, cosa che conta quasi più di tutto il resto. Tekkonkinkreet è uno dei migliori manga della mia libreria, un'opera che rileggo a cadenza regolare e che riesce sempre a sorprendermi e farmi emozionare. Tekkonkinkreet è una di quelle opere che avrei voluto scrivere io, qualità che lo fa inserire nella personale lista dei capolavori.
Piccolo consiglio: in Italia la serie non è mai stata conclusa dalla Kappa Edizioni; se volete leggerla interamente la via più veloce è l'edizione “All in One” della Viz Media, in lingua inglese: volume unico, formato gigante, pagine a colori e poster rimovibile; uno spettacolo.



HOMUNCULUS

Autore: Hideo Yamamoto
Anno: 2003 – 2011
Pubblicato su: Big Comic Spirits (Shogakukan)
Genere: Psicologico

C'è solo un manga che in terza superiore ho avuto il coraggio di mostrare al professore di scienze, e questo è Homunculus. Ricordo bene: era il periodo in cui stavamo studiando il sistema nervoso centrale quando mi ritrovai davanti gli occhi sul libro scolastico la definizione di homunculus sensitivo e motorio, il giorno dopo portai il primo numero del manga al professore, in modo che vedesse le letture approfondite che facevo. Lui aprì le prime pagine (lettura occidentale), si ritrovò davanti una trapanazione cranica non del tutto esplicita, richiuse e mi ringraziò. Nell'arco di 24 ore fui interrogato. Comunque sia: Homunculus è uno di quei manga che fin dal primo volume s'intrufola nella mente e ti prende a calci il cervello finché non finisci tutta la serie; aspettare mesi tra un numero e l'altro è una tortura dedita a pochi, e che nessuno dovrebbe sopportare. La sua particolarità più sorprendete sta nella quantità moderata con cui i fatti sono raccontati: i colpi di scena sono dosati col contagocce, la trama si evolve in maniera lenta e a volte ripetitiva, alcuni numeri risultano privi di un vero e proprio sviluppo, ma allora come fa ad essere una bomba di tale spessore attrattivo? Il trucco sta nell'autore: Hideo Yamamoto riesce a narrare le vicende del protagonista giostrandosela alla grande sul lato psicologico dei personaggi (ogni comparsata si dimostra di uno spessore umano incredibilmente dettagliato) e sull'uso delle immagini: in questo manga ogni sguardo, inquadratura, posa è colma di significati indispensabili per la profonda comprensione della serie, dando ai dialoghi una funzione di contorno. E poi possiede un finale pazzesco, ecco.



THE CLIMBER

Autore: Shinichi Sakamoto
Anno: 2007 – 2011
Pubblicato su: Weekly Young Jump (Shueisha)
Genere: Drammatico, Slice of Life, Avventura

Nella mia carriera di appassionato non ho mai letto molti manga sportivi, mi ci sono avvicinato spesso ma raramente sono riuscito a portare avanti la lettura fino alla conclusione della serie. Se mi chiedeste il motivo non saprei rispondervi, forse perché non sono un tipo sportivo o forse perché da piccolo ripudiavo lo spirito agonistico che coloriva costantemente la mia vita, fatto sta che questo genere fumettistico non mi ha mai catturato del tutto. Questo finché non ho scoperto The Climber nello stesso periodo in cui mi sono iscritto al corso universitario di arrampicata. The Climber è un manga che riesce ad alternare con raro equilibrio le vicende quotidiane del protagonista con la sua passione per l'arrampicata fino a mostrare un'evoluzione costante dei due campi; la crescita interiore è l'argomento principale dell'opera e viene raccontata in maniera impeccabile. Sakamoto dimostra di avere una forte sensibilità nell'approcciarsi alle vicende di Buntaro Mori, protagonista schiacciato da una società opprimente e in cerca di una totale solitudine, e si dimostra capace di veri e propri prodigi fumettistici grazie all'uso impeccabile di più tecniche narrative. The Climber è una serie che possiede tutte le qualità per entusiasmare, commuovere e smuovere dall'interno i sentimenti del lettore, portandolo pure a riflettere sull'influenza della massa su un individuo. Se volete di più non so proprio cosa consigliarvi.



R

Autore: Atsushi Kaneko
Anno: 1998
Pubblicato su: Shodensha
Genere: Raccolta

In questa classifica sentivo il bisogno d'inserire una raccolta di racconti brevi per due, principali, motivi: a) col tempo ho imparato ad amare alla follia gli episodi brevi autoconclusivi; b) con questi i mangaka lasciano correre la fantasia. R è il perfetto mix di entrambe le caratteristiche: in 9 racconti (che definirei “dalle 3 P” ovvero pulp, pop e pazzeschi) Atsushi Kaneko mostra di avere in mente buone idee e di saperle trasporre su carta senza paura di uscire dai canoni che tanto opprimono le pubblicazioni orientali. Lo fa sfruttando uno stile occidentale, situazioni kafkiane e mettendo in gioco un teatro visivo violento e tragicomico capace di avvalorare l'intero volumetto con una preziosa quanto inedita continuità stilistica tra una storia e l'altra. Tra personaggi psicopatici, viaggi dimensionali, alieni, delinquenti e crisi nervose vi ritroverete a leggere un volumetto pieno zeppo di potenzialità dalle sfacettature geniali. Insomma: tanta carne al fuoco e uno stile grafico inusuale e realmente azzeccato. Per ultimo segnalo l'originale uso delle chine, di colori diversi per ogni episodio: una scelta che tende a condizionare la lettura mostrando tutto il suo potenziale con l'ottavo racconto - “Tuttobuchi” - dove i colori saturi deformano la percezione degli avvenimenti narrati in un vero e proprio trip allucinogeno.



SHAMAN KING

Autore: Hiroyuki Takei
Anno: 1998 – 2004
Pubblicato su: Weekly Shonen Jump (Shueisha)
Genere: Avventura, Azione, Combattimento, Fantasy

In un delicato momento della corsa finale di Shaman King il protagonista pronuncia questa frase: “È facile amare... Ma è difficile accettare questo amore”. Ora, non so voi, ma credo sia una delle cose più belle che siano mai state scritte in uno shonen e che ci voglia una bella dose di coraggio per farlo inserendo come sfondo ai protagonisti (che combattono) dei fiori. Vi sembrerà una sciocchezza, ma nel mio cervello è questo che differenzia un buon manga, da un ottimo manga. Senza giri di parole: Shaman King è il mio shonen preferito in assoluto per molti motivi. Eccone i principali: è un fumetto che tratta di teologia (tanta teologia) senza scadere nel banale; ha come protagonista Yoh, ragazzo dallo spirito dudeista[1] che insegna ad amare il prossimo e che nel suo cammino diventa un uomo fatto e finito; vi è l'antagonista più imbattibile e figo che si sia mai visto; ci sono gli indiani (a me piacciono molto gli indiani) e sono dalla parte di Hao; l'autore si è armato di una coerenza certosina tale da non tradire mai lo spirito della propria creatura, concludendola nel modo più sincero e (solo inizialmente) traumatico possibile[2]; il character design è così bello da scavarsi i bulbi oculari e offrirli in sacrificio al dio del disegno. Inoltre cito la positività che pervade tutta la lettura: la spensieratezza che accompagna costantemente i protagonisti, una spensieratezza condita di sano ottimismo che mi ha aiutato più volte a soffocare le mie nevrosi da stress. Il fatto che un manga sia riuscito a farmi vedere il mondo con uno sguardo diverso è, personalmente, ciò che conta davvero al giorno d'oggi.



I AM A HERO

Autore: Kengo Hanazawa
Anno: 2009
Pubblicato su: Big Comic Spirits (Shogakukan)
Genere: Horror, Psicologico, Slice of Life

L'invasione zombie mediatica è avvenuta da qualche anno ed è più micidiale che mai: non si può andare in una libreria, in una fumetteria o in un cinema senza incombere sotto gli occhi inespressivi di qualche diversamente-morto e provare un filo di disagio interiore; gli zombie fanno parte di quelle tendenze che avrei dovuto (voluto) prevedere dopo i vampiri[3] e che saranno volentieri cannibalizzati dalle major di tutto il mondo. Naturalmente il tema zombie è approdato anche nei manga ed è in questo sottogenere che ho riscontrato due, principali, filoni: quello ecchi/splatter con prosperose studentesse tanto combattive quanto ammiccanti e quello realistico tendente allo slice of life. Inutile dire che io sia un fan accanito del secondo e lo ritenga uno spettacolo. I am a Hero è uno dei manga più intelligenti e ben costruiti che mi sia mai ritrovato a leggere, partendo dall'accoppiata “protagonista sociopatico + narrazione a tratti soggettiva” capace di confondere le acque quanto basta, finendo nello spiazzante realismo con cui viene ritratta la società giapponese alle prese di un attacco non ben definito e nemico della quiete pubblica. Kengo Hanazawa dimostra di essere un livello superiore a molti altri autori grazie a dialoghi superlativi, scelte registiche impressionanti e tempi narrativi misurati quanto terrificanti donandoci un'opera che sa sorprendere con schiettezza senza scadere nello scontato. Per queste cosucce l'ho inserito nella mia top ten pur non essendo ancora terminato.



AKIRA

Autore: Katsuhiro Otomo
Anno: 1982 – 1990
Pubblicato su: Young Magazine (Kodansha)
Genere: Fantascienza, Gang Giovanili, Azione

Questo titolo l'ho scoperto relativamente in ritardo nella sua forma cartacea, e la cosa non mi fa onore. Akira è un manga che tutti dovrebbero leggere già attorno ai 10 anni, quando lo spirito infantile è ancora capace di farsi trascinare dalle letture più sfrenate, quando l'immedesimazione è totale e pacatamente spensierata, quando le vignette nascondono magie ultraterrene e tesori da custodire nella memoria. Non oso immaginare la folgorazione che avrei potuto vivere con questo manga nel mio periodo preadolescenziale sapendo che a 22 anni è riuscito a farmi sgranare gli occhi, spalancare la bocca e gridare fortissimamente “mhé, che roba!”. Non è tanto la trama a colpire in Akira, quanto la sua monumentalità. Questo è un fumetto monumentale, nel senso più figo del termine: un colossal ricco d'azione, palazzi che crollano, esplosioni, gente che si spara, maremoti, attacchi mentali, moto stupende e pure ragazzi che si deformano. Otomo si è imbarcato in un'avventura che gli ha richiesto 8 anni della sua vita e che gli ha fatto sfornare delle tavole da rimanere impressionati – in cui la perfezione tecnica riesce a mescolarsi con un forte (e decisamente godibile) tocco personale narrativo. Uno dei fumetti più imponenti su cui abbia mai posato sguardo. Mi inchino, quindi, a questa opera in cui l'avventura ha la meglio sui pipponi mentali.



20th CENTURY BOYS

Autore: Naoki Urasawa
Anno: 1999 – 2006
Pubblicato su: Big Comic Spirits (Shogakukan)
Genere: Fantascienza, Thriller, Mistero, Drammatico, Psicologico

A 3 anni dalla mia ultima lettura di 20th Century Boys la cosa che ricordo con più piacere è la capacità di Urasawa di giocare col lettore sfruttando il mezzo fumettistico sia in funzione della trama che nei contenuti meta-narrativi: si prende gioco dei propri personaggi e del proprio pubblico portando a termine illusioni a doppie direzioni, una che assimila il piano dell'Amico – eccezionale antagonista privo di identità – che si mostrerà qualcosa di terrificante quanto utopico, e una che consiste negli interrogativi principali della serie, fonte di viva curiosità per il lettore stesso. Semplificando ci si trova a leggere un manga in cui sia i protagonisti che i lettori stessi vengono ingannati, e la cosa spiazza. Ma 20th Century Boys non si riduce affatto a questi dettagli “tecnici e riflessivi” piuttosto soggettivi,[4] quanto non si riduce all'identità e alla minaccia dell'Amico, perché 20th Century Boys è prima di tutto amore per la fantascienza di serie B, per gli anni 70, per il rock e per la propria infanzia; se lo dovessi descrivere con il minor uso di parole userei questa frase: un fumetto sulla nostalgia; perché Urasawa, pur dovendosi confrontare con un ipotetico futuro, non abbandona mai l'argomento dei ricordi fanciulleschi dando ad essi un ruolo che va oltre a molti altri spunti narrativi. Il suo futuro è il futuro di chi viveva gli anni della nascita del glam rock, e, in quel contesto, è il futuro più convincente mai letto. Ciò che ritengo il capolavoro di Urasawa.



ASTRAL PROJECT

Autore: Garon Tsuchiya (Marginal), Syuji Takeya
Anno: 2005 – 2007
Pubblicato su: Comic Beam (Enterbrain)
Genere: Psicologico, Drammatico, Mistero, Soprannaturale

È a Garon Tsuchiya (aka Marginal) che dobbiamo quel capolavoro cinematografico che è Oldboy, sua la sceneggiatura del manga a cui si è ispirato Park Chan-wook, ed è questo il motivo per cui ho deciso di provare Astral Project: tutto ciò che esce da uno sceneggiatore del genere si deve provare almeno una volta. Mi sono ritrovato in mano un'opera che esalta la cultura, l'arte di Francis Bacon[5], la musica di Albert Ayler[6] e la vita. Esattamente: la vita. Nel quarto volume di questo manga risiede uno dei dialoghi più belli, forti, profondi ed intellettualmente stimolanti che mi sia mai capitato di leggere negli ultimi 4 anni; non è molto lungo, non dovete aspettarvi chissà cosa, sono appena sei pagine, ma quelle sei pagine valgono l'intero prezzo del biglietto, sono un concentrato di idee potenzialmente fragorose e che gli autori hanno deciso d'inserire quasi in secondo piano, accentuandone la grandiosità con fine trascurabilità. Sei pagine capaci di smuovere la mente del lettore e costringerlo ad una seria riflessione sulla propria esistenza, sulle strade intraprese in passato e sul fine delle proprie scelte. Astral Project è come un bicchiere di vino buono: un ottimo prodotto conciso, scritto alla grande, disegnato come si deve, confezionato con umiltà e che porta a casa un velato senso di soddisfazione.
Consigliabile a palati fini che non disdegnano un tocco di erudizione nella trama.



HUNTER x HUNTER

Autore: Yoshihiro Togashi
Anno: 1998
Pubblicato su: Shuukan Shounen Jump (Shueisha)
Genere: Avventura, Combattimento, Fantastico, Psicologico, Azione, Soprannaturale

Vi dirò la verità, scegliere quest'ultimo titolo è stata una vera faticaccia. Nell'ultimo periodo ho recuperato tantissime serie che puntavo da tempo, e le ho trovate tutte veramente belle. Tutte meritevoli di stare in una mia top ten. Alcune, a ben pensarci, quasi più dei titoli qui menzionati. Quindi non immaginavo fosse così difficile sceglierne uno, tra i tanti, di cui parlarvi. Alla fine ho premiato la serie che ho trovato più “completa”: Hunter x Hunter. Perché Hunter x Hunter più completa? Perché come lettura si adatta a qualsiasi tipo di lettore, spazia tra tantissimi generi e vanta alle proprie spalle un intero, dettagliatissimo, mondo tutto da scoprire. Questo manga, nell'arco dei suoi 32 volumi (mercato italiano) contiene qualsiasi cosa si voglia da un fumetto, premiando l'intelligenza del lettore con trame così sofisticate e ben costruite da lasciare totalmente appagati una volta chiuso qualsiasi numero. Ma la bellezza di questa serie non si limita alla trama: il tratto stilistico di Togashi rende animato di vita propria l'intero mondo in cui le vicende sono ambientate, mischiando con maestria realismo al fantastico e trasportandoci in un universo stupefacente per la sua inverosimile realtà. Hunter x Hunter è quanto di più completo/complesso possa esserci nel campo shonen, e, per dirla tutta, possiede dei combattimenti che, in quanto composizione delle tavole e strategia d'azione, lascia semplicemente esterrefatti.
Unica, vera, pecca: le lunghe pause che l'autore si concede fin troppo spesso; ma ciò non toglie sia un manga strepitoso.



[1]: http://it.wikipedia.org/wiki/Dudeismo
[2]: parlo del primo finale, non di quello in cui Takei aggiusta il tiro.
[3]: per il futuro spero in un ritorno delle mummie.
[4]: ogni opera ha una propria chiave di lettura, per esperienza posso dire che questa è in continuo mutamento, domani, rileggendo queste parole, mi renderò conto di aver scritto un sacco di cavolate e ci riderò sopra.
[5]: http://it.wikipedia.org/wiki/Francis_Bacon_(pittore)
[6]: http://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Ayler