Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento con l'azione, con le serie Sekiei Ayakashi Mangatan, Phi Brain Kami no Puzzle 2 e Accel World.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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"Sekiei Ayakashi Mangatan" è uno dei titoli più stupidi in cui io abbia mai avuto la tremenda sfortuna d'imbattermi: è composto di soli tre episodi della durata ciascuno di cinque minuti (molto scarsi).
L'ambientazione della vicenda è quella del periodo Edo. Il protagonista è un giovane dalla chioma fiammante di nome Sekiei Toriyama, il quale si dedica alla sua immensa passione che consiste nel disegnare spiriti e youkai senza alcuna sosta. Egli è perciò un recluso che trascorre la maggior parte del suo tempo a disegnare, chino sul suo tavolo da lavoro.
Un giorno farà la conoscenza di una fanciulla che, dopo essere entrata nella sua dimora, lo implorerà a mani giunte di aiutarla a risolvere il suo problema. Scopriremo che costei indossa un abito posseduto - di cui non può liberarsi - da cui spuntano fuori infinite mani che si rivelano delle assurde cleptomani che fanno incetta di qualunque cosa possa passare attraverso le maniche. Il punto è che la giovane dai dolcissimi e grandi occhioni è vittima di un vestito posseduto da un ayakashi e, dato che è sempre necessario un eroe che porti il peso del male sulle spalle, c'è il nostro prode Sekiei che entrerà in azione per risolvere questa brutta situazione.
Che cosa deciderà di fare? Il nostro prode eroe salverà la fanciulla indifesa dal pericolosissimo vestito posseduto?

Io apprezzo moltissimo le trame e gli spunti originali da cui partire per creare un prodotto innovativo, ma c'è una netta differenza che separa ciò che è originale da ciò che si rende ridicolo anche come concetto, salvo che non sia sviluppato in maniera adeguata e sia reso quantomeno credibile. In questo caso non soltanto la storia del "vestito posseduto" è palesemente una caricatura di se stessa ma, tralasciando questo particolare - che non è per niente di poco conto -, si rivela anche poco emozionante e coinvolgente nel complesso: non ci sono scene interessanti, né colpi di scena degni di tale nome o personaggi che emergono dalla melma che ricopre ogni singolo fotogramma.

L'unico personaggio che mi ha quantomeno lievemente interessato è proprio il protagonista, forse il più curato tra tutti per via del suo ruolo, ma ciò non giustifica la banalità e l'inutilità dimostrata dagli altri personaggi: la classica fanciullina in pericolo, particolarmente avvezza ad arrossire in qualsiasi momento, e la comparsa delle due assistenti di Sekiei, che non hanno alcuna funzione all'interno della storia né una qualsiasi influenza su ciò che accade.
Tutti sono totalmente inutili fuorché il protagonista e le mani cleptomani, che hanno invece il compito di dare un significato alla storia assumendo il ruolo di antagonista principale.

Mi rendo perfettamente conto del fatto che sia piuttosto difficile sviluppare una trama coerente in soli tre episodi della durata di cinque minuti scarsi, ma questo non significa che si debba creare un tale scempio che non ha né capo né coda né il minimo diritto di esistere.
Perciò mi ritrovo a dovere necessariamente sconsigliare "Sekiei Ayakashi Mangatan" a chiunque, perché il suo unico pregio risiede nel protagonista, purtroppo sfruttato il minimo indispensabile quando poteva di certo dare qualcos'altro - la sua sola esistenza è l'unico motivo per cui non scendo ulteriormente con il voto.
Un anime inequivocabilmente ridicolo, decisamente poco credibile e colmo di personaggi inutili creati - molto probabilmente - solo per fare da mero contorno all'eroe di turno che si cimenta nelle sue intrepide gesta, in altre parole sconfiggere un branco di mani assatanate e cleptomani.
Da dimenticare e anche alla svelta!



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Phi Brain 2 è il naturale seguito della prima fortunata serie, con cui condivide pregi e difetti.
La storia di questa seconda stagione riparte da dove avevamo lasciato i nostri protagonisti: il POG è stato sconfitto e ora sta venendo ricostruito da un finalmente lucido Rook, mentre Kaito e compagni sono tornati alla calma vita di sempre, fra scuola e puzzle. Nel tempo libero tuttavia aiutano il POG a neutralizzare i "Fool's Puzzles" sparsi per il mondo e rimasti ancora irrisolti. Questa tranquillità viene rotta dall'arrivo di alcuni ragazzi, che si dichiarano membri dell' "Ordine di Orfeo", un'organizzazione dagli scopi non chiari i cui membri sono in possesso dello stesso Orpheus Armlet che ha indossato per tutta la prima serie Kaito.
Ricomincia dunque lo schema già ben collaudato nella prima serie, in cui i vari personaggi si scontrano a suon di rompicapi. Kaito e compagni tenteranno di fermare l'ordine di Orfeo, mentre l'Ordine cercherà di raccogliere più dati possibile su Kaito e compagni, per poi usarli per i loro scopi.

Come il suo predecessore, Phi Brain 2 è una serie leggera e senza pretese, che però non osa e rimane allo stesso livello della precedente. L'introspezione psicologica dei protagonisti è scarsa ed essi più di tanto non maturano rispetto alla prima serie. Particolari rimasti in sospeso, come le storie e i conflitti interiori di Ana o di Jikukawa, vengono trattati in modo superficiale e poco dettagliato, lasciando in sospeso particolari forse non necessari per lo sviluppo della trama principale, ma che avrebbero approfondito e arricchito di molto la storia. Anche il rapporto di amicizia conflittuale fra Kaito e Gyamon non viene sviluppato, nonostante le premesse ci fossero tutte già dalla prima serie. Così accade anche per Rook e il POG, accantonati e relegati a un ruolo di contorno facilmente dimenticabile. Del tutto dimenticati sono anche i pochi "adulti" presenti nel cast.
I nuovi antagonisti sono relativamente ben costruiti, tuttavia come nella serie precedente i creatori non hanno osato e nessuno di essi risulta grandemente approfondito, nonostante anche in questo caso le premesse fossero ottime. Solo il principale antagonista, Freecell, si salva in parte e ha abbastanza introspezione.
L'epilogo giunge con qualche colpo di scena gradito, tuttavia, anche in questo caso, alcuni particolari vengono lasciati in sospeso, probabilmente in previsione della già annunciata terza serie.

Tecnicamente Phi Brain 2 è in totale continuità con il predecessore, con animazioni pulite e un tratto moderno che risulta gradevole e un po' diverso dalla maggior parte degli anime del momento. La colonna sonora condivide e riprende molti brani della prima serie ed è molto gradevole.
Con una certa amarezza, devo dare solo 7 a Phi Brain 2. E' una serie gradevole e divertente come la prima, ma non ha portato innovazione e non ha corretto i difetti della precedente. Sarebbe stata cosa gradita osare di più e fare scelte più azzardate, la serie avrebbe acquisito maggiore spessore. Aggiungere meno personaggi e focalizzarsi sui vecchi avrebbe reso il tutto molto più accattivante. Nonostante tutto, consiglio queste sequel a tutti coloro a cui è piaciuta la prima serie. Non sarà un capolavoro, ma è in tono con la precedente ed è ottima per passare qualche ora in relax.



7.0/10
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Parto con una premessa che forse in molti non si aspettano: "Accel World" non ha assolutamente nulla di originale. Il mondo virtuale dei burst linker ricorda moltissimo il pluri-plagiato "The Matrix"; gli scontri del tipo "picchiaduro" fra i vari avatar hanno il loro antenato più lontano, tra quelli che io ricordo, in un videogame venuto alla luce addirittura nel 1987 e che si chiamava (qualcuno sicuramente lo ricorderà) "Street Fighter"; di storie di amicizia e amore tra studenti ne è pieno il database di questo stesso sito. E non è sufficiente ambientare tutto in un futuro più o meno lontano e assegnare la parte del protagonista a un inedito studente basso e obeso per poter parlare di un anime innovativo.
Nonostante tutto questo risulti assolutamente evidente, non si può non ammettere, però, che "Accel World" è senz'altro un prodotto più che discreto, in quanto riesce a compensare a questa assoluta mancanza di originalità con un ottimo mix di elementi già visti e che, messi assieme, riescono ancora a destare il vivo interesse dello spettatore.
Haruyuki è uno studente non certo di bell'aspetto che passa il suo tempo fra videogiochi, i suoi due amici d'infanzia Chiju e Taku e a difendersi dagli immancabili bulli. Un giorno, però, il suo stile di vita è destinato a cambiare radicalmente: la sua bellissima senpai Kuroyukihime, impressionata dalla sua abilità ai videogiochi, lo invita a unirsi a lei in un nuovo segretissimo gioco virtuale. Le sorprese che lo attenderanno saranno parecchie ma, in fin dei conti, finiranno per risollevarlo dallo stato di inutile inetto in cui si trascinava nella sua vita reale.
Molte madri pensano che i propri figli passino troppo tempo con i videogiochi trascurando altre forme di evasione meno estranianti dalla realtà. Quando le console "casalinghe" ancora non esistevano ci si preoccupava che i figli passassero troppo tempo davanti alla televisione; insomma, c'è sempre stata una diffusa preoccupazione dell'effetto dipendenza che poteva nascere dalla ricerca di un mondo virtuale dietro un qualunque schermo. Cosa penserebbero queste madri se vedessero il futuro prospettato da "Accel World"? Temo proprio che ne sarebbero terrorizzate: i protagonisti trasferiscono il senso della propria esistenza nelle dinamiche di questo "realistico" ma non "reale" videogioco virtuale. Per tutti e ventiquattro gli episodi nel mondo reale non avviene nulla di particolarmente significativo; il nucleo della storia, invece, si svolge quasi interamente nel mondo virtuale. Ma se quest'anime, pur non rendendosene conto, o non avendone l'intenzione, mette in evidenza tutti i possibili mali dell'inarrestabile sviluppo della tecnologia e dell'informatica, primo su tutti un fortissimo senso di alienazione dalla realtà, dall'altro ne sottolinea anche i pregi in termini di possibilità di socializzazione: nuove amicizie, rinsaldamento dei legami tra vecchi amici attraverso il gioco, eccetera eccetera.
Quanto all'anime in sé, per lunghi tratti è appassionante e/o divertente, ma ogni tanto si perde in episodi senza senso e/o noiosi. Non sono d'accordo con chi lo definisce un capolavoro; "Accel World" è senz'altro un titolo più che discreto ma che, a mio avviso, non merita una valutazione superiore al sette.