Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo ad anime del 2011, con The Idolm@ster, Mawaru Penguin Drum e Sekai-ichi Hatsukoi 2.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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"The Idolm@ster" nasce come gioco di simulazione, in cui un produttore deve riuscire a trasformare un gruppo di ragazze in idol di successo. Questa è fondamentalmente anche la trama dell'anime, e detta così potrebbe non incuriosire affatto. Ma si sa, mai giudicare dalle apparenze.

Ho iniziato a guardare "The Idolm@ster" spinta dalla ricerca di un anime leggero, attirata dai colori vivaci e dalle musiche orecchiabili. Beh, con mio immenso piacere, puntata dopo puntata mi sono sempre più appassionata, arrivando ad immedesimarmi nei personaggi e ad emozionarmi con loro.
Le protagoniste sono tredici ragazze che condividono lo stesso sogno, ovvero quello di diventare, per un motivo o per l'altro, famose idol. Ognuna ha il suo carattere, che in alcuni casi rispecchia i classici stereotipi, anche se in una maniera velata, così da risultare evidente, ma non pesante. Come tutte le adolescenti, hanno il loro punto di forza e le loro debolezze; debolezze che ovviamente vanno superate, ed ecco che interviene Producer-san, come viene appunto chiamato il produttore. Rispettando quelle che sono le dinamiche del gioco, egli si ritrova ad interagire con ogni ragazza per aiutarla a superare le proprie insicurezze, un compito che non si rivela sempre facile. Ad ogni idol viene dedicato almeno un episodio, ma ad emergere alla fine non è l'individualità di ciascuna, bensì la forza del gruppo.

Diventare vere idol, conquistare l'affetto del pubblico e preservarlo richiedono un grande e costante impegno. "The Idolm@ster" affronta questo tema con abilità, mostrando questo mondo, luccicante all'esterno, con gli occhi di chi ci vive dentro, da quando le idol si pongono domande sul proprio futuro, a quando il successo di alcune causa l'invidia di altre. La paura di sbagliare, il sentimento della solitudine, la cattiveria di chi cerca di screditarle di fronte alla stampa e di mettere zizzania, la facilità con cui ci si può arrendere e la difficoltà di trovare la determinazione per andare avanti.
Tutte queste tematiche non emergono in modo dirompente, al contrario vengono presentate delicatamente, miscelate all'interno di una comicità semplice e spontanea, ma efficace. Dominano le scene divertenti e in molte ho riso davvero tanto.
In realtà, gli ultimi episodi si caricano di una inaspettata tristezza, di vera angoscia; la sensazione è quella di guardare un anime diverso. Eppure, ritengo che la scelta di collocare alla fine questi avvenimenti sia giusta, poiché ora lo spettatore conosce i personaggi, è divenuto partecipe degli eventi ed è in grado di comprendere ciò che sta accadendo. Perché anche i legami più forti possono spezzarsi. Perché quando l'amicizia è così profonda diventa ancora più difficile e doloroso separarsi. Perché si comincia condividendo tutto e poi, quando ciascuno trova la sua strada si finisce con il restare soli. Si può scongiurare tutto questo?
"The Idolm@ster" dimostra che la felicità è reale solo se condivisa. A volte avere qualcuno accanto pronto ad aiutarti, fidarsi degli altri, credere nell'amicizia, sono le uniche cose che servono per superare i momenti difficili.

Una componente molto importante è costituita dalle musiche. Il repertorio è molto vasto, considerando che le ending sono tutte diverse e che a queste vanno aggiunte le canzoni dei vari episodi; canzoni peraltro molto significative e piacevoli da ascoltare. Le scene di ballo sono generalmente ben realizzate e i concerti li ho trovati molto coinvolgenti.
I colori tenuemente accesi contribuiscono a creare quell'atmosfera di gioia e speranza propria dell'anime (da notare che essi divengono bui e spenti proprio in quegli episodi finali di cui ho parlato in precedenza).

Devo ammettere che "The Idolm@ster", nella sua semplicità e dolcezza, mi ha lasciato qualcosa. La sua forza non sta nella sua originalità (che è poca), quanto piuttosto nella sua capacità di coinvolgere, per quanto soggettiva possa essere.



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A ben dodici anni dal suo ultimo lavoro Kunihiro Ikuhara torna alla regia con un'opera originale, e già questo è un evento dalla portata epocale per gli animofili. "Ikuni" è infatti uno dei pochi autori giapponesi noti in Occidente dai tempi di "Sailor moon" e ancora in attività, nonché uno dei più riservati.

Di cosa parla, Mawaru Penguin Drum? Questa è una delle molte domande cui l'anime non offre una chiara risposta. In origine è la storia di una fanciulla malata e dei disperati tentativi dei suoi amati fratelli per salvarla; di bambini sperduti nella discarica del mondo, di genitori le cui colpe ricadono sui figli, di percorsi di crescita "deviati", del fato e della morte; di principesse del cristallo, di pinguini surgelati, di biblioteche oniriche, di mele, di conigli, di fionde sparacaramelle; dell'eterno conflitto tra altruismo e solipsismo. Personalmente ritengo che non ci sia miglior riassunto dell'"Arigatou. Aishiteru" finale; la scelta della chiave di lettura ricade comunque come una spada di Damocle sulla testa dello spettatore.
Mawaru Penguin Drum è da intendersi come un'esperienza visiva, un viaggio sul treno della via lattea (e qui tornano utili i "cartelli" sparsi per la metropolitana come la conoscenza del racconto di Kenji Miyazawa): l'autore colloca lo spettatore su una platea virtuale da dove può osservare alcuni personaggi pescati dall'anonima folla, accompagnarli nel corso di 24 densissimi episodi e trarne uno le conclusioni. Fra un'allegoria e l'altra sono individuabili degli indizi, dei puntini; a chi guarda spetta l'onere di unirli per dar vita a un disegno compiuto. Non si corra l'errore di sottovalutare un simile agire, di tacciare l'anime come sciocco e vuoto; nel metodo di Ikuhara non si cela la codardia, bensì un' appassionata fiducia nelle potenzialità intellettive e umane del suo pubblico. Come ne "La rivoluzione di Utena" (cui l'anime si relaziona spesso e volentieri, a suon di gustose citazioni per chi le sa cogliere) operazioni diverse portano allo stesso risultato.

Il carico di informazioni ottenute alla fine di ciascuna "stazione" è notevole, oserei dire estenuante: la narrazione è meno che lineare, perennemente interrotta da flashback fagocitanti interi episodi e discutibili colpi di scena piazzati ad arte per far proseguire la visione. A tratti, semplicemente, si avverte l'esigenza di un racconto più esplicito, di un minor affollamento di piani, simboli e personaggi. Non tutti gli spettatori arriveranno alla fine, ma chi avrà il coraggio di buttarsi a pesce nel pazzo mondo di Mawaru Penguin Drum, senza la pretesa di capire tutto subito, raggiungerà il capolinea con le lacrime agli occhi e un tuffo al cuore. Perché il significato ultimo dell'anime è attualissimo e esposto con grande sensibilità, non può lasciare indifferenti.

Cosa ricorderanno gli altri, negli anni a venire, di Mawaru Penguin Drum? Di certo gli spassosi siparietti con protagonisti i pinguini, l'eclettismo e il patetismo della messa in scena ; l'uso intelligente della segnaletica stradale, uno dei pochi linguaggi universali esistenti al mondo; la vitalità di Himari e i teatrini di Ringo. Qualcuno infine apprezzerà il lavoro di Brain's Base alle animazioni e quello di Yukari Hashinoto alle musiche, rigettando il resto. Dal canto mio sento di ringraziare Ikuhara per il divertimento e la bella lezione; spero che non debbano passare altri dodici anni prima che le nostre strade si incrocino di nuovo.



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"Sekai-Ichi Hatsukoi" ("Il primo amore nel mondo") è un anime - recensisco prima e seconda serie insieme - di ventiquattro episodi tratto dall'omonimo manga di Shungiku Nakamura, autrice del forse più famoso "Junjou Romantica".
La trama si incentra su Onodera Ritsu, un editore letterario che si ritrova a dover "lottare" per sopravvivere nel mondo dell'industria degli shoujo manga: da un lato, a causa dei ritmi incalzanti del suo nuovo lavoro, dall'altro, a causa delle attenzioni del suo nuovo capo, Takano Masamune: pare che quest'ultimo desideri che il loro rapporto direttore-dipendente si evolva in qualcosa di più, proprio perché questo è già avvenuto ai tempi del liceo.
Lo Studio DEEN si è, senza il minimo dubbio, migliorato in ambito tecnico. Rispetto al suo predecessore, "Il primo amore in assoluto" - preferisco chiamarlo così - si presenta superiore, in particolar modo per le colorazioni e gli sfondi. Il doppiaggio è a dir poco fenomenale: vanta un cast di prim'ordine, capace di rendere al meglio anche la minima sfumatura emotiva.

Personalmente ho rivalutato "Sekai-Ichi Hatsukoi". Qualche tempo fa lo avevo giudicato male a causa/grazie alla longevità della serie, nonostante il "nulla di fatto". Adesso lo giudico positivamente proprio in virtù di questi "tagli" e del senso di sconclusionatezza che lascia. Quasi ogni riferimento esplicito al sesso viene accantonato e messo da parte per dare maggior rilievo all'enormità - credo di poter utilizzare questo termine - dei sentimenti in ballo. Sicuramente i "veri" omosessuali non hanno potuto ridire su nulla. Qui non si vede niente e non vedo come si possa ancora accusare l'autrice di aver reso i rapporti troppo "femminili" - per quanto questi abbiano mortalmente ragione, e per la stragrande maggioranza della produzione shonen'ai/yaoi! Anzi, a proposito dell'autrice, c'è da lodarla: l'aver messo il flashback di Takano alla fine del volume, dell'arco narrativo, dell'anime o quello che è, ha davvero impreziosito il tutto. Finalmente abbiamo il punto di vista della parte attiva della coppia principale e ci rendiamo conto di quanto questa non sia volta esclusivamente - uso un eufemismo - alla "soddisfazione personale": sentiamo l'amore di Masamune, ex abrupto, e non ci resta che approvare il suo comportamento.
E odiare Ritsu ancora di più per la sua vana resistenza.