Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo a titoli d'azione, con 07-Ghost, GunGrave e Smile Precure.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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7.0/10
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25 puntate, quando, probabilmente, ce ne vorrebbero 50, se non 75. Questa è la tragica situazione di quest'anime. La primissima cosa da dire è che non c'è un finale: diciamo che si chiude un arco narrativo, che tuttavia ci lascia sulla soglia di mille altre avventure che forse non conosceremo mai, perché siamo a fine 2012 e, dal 2009, il sequel ancora non c'è. E il manga, che ho tentato di approcciare, ha un disegno che mi fa girare la testa. Ho rinunciato.
Esercito la mia pigrizia ed evito inutili ripetizioni saltando a piè pari la trama, già così degnamente raccontata da altri. Questa volta, invece di tentare un qualcosa di organico, voglio scrivere impressioni personali che esulano dal disegno o dalla musica, già sviscerati altrove.

Cosa mi ha particolarmente colpito di questo lavoro? Per esempio, il modo in cui il mio atteggiamento nel vederlo è cambiato nel corso delle puntate. Se in principio il mio ateismo si ribellava all'idea di tanta chiesa, con il passare del tempo si è ammorbidito fino a trovare vagamente fastidioso il fatto che l'argomento religioso venisse avvicinato in maniera tanto "spensierata" e usando a casaccio alcune frasi di sapore cristiano ma che sembravano avulse da un contesto reale. Poi, però, ho apprezzato molto la frugalità quasi francescana dei pasti degli ecclesiastici: certo è che non avrei difficoltà a mantenere la linea con simili menù! E' bello vedere descritta tanta sobrietà ma, per contro, il complesso della chiesa è immenso e non dà certo l'impressione di essere povero, pur non essendo grondante d'oro come lo sono molte in realtà.

Come per la realtà, il mondo pseudo religioso di "07-ghost" è un mondo maschile. Non si vede un solo personaggio femminile di spicco o con un ruolo di una certa importanza. Ci sono una sirena organista (!), qualche suora, il cui compito principale sembra quello di fare le pulizie (!), e la sorella di uno dei protagonisti, che è lì per fare la vittima. Le azioni mirabolanti, la lotta, il coraggio, il destino, lo stesso atto del pensare, sono appannaggio della metà maschile del mondo.
E questo, signori miei, visto che si tratta di un prodotto solo all'apparenza destinato, per tematiche, combattimenti e trama, a un pubblico maschile, è un difetto grave. In realtà, è vero che ci si trova ai confini dello shounen-ai. Non sarebbe stato infarcito di tanti bei ragazzini in divisa e pronti a giurarsi eterna fedeltà e a dichiarare il proprio amore - ammesso che non dipenda da traduzioni tendenziose: ti voglio bene ha una connotazione certo diversa, ad esempio - se non fosse stato destinato anche a un pubblico femminile. Non che, rivolto a un pubblico maschile, lo stereotipo della donna con lo spazzolone sia un buon messaggio.

Si nota purtroppo, nelle prime puntate, una certa tendenza alla ripetizione fotocopiata dei conflitti, cosa che fortunatamente si attenua più avanti, quando la trama si infittisce.
C'è da dire che, ai miei occhi di donna con prole, non è sfuggita l'incongruenza di un Teito che passa le prime 10 puntate incatenato mani e piedi, ma senza mai essere ostacolato dalle sue catene, e senza rimediarne un segno sulla pelle. Aggiungiamoci che, nel frattempo, si cambia miracolosamente d'abito, indossando tuniche complete di maniche. A meno che non gliele abbiano cucite addosso, o non si sia fatto abbondante uso di velcro al posto delle cuciture, vi sfido a imitarlo!
Ma queste sono, tutto sommato, quisquilie. In realtà, escludendo coscientemente dai pensieri le cause di fastidio, la storia è molto piacevole, con una bella trama succosa che ti lascia il pieno di curiosità per la prossima puntata. Io l'ho vista tutto d'un fiato, facendo le ore piccole per tutta la settimana, e addurrò questa scusa come causa della sconclusionatezza di questo scritto.



8.0/10
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Un grandissimo game designer una volta disse, salvo poi contraddirsi in seguito, che non avrebbe visto di buon occhio la pubblicazione di un blockbuster dedicato al suo third-person shooter, perché si sarebbe presentato sempre e comunque come un insieme di livelli da completare e boss da eliminare. Per Gungrave questa considerazione non potrebbe essere stata più plausibile, dato il concept di frenetico sparatutto arcade, che al fattore trama non aveva dato tanto spazio sui lidi PlayStation. Invece l'ennesima fatica targata Madhouse riesce a estrapolare dal titolo SEGA le potenzialità per una storia mozzafiato, in cui a farla da padrone saranno, più di ogni duello o sparatoria, vicende estremamente drammatiche e memorabili biografie dei personaggi a esse legati. Gungrave è un'opera che riesce a ritrarre un contesto malavitoso in modo maturo e realistico - relativamente, anche se l'aspetto fantascientifico è solo marginale - come pochissimi altri anime sono riusciti a fare: potrei citare Texhnolyze, dello stesso anno, o i recenti Michiko e Hatchin e Phantom, mentre i vari Black Lagoon, e Baccano! avrebbero assunto di fronte all'argomento 'mafia' un atteggiamento già molto più distante, mirato all'intrattenimento e all'adrenalina. La sceneggiatura di Gungrave, come qualcun altro ha giustamente evidenziato, può facilmente richiamare alla memoria quelle di grandi crime movies del cinema internazionale, come C'era una volta in America o l'ancora più accostabile City of God di Meirelles.

In una locazione imprecisata, ma molto probabilmente negli Stati Uniti, assisteremo alla progressiva ascesa dei protagonisti ai vertici della malavita, seguendoli passo passo in un cammino che partirà fin dall'infanzia e li condurrà, dopo una lunga escalation fatta di alleanze, tradimenti e soprattutto sacrifici, a un epilogo meraviglioso e inevitabile. In campo anime/manga la storyline di Gungrave può poi ricollegarsi a quella di un titolo su tutti, ovvero Berserk, sia per la narrazione in flashback di buona parte di essa, sia per il vincolo di fratellanza - poi alterato drammaticamente - tra Harry e Brandon come perno e motore di tutto, che ricorderà sotto molti aspetti il legame Grifis-Gatsu.

Decisamente importanti sono le riflessioni che la serie contribuisce a innescare, grazie a un chara development che investe proprio tutti, nessuno escluso, non solo caratterialmente parlando, ma anche per ciò che concerne l'aspetto fisico. L'invecchiamento dei personaggi, sempre più visibile con il trascorrere degli episodi, abbellisce e amplifica la trama, ne scandisce la cronologia, e rafforza uno dei concetti fondamentali dell'opera: l'ambizione al potere eterno, quella di predominare per sempre su tutto e tutti, è mera illusione, come quella di divenire immortali affidandosi alla scienza, che ci trasformerebbe invece in esseri mostruosi agonizzanti in attesa di una seconda morte (i Superior). Anche chi era il boss più temuto di tutti (Harry McDowell), di fronte ai segni del tempo potrà solo rinunciare alle manie di grandezza, aspettarsi che qualcun altro prenda il suo posto in quel circolo vizioso, e magari ripensare al momento in cui la vera felicità non era ancora stata rimpiazzata dalla bramosia.

Tecnicamente Gungrave è piuttosto discontinuo, con animazioni mai pienamente soddisfacenti se non negli episodi di testa e di coda, mentre regia e sonoro risultano quasi sempre incisivi e decisivi. Pur non eccellendo graficamente, o peccando di una drammaticità a volte un po' eccessiva, quest'anime non si dimentica facilmente, per cui lo consiglio caldamente, specie agli amanti del cinema.



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Squadra che vince non si cambia... si copia!
È stata all'incirca questa la mia prima impressione - come forse anche quella di molti altri appassionati - all'annuncio di Smile Precure, la nona stagione del filone di leggendarie guerriere creata dalla Toei Animation. Il pensiero è andato infatti subito a Pretty Cure 5 (e successivo Go Go), una delle serie più popolari della saga, nonché la prima a portare a cinque il numero di elementi della squadra delle Pretty Cure.
Cinque sono anche le componenti della squadra di Smile, le quali, per colori, personalità e caratteristiche, paiono così ben sovrapponibili alle compagne che le hanno precedute: Miyuki, Akane, Yayoi, Nao e Reika, ovvero Cure Happy, Sunny, Peace, March e Beauty, ricordano davvero molto Cure Dream, Rouge, Lemonade, Mint e Aqua. Che i creativi del team di Izumi Todo siano a corto di idee e che, per compensare, si siano dati alla sana pratica del riciclaggio?

In realtà, lo show delle Pretty Cure fa sempre parte della più ampia famiglia del "Sentai" nipponico, una categoria di spettacolo che ha da sempre i suoi canoni fissi e precisi, e in cui possono avvicendarsi molte serie ma a cambiare sono solo gli interpreti, le tematiche (anche se sarebbe meglio dire gli spunti) e l'ambientazione. Dunque, tirar fuori dal cassetto dei personaggi di una vecchia serie per ridargli una rinfrescata e, sostanzialmente, riproporli a qualche tempo di distanza, potrebbe generare scene e situazioni già viste. Un problema tuttavia che sorge solo per i vecchi spettatori e non per i nuovi, che, essendo magari giovanissime nuove leve, non conoscono le vecchie serie (e in fin dei conti neanche necessitano di conoscerle).
Le sospettose trame mentali da spettatore navigato lasciano però ben presto spazio ai fatti, dal momento che nel giro di pochi episodi si introducono tutte le cinque protagoniste (oltre a vedere i primi antagonisti) e si è belli e pronti a girare per il mondo di Smile Precure. Un mondo coincidente con una città allegra e variopinta che ben si abbina al mondo delle favole che fa da retroscena e da ispirazione a questa nuova serie.

Ma più che le basi e gli spunti su cui si poggia la serie, a contare maggiormente è il tema che lega fra loro tutti gli episodi, cioè il sorriso, "Smile", come è anche ben posto nel titolo. Infatti, Smile Precure si presenta da subito come una serie molto allegra, il cui intento è soprattutto quello di far divertire lo spettatore, piccolo o grande che sia. Sembra proprio che gli autori ce la mettano tutta per far sorridere il pubblico, utilizzando da subito simpatiche gag e situazioni divertenti. Un crescendo che tocca anche punte di una certa raffinatezza e che produrrà molte citazioni (da altre serie delle Pretty Cure, ma non solo) e irresistibili parodie (del cinema classico, delle fiabe, addirittura dei robottoni). Tutto però senza mai lasciare per strada un certo risvolto pedagogico che vuole trasmettere, specie ai più giovani, i valori dell'impegno, dell'amicizia e del rispetto per gli altri.

Smile, quindi, si svolge molto bene nel suo percorso quasi annuale. Ampia agevolazione arriva dall'evidente impegno profuso dallo staff Toei nel realizzare la serie, impegno che ci porta scenari e personaggi curati e vivacemente colorati, molti effetti speciali e accattivanti musiche (bellissima quella del primo attacco combinato delle Pretty Cure, ma, ahimè, successivamente l'hanno cambiata), con una qualità media mantenuta per tutto il corso della serie.
Emerge poi anche una bella squadra di doppiatori molto affiatata, in cui si livellano verso l'alto anche voci come quelle di Marina Inoue, Hisako Kanemoto e Misato Fukuen.
Purtroppo, però, Smile Precure rimane alla fine vittima di sé stesso. Tra una generosa citazione e l'altra si finisce per produrre un finale mielosamente tragico, spudoratamente (stavolta sì) copiato pari pari dal film All Stars DX3 con una rielaborazione peggiorativa, in cui si inserisce un boss finale fin lì inesistente (e dire che un bel Joker cattivone ce l'avevano in casa). Una sorta di tradimento per lo spirito che per quaranta e passa episodi aveva contraddistinto la serie.

Un peccato per Smile Precure, che fino a quel momento aveva dimostrato il suo buon valore. Magari resterà senza il bel contorno di Fresh o con una vena meno epica di altre serie, proprio in virtù del suo spirito più allegro, però per quasi un'intera annata aveva dimostrato simpatia e una pregevole fattura. Ahinoi, non tutte le ciambelle riescono col buco.