Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo ad anime del 2013, con Silver Spoon, Senki Zesshou Symphogear G e NouKome.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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8.0/10
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"Silver Spoon" racconta la vita in fattoria in maniera semplice, positiva e divertente, mettendo in luce soprattutto il buono di questo stile di vita duro, ma che regala soddisfazioni (almeno a detta dei personaggi coinvolti). L'opera è breve (undici episodi) e lascia poco spazio ad approfondimenti particolari, mentre invece vengono mostrati di sfuggita diversi aspetti e settori del mondo agricolo, in una maniera che riesce a interessare anche chi, come me, è lontano anni luce dal guardare con occhi curiosi quel mondo snobbato dagli abitanti delle città.

Hachiken è uno studente modello, abituato a essere pressato dai genitori per riuscire negli studi e nella vita. Stanco di questo controllo decide di iscriversi alla scuola agricola, un po' per ribellione, un po' perché è l'unica del Paese con dormitorio, e che quindi gli consenta di restare lontano da mamma e papà, ovviamente scontenti della scelta. Superate le enormi difficoltà iniziali tipiche dello stile sobrio e schizzinoso degli abitanti della città (ha paura degli animali, vede tutto sporco, ha difficoltà a mangiare alcuni alimenti che ritiene sporchi e poco igienici dopo aver visto da dove provengono), riesce piano piano a integrarsi in un mondo e una società piena di persone abituate alla vita bucolica fin dalla nascita, molto preparati nella pratica, ma ignorantoni nello studio. Infatti Hachiken non fatica a eccellere in classe, ma è imbranatissimo nelle prove pratiche. Qui esce l'anima comica, ma anche profonda, dell'anime, che racchiude in queste due facce la propria bellezza e unicità. Con opera di umiltà si affida ai suoi nuovi amici per imparare tutto quello che c'è da sapere, e ogni puntata è un'avventura nuova, tutto contornato dal filo principale, ossia il rapporto del ragazzo con un cucciolo di maiale, Spezzatino, che prende in simpatia e aiuta a crescere sano fino al momento della macellazione, nonostante il conflitto morale che gli viene posto. Proprio il fatto di lasciare andare l'animale segna la completa maturazione di Hachiken, e ora sappiamo che ce l'ha fatta e che quella ribellione ai genitori si è trasformata in una vera e propria passione.

Le puntate sono tutte godibili, danno un senso di pace e tranquillità. E' una serie da vedere a cuor leggero quando si ha voglia di pace. La cosa più bella è proprio quella di riuscire a trasmettere quanto il ritmo in campagna sia più lento rispetto a quello frenetico della città, cui siamo abituati solitamente.
Ma il titolo da dove viene? Cos'è questo Silver Spoon? Il nome deriva dall'usanza di regalare a un neonato un cucchiaino d'argento, perché un tempo si riteneva che l'argento avesse proprietà magiche e tenesse lontani gli spiriti cattivi. Questo cosa c'entra con l'opera? Nulla, rappresenta un minuto di una puntata in cui si vede un cucchiaio simbolico appeso al muro della mensa. In questo caso il titolo è scollegato dall'opera, almeno per quanto si vede nella prima stagione dell'anime. È infatti confermata una seconda stagione, prevista per l'anno prossimo, il 2014.

La storia in sé non rappresenta nulla di eccezionale, uno slice of life con apparentemente nulla da dire, ma la magia si trova invece nel modo di raccontarlo, quella pace di cui parlavo prima. Una serie che mi sono guardato tutta di un fiato quando era appena finita e che mi ha catturato nonostante i pregiudizi che avevo. Di conseguenza mi sento di consigliarla a tutti, anche a quelli abituati a un altro tipo di genere, perché costituisce una piacevole eccezione. Voto: 8.



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Le Symphogear sono tornate, e sono più toste che mai! Dopo una prima serie dal grande potenziale, ma con qualche difetto di troppo, ero molto curiosa di scoprire cosa avesse in serbo per noi questo sequel: ovviamente altra musica, mostri e adrenaliniche scene di combattimento.
Prima di tutto, un'avvertenza: approfittando della presenza della prima serie, "Symphogear G" non perde tempo con inutili spiegazioni ed entra subito nel vivo dell'azione, citando nomi di reliquie e facendo riferimento a mitologie che chi non ha mai visto "Symphogear" non riesce a cogliere e farebbe fatica a capire. Pertanto, se non avete visto la prima serie, siete fortemente sconsigliati dal vedere quest'opera.

Nella serie ritroviamo Hibiki, Tsubasa e Chris impegnate nella lotta contro i Noise. Durante un concerto di Tsubasa un'organizzazione terroristica chiamata "Fine" fa la sua comparsa, proclamando di voler salvare la Terra dalla sua imminente collisione con la Luna: pare infatti che, a causa dei danni subiti nello scontro finale della prima serie, la Luna abbia cambiato la propria orbita intorno al pianeta e nel giro di qualche anno si schianterà sulla Terra distruggendola. Nell'organizzazione sono presenti altre tre utilizzatrici di Symphogear, tra le quali spicca Maria Cadenzavna Eve - che si dichiara reincarnazione della sacerdotessa Fine e utilizzatrice di una Gungnir nera.

La principale novità di "Symphogear G" sta nel fatto di avere - finalmente - avversari decenti a fronteggiare le nostre tre protagoniste: al di là dell'occasionale scontro con qualche gruppetto di Noise (orrendi e inutili come sempre), le battaglie tra utilizzatrici di Symphogear sono decisamente di tutt'altro spessore, e uno spettacolo per gli occhi a livello grafico. Inoltre è interessante osservare le interazioni tra i due gruppi di ragazze: nonostante vengano presentate all'inizio della serie come "villains", Maria, Kirika e Shirabe hanno un profondo legame tra di loro e motivazioni che le spingono ad agire come terroriste (in particolare Maria, che è il personaggio più approfondito e l'unico - oltre a Chris - che subisce una evoluzione psicologica alla fine della serie). Discorso a parte per il dottor Ver, la cui psicologia si può riassumere in due parole: pazzo fanatico. Punto. Per tutta la serie non sono riuscita a capacitarmi di come facessero Maria e le altre a fidarsi di uno la cui espressione normale ricorda parecchio Jack Nicholson in "Shining"...

Per quanto riguarda invece il nostro trio di protagoniste, possiamo assistere a qualche cambiamento: Tsubasa, risolti i suoi conflitti nella prima serie, assume sempre più un ruolo di mentore e guida nel gruppo; Hibiki, nonostante sia sempre la stessa ragazzina allegra e solare, sarà protagonista di una sottotrama alquanto drammatica (che non rivelo per non fare spoiler); infine, la parte del leone la fa Chris, che vediamo adattarsi pian piano a una vita da ragazza normale, consapevole che ora ha un posto che può chiamare "casa".

Per una serie che fa della musica uno dei suoi punti forti, devo dire che la soundtrack non mi ha particolarmente impressionata: non sto dicendo che sia brutta, per carità, ma la maggior parte delle tracce che accompagnano le scene di combattimento non mi sono rimaste impresse alla fine degli episodi. Ci sono alcuni piccoli momenti in cui la musica non fa da sottofondo a uno scontro (come ad esempio durante il festival scolastico), ma in generale la impressione è stata che, a confronto con la prima serie, la quantità di musica sia aumentata a discapito della qualità. Salvo solo le due canzoni di opening ed ending, cantate rispettivamente da Nana Mizuki e Ayahi Takagaki.

In conclusione, nonostante presenti ancora qualche difetto (in particolare a livello di trama), "Symphogear G" è un anime che riesce a superare il suo predecessore: il maggior numero di personaggi permette di assistere a situazioni e scontri più diversificati, oltre a poter aggiungere qualche sottotrama che molto spesso si rivela anche più interessante della principale. Non è perfetto, ma mi ha divertita a ogni singolo episodio, e un voto in più rispetto a "Symphogear" se lo merita.



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Chi di voi non ha mai sognato di diventare il protagonista di una visual novel a scelte multiple, in base alle quali è possibile relazionarsi sentimentalmente con la propria eroina preferita? Evidentemente in Giappone tale aspirazione è ricorrente al punto da aver dato ispirazione a questa piccola perla d'umorismo e demenzialità, ottima rappresentante della meravigliosa stagione autunnale 2013.

Noukome (abbreviativo per: Ore no nounai sentakushi ga, gakuen love come wo zenryoku de jama shiteiru, interpretabile in: "Queste dannatissime scelte assolute stanno rovinando la mia commedia sentimentale scolastica!") è una serie della stagione autunnale 2013 composta da 10 episodi di durata canonica. L'opera deriva dall'omonima light novel del febbraio 2012, la quale ha dato vita ad un manga nel febbraio del 2013.

Trama: "La vita è una questione di scelte", così recita l'incipit, mostrando come la storia del pianeta terra, dagli organismi viventi primordiali sino all'essere umano, è stata dettata dalle scelte. E così, dopo questo excursus intrigante, si giunge alla presentazione del protagonista della serie, un tale Kanade Amakusa. Parrebbe un comunissimo studente delle scuole superiori, se non fosse per il fatto che è vittima delle "scelte assolute", ossia una maledizione che lo costringe a dover scegliere tra due o più opzioni (spesso assurde, umilianti, imbarazzanti e dagli esiti imprevedibili). È impossibile evitare le scelte, pena atroci emicranie. Come se non bastasse, Kanade è circondato da una sfilza di fanciulle una più folle e schizofrenica dell'altra, le quali provvederanno a creare ulteriore scompiglio nella sua vita già abbondantemente disastrata. Per siffatte ragioni Kanade è entrato (suo malgrado) a far parte dei "cinque reietti", ossia i 5 soggetti più strampalati della scuola cui è bene stare alla larga. E così, il nostro sfortunatissimo antieroe tenterà di arrabattarsi come meglio crede tra figure a dir poco barbine, situazioni ben al di la dell'equivoco, sfide assurde e… strampalatissime missioni divine! Riuscirà il nostro baldo giovine a spezzare la maledizione delle scelte assolute e a vivere come un comune adolescente la sua vita scolastica sentimentale?

Grafica: promossa a pieni voti. Nonostante si faccia un abbondante utilizzo dell'acquerello (che mitiga i dettagli delle ambientazioni) tutto appare raggiante, brillante, colorato ed estremamente piacevole alla vista. Le ambientazioni sono molto carine, sufficientemente dettagliate, piuttosto variegate e complessivamente più che gradevoli esteticamente. Le animazioni sono ottime per fluidità e dinamismo. Il character design è bellissimo e simpaticissimo alla vista.

Sonoro: anche qui si raggiunge comodamente l'eccellenza. L'opening è un tripudio di demenzialità e follia, con sonorità in perfetto stile jpop. Ending più grintoso e accattivante. Menzione speciale per gli OST, nonostante appaiano abbastanza semplici e martellanti (quasi tutti i brani sono una reinterpretazione delle stesse note), risultano di una simpatia contagiosa ed enfatizzano la comicità della serie. Effetti sonori sopra la media e molto appropriati. Doppiaggio superlativo, ottimo lavoro dei doppiatori i quali sanno deformare le voci dei propri personaggi per accentuare le schizofrenie caratteriali.

Personaggi: non si poteva chiedere di meglio. Una caratterizzazione geniale sotto tutti i punti di vista che li rende incredibilmente divertenti e carismatici. Come se non bastasse, quasi tutti i personaggi presentano una sorta di "seconda personalità" totalmente differente che emerge in casi particolari, trasformando radicalmente l'immagine di ciascun soggetto. Con una simile caratterizzazione l'interazione non può che essere esplosiva. Da notare che, nonostante la natura comico/demenziale dell'opera, è presente anche un discreto fattore introspettivo e non manca anche una buona dose d'evoluzione individuale.

Sceneggiatura: encomiabile. La gestione temporale è orientata alla massima semplicità e fluidità (sono presenti pochi flashback), il ritmo è piuttosto brioso. L'azione non manca mai, e nemmeno qualche scena di sana violenza (e abusi) al nostro povero protagonista. È presente una dose cospicua di fanservice che non risulta mai fastidiosa, ma anzi, esalta le varie scene comiche. I dialoghi sono una perla d'umorismo. Note di merito: spesso ci si diletta in succulenti parodie (memorabili i riferimenti a Fate Stay Night nel nono episodio!) e fino al settimo episodio sono presenti i "finali alternativi" di alcune scelte assolute, semplicemente geniali.

Finale: per una volta non mi lamento del formato a 10 episodi, poiché sono riusciti a concludere più che degnamente un arco narrativo, senza forzature, tagli o questioni irrisolte. È ipotizzabile una seconda serie (dato che la storia è ben lungi dall'essere conclusa) e come finale non posso che elogiare la qualità globale dell'ultimo episodio, godibile sia dal punto di vista umoristico, sia dal punto di vista di trama.

In sintesi: NouKome è la serie rivelazione della stagione autunnale 2013. Un'opera acuta e sagace, godibile praticamente da chiunque ami l'umorismo nonsense/demenziale ed esiga un prodotto d'alto livello. Consigliato a tutti coloro che desiderano farsi delle grasse risate con le disavventure di un povero fanciullo e dell'harem di pazzoidi che lo circonda.