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Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[ANIME] Maria-sama ga miteru: Haru (Scadenza: 5/10/2014)

[MANGA] Legend of Lemnear (Scadenza: 8/10/2014)

[ANIME] Geobreeders (Scadenza: 12/10/2014)

[MANGA] Time Stranger Kyoko (Scadenza: 15/10/2014)


Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi diamo sfogo alle recensioni più negative, con gli anime Mars of Destruction e Pupa ed il live action Street Fighter - La leggenda di Chun Li.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.

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La buona notizia è che hanno avuto la decenza di limitarsi a un solo OVA da una ventina di minuti. Quella cattiva è che bastano e avanzano ad atrofizzarti il cervello fino a ridurlo alle dimensioni di un chicco di uva passa, dimodoché che per rigenerarti devi trascorrere almeno mezza giornata a guardare la vernice che si asciuga. Brutto, inutile, scontato, confuso: una visione cachettizzante, una bioscia di frames a caso con filamenti di trama, tipo la zuppa di Bridget Jones. Una prova di sopravvivenza tra le più curiose, insultanti ed efferate, superata la quale la prospettiva di una nave da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione non susciterà più emozioni di una partita a "Bella Sara".

Anno 2010. Una navicella di ritorno da una missione su Marte esplode generando una pioggia di detriti. Qualche mese dopo sul nostro pianeta iniziano ad apparire creature umanoidi, denominate Ancients, in grado di sparare laser dalla bocca in puro stile Shoop da Whoop. Al fine di distruggerli viene creata un'organizzazione, l'AAST, che pare impiegare soltanto ragazze; l'unico maschio è Takeru, costretto dal padre ad indossare il Mars - ah, la fantasia! -, una speciale armatura in grado di garantire al portatore una forza e una resistenza tali da poter competere ad armi pari con gli Ancients. Ma la contropartita, come canta Carmen Consoli, è considerevole: per ragioni non meglio specificate, infatti, la cara tutina mette così a dura prova chi la utilizza che Takeru, per altre ragioni non meglio specificate, è il solo in grado di tenerle testa. Uno scontro con un Ancient particolarmente evoluto rispetto agli altri instillerà in lui il tarlo del dubbio in merito al ruolo giocato dall'uomo in questa lotta per la salvaguardia della Terra.

Ho il nome di un anime sulla punta della lingua... Neongenesisqualcosa. Cinquanta sfumature di plagio che sono come un kilt sotto il quale non si cela che della bigiotteria da quattro soldi. Chi è il padre di Takeru? A che titolo lo obbliga a combattere? Cosa rende il Mars così instabile, e cos'ha il ragazzo di diverso dai precedenti aspiranti portatori? E gli Ancients? Di cosa si occupa esattamente l'AAST, e da quanto tempo esiste? Quanto è capillare la sua estensione a livello mondiale? Se ogni ragazza è specializzata in una determinata tecnica di combattimento, perché le si vede impiegare tutte lo stesso tipo di arma, peraltro inefficace contro il nemico? Cosa sa l'opinione pubblica di quel che sta accadendo? Esistono delle differenze tra la nostra Terra e quella che funge da setting alla storia?, eccetera. Tutte domande a cui nessuno si prenderà il disturbo di rispondere, non si sa se per via del tempo inclemente o perché non ci si è posti il problema a monte. A naso, tuttavia, propenderei per la seconda, perché se per imbastire una trama venti minuti possono essere pochi dovrebbero esserlo anche per infarcirla di buchi, incongruenze, spoiler grandi come una casa malamente travestiti da pistole di Čechov, sconcertanti ovvietà e altri abomini assortiti, che invece abbondano come il proverbiale riso sulla bocca dello stolto.

Lo scavo introspettivo non esiste, perché non esistono personaggi ma solo tronchi cavi. Il conflitto di Takeru? La (supposta) verità sugli Ancients? Non scherziamo. Ci sono più drammi umani in "Hamtaro" che in quest'anime. Non c'è interazione, non c'è alchimia, non c'è tensione. A stento si rivolgono la parola. Eppure sono dei ragazzi che sicuramente preferirebbero essere da tutt'altra parte e in tutt'altra compagnia invece di rischiare la vita per non si sa bene cosa, per non parlare del fatto che l'organizzazione di cui fanno parte sembra lasciarli molto a se stessi.

Scandalosa la grafica nella sua sciatteria e apostasia delle leggi dell'anatomia umana: persino "Elfen Lied", con il suo splatter a dir poco fantasioso, le dà dei punti. Le animazioni sono stentate, la fotografia e la regia anonime; in altre parole, non si salva nulla. Il doppiaggio è altrettanto povero, anche tenendo conto che la sceneggiatura non presenta alcun appiglio per conferire ai personaggi un pizzico di tridimensionalità. La colonna sonora, infine, è costituita da un pasticciatissimo medley di vari brani di musica classica, tanto per fare un altro sgarbo a NGE: la formica che cerca di strangolare l'elefante, insomma, tanto per fare un esempio che sia allo stesso livello di questo scempio.

Un'esperienza superflua e dimenticabile... almeno spero. 2 e un calcio nel sedere.



1.0/10
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Non si può negare che le aspettative attorno all'adattamento animato del manga Pupa, pubblicato fra il 2011 e il 2013 sulla rivista Comic Earth Star, fossero molto alte: la trama a base di cannibalismo e splatter lasciava supporre un horror crudo e sanguinario, in cui il rapporto affettivo tra un fratello e una sorella vittime in passato di abusi da parte del padre veniva messo a dura prova dalla mostruosa natura di lei, mangiatrice di carne umana. Purtroppo le cose non vanno come previsto, prima a causa dello slittamento della messa in onda dalla stagione invernale del 2013 al gennaio del 2014, poi con la notizia che i dodici episodi sarebbero stati dei corti di quatro minuti soltanto. Quattro minuti! Anzi, due e mezzo, considerando che da quella durata vanno tolte opening ed ending. Quando poi avviene la messa in onda effettiva, la presenza delle censure grafiche, in un anime che è occupato per la maggior parte da scene sanguinolente e da viscere e carne umana in bella mostra, e il modo in cui è gestita la sceneggiatura, danno il colpo di grazia a quello che si rivela essere, invece, una delle più grandi delusioni del 2014.

I protagonisti di questo "capolavoro" sono i fratelli Hasegawa, Utsutsu e Yume, che conducono una vita apparentemente normale, nonostante un passato tutt'altro che roseo, con un padre che li picchiava e una madre che li ha abbandonati per fuggire con un uomo più giovane, almeno fino al giorno in cui Yume non si trasforma in un terrificante mostro che si nutre di carne umana e divora lo stesso Utsutsu. E fin qui nulla di male, potrebbe essere un horror splatter coi controfiocchi, se ci aggiungiamo che sprazzi di ricordi del passato mostrano che Yume dava segni di essere un mostro già da neonata e lasciano intendere che ci sia dietro tutto ciò qualcosa di molto più grande e misterioso, però... salta fuori che Utsutsu è stato infettato dallo stesso virus di Yume, che nel suo caso causa una rapida rigenerazione del corpo e delle parti ferite o addirittura rimosse; il risultato è che da quel momento Utsutsu, per uno sconfinato affetto fraterno, si sacrificherà per la sorellina facendole da pasto quotidiano. Abbastanza perverso, vero? Preferivo di gran lunga quando la sorellina cercava di copulare col fratello e non di mangiarlo, in quel caso almeno c'era la possibilità di vedere un paio di tette o qualche scena ambigua; nel caso di Pupa invece si è condannati a intere scene in cui Yume mangiucchia Utsutsu sdraiato sul letto oppure nella palestra della scuola, e il nostro simpatico e ritardato protagonista arriva ad affermare che gli piace il volto della sorellina cannibale quando ha finito di mangiare. Mah.

Ovviamente, siccome una serie, per quanto sia striminzita la durata dei suoi episodi, non può reggersi su basi così scarne, è necessario introdurre altri filoni narrativi: così ecco spuntare, oltre ai flashback dal passato (sicuramente la parte più interessante della serie), organizzazioni decise a studiare i due fratelli-mostri, scienziate che si fanno ingravidare coi loro gameti per partorire una creatura simile a Yume (perché questa scena mi ha ricordato una cosa simile vista in Game of Thrones?), teppisti sadici che torturano Utsutsu e dottori che lo vivisezionano per il bene della scienza. Il risultato è una sceneggiatura piena di buchi e di passaggi oscuri, che sarebbero stati resi più chiari su schermo da una diversa disposizione degli episodi e degli avvenimenti. Evidentemente, chi ha scritto quest'opera non conosce molte delle regole fondamentali del raccontare e qualcuno avrebbe dovuto insegnargli che le spiegazioni andrebbero messe prima dei fatti di cui dovrebbero spiegare il significato, non dopo! Fastidiosissimo, poi, il contrasto fra la cupezza della storia e alcuni frangenti che vorrebbero invece essere comici (la battuta di Hotoki che chiede scherzosamente a Maria di toccarle una tetta) o teneri e pucciosi (gli orsacchiotti che prendono il posto dei protagonisti e dei loro genitori in alcuni frangenti per spiegare il loro passato, l'intero dodicesimo episodio). A dir la verità anche lo stesso splatter è, in alcuni momenti, eccessivo, immotivato, gratuito, dando l'impressione che l'autore volesse semplicemente realizzare un'opera quanto più sanguinaria, violenta e cruda possibile, anche laddove non ce n'era bisogno, salvo poi inserire nei momenti più inopportuni le suddette cadute comiche o infantili.

La colorazione è molto particolare, sembra fatta a mano con dei pastelli e, nel caso degli sfondi, con degli acquerelli, mentre il character design è abbastanza buono; ad essere deludenti, invece, sono le animazioni, ridotte al minimo e in alcuni punti riciclate più e più volte. Se poi guardiamo alla colonna sonora, si riduce sostanzialmente alle due sigle, per tutta la serie non ci sono brani che colpiscano lo spettatore e rimangano nella memoria. Il doppiaggio è nella norma, per quanto la maggior parte delle volte Yume piagnucoli "Onii-chan" e il fratello in questione urli perché lo stanno sbranando/torturando/vivisezionando. È dura essere un fratello maggiore premuroso, lo so...

C'è qualcosa di buono in Pupa o è tutto da buttare via? Diciamo che è stata una grande occasione sprecata, perché le potenzialità c'erano: un mostro cannibale, un'organizzazione segreta che ne vuole creare altri, i tanti misteri celati nel passato dei due protagonisti erano ingredienti perfetti per una storia horror decente. Sarebbe bastato realizzare episodi della durata di venti minuti l'uno, dare maggior spessore ai personaggi, rendere la sceneggiatura più credibile (quindi via fratelli masochisti che si fanno divorare!) e soprattutto eliminare quei maledettissimi orsacchiotti! Cercate un buon horror altrove, l'unico motivo per cui si potrebbe guardare Pupa è che dura pochissimo (meno di cinquanta minuti complessivi) e offre la possibilità di vedere come non si dovrebbe realizzare un anime.



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Evidentemente quelli di Capcom hanno tanti di quei soldi che, non sapendo come spenderli, preferiscono investire in progetti rischiosi, come ad esempio quello di realizzare un secondo lungometraggio dal vivo basato sul videogame di grande successo "Street Fighter".
Non contenti delle pernacchie prese con il primo film, Capcom ci riprova, riuscendo a fare persino di peggio e realizzare l'impossibile: fare rimpiangere il lungometraggio con Jean-Claude Van Damme.

Per onestà va detto che il film del 1994, pur nel suo essere una 'trashata' unica (di quelle che fanno il giro e diventano belle) e con attori che sembravano solo cosplayer mal riusciti dei lottatori del gioco, fu un successo. C'era il marchio del gioco che all'epoca era sulla cresta dell'onda, c'era Van Damme, lanciatissimo eroe dei film d'azione, e il film, pur nel suo essere pezzente come pochi, si portò a casa una vagonata di soldi, quasi il triplo di quello che è costato girarlo. Le critiche però ci sono state e sono state tante, tanto che nessuno si sarebbe mai aspettato un secondo film.
E arriviamo al 2009. Dopo ben quindici anni, Capcom ci riprova, magari confidando in un risultato simile a quanto avvenuto nel 1994, e viene realizzato questo "Street Fighter - La leggenda di Chun-Li". Purtroppo per loro, il miracolo non si ripete e il film è un flop clamoroso, i cui incassi non ripagano nemmeno metà del budget speso per realizzarlo.

Guardando il film, dimenticandosi che nel titolo ci siano le parole "Street Fighter", lo spettatore si ritrova a guardare un film d'azione con una trama non molto originale e qualche scena di lotta discretamente girata, che, tutto sommato, intrattiene per un'ora e mezza, a patto di non essere molto esigenti e non aspettarsi il filmone dell'anno.

Ma con quel titolo, qual è il pubblico di riferimento? La risposta più logica è "i giocatori e i fan della serie di giochi". Ovvio.
E cosa si ritrova un fan di "Street Fighter" al cinema? Bene, nulla di quello che conosce e ama. Partiamo dal presupposto che di "Street Fighter" il film non ha conservato nessun elemento, a parte il titolo e i nomi di alcuni personaggi, e già partiamo molto male. Abbiamo Chun-Li, la protagonista del film, che è figlia di buona famiglia, il cui padre viene rapito per non si sa bene quale motivo mentre lei è ancora bambina, dallo spietato Bison, che qui nel film è un immobiliarista senza scrupoli che vuole impadronirsi dei bassifondi di Bangkok per costruire appartamenti di lusso e arricchirsi. Capito? Non la conquista del mondo, ma qualcosa di più materiale e concreto: i soldi.
Non è clichè come la suddetta dominazione mondiale, ma anche così non si può dire che sia il massimo dell'originalità. Ci sono altri personaggi del videogame che compaiono nel film, ma sono pochi, e nemmeno quelli principali: per dire, non c'è nemmeno Ryu. Comunque, i loro ruoli sono tutti diversi da quelli del videogame, a parte Vega, che comunque si vede per pochissimo.
Grande delusione per quel che riguarda i costumi, dato che nemmeno uno dei personaggi ricorda la versione del videogame (pure Vega che è il più somigliante da biondo è diventato con i capelli neri) e le scene di lotta. Nessuno dei lottatori ripete quelle che sono le mosse tipiche del videogame, a parte uno pseudo "spinning bird kick" eseguito da Chun-Li e un simil Hadouken realizzato con effetti speciali pezzenti eseguito da Gen prima e poi da Chun-Li nel combattimento finale.

A tutto questo va aggiunto il fatto che gli attori non ricordano nemmeno lontanamente i personaggi che interpretano. Prendi ad esempio Kristin Kreuk, l'attrice che interpreta Chun-Li. Non è nemmeno asiatica. Ma cavolo, è Chun-Li! Possibile che non ci fosse un'attrice giapponese o cinese disponibile per interpretarla? No, giustamente vanno a prendere una canadese.

Beh, e insomma, chi se lo sarebbe mai aspettato un flop con queste premesse? Appena visto il trailer promozionale, più o meno tutti.
Non penso valga la pena continuare, e credo di essere stato abbastanza chiaro. Anche volendo essere buoni, il film è solo appena passabile, ma bisogna davvero cercare di pensarlo come film a sé. Se siete fan di "Street Fighter" e non lo avete ancora visto, consiglio di guardare il film con Van Damme, che oggi si può trovare nei cestoni degli autogrill o dei centri commerciali alla modica cifra di uno o due euro. Quello almeno vi farà fare due risate.