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Adotta un titolo 1Adotta un titolo 2Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[ANIME] Gochuumon wa usagi desuka? (Scadenza: 26/10/2014)

[MANGA] Odyssey (Scadenza: 9/11/2014)

[ANIME] Hajime no Ippo: Rising (Scadenza: 9/11/2014)

[ANIME] Project A-ko (Scadenza: 9/11/2014)

[MANGA] Gundam Lost War Chronicles (Scadenza: 12/11/2014)


Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo al mecha, con gli anime Mobile Suit Gundam ZZ, The End of Evangelion e Knights of Sidonia.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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Spesso "ZZ Gundam" viene trattato male, criticato e messo in disparte da molti fan della saga (incluso lo stesso Tomino, che lo ha rinnegato con i tre pietosi film riassuntivi di "Z Gundam"). Trovo che questo atteggiamento sia piuttosto ingiusto: sembra che i detrattori non tengano conto dei contrasti presenti tra il regista e la produzione, che da sempre rovinano le sue opere, e dei picchi vertiginosi che quest'anime raggiunge nella seconda parte, quella più matura e melodrammatica. Ma procediamo con ordine. Dopo le atmosfere pesanti e la serietà di "Z Gundam", la Bandai impone a Tomino di abbassare il target a cui rivolgere il sequel dello Z, in modo da aumentare i profitti derivanti dalla vendita di modellini. Quindi nelle prime puntate della serie abbiamo a che fare con un gruppetto di imbecilli che "cazzeggia" in giro per la colonia di Shangri-la, tra i quali spicca il protagonista Judau Ashta, un perdigiorno sempliciotto e di buon cuore. Dopo un po' arriva pure il gundam che da il titolo all'opera, che vanta di una sequenza di assemblamento che ricorda molto quelle dei super-robot del passato. A questo punto gli elementi per far contenta la Bandai ci sono tutti, tuttavia il pubblico capisce che con la guerra non si scherza, come testimonia il (giustamente) basso indice di share. A questo punto Tomino riceve l'ordine di alzare il target e il livello di serietà dell'opera, e qui ci regala dei momenti veramente memorabili, riabilita Haman Karn e le concede tutto lo spazio di cui ha bisogno, introduce una delle prime loli della storia, Elpeo Puru, che si rivelerà essere un personaggio indimenticabile e ben caratterizzato.

Di solito, alcuni robotici anni '80 presentano un'alta densità di episodi filler nella parte centrale della serie. "ZZ Gundam" invece fa l'opposto, propinandoli tutti all'inizio. I primi 18 episodi della serie sono il nulla assoluto: presentano delle gag scontatissime, sfociano spesso nel trash (l'avventura nella colonia moon-moon, in cui risiedono i penosi "ninja spaziali"), nel fanservice puro (mi chiedo chi si possa eccitare con un primo piano inguinale della sorella minorenne di Judau). Insomma, snaturano completamente il concept gundamico originale e la tensione creata nei fan con il finale tragico dello Z.

Dal diciannovesimo episodio in poi, con l'entrata in scena di Elpeo Puru e di Haman Karn, i veri capisaldi dell'opera, la situazione cambia in meglio: Judau la smette di "cazzeggiare" e inizia, come la maggior parte dei protagonisti delle opere di Tomino, a ribellarsi al mondo degli adulti; con lui crescono bruscamente anche tutti gli altri personaggi, che da semplici macchiette assumono una caratterizzazione ben definita. L'atmosfera si fa sempre più seria, cupa e opprimente, a tratti drammatica, seppure non ai livelli del celebre predecessore. Gli stacchetti comici comunque non mancano, e questa volta riescono anche a strappare un sorriso, alleggerendo l'atmosfera tesa e rendendo la visione più coinvolgente. Le puntate veramente indimenticabili sono la ventisettesima e la ventottesima, l'epico ritorno in scena di Kamille, alla trentaquattresima, e uno dei migliori "colony drop" di sempre, alla trentacinquesima. Le puntate finali sono splendide, epiche e mettono bene in evidenza il pensiero di Tomino, riassunto egregiamente nel discorso di Judau del penultimo episodio.

A livello puramente tecnico, "ZZ Gundam" è eccellente sotto tutti gli aspetti: il character design del veterano Hiroyuki Kitazume, che curerà anche quello del film "Char's counterattack", non fa affatto rimpiangere quello di YAS; il mecha design di Kunio Okawara fa il suo lavoro egregiamente, sfornando nuovi modelli di mecha tra cui spicca l'imponente MRX-010 Psycho Gundam Mk-II; le animazioni sono decisamente all'avanguardia per l'epoca e superano senza problemi quelle di molte serie degli anni '90. Essendo "ZZ Gundam" molto vario nella scelta delle ambientazioni, il design dei fondali è molto pittorico e di qualità: si passa dallo spazio alla città di Dakar, nel deserto, alla nuvolosa Dublino, fino ad arrivare a città sotterranee e a colonie che ricordano China Town. Musicalmente parlando, la scelta di riciclare i brani dello Z si rivela ottima. Inoltre, la seconda sigla di apertura, "Silent Voice", è una delle migliori di tutto il franchise gundamico. Da brividi!

La sceneggiatura della seconda parte di "ZZ Gundam" è scritta bene. A parte qualche scelta infelice, la mancanza di un cast eccessivo di personaggi ben caratterizzati e di trecento fazioni in lotta tra loro rendono la visione meno confusionaria e più lineare rispetto al predecessore.
Finalmente Haman Karn, che nello Z avrebbe meritato più spazio, può esprimere pienamente il suo pensiero e mostrarsi in tutto il suo carisma, rivelandosi una figura affascinante, tragica e calcolatrice. Un'antagonista perfetta.

Nello sviluppo dei combattimenti "ZZ Gundam" istituisce il cosiddetto "Gundam Team", composto dal Gundam Mk-II, dallo Z Gundam e dallo ZZ Gundam. Spesso i protagonisti cambieranno mecha a seconda della battaglia o della missione da svolgere: ad esempio nel deserto utilizzare lo Z si rivelerà un'ottima scelta, data la sua leggerezza e versatilità.

In definitiva, secondo me "ZZ Gundam" è un buon robotico, senza troppe pretese e con momenti veramente memorabili. Caduto nel dimenticatoio per le prime demenziali diciotto puntate e per il confronto scorretto con il suo celebre predecessore, mi sento in dovere di proporlo come titolo fondamentale nella continuity dell'UC gundamico, disabilitando i tre penosi film riassuntivi "Z Gundam - A New Translation" che lo rinnegano. Inoltre, il recente "Gundam Unicorn" si riallaccia allo ZZ, in quanto in esso compare una delle cloni di Elpeo Puru create da Glemy Toto; questo fatto mette in evidenza che "ZZ Gundam" stia subendo una rivalutazione positiva anche in Giappone.
Le situazioni lasciate in sospeso dal finale di "Z Gundam", come il destino di Kamille Bidan e di Haman Karn, vengono risolte egregiamente da questa serie, il cui finale mi ha molto soddisfatto.

In conclusione, i veri fan della saga UC devono tenere bene a mente questa cronologia: "Gundam 0079", "Z Gundam", "ZZ Gundam", "Char's counterattack". Data l'elevata mediocrità dei recenti titoli gundamici (tra cui metto in primis "Gundam Wing" con tutti i suoi derivati) e della maggiorparte delle serie robotiche contemporanee, create unicamente per fare fanservice, riscoprire "ZZ Gundam" potrebbe rivelarsi una bella sorpresa.



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Le troppe domande lasciate aperte dal finale di Neon Genesis Evangelion, da quei due episodi conclusivi fatti di introspezione psicologica e sperimentalismi della regia che una fetta di pubblico saluta tuttora come pura manifestazione del genio di Anno e un'altra fetta critica aspra-mente per motivi facilmente intuibili, meritavano una degna spiegazione. Inizialmente Hideaki Anno non esita a difendere il finale della sua serie, accusando gli otaku giapponesi di non aver capito il vero spirito della sua opera; in un secondo momento, però, le pressioni dei fan o forse le minacce di morte via lettera o ancora il richiamo del denaro lo spingono a lavorare a un episodio conclusivo, dapprima progettato come OAV, poi come film unico, infine come doppio film, con un primo cortometraggio riassuntivo e un secondo che davvero conclude la saga. Nascono così rispettivamente Death & Rebirth e The End of Evangelion, quest'ultimo diviso a sua volta in due segmenti, due "episodi": l'episodio 25', intitolato Air / Love is Destructive, e l'episodio 26', intitolato invece Per te, tutto il mio essere / ONE MORE FINAL: I need you, con tanto di eyecatch come nella serie televisiva e separati dai titoli di coda sulle note della splendida Thanatos - If I can't be yours. L'operazione ricorda molto quella attuata da Tomino quindici anni prima con Space Runaway Ideon, tanto nella formula "film riassuntivo con scene inedito + autentico finale apocalittico", quanto nei contenuti: la grande battaglia finale, l'eccidio dei personaggi (che però in Tomino sa essere ancora più cruento, coinvolgendo persino dei bambini), le anime svolazzanti, persino l'uso di sequenze dal vivo.

"Alla fine il nemico dell'uomo è l'uomo stesso" diceva Gendo Ikari nell'episodio 11, quando un blackout paralizzava la base della Nerv proprio durante l'attacco di un Angelo; ebbene, quelle parole erano profetiche, visto che il nemico che la Nerv deve affrontare questa volta è la Seele stessa, appoggiata dalle Forze di autodifesa giapponesi e decisa a realizzare a tutti i costi il Progetto di Perfezionamento dell'Uomo tanto a lungo vagheggiato. La situazione della Nerv non è delle migliori già in partenza: Shinji è ancora devastato dalla morte di Kaworu e dà sfogo in maniera perversa e disturbante alla sua attrazione verso Asuka, che giace in uno stato di coma farmaceutico; Gendo, invece, è deciso a realizzare la propria versione del Third Impact, nella quale riabbracciare Yui ha priorità su qualsiasi Perfezionamento dell'Uomo. La storia narrata dai due episodi che compongono il film può anche essere vista come parallela a quella rappresentata negli episodi conclusivi della serie televisiva, tanto più che alcune scene erano già state "anticipate" in questi ultimi; si potrebbe anzi dire che, col senno di poi, Un mondo che finisce e La bestia che gridò AMore nel cuore del mondo rappresentino la descrizione del Third Impact interiormente ai personaggi, Air e Per te, tutto il mio essere la descrizione di ciò che avviene esteriormente.

Se Neon Genesis Evangelion aveva avuto, soprattutto nella seconda parte, un approccio fondamentalmente psicanalitico molto influenzato da Freud, qui invece è evidente l'influsso di Jung e della sua teoria degli archetipi, in particolare l'idea della Grande Madre rappresentata da Rei/Lilith verso la quale le anime di tutti gli uomini tendono durante il Third Impact. Anche gli elementi esoterico-religiosi desunti dalla Cabala ebraica e dal misticismo occidentale, che nella serie televisiva erano utilizzati soprattutto come esotico abbellimento di una storia che avrebbe potuto farne anche a meno (si pensi ai nomi degli Angeli che di angelico però non hanno quasi sempre nulla, al serafino e all'Albero della Vita nei primi fotogrammi della sigla, alla Lancia di Longino), qui assumono un ruolo maggiore, più incisivo nel corso del Third Impact, a cominciare dallo stesso Albero della Vita, il diagramma delle dieci sephiroth della Cabala, che qui rappresenta il cammino di Shinji (e del genere umano) verso la divinità.

Il film sa regalare momenti davvero splendidi, fra cui spiccano la scena iniziale di Shinji alle prese con un'Asuka priva di sensi e seminuda, tanto disturbante quanto esplicita nella sua critica all'incapacità del protagonista, alla sua chiusura verso il mondo, al fenomeno degli otaku (sembra quasi dire "ehi tu, otaku incallito, questo sei tu che invece di vivere la tua vita e cercarti una ragazza reale ti masturbi pensando a lei o ai personaggi degli anime!"), il combattimento crudo, dai toni splatter, fra Asuka e le unità Evangelion della Seele, e il ricorso a riprese reali (tra cui quelle delle famose lettere di morte che i fan più indiavolati inviarono ad Anno per il modo in cui aveva concluso la serie televisiva) che sembrano abbattere la parete tra animazione e mondo concreto, tra finzione e realtà. Perfetta è anche la colonna sonora, con brani azzeccati che accompagnano e sottolineano i momenti più intesi della pellicola, che si tratti di un'Aria sulla quarta corda di Johann Sebastian Bach o di una canzone dalla struggente melodia e dal testo carico di nichilismo e pessimismo quale è Komm, süsser Tod (letteralmente "vieni, dolce morte") che accompagna le fasi centrali del Third Impact. E poi c'è il finale, tanto allusivo e suggestivo, terreno di scontro su cui si sono confrontate molteplici interpretazioni su quale sia il vero significato da dargli: è un finale allegorico? un reset the world che vede Shinji e Asuka quali due novelli Adamo ed Eva? un'evoluzione dei protagonisti o piuttosto una loro involuzione, visto che sull'intera vicenda aleggia un forte pessimismo per molti versi antitetico all'ottimismo con cui si concludevano gli episodi 25 e 26? Ognuno la pensi come vuole, credo che questa scena si presti a tutte queste interpretazioni senza problemi, dalla più superficiale alla più profonda.

In definitiva, The End of Evangelion è un gran bel film: spiazzante, nichilista, disturbante nella sua violenza, che non è quella degli scontri ma anche del modo in cui certi concetti, certe critiche, certe denunce al mondo e agli otaku vengono sbattute in faccia allo spettatore. E in ogni caso, andrebbe visto anche solo per le capacità registiche di Anno e per il fatto di concludere, senza però chiarire tutti i misteri legati alla trama, la storia di Shinji, Asuka, Misato, Rei e tutti gli altri personaggi.



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"Knights of Sidonia" - o "Sidonia no Kishi" - è l'adattamento animato del manga omonimo scritto e disegnato dal maestro del cyberpunk anni 2000 Tsutomu Nihei, autore tra le altre cose di "Blame!" e "Biomega".

Non si può parlare di questo anime senza affrontare prima un punto fondamentale, ossia la grafica. "Sidonia no Kishi" è realizzato completamente con l'uso della CGI - Computer Genereted Imagery -, cosa che può rendere il comparto grafico, e di conseguenza la visione dell'anime stesso, un po' pesante. Tuttavia, chi non si facesse intimidire da questo aspetto particolare della realizzazione di "Sidonia no Kishi", non certo mal realizzato, non potrà che riconoscere la qualità di quest'anime.

I superstiti del pianeta Terra, evacuati dal pianeta a causa dell'attacco di creature mostruose chiamate Gauna, da centinaia di anni vivono in gigantesche astronavi, incavate in strutture di pietra, vagando nello spazio profondo. E sono proprio i Gauna a ostacolare la sopravvivenza dell'uomo in questo spazio illimitato, quanto angusto. In questo contesto il protagonista dell'opera, Nagate Tanikaze, un personaggio misterioso proveniente dai sotterranei della Sidonia, la nave spaziale in cui si ambienta l'intera vicenda, dovrà imparare velocemente ad adattarsi alla vita in superficie e a combattere assieme ai guerrieri che difendono Sidonia, indossando imponenti armature meccaniche e andando alla carica dei Gauna che entrano in contatto con la nave madre.

Si possono cogliere numerosi riferimenti alle precedenti opere di Nihei, come la presenza dei Gauna, già protagonisti del manga "Abara", e le onnipresenti Toha Heavy Industries che compaiono in tutte le opere di Nihei; tuttavia si nota un'evoluzione rispetto alle opere precedenti, ossia un continuo processo di umanizzazione dei personaggi. Se in "Blame!" i vari omuncoli non assumevano alcun tipo di espressione e in "Abara" cominciano ad apparire le prime manifestazioni di gioia, oltre che rabbia, qui i personaggi arrossiscono, sono a tratti timidi, a tratti fragili e deboli, una cosa impensabile se si prendono in considerazione i lavori di Nihei. Da alcuni può essere considerata una perdita di quella genialità intrinseca di "Blame!" e del mondo bionico in cui è ambientato, ma c'è da dire in questo caso che la genialità dell'autore non si manifesta nella costruzione dei combattimenti, sebbene ottimamente realizzati e cardine dell'opera stessa, ma nella capacità di sviluppo della trama, cioè quello che era mancato finora. "Sidonia no Kishi" è finalmente un'opera comprensibile da tutti, avvincente, ma soprattutto con una trama lineare, che non fa maledire l'autore a causa della scarsa chiarezza della narrazione.

I sopracitati combattimenti e le scene dinamiche sono realizzati con precisione, sempre chiari e spesso spettacolari, grazie anche all'ambientazione spaziale che mette la figura umana in funzione dello spazio che lo circonda, e non il contrario. Il character design è più morbido e di conseguenza godibile, ma alle volte le animazioni dei volti presentano errori di prospettiva e deformazioni, errori abbastanza grossolani che compromettono un po' il giudizio al comparto tecnico. L'apparato sonoro non spicca di certo, ma fa il suo lavoro; musiche 'epicheggianti' durante i combattimenti, ma una opening strana, non saprei dire se mi sia piaciuta o meno. Ultimo punto che mi ha fatto un storcere il naso è il divagante buonismo dei personaggi nella parte finale dell'opera, in dissonanza con l'inizio della stessa.

In definitiva, "Sidonia no Kishi" è dal mio punto di vista un buon anime, senza ombra di dubbio, perché tiene alta la curiosità e la tensione in quasi tutti gli episodi, perché è animato bene, soprattutto nelle scene di combattimento, e perché non è scontato; sicuramente il mio preferito in una stagione primaverile che ho trovato abbastanza deludente. Voto: 8.