Lo ammetto: io ho un rapporto piuttosto conflittuale con l'ombrello. Forse perchè abito in un luogo dove piove poco, ma quando succede spesso c'è un vento tremendo e quindi l'ombrello è principalmente un impaccio.
Però forse per il wagasa potrei fare un'eccezione! Perchè il wagasa è l’ombrello tradizionale giapponese, a base di bambù e washi (la carta giapponese), ed è rinomato non solo per la sua bellezza ed eleganza, ma anche per la precisione del suo meccanismo di apertura e chiusura.
Come molte altre cose, anche il wagasa è stato introdotto dalla Cina durante il periodo Heian (794-1185), ma fino al 1500 fu considerato un articolo di lusso e fu poco utilizzato preferendogli cappello di paglia e mantello.
Fu durante il periodo Edo (1600-1868) che il wagasa diventò più accessibile a tutti e la gente iniziò ad usarlo non solo per proteggersi contro la pioggia o il sole, ma anche come accessorio di moda. Molti ukiyo-e e foto d’epoca mostrano donne con splendidi kimono abbinati a wagasa nello stesso stile.
Durante il periodo Meiji arrivò sul suolo giapponese l'ombrello occidentale che, grazie alla resistenza superiore e ai costi di produzione molto più bassi, sostituì quello tradizionale.
Tuttavia, ci sono ancora vari laboratori che lo producono: a Gifu, Kyoto, Ishikawa, Tottori e Tokushima, poichè il wagasa è ancora utilizzato in attività tradizionali come la cerimonia del tè, i matrimoni, il teatro kabuki, le danze giapponesi o nei vari matsuri, oltre al fatto che ormai i wagasa sono anche considerati oggetti d’arte e da collezione.
E come per molti oggetti, anche il wagasa possiede uno spirito, chiamato Karakasa Obake, il fantasma dell’ombrello, un mostro simile a un wagasa richiuso, con un occhio solo ed un solo piede indossante un geta, il sandalo di legno tradizionale.
Prodotto principalmente con carta giapponese, bambù e corda, è abbastanza solido, ma ha bisogno di cure particolari, soprattutto per la carta che può rompersi in caso di urto. L'olio di lino che ricopre l'ombrello lo rende impermeabile e conferisce alla carta una forza maggiore ma con il tempo diventerà rigida e questo sarà il segno che il wagasa ha raggiunto il suo limite e quindi sarà necessario sostituirlo.
Rispetto all'ombrello occidentale ha il vantaggio che, una volta chiuso, la superficie bagnata resta all'interno e non può bagnare il kimono o i vestiti delle altre persone.
Può essere trasportato grazie ad una stringa o una maniglia di cuoio ed è possibile aprirlo in due posizioni: aperto per due terzi oppure completamente aperto.
Il processo di produzione è interamente fatto a mano e richiede molto tempo: occorre preparare il materiale (bambù, carta Washi, lacca ...), costruire la cornice attorno a un nucleo di legno per creare la struttura principale e tagliare così la carta.
A questo punto si fissa la carta alla struttura di bambù con la colla e si lascia asciugare; poi seguono le fasi di pittura e verniciatura della carta e del rivestimento con l'olio di lino per renderlo impermeabile. Quindi si lascia asciugare per un tempo variabile da 4 a 15 giorni e poi si procede a cucirlo e a decorarlo; spesso alcune parti sono laccate in rosso perchè, secondo un'antica leggenda giapponese, il rosso è un colore portafortuna che tiene lontano gli spriti maligni.
Se avete deciso di acquistarlo, per preservarlo e assicurare la sua longevità (può durare anche vent'anni) si dovrebbe conservarlo slegato e semi aperto in un luogo buio e ben ventilato; è anche importante asciugarlo bene dopo l'uso con un asciugamano e non sotto al sole in quanto i colori potrebbero rovinarsi.
Fonti consultate:
giapponizzati
wikipedia
nihon-ichiban
Interessante davvero.
sono davvero stupendi, da collezione!
Hai menzionato il famigerato Kasabake!!!...l'ombrello/mostro monocolo
e linguacciuto...ricordo che quand'ero piccino ne avevo il terrore
quando lo vedevo nei "cartoni animati"!!!...
Bell'articolo come sempre, grazie.
Ho sempre trovati bellissimi questi ombrelli e non mi dispiacerebbe averne uno.
"Rispetto all'ombrello occidentale ha il vantaggio che, una volta chiuso, la superficie bagnata resta all'interno e non può bagnare il kimono o i vestiti delle altre persone."
Questo non lo sapevo, è un vantaggio non indifferente, di contro però tutta quella manutenzione è una scocciatura (luogo buio e ventilato? Peggio di trovar posto ad una pianta! )
Io, da perfetto imbranato, apprezzerei particolarmente il perfetto meccanismo di apertura e di chiusura (ho perso il conto degli ombrelli tascabili che ho distrutto perché ho tentato di aprirli troppo velocemente); allo stesso tempo mi preoccupa la manutenzione che, come tutti gli oggetti di produzione artigianale, deve essere scrupolosa.
Molto belli quelli delle foto, nel loro piccolo sono delle vere opere d'arte.
ma non avevo capito che si chiude in maniera opposta rispetto all'obrello occidentale..ingegnoso, come meccanismo, con i nostri ombrelli si finisce sempre per creare imbarazzanti chiazze di umidità nei negozi o nei teatri
splendidi questi articoli, dovrete farci un ebook, prima o poi, per poterli consultarle tutti assieme con comodità.
Concordo appiena con Friederike72 quando scrive "splendidi questi articoli, dovrete farci un ebook, prima o poi, per poterli consultarle tutti assieme con comodità."...e aggiungerei come memo in quanto mi è difficilissimo (se non impossibile) ricordarmi i nomi esatti di tutti questi oggetti.
Ottima idea quella di Friederike72!!
Non sapevo di questa cosa, mi fa pensare alla cultura del rispetto per il prossimo tipica del Giappone.
Comunque è un vero peccato non poterli conservare a lungo... mi piacerebbe molto possederne uno, ma pensare che anche con il massimo della cura, dopo massimo 20 anni sarebbe rovinato, mi rattrista.
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