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Adotta un titolo 1Adotta un titolo 2Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[ANIME] Jinsei (Scadenza: 23/11/2014)

[MANGA] Babil Junior (Scadenza: 23/11/2014)

[MANGA] Gosick (Scadenza: 26/11/2014)

[MANGA] Ruroni Kenshin - Special Version (Scadenza: 30/11/2014)

[ANIME] Sword Art Online: Extra Edition (Scadenza: 30/11/2014)


Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Megazone 23 III, The Idolm@ster e Sosei Seiki Devadasy.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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Il terzo e ultimo capitolo di "Megazone 23" potrebbe anche non chiamarsi "Megazone 23". E' un lavoro mediocre, ripetitivo, piatto, senza spunti interessanti e che, sopratutto, non aggiunge nulla di nuovo allo splendido epilogo del capitolo precedente. Nello staff sono assenti i grandi nomi dei primi due film (Ishiguro e Sagisu), e questo si vede: la regia è statica, scolastica e imprecisa, le musiche sono praticamente inesistenti e i pochi brani j-pop che saltano fuori ogni tanto sono veramente inascoltabili. Questa pecca è molto grave, in quanto la cosa che mi aveva fatto amare i precedenti "Megazone 23" era proprio la sapiente alchimia di suoni e immagini, la regia perfetta e le musiche da brividi. Senza questi elementi, molto semplicemente, un "Megazone 23" non è un "Megazone 23".

Se la regia e la colonna sonora sono praticamente inesistenti, i personaggi sono caratterizzati malissimo, stereotipati e prevedibili nelle loro azioni e ragionamenti. Il protagonista è veramente odioso, pieno di sé, il classico fighetto-hacker un po' poser che salva il mondo perché sì. Altra cosa gravissima è che la povera Eve perde tutto il suo fascino, e con esso se ne vanno pure i suoi lunghi capelli verdi con quell'accattivante acconciatura glam-rock che nel glorioso 1985 aveva fatto perdere la testa ai giovani giapponesi (l'ha fatta perdere pure a me, ma nel 2013!). Tristezza assoluta.

La sceneggiatura è pachidermica, scontata, noiosa. Le animazioni sono molto povere se confrontate con l'orgasmo visivo dei due precedenti "Megazone". Tuttavia penso che l'unico pregio di questi due OAV sia stato il fatto che i fratelli Wachowski (creatori di "Matrix") abbiano preso in prestito da essi l'idea dell'hacker che salva il mondo, oltre ovviamente al concetto originale della realtà-inganno e della verità-guerra del primo, grande e unico "Megazone 23".

In definitiva, a tutti voi che siete arrivati a leggere fin qui, a tutti voi che siete rimasti folgorati dai due capitoli precedenti della serie, passate oltre, e conservate nella memoria il finale di "Megazone 23: part 2" . Lasciate pure stare il suo inutile sequel.



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Non sono un grande appassionato di trasposizioni videoludiche, anche perché la mia diffidenza verso di esse, tranne rare eccezioni, ha sempre trovato inequivocabili conferme; tuttavia, uno slice-of-life focalizzato sulle (dis)avventure di un gruppo di idol in erba poteva essere tranquillamente pane per i miei denti, considerato il buon successo riscosso in patria e il suo aspetto spregiudicatamente moe.
Lo ammetto, lo ammetto... facile bersaglio di indegne 'commercialate', la mia curiosità si lascia solleticare con poco.

La prima puntata, scoppiettante e divertente, non delude comunque le aspettative: le immagini traballanti di una videocamera che documentano la giornata tipo di una futura idol (Haruka) ci scagliano senza tanti preamboli all'interno della turbolenta Agenzia 765, dove facciamo conoscenza dell'ampio cast di personaggi che ci accompagnerà nei restanti venticinque episodi.
A questo promettente incipit non fa però seguito uno svolgimento di pari livello: "The Idolm@ster", complici una sceneggiatura priva di un filo conduttore e una regia desolatamente piatta, finisce per imboccare la strada più semplice, risolvendosi, e disperdendosi, in episodi autoconclusivi che molto scontatamente offrono a turno uno spaccato di vita di una delle tredici ragazze del gruppo. L'assenza di una qualsivoglia continuità narrativa che possa fungere da collante si fa sentire ed è, ahimè, una pesante spada di Damocle sulla testa dello spettatore, costantemente affacciato sul baratro della noia.
E dire che si sarebbe potuto pure soprassedere sull'assenza di una trama articolata, se l'interesse fosse stato mantenuto vivo in altro modo ("K-On!" docet); purtroppo, la banalità di certe situazioni insinua addirittura il sospetto di trovarsi di fronte a un anime dal target spiccatamente infantile: lo zoo personale di Hibiki, le ridicole e ingenue incomprensioni tra le artiste, il villain animato dalla voglia immotivata di distruggere l'Agenzia 765, il gruppo concorrente di idol scontrosi ma dal cuore tenero... direi che può bastare.
Non c'è pathos, non c'è climax, le puntate si susseguono nella loro lineare ripetitività, salvo riprendersi parzialmente nel finale, dove il passato di Chihaya e il sentimento di inadeguatezza di Haruka risollevano parzialmente un plot altrimenti privo di qualsiasi mordente. I personaggi, pur essendo in generale simpatici, non bucano lo schermo: in parole povere non brillano, e in questo mondo glitterato dai sorrisi luccicanti è un pessimo lasciapassare. Non giudicabile invece l'amorfo protagonista maschile, il protettivo Producer-san, che, come impongono i cliché del genere, non ha una personalità di rilievo, ma funge unicamente da supporto alle più carismatiche ragazze.

Graficamente, "The Idolm@ster" presenta evidenti alti e bassi, soprattutto nella seconda parte, dove l'accuratezza dei disegni lascia spesso a desiderare. Nonostante sia un anime dominato - e mi pare ovvio - dalla musica, non mi sono nemmeno entusiasmato per la colonna sonora, che, ad eccezione della seconda opening "Change!!!!" e dei pezzi da solista di Chihaya, ho trovato davvero poco ispirata. Nota di merito invece per le coreografie: i balletti vantano le migliori animazioni dell'anime, nonché una notevole cura dal punto di vista registico.

Non mi aspettavo certo la profondità di "Perfect Blue", viste anche le premesse; mi auguravo altresì di vedere un anime che, con leggerezza, andasse a sondare i vari aspetti del dorato (in apparenza) universo idol; "The Idolm@ster" è invece una lettura stucchevolmente buonista, se non furbescamente ingenua, del fenomeno, un anime che salvo dall'insufficienza in virtù di quelle poche, sfuggenti emozioni che sa regalare nel finale.



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Nell'India, in particolare nell'area meridionale, la Devadasi era una figura femminile religiosa di grande caratura e importanza. Il termine Devadasi significa serva del Dio/Dea, e la cerimonia per diventarlo era, ed è tuttora, simile al matrimonio. La loro posizione sociale era assimilabile a cortigiane di alto rango, con inoltre il compito di adempiere ad alcune funzioni di ambito religioso, come per esempio danze sacre. Nell'India tradizionale queste figure non erano affatto emarginate, ma rispettate. Esse inoltre potevano avere relazioni, nonostante il divieto di sposarsi, e i figli di tali relazioni erano anch'essi benvoluti dalla comunità.Tuttavia la modernità ha distorto questa figura. Ora le Devadasi sono ragazzine iniziate alla pratica da famiglie povere, con troppe bocche da sfamare, e che con tutta probabilità verranno indirizzate verso la prostituzione.
Perché vi ho raccontato questo? Per il semplice motivo che nell'anime "Devadasy" non troverete nulla di tutto ciò, a dispetto del titolo. Sembra quasi che abbiano scelto un titolo ad argomento religioso a caso, per 'fare figo' con le implicazioni mistiche, cercando magari di scimmiottare anime più vecchi che avevano fatto del misticismo una delle componenti preponderanti.

Ma prima è meglio esporre brevemente la trama: un misterioso (e viscido) nemico ha attaccato la Terra, e le uniche speranze del genere umano sono riposte nel protagonista, che è il più affine dei candidati piloti maschi per il Devadasy (e non è che ci volesse tanto, non si sono visti altri candidati in tutto l'anime). Servono tuttavia due piloti per muovere la misteriosa macchina: un ragazzo e una ragazza, e la seconda proverà fior di orgasmi nel pilotarla. Perché il mecha in questiona va a orgasmi? Qual è l'origine dei misteriosi nemici? Perché vengono continuamente prodotti anime brutti? Questi sono solo alcuni degli interrogativi a cui non verrà data risposta.
Ovviamente nessuno può pretendere chissà che cosa da un OAV di tre episodi, ma riuscire a non rispondere a nulla è uno dei pochi primati che "Devadasy" può vantare.

Parlando di altri aspetti, "Devadasy" sembra la copia uscita (molto) male di "Evangelion". Alcuni personaggi ricalcano più o meno psicologicamente alcuni personaggi storici dell'anime di Anno (che viene pure citato, in quanto dà il nome al nonno del protagonista), mentre altri vengono costruiti attorno ai classici cliché, come l'amica d'infanzia o il protagonista-sfigatello con un'intelligenza pari a quella di un sasso (ma con appetiti sessuali che compensano abbondantemente qualsiasi deficit cognitivo).

Il finale, che cerca di puntare in alto come l'anime da cui è evidentemente ispirato, causa nello spettatore ulteriori dubbi, aumentando a dismisura le incognite. Uno dei lati positivi è che, nonostante tutto, dimenticherete quest'opera in fretta, e non perderete dunque tempo a pensare a ciò che non è stato svelato, ma passerete in fretta a qualcosa di (si spera) migliore.

Il comparto tecnico è più o meno in linea con i canoni dell'epoca, anche se è evidente che non è un'opera con alto budget. Il tutto infatti sembra un pilot per una serie più ampia, ma mai realizzata.

Mi è dunque difficile tentare di salvare qualcosa in quest'anime. A parte gli orgasmi nei mecha, è la fiera del già visto (meglio), e per dirla tutta non sono nemmeno sicuro di quelli. Nonostante il voto della recensione sia 4, alzo il voto a 4.5, in quanto alcune trovate le troverete addirittura comiche, e le risate che potreste fare sono probabilmente il meglio che questo anime ha da offrire.