Questa volta per le piccole curiosità vi propongo uno dei mille wagashi della cucina giapponese, lo Yokan. Ma procediamo con ordine: cos'è un wagashi? La parola deriva dall'unione del prefisso "wa" che indica la giapponesità e "gashi" che vuol dire dolciume, quindi parliamo dei tipici dolci giapponesi.
Seppur semplicissimi negli ingredienti (parliamo di zucchero, marmellata di azuki, acqua e farina e nient'altro), assumono forme elegantissime e raffinate. A volte pare quasi un delitto mangiarli! Accompagnano sempre il tè e non mancano mai ogni volta che arriva un ospite; anche lo yokan non si sottrae a questa regola.
 

La sua origine anche in questo caso è la Cina: il carattere "yo" significa "pecora" infatti era preparato con gelatina, ottenuta rapprendendo il sangue delle pecore (tipo il nostro sanguinaccio che ha il sangue di maiale). Fu introdotto in Giappone dai buddisti zen nei periodi Kamakura e Muromachi, ma poiché il buddismo proibisce di uccidere gli animali, il sangue fu sostituito dall'agar agar; tale forma modificata diventò la base dello yokan moderno.
 

Fondamentalmente è un dessert gelatinoso ma compatto, fatto di an (pasta di fagioli rossi detta azuki), agar agar e zucchero. È venduto di solito a cubetti e mangiato a fette sottili, tagliate con un bastoncino di legno.
Gli yokan si dividono grossolanamente in due grandi categorie: neri yokan e mizu yokan. Mizu vuol dire acqua, quindi significa che è preparato con più acqua del solito; inoltre è spesso congelato e consumato principalmente d'estate. Abbastanza comune è anche quello preparato con la pasta di fagioli white kidney; questo tipo è latteo e traslucido e con un sapore più delicato.
 

Tutti possono essere aromatizzati e colorati con polvere di tè verde e al loro interno ci si possono inserire moltissimi altri ingredienti, come castagne sbriciolate, cachi, fagioli azuki, fichi, fragole e patate dolci. Lo zucchero può essere sostituito con il miele, con lo zucchero scuro integrale o la melassa. Esiste anche lo shio yokan, che contiene una piccola quantità di sale.
 

Tutto questo porta ad una varietà infinita che lo ha reso uno dei più popolari dolci giapponesi, soprattutto durante il periodo Edo quando lo zucchero fu maggiormente reperibile.
Se chiuso, può essere conservato per molto tempo senza refrigerazione ed è un articolo da regalo molto popolare, anche perchè facilmente reperibile in tutti i supermercati anche a prezzi contenuti (i più semplici possono costare anche solo 100 yen, meno di un euro).

Fonti consultate:
Megumochi
TheCloudsofTokyoFacebook