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Adotta un titolo 1Adotta un titolo 2Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[MANGA] Astroboy Remake (Scadenza: 1/2/2015)

[ANIME] Gugure! Kokkuri-san (Scadenza: 4/2/2015)

[ANIME] Maryuu senki - Evil Dragon War Chronicles (Scadenza: 11/2/2015)

[MANGA] Facciamo i pervertiti (Scadenza: 15/2/2015)


Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Xabungle, Gunbuster e K-On!.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


9.0/10
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Il nome del pianeta è Zola. Anche se nessuno se lo ricorda più. Da tempi immemorabili i membri di una ristretta e privilegiata classe sociale, gli Innocent, sfruttano per il proprio tornaconto l'ignoranza dei Civilians, la classe sociale inferiore, creando strane leggi e cospirando nell'ombra, alimentando per convenienza le conflittualità interne al loro dominio. Jiron Amos è un Civilian in cerca di vendetta, che dopo una serie di avvenimenti si unisce ai Sand Rats, una brigata di rozzi ladruncoli analfabeti e fracassoni. Essi diventeranno l'equipaggio dell'Iron Gear, una mastodontica corazzata/robottone comandata da Eichi, un'isterica ragazza di bell'aspetto che, a suo dire, vorrebbe piantare il seme della cultura nel deserto dell'ignoranza. Le azioni avventate di Jiron Amos faranno via via soffiare il vento della ribellione verso gli Innocent: i nostri scapestrati protagonisti diventeranno dei veri e propri rivoluzionari senza neanche saperlo...

Titolo assai misconosciuto all'occidente, recentemente riesumato grazie al fansub, "Xabungle" è assieme a "Daitarn 3" e a alle "Time Bokan" il grande capostipite del genere parodistico in salsa robotica. Diretto da uno Yoshiyuki Tomino nel suo periodo di crisi depressiva, subito dopo il cupo "Ideon" e subito prima del nichilista "Dunbine", questo anime è un vero e proprio inno alla vita, una solare ed esilarante avventura che si potrebbe riassumere nel motto "Basta pensare, bisogna agire!". Nonostante la leggerezza dell'opera in questione, che non manca di un retroscena più serioso e riflessivo, il pensiero del grande regista viene in gran parte sviscerato a dovere: la critica alla corsa agli armamenti, che verrà ripresa in "Dunbine", la fiducia nelle giovani generazioni, l'assoluto pragmatismo e la conseguente rinuncia alla speculazione, le riflessioni sulla natura femminile, il nudo...

Il grande punto di forza di "Xabungle", oltre al suo irresistibile umorismo tamarro, sono i suoi personaggi: è difficile non affezionarsi a quel maschiaccio di Rag, che tuttavia nasconde una certa sensibilità e un grande bisogno di affetto; alla carinissima Eichi, che fa spesso sfoggio della sua isteria da perenne crisi mestruale e delle sue mutandine, rigorosamente bianche o verdi; al paffuto e tamarrissimo Jiron Amos, che agisce ancora prima di accendere il cervello, arrivando addirittura a spaccare i vetri blindati a testate; a Burume, irresistibile capellone che non vuole essere comandato da nessuno, sempre pronto a ribellarsi e dire la sua; a Fatman, vero e proprio poser in animazione, che durante alcune puntate ruberà in modo esilarante la scena agli altri comprimari. I personaggi sono tantissimi, tutti caratterizzati degnamente: non mancano le solite baronesse tominiane di mezza età che si riveleranno antagoniste tragiche; i cambi di fazione, i cattivi carismatici e sensibili (Lord Arthur in primis).

"Xabungle" è il "Gurren Lagann" prima di "Gurren Lagann". E' evidente che la blasonata opera della GAINAX, al di là del suo caratteristico citazionismo, abbia uno script decisamente ispirato all'opera di Tomino, da cui prende anche la filosofia di fondo, il messaggio positivo riguardante l'importanza dell'amicizia, il fatto che degli sprovveduti, che combattono sparando colpi di cannone a caso, riescano a tener testa a un oscuro nemico che agisce nell'ombra. Anche le ambientazioni prevalentemente desertiche del pianeta Zola ricordano molto quelle della prima parte di "Gurren Lagann" (la seconda, per quanto sia ancora debitrice di "Xabungle", è ispirata sopratutto alla "Getter Saga" di Ishikawa). Addirittura "Gurren Lagann" emula "Xabungle" per le incursioni nell'ecchi: non sarà raro vedere le mutande di Eichi, le tettone di Rag e tante altre zone erogene femminili su cui Tomino farà dell'ironia in modo assai grezzo e goliardico.

Negli aspetti tecnici, per la sua epoca, "Xabungle" eccelle in tutto: le animazioni sono sempre fluide e dinamiche, senza alcuna scena ripetuta, le musiche, sempre splendide, empatiche e inserite perfettamente nella sceneggiatura, in modo da sottolineare momenti buffi e scanzonati, oppure tristi e riflessivi - dopotutto stiamo parlando di Tomino nel suo periodo migliore. Il character design è proprio quello del veterano Tomonori Kogawa, lo stesso che ha disegnato i personaggi di "Ideon" e "Dunbine", altri picchi assoluti del maestro. Inutile dire che al mecha design ci sia il migliore, il leggendario Kunio Okawara, che qui si sbizzarrisce creando decine di nuovi robot ("Xabungle" ha avuto un grande successo nella vendita dei modellini, quindi non soffre di alcun taglio di budget, contrariamente a "Gundam" e "Ideon"). Menzione d'onore alle sigle: quella di apertura viene acclamata dai fan del genere robotico di tutto il mondo, quella di chiusura invece è molto orecchiabile e rende perfettamente quel senso di "avventura infinita" che Tomino vuole trasmetterci al di là delle gag e dei siparietti comici.

Con quest'opera, Tomino si diverte alla grande a fare ironia su ogni singolo cliché del genere: ci sono due "Xabungle" identici, le anticipazioni degli episodi prendono in giro la serie, i personaggi si lamentano del fatto che non sono abbastanza fighi, oppure si montano la testa e pensano veramente di esserlo - come quella scena in cui la bambina con i capelli a forma di cipolla esce da sotto la gonna di una ballerina, imbraccia il mitragliatore, spara a caso e dice: "Quanto sono figa!"; essi inoltre se ne usciranno con frasi del tipo "Questo è un lavoro degno del mecha che dà il nome alla serie", "Perché il regista non mi ha messo in una scena così epica?", "Non riesco a colpire nessuno, non sarà perché sono solamente un personaggio secondario?".

In conclusione, "Xabungle" è uno dei vertici massimi di Tomino, che nonostante una lentezza e una ripetitività a tratti logoranti, e una gamma limitatissima di ambientazioni, si rivela un gran bel titolo e, a mio avviso, la parodia del robotico meglio riuscita in assoluto. Il suo unico difetto, la ripetitività, non è così marcato come in "Dunbine", con i suoi ciclici filler tutti uguali uno all'altro, ma è attenuato dalla simpatia dei personaggi, dalla loro caratterizzazione perfetta e da quell'inimitabile umorismo autoriale onnipresente nella serie. Come accennavo, non mancheranno momenti seriosi e drammatici, come l'epica trentaseiesima puntata, e i vari momenti tristi in cui i personaggi cadranno nello sconforto, perdendo la fiducia in loro stessi. Visione obbligatoria per tutti i fan del robotico e di Tomino in generale, consigliata a tutti gli altri, che magari potrebbero riscoprire un piccolo capolavoro ingiustamente poco celebrato presso i nostri lidi.



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Tra le date più importanti per la storia dell'animazione giapponese, il 1984 occupa un posto speciale: quell'anno infatti, dopo un periodo di attività in qualità di animatore in grandi produzioni dell'epoca, Hideaki Anno fonda insieme ad alcuni colleghi universitari lo studio GAINAX, le cui prime produzioni arriveranno soltanto nel biennio 1987-1988; dapprima con il lungometraggio Le ali di Honneamise, diretto da Hiroyuki Yamaga, e poi con l'opera che ha dato propriamente inizio alla carriera registica di Anno, ovvero i sei OAV di Punta al Top! GunBuster. Tale opera, distribuita direttamente per il mercato dell'home video e appartenente al genere fantascientifico, permette al futuro ideatore di Evangelion di dare prova delle sue grandi doti di narratore, anche prendendo ispirazione a piene mani dal filone mecha da lui tanto amato: per comprendere in che modo abbia avuto origine GunBuster è bene ricordare che Anno era un appassionato di anime iconici quali Gundam e Ideon di Yoshiyuki Tomino, oltre che del Macross di Noboru Ishiguro. Facciamo dunque qualche accenno alla trama.

In un futuro che ora corrisponde al nostro presente, la Terra è minacciata dall'invasione di alieni insettoidi di proporzioni fantascientifiche. Contemporaneamente, l'associazione denominata Top (il titolo, oltre a essere un riferimento letterale, è anche una citazione a un celebre spokon degli anni Settanta da noi conosciuto come Jenny la tennista) si occupa di addestrare giovani pilote a combattere nello spazio a bordo di mecha dall'aspetto rudimentale. La serie segue quindi le vicende delle due elette alla guida del gigantesco robot GunBuster, ovvero la kohai Noriko Takaya, che ha perso il padre nella guerra contro gli alieni, e la senpai Kazumi Amano. Allenamento dopo allenamento e battaglia dopo battaglia, le esistenze delle due ragazze saranno segnate per sempre dalla morte, dalla solitudine e dalla perdita: lo spazio e il tempo sono infatti crudeli "compagni" nei confronti di chi lotta tra le stelle per salvare la razza umana, giacché mentre sulla Terra gli anni passano inesorabili, le due protagoniste invece non invecchiano di un solo giorno...

La storia di GunBuster è sostanzialmente molto semplice, ma non per questo meno d'effetto: non mancano infatti riflessioni sulla vita e sulla morte, oltre a sequenze commoventi rese particolarmente espressive soltanto da musica e immagini. Seppur in soli sei OAV, i pochi personaggi vengono caratterizzati piuttosto bene e, chi più e chi meno, restano tutti impressi nella memoria: oltre alle due protagoniste, alle quali è difficile non affezionarsi in un modo o nell'altro, tra di essi si annoverano la talentuosa straniera dai capelli rosso fuoco Jung Freud (un simpatico duplice riferimento al mondo della psicoanalisi); il giovane cadetto Smith (appare per pochissimi minuti e non si dimentica più l'effetto sortito su Noriko); il "coach" Ohta (davvero inconfondibili i suoi occhiali da sole e i modi burberi; si tratta di uno dei numerosi omaggi a Jenny la Tennista, in particolare al "coach" Jin Munakata); l'anziano capitano Tatsumi (non solo ha la barba folta, ma si aggiusta il cappello nello stesso identico modo del Comandante Okita della Corazzata Yamato). A condire il tutto sono alcune situazioni da commedia scolastica che già da un po' stavano ridefinendo i canoni del genere e, soprattutto, una patina piuttosto consistente di fanservice: quest'ultimo però risulta comunque equilibrato ed è soprattutto volto a illustrare in tutta la sua fluidità il cosiddetto "Gainax Bounce", termine attribuito in sostanza all'ondeggiamento realistico del seno femminile. Ad ogni modo, tutto questo ha profonde radici in una trama congegnata a puntino e infarcita di dettagli scientifici del tutto verosimili che tende a una climax con struttura a spirale, un po' come nel più recente Gurren Lagann: in breve, si comincia sulla Terra con mezzi relativamente semplici e si finisce nel cosmo più profondo con veicoli e armi colossali, tant'è che il GunBuster è uno dei mecha più grandi mai visti sullo schermo. Un'altra caratteristica di Punta al Top! - GunBuster, oltre al rivoluzionario fanservice, è la presenza di una serie di stilemi che ritroveremo nei due capolavori successivi di Anno, cioè Nadia - Il mistero della pietra azzurra e Neon Genesis Evangelion: tra quelli che mi vengono in mente ci sono le numerose strumentazioni di veicoli e navi; sequenze in cui i personaggi fanno discorsi di un certo rilievo in un bagno comune o disputando una partita di shogi; la presenza di treni di colore rosso; un "sandbox" al parco giochi con determinati oggetti al suo interno; la presenza di allievi modello di nazionalità straniera e una pletora di nomi in seguito semplicemente richiamati o ripresi del tutto (ad esempio, la stella Leaf 64 di GunBuster diventa il crepaccio sottomarino denominato Faglia 64 in Nadia; le astronavi Eritrium ed Exelion del primo saranno i veri nomi rispettivamente del Nautilus e del Nuovo Nautilus nel secondo).

Dal punto di vista tecnico, i sei OAV vantano animazioni fluide e d'alto livello, nonché lo splendido character design di Haruhiko Mikimoto, il cui stile inconfondibile ha segnato indelebilmente gli anime degli anni ottanta. Da sottolineare che nell'ultima puntata assistiamo a un apparente calo di qualità nel comparto grafico: non soltanto le immagini sono interamente in bicromia quasi per l'intera durata dell'episodio, ma alcune scene della battaglia finale sono costituite da semplici fotogrammi fissi che ritraggono schizzi preparatori. Ora, in tutta sincerità non so se ciò sia dovuto ai problemi di fondi che a un certo punto hanno colpito quasi tutte le produzioni dello Studio GAINAX: quel che posso dire è che tutto sommato l'effetto finale sembrerebbe voluto e che, in fin dei conti, aggiunge un tocco speciale alla serie, tant'è che questa tecnica del "non finito" è stata usata anche nel sopraccitato Gurren Lagann e nel più recente Kill La Kill. Per quanto riguarda il sonoro, le musiche di Kohei Tanaka accompagnano splendidamente le grandi sequenze ambientate nello spazio e alcuni brani che fanno da sottofondo a momenti di tensione da battaglia prendono addirittura in prestito qualche nota dalla celebre Suite dei Pianeti di Gustav Holst.

La serie è giunta nel nostro paese in due DVD curati dalla Dynit: a causa di un problema tecnico inerente i materiali originali, o almeno così è riportato dalla versione ufficiale dei fatti, non è possibile effettuare alcuna localizzazione del doppiaggio, con la conseguenza che chiunque non mastichi la lingua giapponese può usufruire di quest'opera soltanto per mezzo di sottotitoli. Per concludere, una narrazione semplice caratterizzata da risvolti drammatici e una notevole ricercatezza nelle nozioni scientifiche concernenti il tempo e lo spazio mi spingono a consigliare GunBuster davvero a chiunque, soprattutto ai fan di Hideaki Anno in particolare e, più in generale, agli appassionati di mecha e fantascienza.



6.0/10
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"K-On!" è un anime del 2009, composto da tredici episodi di durata canonica e tratto dall'omonimo manga in formato yonkoma di Kakifly. La serie è prodotta dallo studio Kyoto Animation.

Trama: Ritsu è una studentessa di primo liceo che, esaltata dopo aver visto un concerto in televisione, decide di entrare a far parte del Club di Musica Leggera, sull'orlo della chiusura a causa della totale mancanza di membri. Dopo aver costretto la sua migliore amica, Mio, a unirsi a lei, riesce a convincere altre due coetanee, Tsumugi e Yui, a iscriversi al club.
La serie ruota attorno alle "vicissitudini" delle protagoniste, impegnate ad esercitarsi con la propria band (molto poco) e a 'cazzeggiare' (alla grande), consumando tè e dolcetti come se non ci fosse un domani, nonostante qualche sporadica protesta dei membri più seri.
L'elemento musicale, rispetto allo slice of life, passa rapidamente in secondo piano, così come lo strumento di ciascuna ragazza, relegato in un angolo dell'aula di musica, mentre le protagoniste oziano e ciarlano del nulla più totale. Ad eccezione di qualche rara esibizione scolastica, i membri del K-On Club imbracciano chitarre e quant'altro solo per pochi minuti, e nemmeno in tutti gli episodi, per giunta. Concerti e allenamenti sono per lo più concentrati in pochissime puntate e, spesso, si sorvola sull'esecuzione dei brani, mostrandone solo l'intro e il finale. L'appartenenza al Club di Musica Leggera quasi si configura come un mero pretesto, il cui scopo è fornire un vago accenno di trama e arginare parzialmente il senso di vuoto e pochezza di contenuti di cui tutta la serie è impregnata.
Anche lo studio riveste un ruolo alquanto misero: in tredici episodi si vede a malapena una mezza ripetizione di gruppo e un esame, per non parlare dell'assenza di lezioni.

Le personalità delle quattro ragazze sono quanto di più banale ha da offrire il mercatino dei luoghi comuni dell'animazione giapponese: Mio è una bella ragazza, diligente e estremamente timida e fifona; Ritsu e Yui sono praticamente lo stesso personaggio, seppur con qualche piccola differenza: entrambe sono vivaci, svogliate e gareggiano per determinare chi sia la più stupida; Mugi è ricchissima, svampita, ma premurosa, e mostra una certa passione per lo yuri, insieme ad altre doti sorprendenti, che la rendono forse la studentessa più interessante di tutto il quartetto.
Più avanti nella serie, nel cast principale entrano un paio di nuove figure (la professoressa referente e un nuovo membro del club), il cui carattere è sicuramente costruito meglio, ma che si possono definire tutto fuorché originali.
L'approfondimento psicologico è generalmente superficiale, quando non completamente assente, nonostante si cerchi, in qualche occasione, di dare spessore a questo o quel personaggio tramite flashback oppure banali litigi e brevissime e sincere sfuriate, il tutto risolto prontamente col potere della 'pucciosità'. Anche gli stessi legami tra le ragazze, che siano amicizie nuove, di lunga data o parentele, per quanto teneri, appaiono come un po' scontati e frivoli.

La qualità tecnica è di buon livello, seppur altalenante. Le pregevoli animazioni sono uno degli aspetti maggiormente positivi, anche se alcune movenze delle protagoniste sono così enfatiche da risultare irrealistiche e artificiose.
La colonna sonora, a dispetto di quanto ci si aspetta da un anime dal cuore musicale, non è niente di eccezionale: l'opening è un classico brano frizzantino e anonimo, mentre buona parte delle canzoni ideate e suonate dalla band del K-On Club non sono riuscite a colpirmi o emozionarmi in modo particolare. Salvo solo l'ottima ending, bella visivamente e decisamente orecchiabile.
Dal punto di vista grafico, ci si trova di fronte ad un contrasto tra gli sfondi, che ho trovato piatti e approssimativi, e il design dei personaggi, sempre molto curato e assolutamente adorabile, grazie a quello stile 'moeggiante' che ha fatto la fortuna della KyoAni e che ringiovanisce le protagoniste di svariati anni, rendendole più simili ad allieve di scuola elementare o media, che non liceali.
Al rafforzamento di quest'ultima sensazione, contribuisce senza dubbio il carattere decisamente infantile e immaturo delle ragazze, sempre allegre e spensierate, prive di qualsivoglia preoccupazione, confortevolmente accoccolate in un mondo idilliaco e placido, da cui il genere maschile è sostanzialmente bandito.
A farne le spese è, indubbiamente, l'intelligenza dello spettatore e la componente relativa alla commedia dell'anime, che suscita la risata davvero raramente e solo grazie a pochi personaggi, soprattutto secondari, più azzeccati. Anzi, molte gag, già di per sé non molto divertenti, vengono ripetute e dilatate all'inverosimile, tradendo lo spirito dell'opera originale che, in virtù della propria natura di yonkoma, faceva di sketch brevi e di rapide battute il proprio punto di forza comica.
Non ho apprezzato nemmeno la leggerezza con cui ci si è approcciati al mondo della musica e alle sue dinamiche, facendo credere che basti essere inoperosi ma, allo stesso tempo, vivere in un perenne clima di serenità e gaiezza, per ottenere degli ottimi risultati, che l'impegno non paghi quanto l'amicizia tra i membri della band (che comunque costituisce un elemento imprescindibile) e un pizzico di innato talento. Persino le motivazioni con cui Ritsu e compagne si avvicinano al K-On Club sono tutt'altro che nobili.

Complessivamente, "K-On!" rimane una visione distensiva, che può risultare anche molto piacevole, ma, alla lunga, l'assistere all'inattività più desolante finisce per annoiare. Sicuramente è un anime che dovrebbe essere visto un episodio ogni tanto, senza impegno, per rilassarsi e spegnere il cervello. Appena sufficiente.