Era il lontano 2001 e giocavamo su Playstation 2, quando Capcom rilasciò il primo Devil May Cry che subito divenne una killer application. Hideki Kamiya, creatore della saga, la lasciò e fu indirizzato ad altri progetti, tuttavia Dante accompagnò i videogiocatori come protagonista di altri 2 capitoli e come coprotagonista di Devil May Cry 4. Tutti i titoli ottennero un ottimo successo, sia di critica che di vendite, c’erano tutte le premesse per un Devil May Cry 5, tuttavia Capcom prese una decisione per molti controversa: un reboot, creato in occidente.
 

Il gioco viene affidato all’inglese Ninja Theory e, come grafica, personaggi e storia, ripensato da zero. Dante lascia i capelli bianchi e la giacca rossa e torna in reboot voluto davvero solo da Capcom, che ha fatto infuriare i fan, che in buona parte non riescono ad accettare questa nuova versione del personaggio. L’impatto in effetti è difficile da digerire ed è facile, solo per questo, decidere di snobbare la saga.  Dante ora è un ragazzo con i capelli corti e neri e con un abbigliamento che strizza un occhio alle nuove generazioni, che ricorda più quello di un teppista avvezzo alle risse da strada, piuttosto di quello di un cacciatore di demoni. Gli autori, tra l’altro, scherzano su questa cosa, tanto che in uno dei primi video del gioco è lo stesso Dante che rinnega la vecchia pettinatura.
 
Nonostante questo DmC Devil May Cry venne ben accolto dalla critica in quanto, tralasciando la scelta dello stile, si è confermato come un ottimo hack and slash: alla fine fu la stesa Capcom a vigilare che il cuore del gioco venisse mantenuto. Ciò nonostante qualcosa cambiò a livello di giocabilità, in particolare venne reso più accessibile ai giocatori più giovani e venne di conseguenza abbassato il livello di difficoltà, in tal modo le meccaniche di attacco risultavamo meno tecniche.
 
Hideki Kamiya intanto seguì una strada tutta sua, costellata da altri ottimi titoli  ed oggi, grazie al suo Bayonetta 2, si trova oggi dall’altra parte a sfidare, sebbene su altra piattaforma, il remake occidentale del titolo che probabilmente lo consacrò come uno degli autori di videogiochi giapponesi più apprezzati, visto che con Devil May Cry dimostrò che il successo della saga di Resident Evil non fu un caso.
 
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DmC Devil May Cry viene ora pubblicato su console nextgen, con grafica a 1080p e con la promessa dei 60 frame per secondo, con il DLC  Vergil's Downfall e alcune modalità di gioco inedite. Curiosi di vedere come si è evoluta la saga di Devil May Cry, sebbene non sia più un titolo di produzione giapponese, considerata anche la presenza della serie TV, ci è sembrato opportuno di ospitare comunque questa recensione.
 
Sarà all’altezza della vecchia saga?
E’ meglio questa Definitive Edition di DmC o Bayonetta 2?
 
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Trama

Dante è un ragazzo perso tra donne e alcool, protagonista di una vita sregolata e senza obiettivi, complice anche il fatto che ricorda ben poco del suo passato. Eppure è speciale, tanto che c’è qualcuno sulle sue tracce. La sua imprudenza non lo rende un obiettivo così difficile da trovare, fortuna sua sa difendersi molto bene. C’è chi lo vuole morto, ovvero un demone di nome Mundus, che domina il mondo grazie al debito bancario, all’informazione e ad una bibita che soggioga le menti. Grazie anche all’influsso di un portale è praticamente invincibile, ma per quale motivo allora teme Dante? Il gioco inizia proprio nel momento in cui Dante viene rintracciato e portato nel Limbo, inseguito da un temibile demone, più potente fra quelli che ha affrontato in passato. Viene in sui aiuto una medium, Kat, che lo guiderà verso la salvezza. Kat intende portarlo a incontrare una persona, che può fare luce sulla sua amnesia.

La trama parte dal presupposto di un personaggio stravolto rispetto l’originale. Tra l’altro non posso certamente dire che inizialmente risulti così simpatico: sembra essere uno sbandato come tanti, con ben poco carisma, fortunatamente capitolo dopo capitolo viene intrapreso un percorso in grado di donargli un po’ di spessore. Non è, secondo le mia opinione, accostabile come carisma al vecchio Dante. Ciò nonostante, nel complesso, la storia non è male, supportata tra l’altro da una regia curata, e si fa seguire con piacere. Certo, non brilla per originalità e presenta qualche stereotipo di troppo, risultando in certi passaggi un po’ scontata, ma stiamo alla fine parlando di un titolo di azione che non fa certo del comparto narrativo il suo punto di forza.
 

Gameplay

In DmC troverete principalmente due tipi di gameplay, i combattimenti e le sezioni platform/esplorative.
Esplorare le mappe si dimostra molto utile per trovare oggetti, chiavi e altri elementi che vi aiuteranno ad aumentare il punteggio finale del livello.  Le sezioni platform sono rese più interessanti dall’utilizzo di una funzione particolare delle armi angeliche e demoniache, che si trasformano in un arpione che può o tirare gli oggetti a voi, creando altre piattaforme, oppure portarvi in zone non raggiungibili con un normale salto. Vengono pertanto create situazioni che richiedono un certo tempismo e impegno, perché vi troverete a dover svolgere le giuste combinazioni in breve tempo per non precipitare. Fortunatamente, in caso di caduta, perderete solo una piccola quantità di energia.
Le chiavi dorate che potete raccogliere in giro per le mappe sono utili per accedere a livelli speciali in cui, per ottenere un frammento che aumenta la vostra energia totale, dovrete sconfiggere i nemici in breve tempo e sottostando a determinate limitazioni.
 
Il vero cuore del gioco sono ovviamente i combattimenti, che risultano frenetici e richiedono una certa padronanza dei comandi per ottenere buoni risultati, mentre se ci si accontenta di sopravvivere è sufficiente saper schivare al momento giusto.  Dante possiede 4 tipologie di armi diverse che permettono combo lunghe e varie, tra l’altro è possibile non solo cambiare la tipologia di arma durante lo scontro, ma proprio l’arma stessa. Se l’arsenale non vi bastasse avete a disposizione anche due pistole e un arpione con cui è possibile levare le protezioni dai nemici, oppure vi permette di andare velocemente corpo a corpo con loro. L’arma principale, la spada di Dante, si utilizza semplicemente premendo due tasti, uno dei quali per il colpo potente. La successione in cui li premerete, magari facendo delle brevi pause, porteranno Dante a esibirsi in spettacolari combo. Premendo il trigger basso di sinistra Dante sfodera e proverà a colpire con l’arma angelica e, premendo quello di destra, con quella demoniaca. Per entrambe si applicano le stesse logiche di combo. Grazie al tastierino direzionale è inoltre possibile cambiare un’arma all’interno della tipologia, per esempio passando nelle demoniache dall’ascia ai pugni. Se i nemici sono troppo lontani avrete due possibilità: o andate da loro grazie all’arpione, oppure potete usare la vostra quarta arma, ovvero le pistole. Queste colpiscono da lontano e sono molto utili nel caso vogliate interrompere qualche avversario, sebbene abbiano una potenza ridotta. A completare le vostre possibilità vi è il tasto per il salto, quello per la schivata e quello per lockare il nemico.
 
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Avete a disposizione un numero considerevole di possibilità, ciò nonostante i comandi risultano estremamente immediati. A onor del vero anche troppo, visto che premendo un po’ a caso i tasti di attacco si può ottenere a livello normale quanto serve per sconfiggere il nemico. Tuttavia se si vogliono fare le cose per bene, ottenere più punti e bonus, la questione si complica non poco: colpendo i nemici senza farsi a propria volta colpire si ottengono punti stile, che salgono tuttavia solo se varia la combo e pertanto dovrete fare una bella pratica per apprendere combinazioni lunghe e efficaci, senza tra l’altro rimanere troppo tempo senza nemici da massacrare.
 
Ad un certo punto potrete attivare il Devil Trigger mode, che rende Dante ancora più letale e potente per un breve lasso di tempo.
 
A fine livello verranno verificata la vostra performance, sarete valutati su stile, tempo e oggetti scovati, dandovi un malus per ogni oggetto usato o vita persa. Il punteggio finale vi da diritto di acquisire dei punti potenziamento che potete usare per le vostre armi o il personaggio.  Oltre a questo, avrete a disposizione uno shop dove acquistare interessanti oggetti.
 
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La longevità è aiutata dalla possibilità di riaffrontare la sfida in altre modalità con una difficoltà sempre crescente, fino a livelli per il sottoscritto assolutamente non affrontabili. Per esempio nel Must Style Mode si fanno danni ai nemici solo arrivati al livello di stile S, nel Dante Must Die Mode i nemici hanno il Devil Trigger attivo, ancora peggio è il Gods Must Die Mode, dove non potete nemmeno usare gli oggetti. Il problema è che per sbloccarli si deve prima finire l’avventura nella modalità difficile, per poi affrontare uno ad uno le modalità a livello crescente, che vi obbliga quindi a rifare il gioco più volte. Vi è anche il DLC dedicato a Vergil, che è un piacevole diversivo.
Rispetto alla versione per PS3, la difficoltà è stata ricalibrata un po’, in particolare i nemici appaiono meno passivi e se si desidera, grazie al Turbo Mode, l’azione risulta ancora più frenetica grazie ad un aumento della velocità del 20%.
 
Interessante infine l’introduzione del lock manuale della telecamera, che vi permette di dedicarvi ad un singolo avversario, di cui vedrete anche la barra vitale.
 
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Grafica e Sonoro

Si tratta di una edizione per Playstation 4 di un gioco per Playstation 3, pertanto è lecito non aspettarsi che sfrutti a pieno la next gen. Arriva tuttavia su PS4 con in dote una risoluzione a 1080P e i 60 fps, questi ultimi non sempre impeccabili, ma comunque la differenza di fluidità è apprezzabile. Il gioco utilizza l’Unreal Engine ed è, probabilmente, uno dei titoli che meglio lo sfrutta.  La grafica rivoluziona lo stile a cui siamo abituati, con un character design occidentale che non è che mi faccia esaltare. La regia la trovo invece più convincente, vi sono delle belle sequenze, il Limbo è ben reso con ottimi effetti nel momento del passaggio. Molto piacevoli anche gli effetti di luce, belle alcune ambientazioni, meno ispirate altre. Graficamente siamo comunque su livelli più che buoni.
Il sonoro è onesto, anche se non riesce a farsi ricordare. Si fatica invece a dimenticare il doppiaggio italiano, che è veramente fatto con i piedi: inizia fuori sincrono, hai dei toni troppo bassi, tanto che risulta difficile da seguire. Dopo la prima volta ho dovuto cambiare la lingua della console per giocare la versione inglese, che è decisamente meglio.
 
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DmC Devil May Cry è un buon hack and slash: Ninja Theory ha fatto un bel  lavoro, attualmente di questo genere su PS4 non c’è di meglio e credo che non sarà facile fare di meglio. E’ frenetico e divertente, piacevole graficamente e curato sotto molti aspetti. Il problema è che se avete già giocato al gioco su PS3 non troverete molti motivi, nonostante le aggiunte, per acquistarlo di nuovo. Se amavate il vecchio Devil May Cry, potreste non accettare le pesante modifiche apportate a personaggi, trama e grafica. Se avete una Wii U, dello stesso genere potete acquistare Bayonetta 2, che ritengo superiore sotto diversi aspetti. Se tuttavia questi fattori non rappresentano per voi un problema, se riuscite a mettere da parte le “questioni di cuore” o se avete giocato a Bayonetta 2 e volete un altro gioco di quel genere, allora in DmC Devil May Cry troverete un titolo solido e ben realizzato, pertanto un acquisto che vi consiglio.
Si tratta di una riedizione fatta come si deve, che non si limita a riproporre il vecchio titolo con un aggiornamento grafico, ma ci mette un po’ del suo offrendo nuove modalità e modificando qualcosa nel gameplay, rendendo l’esperienza migliore di quanto lo era su PS3. Per quel che mi riguarda l’ho giocato con piacere e, pertanto, “Go to the DmC!” ;-)