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Adotta un titolo 1Adotta un titolo 2Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[MANGA] Rozen Maiden II (Scadenza: 29/3/2015)

[ANIME] Digital Devil (Scadenza: 1/4/2015)

[LIVE] Uchu kyodai (Scadenza: 5/4/2015)

[MANGA] Body & Soul (Scadenza: 8/4/2015)

[ANIME] Mushishi Special: Hihamukage (Scadenza: 12/4/2015)

Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Lupin the IIIrd Jigen Daisuke no Bohyou, Knights of Sidonia e Psycho-Pass.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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Sono passati due anni. Due anni da quel prequel/reboot di tredici episodi, che a più di quattro decenni dalla serie originale portò una vera ventata d'aria fresca al franchise, concentrandosi sul passato di uno dei personaggi femminili più conosciuti e apprezzati in assoluto: quello della sensuale e algida ladra Fujiko Mine, in una serie TV che, seppur breve, manteneva una certa continuità narrativa non effettivamente propria delle storie di Lupin the Third. [1]Ma la vera rivoluzione non fu effettuata tanto sul piano compositivo, quanto piuttosto su quello grafico (vicino allo stile originale di Monkey Punch) e narrativo: una secca modernizzazione, ma allo stesso tempo un ritorno alle origini. Il nuovo Lupin - quello che vedremo, più che mai, anche nel film che sto accingendomi a recensire - è un Lupin più crudo, più sexy, più cupo e più cinico, ma che in parallelo riesce a mantenere e anzi a valorizzare quella vena di romanticismo, di idealismo e di eleganza classica che traspare da ogni scena, da ogni azione, da ogni dialogo dell'opera. Troviamo una caratterizzazione più solida, più realistica, che dà spessore ai personaggi e li rende credibili sul piano umano, ma che al contempo non rinuncia mai alla loro natura scanzonata e allegra, per la quale sono celebri in tutto il mondo. E dopo due anni il nuovo Lupin torna a superare sé stesso, riuscendo finalmente a porre rimedio all'unico (ma notevole) difetto presente in La donna chiamata Fujiko Mine: la sceneggiatura. Lupin the Third: la tomba di Daisuke Jigen risulta un prodotto ben scritto, completo e fedele al carattere originale della serie, nonché possibile prologo di una futura (ri)esplorazione completa del franchise.

Lupin e Jigen decidono di rubare una splendida pietra preziosa che si trova in un Paese chiamato Dorea dell'Est. Dopo l'assassinio di una cantante dell'Est avvenuto in Dorea dell'Ovest, le tensioni tra le due nazioni sono tornate ad aumentare, ma i due ladri decidono di mettere ugualmente a segno il colpo. Durante la fuga, Jigen viene preso di mira e ferito da un misterioso cecchino di nome Yael Okuzaki: di lui si dice che sia un tiratore infallibile, che nessuno dei suoi obiettivi sia mai sopravvissuto, e che per questo faccia costruire la lapide delle proprie vittime ancora prima di ucciderle...

Il film si presenta come un mediometraggio di una cinquantina di minuti, che tuttavia riesce a sostenere magnificamente il peso dell'intreccio. Ritroviamo come già anticipato il chara design e l'atmosfera noir presente nella serie su Fujiko, ma a differenza di essa la colorazione si fa più pulita e brillante, e il tratto meno graffiante e sporco. Le animazioni (a opera dello studio Telecom Animation Film Co.) risultano di rara fluidità e la CG, relegata a qualche breve scena, non è mai invasiva ma anzi si amalgama bene al tutto. La scoppiettante regia è affidata al bravo Takeshi Koike, geniale animatore e character designer famoso per Redline e The Animatrix, ed è riconoscibile come una vera e propria lezione di stile. Ritroviamo le vecchie atmosfere anni '70 in modo più marcato e imperante, che unite a una colonna sonora jazz fusion/progressive blues e a una calibrazione perfetta del ritmo e dei tempi, donano all'opera quel fascino tipico delle pellicole americane dei Seventies, in tutta la loro violenta spettacolarità. Indubbiamente le influenze del cinema sono molteplici, basti pensare alla sigla che per grafica e sonorità richiama esplicitamente i film di James Bond, o alla lenta suspense di "leoniana" memoria durante i duelli tra pistoleri, ma senza mai dimenticare il lato squisitamente romance e il carisma fracassone del Lupin giapponese.
Ci troviamo di fronte a un prodotto riuscito magnificamente, che riesce a intrattenere e a divertire con classe e intelligenza, e ciò vale sia per il fan più incallito della serie, sia per lo spettatore occasionale. Pertanto lo promuovo a pieni voti, sperando che tutto il potenziale di questa rielaborazione non vada perduto in una nuvola di fumo.

Note:
[1]: onde evitare fraintendimenti, d'ora in poi userò il termine "Lupin" in corsivo per riferirmi all'opera in generale, mentre per il personaggio il nome sarà scritto in caratteri normali.



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Knights of Sidonia è il più recente parto dell'immaginazione del mangaka Tsutomu Nihei, autore di altri manga fantascientifici come Blame!, Biomega e Abara. Pubblicato su Kodansha, il manga è ambientato in un futuro lontano, in cui la Terra è stata distrutta dalla bellicosa razza aliena dei Gauna e l'umanità superstite sopravvive a bordo di gigantesche astronavi-arche, fra le quali vi è Sidonia, che si difende dagli sporadici attacchi dei Gauna grazie a un corpo di piloti di mecha molto sofisticati chiamati Guardiani. Il protagonista Nagate Tanikaze per anni ha vissuto nei sotterranei di Sidonia, insieme a suo nonno, addestrandosi a pilotare i Guardiani in un simulatore virtuale, ma quando raggiunge la superficie viene arruolato fra i piloti, in virtù della sua abilità, ricevendo persino l'onore di utilizzare come mezzo personale lo Tsugumori, pilotato dall'eroe della Quarta Guerra Difensiva Gauna, combattuta cento anni prima. Purtroppo, in concomitanza con la comparsa di Tanikaze in superficie, riprendono gli attacchi dei Gauna e Sidonia si trova a dover affrontare la minaccia aliena...

I presupposti per un grande successo commerciale ci sono, per cui non stupisce che nel 2014 venga realizzato un primo adattamento animato di dodici episodi dalla Polygon Pictures, già famosa per varie serie in CG come Transformers: Prime e Star Wars: The Clone War, che copre i primi volumi del manga. La tecnica della CG viene utilizzata anche per Knights of Sidonia, con risultati che possono soddisfare interamente per quanto riguarda i mecha e i mostruosi Gauna, resi benissimo, mentre mostra tutti i suoi limiti quand'è applicata ai personaggi umani, di cui non riesce a rendere al meglio tutte le movenze e le espressioni facciali.

Sicuramente il punto forte di Knights of Sidonia è l'ambientazione: una gigantesca arca che vaga nello spazio, in cui vive un'umanità che ha dovuto adattarsi al nuovo ambiente. Innovazioni genetiche come la fotosintesi umana (per ridurre la quantità di cibo da ingerire periodicamente), l'esistenza di un terzo sesso oltre a quelli maschile e femminile, l'uso della clonazione umana e la presenza di ibridi uomo-animale (come l'orso Lala, che parla e gestisce il dormitorio degli allievi dell'accademia per piloti) sono cose ormai scontate, banali a Sidonia. L'attenzione al dettaglio e al realismo è encomiabile: le tute dei piloti appaiono sporche, usurate, non certo nuove, perché evidentemente l'umanità di Sidonia va al risparmio avendo risorse limitate; i robot hanno delle riserve di carburante limitate, non possono allontanarsi troppo dalla nave-madre e non sono in grado di uccidere i Gauna se non con l'uso delle Kabizashi, lance composte del solo materiale in tutto l'universo che sembra scalfirli; movimenti e accelerazioni troppo bruschi di Sidonia hanno conseguenze gravissime sulla popolazione e una semplice manovra per evitare l'attacco di un Gauna può portare alla morte di centinaia di persone, sbalzate fuori con violenza dagli edifici della città interna.

A fronte di un'ambientazione così intrigante e realistica, troviamo una narrazione non priva di difetti: un cast di personaggi poco incisivi e poco approfonditi; un protagonista fra i più apatici e meno simpatetici che abbia mai visto (in confronto Shinji Ikari ha il carisma di Yang Wenli!); fastidiosi sviluppi da commedia harem che si adagiano sui soliti cliché dei bisticci, delle scenate di gelosia e dei battibecchi fra le spasimanti di Tanikaze; combattimenti nella prima metà della serie ricchi di morti (almeno una a battaglia) che purtroppo non hanno alcun impatto emotivo in quanto coinvolgono personaggi poco approfonditi, se non addirittura introdotti nell'episodio precedente; un generale indugio su scene di vita quotidiana che non aggiungono molto alla narrazione e sulla rivalità fra Tanikaze e Kunato, che sa di già visto prima ancora che inizi. Le cose cambiano a circa metà della serie, quando si dà maggior spazio ai combattimenti con i Gauna (che si fanno davvero epiche e avvincenti man mano che si va avanti) e la narrazione si focalizza sui misteri che riguardano Sidonia, la sua storia e l'identità dei membri della Commissione degli Immortali che la governa; inoltre fanno la loro comparsa placente di Gauna dall'aspetto e dall'intelletto umani e inquietanti ibridi uomo-alieno.

Purtroppo, il prezzo da pagare per una serie tratta da un anime in corso è un finale aperto: Knights of Sidonia si conclude con un'epica vittoria che significa solo la sopravvivenza di Sidonia per un altro giorno, perché i Gauna sono ancora in agguato nel cosmo, mentre i tanti misteri sollevati nel corso dei dodici episodi continuano a non avere risposte (o ad averne solo parziali). Per fortuna è stata annunciata una seconda stagione, che dovrebbe riprendere la narrazione da dove si è interrotta. Non resta dunque che sperare che la seconda serie corregga i difetti della prima, dovuti forse al fatto che essa corrisponde alla prima parte del manga e raramente un'opera cartacea è perfetta fin dall'inizio.



6.0/10
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"Psycho pass" ha, decisamente, tradito le mie aspettative. Obiettivamente, non posso dire che l'idea di partenza non sia originale ma, di fatto, sussistono troppe falle nel sistema.

Il primo neo riscontrabile è rappresentato dai due protagonisti. Kogami è un personaggio affascinante ed accattivante, ma solo sulla carta. Con il procedere della narrazione si fa sempre più evidente la sua assoluta mancanza di carisma. Nel momento stesso in cui entra in scena Makishima, questo antagonista lo relega a figura marginale dell'opera sebbene sia, fisicamente, sempre presente. Poco e niente ci viene svelato del suo passato. Vengono solo sparse mollichine di pane, di tanto in tanto, che sta allo spettatore raccogliere al fine di colmare le lacune di questa storia.
Tsunemori, di contro, ha una evoluzione inversa. Scialba ed insulsa, comincia a mostrare segni di carattere solo verso il finale dell'opera, ma è un'eroina che non convince come dovrebbe.
La storia stenta a decollare e, solo per fugaci istanti, si ha la sensazione che sia riuscita a stabilizzarsi. Sono rari i momenti in cui lo spettatore può dirsi davvero coinvolto dallo sviluppo narrativo, rimanendo, troppo spesso, impassibile di fronte agli eventi che si susseguono in modo anonimo.
Una trama diversa ed originale avrebbe potuto concedere molto di più di quanto è stato effettivamente reso. Questa idea di creare una ambientazione futuristica, in cui è possibile cogliere la criminalità latente degli individui e combatterla preventivamente per garantire la sicurezza pubblica (un po' "Minority report"), è geniale. Il carachter design, curato dalla sensei Amano (autrice del famoso "Tutor Hitman Reborn"), ha colto in pieno lo stile dell'opera; un valore aggiunto che però è andato sprecato, così come la eccelsa grafica. Ottimi strumenti e pessimi risultati, a causa di una storia che resta costantemente statica, con qualche raro sprazzo di energia.
Sarebbe stato interessante concedere maggiori flashback per meglio comprendere le vicende personali degli esecutori, invece, a parte vari e rapidi passaggi, vi è stato un totale disinteresse degli autori in questo senso.
Il rapporto tra Kogami e Makishima, seppure appaia come il fulcro della storia, anche a fronte degli eventi passati che hanno interessato i due (eventi solo accennati e mai approfonditi, si badi bene!), non è mai troppo coinvolgente.
Dialoghi, monologhi e ancora dialoghi si susseguono in continuazione, togliendo il pathos alle scene di azione. Continue elucubrazioni mentali, nei momenti più inadatti, rendono la svolgimento lento e claudicante.
Troppe le domande che restano prive di risposte alla fine della visione di "Psycho pass". Nella speranza che tutto assuma un suo senso grazie alla seconda serie, per il momento, non vado oltre la sufficienza.