Appena l’ho incontrata, la mia vita è cambiata. Quello che ho visto, quello che ho sentito, quello che ho toccato… Tutto ha cominciato a prendere colore.

Ci sono alcune serie che non sono solo difficili da raccontare a parole ma sono anche ricche di sorprese e che vanno al di là della mera facciata, quella di una commedia romantica in questo caso. Molti nel commentare positivamente Shigatsu wa kimi no uso ("Your Lie In april"), trasposizione animata del manga di Naoshi Arakawa, si sono trovati in questa duplice condizione di difficoltà, specie nel rispondere alle critiche di chi non vi ha trovato piena soddisfazione. Ci sono, infatti, due reazioni generali a questa serie: o ti rimane indifferente o l'ami!
Molte sono le ragioni e variano a secondo della propria esperienza di vita e della propria opinione su cose come lo stress, la musica, l'amore e la tragedia. Molti hanno, fin dalle prime puntate, fatto inoltre paragoni con Nodame Contabile, altro anime musicale di fama, ma io sono dell'opinione che ogni titolo fa, chi più chi meno, storia a sè e quindi non toccherò questo argomento.

 
 

"Abbiamo solo 14 anni! Non porti dei limiti e buttati!"

Shigatsu wa kimi no uso racconta le vicende dello studente di scuola media Arima Kousei, ex bambino prodigio del pianoforte, che dopo il trauma causato dalla morte della madre non riesce più neanche a toccare lo strumento che gli ha dato la fama. La sua vita cambierà in un mese di aprile, nel momento in cui incontrerà una violinista, Kaori Miyazono, di cui si innamorerà pur essendo la ragazza interessata invece al suo miglior amico, Ryouta Watari. Kousei sarà "utilizzato" quindi più volte da Kaori come sostituto del troppo "farfallone" Watari e forzatamente trascinato da lei di nuovo nel mondo della musica per confrontarsi con molti dei suoi traumi, fantasmi e paure.

Le emozioni che provano sia i personaggi di questa serie sia gli spettatori, sono raramente positive o felici. Notevole è, infatti, il dolore che viene manifestato e numerose sono le lotte che i personaggi devono affrontare nel corso dei 22 episodi, in una storia ricca di sentimenti non corrisposti e situazioni difficili.
Una delle critiche più comuni che ho sentito infatti su questo titolo è che, a volte, l'aspetto drammatico viene ad essere percepito come piuttosto forzato e sopra le righe specie se si considerano i ragionamenti e il modo di esprimersi fin troppo adulto dei protagonisti, che altro non sono che dei ragazzi delle scuole medie. Questo in effetti è piuttosto vero ma allo stesso tempo c'è anche da rilevare che Kaori e Kousei sono musicisti e artisti, persone tradizionalmente emotive quindi alla fine non trovo troppo fuori luogo i loro dialoghi poetici.
 

La ragione per cui le cicatrici non guariscono quando si tenta di dimenticare, è che tentando di dimenticare si finisce per ricordare”.

Ritengo, invece, che non si possa dare un giudizio globale sull'intera serie senza partire proprio dalla fine, dalla "bugia" del mese di aprile, quindi perdonatemi e vi avviso fin da subito che quanto dirò da ora in poi sarà spoiler.

L'intera serie, infatti, incentra la visuale della storia, da buon shonen, dal punto di vista di Kousei, visuale in cui Kaori viene rappresentata come come una ragazza dal carattere ribelle e coraggioso.
Immagino sia piuttosto logico che, specie per uno spettatore di sesso femminile, sia risultato fastidioso vedere le frustrazioni del povero protagonista nel dover stare al "guinzaglio" di Kaori senza riuscire a starne lontano, spinto a forza in un mondo, quello della musica, in cui non voleva più rientrare per non soffrire più. Viene quasi da pensare "Ma chi te lo fa fare se devi essere messo in una friendzone?" per usare termini attuali.

Quando si legge la lettera di Kaori nell'ultima puntata, però, abbiamo uno straordinario ribaltamento di prospettiva, che ci sorprende proprio nel momento in cui pensavamo di non poterci sorprendere!
Diciamoci la verità, si sapeva fin dalle prime puntate che la storia sarebbe finita in un certo modo, tutto lo lasciava intuire, ma il venire a sapere che l'idea che avevamo di Kaori non era quella reale ha lasciato, almeno in me, un carico emozionale di forte impatto. Per l' intera serie, infatti, Kaori spinge Kousei ad andare avanti in modo che possa tornare a camminare sulle sue gambe e questo pur essendo una ragazza incredibilmente timida e fragile. Facendo del del suo meglio per cambiare la vita della persona amata (ma anche stimata) lei gli lascia uno straordinario regalo: la possibilità di riprendersi la propria vita (e la musica che ne è parte integrante), anche se la stessa Kaori non ne potrà far parte. Non stupiscono così le tante fanart che affolano la rete, da quando questa serie si è conclusa, e che dipingono la protagonista femminile come fosse un "angelo", una presenza momentanea nella vita di Kousei, quasi eterea in grado di farlo andare "oltre".

L'aspetto romantico passa così in secondo piano, quasi un comprimario del tema principale, e si possono perdonare certi temi un po' banali e stereotipati come l'amica d'infanzia e l'amore per una ragazza innamorata del migliore amico. E' stato evidente fin dall'inizio che Kaori e Kousei avevano entrambi dei sentimenti l'uno per l'altro. Le ragioni di Kaori alla fine sono piuttosto chiare: il suo obiettivo fin dall'inizio è stato quello di restituire Kousei alla musica. Nella realizzazione di questo proposito la ragazza ha impiegato tutte le sue restanti energie, mettendo da parte i suoi sentimenti, e regalandoci quindi una storia d'amore tragica ma a mio avviso bella e piuttosto ben strutturata.
 

"E' durante la notte che le stelle brillano!"

E' sullo sviluppo dei personaggi che KimiUso ha fatto un lavoro incredibile. Kousei, alla fine della storia, riesce a superare le sue paure mentre i suoi rivali di sempre, Takeshi e Emi, riescono a superare il fantasma che si erano anch'essi creati. Lo stesso Kousei era divenuto per loro infatti quasi un feticcio, uno scoglio senza il cui confronto essi si sentivano incompleti, incapaci di andare avanti per la loro strada pur ottenendo lo stesso un discreto successo. Lo sblocco psicologico, che entrambi riescono ad ottenere nel corso della serie, gli consentirà di vivere la loro passione in maniera più serena e a braccetto con lo stesso "rivale" di sempre divenuto non certo un "amico" in senso stretto ma un "collega" con cui si dividono sogni e dispiaceri. Passione per la musica che grazie a Kousei riesce a vivere pienamente anche la piccola Nagi, per cui era primario raggiungere il fratello e basta. L'amica d'infanzia Tsubaki riconosce finalmente i suoi sentimenti, non rimanendo imprigionata nel suo personaggio e trovando la forza di urlare ciò che prova a se stessa e a chi ama e fa niente che per capirlo ne debba fare le spese il povero senpai con cui usciva. Di Kaori ho già detto, ha avuto modo di vivere la sua vita al massimo e seppure il suo atteggiamento potrà non piacere ad alcuni spettatori

Il lato tecnico è un altro fattore vincente di questa serie: animazione, musica e voci dei personaggi denotano un lavoro davvero di ottima fattura del regista Kyohei Ishiguro e della A1 Pictures per la produzione. Basta comparare la fedeltà dei fondali disegnati con la realtà per rimanere con un senso di meraviglia che pervade lo spettatore per tutta la visione della serie, in special modo per la fluidità delle animazioni durante le esibizioni musicali e per la brillantezza dei colori di un Giappone quasi da favola, quello che piace a noi stranieri.
 
 
Data la lunghezza dei dialoghi non si può inoltre non riconoscere la bravura di Risa Taneda (Kaori) e Natsuki Hanae (Kousei) perchè hanno portato il peso della storia praticamente sulle loro spalle.

Un titolo incentrato sulla musica non può esimersi da un lavoro adeguato sulla OST, e questa certamente non delude! La parte del leone è chiaramente lasciata alla musica classica: 14 brani, alcuni dei quali famosissimi come la sonata per pianoforte n. 14 "Chiaro di luna" o la Sonata per pianoforte e violino in la maggiore n. 9 ("a Kreutzer"), entrambe di Ludwig van Beethoven, eseguiti da artisti di altissimo livello.
 
 
All'altezza di queste pietre miliari rimane anche la OST originale, che fa egregiamente il suo lavoro. Le OP, come la prima "Hikaru Nara" dei Goose house (passati dalle cover in streaming alle sigle "vere" senza colpo ferire) operano un curioso contrasto con la struggente seconda ED "Orange", rivelando così la natura agrodolce della serie stessa.

Nel complesso, KimiUso è un adattamento incredibile, e completamente fedele al manga e forse proprio qui si può trovare una sua pecca. La serie copre infatti esattamente 2 capitoli per episodio (22 episodi da 44 capitoli) trascinando in essa tutta la sequela di dialoghi che si trovavano su carta. Questo a mio avviso appesantisce la serie in sè, non dando sempre il giusto spazio alla potenza della musica e alla bellezza delle immagini. Questo è, a mio avviso, uno dei casi in cui la fedeltà al cartaceo non premia e anzi funge da zavorra alla serie animata. Con meno puntate e monologhi il fluire stesso della serie ne avrebbe solo che giovato.
 
Shigatsu wa kimi no uso rimane comunque una serie notevole, forse una delle migliori a mio avviso della seconda parte del 2014. Titolo in grado di superare gli stereotipi dello shonen romantico e a sorprenderti con il cambio di prospettiva finale. Tecnicamente una gioia per gli occhi e le orecchie. Serie comunque che giudico non per tutti a causa della pesantezza di alcuni passaggi, dovuti all'estrema fedelta ai dialoghi del manga, e all'aspetto "drammatico" nettamente prevalente, nonostante la presenza di siparietti comici, che certo non rientrerà nei gusti di chi si aspetta una serie romantica tout court.