Un film su un uomo d'affari tedesco capace di creare una safety zone per proteggere i cittadini cinesi durante il Massacro di Nanchino del 1937 viene proiettato in questi mesi in Giappone grazie a un gruppo di volontari, dopo il fallimento nella ricerca di un distributore ufficiale. 

Il gruppo ha ottenuto il diritto di proiettare il film biografico del 2009 John Rabe, una produzione congiunta tra Germania, Francia e Cina, e sta organizzando le relative proiezioni dal marzo scorso. Il film è stato mostrato a Tokyo il 20 luglio, e nuovi eventi sono previsti nelle prefetture di Shizuoka, Kanagawa e Toyama, a seguire nell'anno in corso.

Il film, della durata di 134 minuti, ha nel cast famosi attori giapponesi tra cui Teruyuki Kagawa, e si è aggiudicato numerosi premi in Germania, ma non ha beneficiato di un canale distributivo in Giappone a causa delle critiche sollevate in merito a una asserita inaccuratezza storica dell'opera.
John Rabe era stato, per inciso, realizzato assieme ad altri film in occasione del 70° anniversario del Massacro di Nanchino, caduto nel 2007.
Gli altri film di cui sopra non sono arrivati sul suolo giapponese, a causa delle controversie tuttora vive sull'argomento nel Paese del Sol levante. 
 

«Il film mostra cosa significhi essere uomini in situazioni estreme, nell'infuriare della tempesta bellica, e i cittadini dovrebbero esser messi in condizione di vederlo, anche per poterne eventualmente criticare i contenuti», ha annunciato un portavoce del comitato organizzatore delle proiezioni.

Il film è basato sul diario di Rabe, testimone dell'invasione giapponese di Nanchino mentre vi si trovava di stanza, nel 1937, durante la seconda guerra sino-giapponese. Il diario venne scoperto nel 1990, e la sua edizione giapponese, intitolata “Nankin no Shinjitsu” (La verità di Nanchino), risale al 1997.
 
Il film mostra il tentativo disperato di Rabe di salvare quanti più civili cinesi possibile attraverso la creazione di una safety zone all'interno della città. La zona in questione veniva considerata off-limits per i soldati nipponici. 

Il tribunale di Tokyo, istituito alla fine della seconda guerra mondiale, ha stabilito che i crimini di Nanchino sono costati la vita a un numero di civili imprecisato, in un ordine di grandezza che va da 100.000 a più di 200.000 persone.

Scopo della costituzione del comitato organizzativo delle proiezioni è la volontà di far conoscere alla gente gli eventi descritti nel film. Le negoziazioni per ottenere il diritto di proiettare la pellicola sono durate ben cinque anni.

«Questo film non intende condannare il Giappone. In effetti, noi tedeschi non abbiamo il diritto di accusare nessuno, se guardiamo indietro alla nostra storia», ha dichiarato il regista Florian Gallenberger, come reso noto dal comitato organizzativo. «Ma crediamo che sia importante, per prevenire atrocità simili al Massacro di Nanchino ed all'Olocausto, approfondire la nostra conoscenza di ciò che è realmente accaduto nel corso della storia e promuovere un'aperta discussione sul tema», ha aggiunto.

La figura di John Heinrich Detlev Rabe può essere accostata a quella del più noto Oskar Schindler, al pari di lui un imprenditore tedesco distintosi per meriti umanitari nella difficile temperie storica degli anni '30 e '40 del secolo scorso, o a quella di Chiune Sugihara, lo 'Schindler nipponico'.

Con l'espressione Massacro di Nanchino si fa riferimento a un insieme di crimini di guerra perpetrati dall'esercito giapponese nella città di Nánjīng tra il 1937 ed il 1938, all'inizio della seconda guerra sino-giapponese. L'episodio è tuttora oggetto di controversia storica all'interno della storiografia e dell'opinione pubblica giapponese, che, in alcune sue frange, ridimensiona la portata delle uccisioni e degli stupri ai danni della popolazione cinese, tanto da utilizzare la più ambigua espressione 'Incidente di Nanchino' per riferirsi all'evento.
Di recente, leggendo le didascalie della peraltro ben documentata e artisticamente eccellente mostra sui manga e la guerra del Kyoto International Manga Museum, è capitato a chi scrive di riscontrare la succitata espressione 'incidente', a testimonianza di quanto questo argomento sia percepito in Giappone come 'scottante', anche a livello di scelte linguistiche.

Fonte consultata:
The Asahi Shimbun