Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Galactic Drifter Vifam, Usagi Drop e Romeo x Juliet.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Questo anime real robot del 1983 "made in Sunrise" è stato scritto da Yoshiuki Tomino e diretto da Takeyuki Kanda. C'è comunque molto più Kanda che Tomino in "Vifam": scordatevi pure le angosciose atmosfere di "Ideon", lo spiazzante finale di "Dunbine" e la generale tendenza alla carneficina che Tomino aveva in quegli anni. "Vifam" è un anime leggero, dalla sceneggiatura tranquilla e dalla regia molto standard, lontana anni luce dai voli pindarici tominiani.

La storia parte secondo gli standard canonici dei robotici Sunrise "post-Gundam": molto semplicemente un'invasione aliena colpisce il pianeta "x" ed è guerra. Tuttavia questa volta i protagonisti dell'anime sono 13 bambini, che riescono a salvarsi e a fuggire a bordo dell'astronave "Janus", adibita originariamente all'addestramento delle reclute. Nella frenesia dell'attacco alieno i protagonisti perdono di vista i genitori, che vengono catturati dai nemici e portati in qualche posto sperduto nello spazio. I nostri piccoli eroi dovranno cercare i loro cari, imparando a pilotare i mecha per difendersi dagli attacchi alieni e cercando di maturare in fretta (anche se la vera maturazione avverrà dopo un particolare e doloroso evento nel corso della storia).

I bambini di "Vifam" sono caratterizzati benissimo e formano un gruppetto molto eterogeneo: c'è quello tamarro, quello coraggioso e leale, quello che gioca a fare il soldato, quello timido... Fra le femminucce c'è la ragazza-madre, quella intelligente e sensibile, quella che fa il maschiaccio e così via. Isomma, si vede che nella creazione dei personaggi gli autori ci hanno messo molto amore: sfido chiunque a non affezionarsi a loro. Questo è il più grande pregio dell'opera: se vi piacciono i suoi personaggi, potreste adorare "Vifam" passando sopra ai suoi innegabili difetti. Prima di soffermarmi su queste note dolenti, vorrei esprimere la mia ammirazione per la colonna sonora, che è molto curata e in cui fa capolino un brano spettacolare che, purtroppo, viene utilizzato solamente poche volte come "leit motiv" di un personaggio carismatico che compare nell'ultima parte della serie (Mueller). Stranamente la sigla di apertura è in inglese, così come il ritornello di quella di chiusura, che incita a non arrendersi mai: "Never Give Up!" "Never Give Up!"

Questo anime presenta pochi momenti memorabili che purtroppo vengono sfruttati male e addirittura rinnegati (il quarto e ultimo OAV di "Vifam", che funge da conclusione definitiva alla vicenda, rinnega addirittura un evento fondamentale della serie animata, snaturandone completamente il valore). Basta pensare al fatto che verso la fine viene introdotto Mueller, un personaggio ben caratterizzato e con un solido background alle spalle (che lo fa sembrare un "Char Aznable" della situazione) che viene poi abbandonato per strada senza una degna immolazione. I picchi emozionali avanti con i tempi tuttavia ci sono: il fatto che Kate si dia all'alcool in un momento di crisi personale, il fatto che il tamarro del gruppo racconti all'amica Makie il suo triste passato, la presenza di una leggera condanna al razzismo (l'aliena Katue, ragazzina dolce e tenerissima, avrà dei leggeri problemi ad essere accettata a bordo del "Janus", siccome appartiene ad una razza diversa). Peccato che questi momenti siano ben pochi e assai incompleti, molto probabilmente in modo voluto, per non rendere i contenuti di "Vifam" incompatibili con il target a cui è destinata la serie ("Ideon" e "Baldios" sono due esempi di serie piene zeppe di picchi memorabili e avanti con i tempi, che sono state tagliate per il basso indice di share e successivamente rivalutate come capolavori). "Vifam" invece va sul sicuro e non rischia di essere tagliato, infatti le animazioni sono sempre buone, fino alla fine, e il finale è inequivocabilmente completo (se si esclude il penoso OAV "memories of Kate" menzionato precedentemente). Come non citare infine il famoso monolite alla "2001: Odissea nello spazio" che si rivelerà una grande "trollata" e nulla di fondamentale?

Il tema dei bambini in guerra non viene affatto affrontato come un pugno nello stomaco (si pensi al celebre "Gundam 0080" a tal proposito), ma in modo assai leggero: sul "Janus" si "cazzeggia" alla grande! Nella parte centrale della serie i nostri beniamini prepareranno varie feste di compleanno, leggeranno i fumetti porno, giocheranno qua e là come se non fossero mai stati abbandonati nello spazio, ma fossero a casa loro. Poche volte, nella parte iniziale e nella parte finale della serie (le ultime 15 puntate, che reputo le migliori), si metteranno a piangere sentendo la mancanza dei genitori e la mancanza della sicurezza indotta dall'ambiente casareccio.

Dal punto di vista tecnico, il character design fa il suo dovere, anche se certe volte i faccioni dei personaggi sembrano un po' troppo deformati. Il mecha design, curato dall'illustre Kunio Okawara ("Gundam 0079", "Votoms", "Layzner"), è orribile e rappresenta il punto più basso della sua carriera: il robot che da il nome all'opera sembra che abbia un casco da motocross in testa; quelli nemici invece hanno al posto degli occhi un semaforo pedonale, oppure un'aspirapolvere a cilindro (quelli con le rotelle che si usavano negli anni '80). Il design è volutamente infantile, poco accattivante e assai tondeggiante.
La sceneggiatura soffre, in alcuni episodi, di tempi dosati malamente: spesso in alcune puntate non succederà praticamente nulla fino agli ultimi 10 minuti, in cui magicamente accadranno molteplici eventi. La parte centrale di "Vifam" ha inoltre un'elevata densità di episodi filler.

In conclusione, non siamo di certo di fronte ad un capolavoro, ma ad un anime leggero che potrebbe tenere molta compagnia agli appassionati di real robot di vecchio stampo, per via dei suoi simpaticissimi personaggi. Non aspettatevi grandi cose, questa è una visione abbastanza nella media. Il mio voto è un 7 non proprio pieno che diventa un 6 nel caso in cui si tiene conto anche dell'orribile OAV "Memories of Kate", che rinnega un evento chiave della serie a malo modo.




8.0/10
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Il saggio Ovidio diceva: "La semplicità è cosa rarissima ai nostri tempi".

Ora più che mai questo aforisma sembra rispecchiare la realtà dei fatti, soprattutto nel mondo dell'intrattenimento, dove spesso capita di imbattersi in opere molto complesse. Libri, fumetti, film e serie televisive che cercano di costruire universi credibili, infarciti di trame e sotto-trame. Un fenomeno a cui neanche gli anime sono indifferenti: trasposizioni di visual novel e manga sempre pronte a buttare nuova carne sul fuoco, ad aggiungere qualche nuovo personaggio di contorno e a sollevare il profumo della novità. In molti casi, purtroppo, con risultati a dir poco disastrosi: dal banchetto si alza troppo spesso fumo di bruciato.

Poi ci sono quelle serie che ricercano la semplicità. Sono gli slice of life, opere con cui teoricamente si presuppone di assistere alla quotidianità di una persona normale, ma il più delle volte questo non accade: c'è sempre un dramma dietro l'angolo, tante lacrime facili e difficoltà sconosciute ai più.

"Usagi Drop" stesso parte con delle premesse che paiono annunciare un dramma mascherato da vita normale: Daikichi ha trent'anni e torna a casa per il funerale del nonno, a cui partecipa anche una misteriosa bambina dai lunghi capelli biondi, di nome Rin. Con enorme stupore scopre che la piccola sarebbe la figlia del nonno, avuta da una donna più giovane di lui, anche se purtroppo non si conosce l'identità di quest'ultima. Subito dopo l'iniziale turbamento per via dell'inaspettata rivelazione, Daikichi inizia a provare un forte fastidio per il modo in cui gli altri parenti sembrano solo imbarazzati di fronte alla bambina e più che mai indifferenti alla sua sorte. In uno scatto d'orgoglio, Daikichi decide di prendere sotto la sua ala la piccola, ma forse l'idea di prendersi cura di una bambina potrebbe rivelarsi più complicata di quanto lui creda...

Una partenza decisamente fuori dal comune, capace di insospettire lo spettatore che avesse voluto cercare una storia quotidiana priva di stranezze, ma l'anime cerca di far trasparire la sua vera essenza tramite ogni mezzo. I disegni dal tratto semplice e non completamente rifiniti, i colori pastello che negli sfondi lasciano punti di bianco attorno ai bordi come se fossero utilizzati da un bambino, e le musiche leggere e ripetitive sono tutti elementi che si rifanno alla semplicità e alla quotidianità di una vita tranquilla, senza chissà quali preoccupazioni. A dire il vero, sono presenti ostacoli lungo il cammino intrapreso dalla strana coppia, ma non così particolari da stravolgere l'atmosfera: trovare un asilo per Rin, scegliere un posto di lavoro che permetta a Daikichi di occuparsi meglio di lei, piccoli problemi relativi alla salute della bambina e ai suoi studi... Difficoltà genuine e trattate con la massima apprensione dal povero Daikichi, una lente con cui ogni spettatore riesce a vedere quanto possa essere complicata la vita del genitore, soprattutto se single. Una bella aggiunta è anche la conoscenza da parte di Daikichi della mamma divorziata del migliore amico di Rin, con cui è possibile esplorare anche il lato "femminile" della faccenda: una corsa contro il tempo continua per evitare che il pregiudizio possa vincere contro le sue effettive abilità come lavoratrice e come madre. Tutte queste tematiche sembrerebbero puntare verso aspetti un po' cupi e indigesti, ma la sceneggiatura, la regia e la semplicità stessa degli elementi artistici fanno sì che questi problemi abbiano la giusta importanza all'interno della narrazione. Non troppo preponderanti né presi in considerazione con superficialità.

Da un certo punto di vista le preoccupazioni paiono sminuite dalla stessa docilità della piccola Rin: a differenza dei suoi coetanei dimostra una maturità e delle capacità al di sopra della media, forse fin troppo estranee alla vivacità e ai capricci tipici dei bambini, anche se in parte spiegate con il fatto che Rin abbia vissuto con una persona molto anziana. Un aspetto del carattere che, comunque, manda alla deriva certi momenti nella sdolcinatezza, però mantenendo bene l'equilibrio fra questi e quelli più riflessivi.

Ma la vera semplicità di tutti i giorni è difficile da ottenere in un'opera creata apposta per lasciar svagare lo spettatore dalla realtà quotidiana, sebbene "Usagi Drop" sia davvero in grado di assottigliare il confine. L'evidenziare ogni prospettiva dell'essere genitore (da quelle più rosee a quelle più disfattiste grazie ai colleghi genitori di Daikichi e a chi non vuole fare il genitore), il voler scegliere un sentiero artistico improntato alla semplicità e la tranquillità con cui vengono affrontate le tematiche nel corso delle puntate rendono la serie capace di essere, in ogni episodio, una normale giornata di vita vissuta. Non esistono buoni e cattivi, esiste solo il relativo modo di pensare di ciascuna persona, esiste solo l'emozione di stringere la manina di un bambino e sentire la sua felicità come propria.
Un anime capace di trasmettere la pura bellezza di essere genitore, nonostante le varie opinioni contrastanti che si possano incrociare per strada.

Otto, perché è difficile rendere la quotidianità nel mondo dello show business, ma "Usagi Drop" riesce a trasmettere, in ogni suo elemento, la semplicità della vita del genitore.




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Ispirato alla famosa tragedia di William Shakespeare, nel 2007 nasce "Romeo x Juliet", anime di ventiquattro episodi prodotto dallo studio Gonzo.

La serie prende in prestito dall'opera originale soprattutto i personaggi, mentre la trama si discosta quasi del tutto: essa è infatti ambientata nel continente aereo di Neo-Verona e ha come protagonisti Giulietta, erede e ultima sopravvissuta della famiglia Capuleti, sterminata da Leonte Montecchi, autoproclamatosi Signore di Neo-Verona, e Romeo, figlio del nuovo sovrano. Come nella tragedia shakespeariana, i due ragazzi si innamoreranno l'una dell'altra, ma è il resto della storia che rende "Romeo x Juliet" un'opera del tutto diversa, ma allo stesso tempo toccante e coinvolgente.

Ciò che ho apprezzato di più dell'anime è il fatto che non ci si sia concentrati esclusivamente sulla relazione dei due giovani, ma che si siano toccati argomenti abbastanza diversi, sviluppati in modo quasi impeccabile. Innanzitutto Giulietta, sotto le spoglie del "Turbine Rosso", difende i civili dalle angherie dei soldati del Signore e, quando scoprirà la sua missione, ovvero riprendersi la città da chi gliel'ha strappata, il senso di giustizia presente in quest'anime si farà ancora più forte: il lato che forse mi è piaciuto di più è stato l'evidenziare lo stato di quell'epoca, in cui l'aristocrazia viveva tra i lussi e le comodità, a scapito del popolo, costretto a patire la fame per una delle ingiuste leggi di Montecchi. Questa tematica sarà ricorrente nell'anime: la vedremo all'inizio, in cui sarà essenziale la figura del medico Lancillotto; nelle puntate centrali, alla miniera di Gradisca; infine negli ultimi episodi, in cui contribuirà ad aumentare la bellezza dell'anime.
Altro particolare connotato presente nella serie è l'elemento soprannaturale: nel corso degli episodi aleggerà costantemente il mistero dello Scaligero, albero nascosto al di sotto del palazzo di Neo-Verona. La funzione del suddetto, spiegata verso le ultime battute ma facilmente intuibile già dall'inizio, toccherà un altro argomento non di poco conto, fondato sul rapporto tra i sentimenti di chi governa e lo stesso continente di Neo-Verona.
La cosa particolare è che, a unire questi temi, è il tema principe anche dell'opera generale: l'amore. Qui non viene trattato esclusivamente come quello che c'è tra i due protagonisti, ma viene elevato a qualcosa di ben più grande, che tocca tutti i personaggi dell'anime anche in forme diverse. Ovviamente non sarebbe "Romeo e Giulietta", se non ci si concentrasse sulla relazione fra i due giovani: non dico che sia messa in secondo piano, ma che è il filo conduttore attorno a cui la storia si sviluppa, contornato da elementi altrettanto importanti che lo completano. Altro pregio dell'anime è che non si tratta di un colpo di fulmine, di un amore nato all'improvviso, ma i protagonisti sviluppano i loro sentimenti poco a poco, tanto che ogni incontro tra i due sarà pura poesia e una piccola gioia per lo spettatore.

Anche i personaggi di "Romeo x Juliet" non sono da meno agli intrecci della trama. Primi fra tutti spiccano i due protagonisti: da una parte Giulietta, che maturerà notevolmente nel corso del storia, diventando a tutti gli effetti l'eroina forte e coraggiosa, consapevole del proprio ruolo, ben diversa dal giustiziere mascherato che era all'inizio. Cosa carina è che manterrà il suo lato più innocente, il suo amore verso il prossimo, che la renderà uno dei migliori personaggi visti finora. Dall'altra abbiamo Romeo, anch'esso caratterizzato nei minimi particolari, che cambierà sé stesso, ma soprattutto il modo in cui vede la sua città, venendo a contatto con le persone del popolo. Impossibile odiare completamente Montecchi, andando a scavare nel suo passato, come del resto farà Giulietta, capendo ciò che mancava al Signore, e che è facile intuire. Molto approfonditi sono anche Tebaldo, Mercuzio ed Ermione, tutti con i propri difetti, i quali contribuiranno a renderli degni di nota. Capiremo qualcosa anche di tutti i sostenitori e protettori di Giulietta, e persino dei personaggi secondari, tra cui Willy, ovvia parodia dell'autore, che delizierà tutte le puntate con le sue riflessioni (soprattutto nel finale).

Per quanto riguarda il lato tecnico, i disegni sono superbi, buonissime le animazioni e ottima la colonna sonora. Avremo come opening la stupenda "Inori - You Raise Me Up", riadattamento giapponese della famosa canzone dei Secret Garden, riproposta come insert song in due episodi (tra cui l'ultimo, e rincarerà la dose di lacrime) nella sua versione inglese - in entrambi i casi è cantata da Lena Park. Anche la prima ending, la forte "Cyclone", mi è piaciuta non poco, pur essendo del genere opposto all'opening. L'anime è stato acquistato anche in Italia, quindi una piccola riflessione sul doppiaggio: all'inizio sono rimasta un po' turbata, anche perché era un po' insolito per via della sceneggiatura composta non certamente da termini moderni. In seguito invece ci si è fatta l'abitudine, e devo dire che i nostri doppiatori hanno fatto un ottimo lavoro - tra l'altro preferisco il timbro di voce e la recitazione di Simone D'Andrea nel ruolo di Tebaldo rispetto al doppiatore originale.

Arriviamo al finale: sinceramente mi aspettavo qualcosa di diverso, e per questo non considero l'opera un capolavoro sotto tutti gli aspetti, ma l'hanno reso così bene, in grado di trasmettere forti emozioni, che mi è piaciuto fino all'ultimo secondo. "Romeo x Juliet" si prende un meritatissimo 9.