"Il primo amore non si scorda mai" è una frase che avrete sentito tantissime volte, sicuramente accostata a storie di passione, magari travagliate e spesso con il lieto fine, ma sono quasi certo che in tutto questo la carne in putrefazione di uno zombie c'entrasse poco o nulla. Eppure è proprio quello che ho provato io quando ho preso in mano il pad della mia Xbox One e sono tornato a villa Spencer anzi, nella magione dell'orrore per eccellenza.
 

In alcuni punti la nuova grafica fa certamente la sua figura

 
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Resident Evil è stato il mio primo survival horror, un titolo che mi ha fatto scoprire che i videogiochi erano in grado di trasmetterti emozioni anche complicate, fuori dall'ordinario "salviamo la principessa", in grado di angosciarmi, di tenermi in ansia ad ogni porta che si apriva ed ad ogni cambio di inquadratura, di costringermi a giocare con meno rumore di fondo possibile, per poter ascoltare ogni eventuale rantolio dietro l'angolo. Shinji Mikami ha plasmato una pietra miliare del genere, dando i natali ad un filone che, forse, la Capcom stessa si è dimenticata di aver creato. Non è un caso quindi che questa sia la seconda riedizione del titolo originale del 1996 per PSX: nel 2002 era già stato rilasciato per GameCube Resident Evil REbirth, una riedizione totale del gioco, ed è proprio da questa che è partita la conversione definitiva per PCPS3Xbox 360PS4 ed Xbox One. Originariamente disponibile sul mercato occidentale solo in edizione digitale, poi presentata anche in versione fisica in abbinamento con Resident Evil 0, anch'esso rimasterizzato e recensito da noi in questo articolo.

Resident Evil HD Remaster E' un gioco che va assaporato, che non è frenetico ma riflessivo, come un buon vino per il quale il tempo non è che un elisir di miglioramento.

Trama e gameplay


All'inizio, credendo di sapere già cosa aspettarmi forte della mia lunga esperienza nella serie, parto con l'eroico Chris Redfield (un membro STARS molto più impacciato e legnoso della sua controparte moderna), la cui campagna è leggermente più difficile di quella di Jill Valentine, soprattutto per via dell'inventario ridotto che, come vedremo, incide parecchio sul gameplay. La storia è ben nota, perciò sarò breve: i filmati iniziali, completamente rivisti rispetto alla prima versione per PSX, raccontano che la squadra Bravo, inviata ad indagare su strani omicidi di Raccoon City, è completamente scomparsa e spetterà alla nostra squadra Alpha cercare di capire cosa sta succedendo. Dopo la rocambolesca fuga dai cani mutati, nei pressi della macerie dell'elicottero del Bravo Team, ci si ritrova catapultati nella magione degli Spencer ed è lì che parte l'avventura. La prima apparizione dello zombie che divora il commilitone Kenneth era cosa a me ben nota eppure... eppure da quel momento ho ricominciato a provare la stessa angoscia, lo stesso senso di oppressione che avvertii quasi 20 anni fa, quando per la prima volta mi ritrovai a barcamenarmi tra esseri che avrebbero fatto volentieri di me la loro cena. 
 

Il primo, storico, zombie della serie

 
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La villa è un ambiente ostile, dove tutto sembra essere stato creato per farci sentire spiazzati ed indifesi (gli Spencer probabilmente non brillavano per senso dell'ospitalità) e dove ogni taglio dell'inquadratura è stato meravigliosamente studiato per creare più pathos possibile; gli zombie sono pochi, sono lenti, deambulano - quasi tutti - con difficoltà, ma gli angusti corridoi della villa non sono le città a cui ci siamo abituati di recente, le stanze non offrono molte vie di fuga e, soprattutto, le armi non hanno a disposizione la pioggia di proiettili che fa tanto film d'azione americano. Siamo noi, in un posto sinistro di cui non sappiamo nulla, con poche frecce al nostro arco. Gli enigmi sono elementari ma furbi e la gestione dell'inventario è praticamente un gioco nel gioco, che ci costringerà, a volte in maniera frustrante, a visitare più volte le stanze con i bauli per prendere e depositare oggetti. 

Rispetto alla versione originale alla quale avevo giocato io, qui ci sono delle variazioni già introdotte a beneficio dei possessori di GameCube che vanno a migliorare il gameplay: l'introduzione di oggetti come granate e pugnali che hanno la funzione di salvavita d'emergenza, per liberarci dalle prese di nemici particolarmente affettuosi senza subire danni e che, per fortuna, non occupano spazio nell'inventario. Molto interessante è poi la presenza dei Crimson Head, zombie artigliati più forti e veloci, generati dal "risveglio" di quelli che abbiamo eliminato precedentemente senza colpi alla testa, o senza averli bruciati con accendino e fiaschetta di cherosene (che però occupano posto nell'inventario e che quindi non sempre avremo dietro).
 
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Resident Evil HD Remaster

 

Ora però mi tocca parlare della versione moderna di Resident Evil e di come è stata resa nell'attuale current gen. In realtà il gioco è per gran parte seduto sugli allori di intuizioni avute 14 anni fa nella riedizione per GameCube, perchè se si escludono qualche tirata a lucido di alcuni (pochi) fondali, personaggi - protagonisti, secondari e nemici - ridisegnati per l'occasione e le luci dinamiche, Capcom non si è impegnata tantissimo o, almeno, non a livello di altre software house (Square Enix su tutte) con le rispettive riedizioni. Nonostante la grafica a 1080p ci presenti colori più vivi e naturali, gran parte degli sfondi risultano sgranati anche nel nuovo adattamento widescreen in 16:9. Furba l'introduzione di comandi di movimento più moderni, con il solo stick sinistro a gestire movimento e direzione (si può scegliere di utilizzare anche i vecchi comandi), cosa che però non evita qualche impaccio iniziale, dato che i personaggi sono - giustamente - i soliti legnosi di sempre. Sinceramente non si capisce, dato il peso bassissimo del comparto grafico, come non si siano potuti aumentare i 30 fps stabili su cui si attesta il gioco.

Il gioco dopo 20 anni dal suo lancio ha stile a non finire, ha carisma, i dialoghi riadattati sono più credibili (ricordate il vecchio "master of unlocking"? eliminato), la trama è lineare ma non banale, le sottotrame (come quella di Lisa Trevor, inserita nella versione del 2002) sono davvero ben fatte e non c'è bisogno di colpi di scena improvvisi per farti saltare dalla sedia, dato che i nervi sono comunque costantemente a fior di pelle. Con questi presupposti è davvero un peccato che non si sia voluto dedicare più tempo alla cura estetica di questo remake, per presentarci un prodotto più al passo con i tempi.

La speranza è che, nonostante il già annunciato remake di Resident Evil 2, anche per i prossimi titoli inediti si guardi a questo passato glorioso e che si punti a riavvicinarcisi, lasciando un po' da parte la voglia di fare action a tutti i costi e cercando piuttosto quelle atmosfere cupe, lugubri ma piene di pathos tanto care a noi fan old school.

Conclusioni

Resident Evil HD Remaster mantiene perfettamente intatto tutto ciò che lo ha reso celebre, migliorandosi senza necessità di stravolgersi e, nonostante gli anni, rimanendo uno dei migliori survival horror di sempre. La legnosità dei comandi, seppur antipatica, non inficia la godibilità di un capolavoro che non fa dell'azione il suo punto di forza, ma gioca sull'atmosfera, sulle luci, sui suoni e su tutto quello che crediamo di percepire. Un titolo da avere assolutamente nella propria libreria videoludica, meglio se nella versione retail denominata Resident Evil Origins Collection che include anche l'ottimo Resident Evil 0 HD Remaster.