DD Hokuto no Ken rece 1Siamo alla fine del ventesimo secolo.
Il mondo intero non è sconvolto dalle esplosioni atomiche e sulla faccia della Terra, gli oceani sono ancora lì, e le pianure hanno un aspetto, beh, pianeggiante.
La razza umana se la cavava piuttosto bene, un po' meno bene se la cavava Kenshiro, ultimo erede della Divina Scuola di Hokuto, antica arte assassina in grado di colpire i punti vitali del corpo umano per fargli ottenere effetti devastanti, come un'esplosione dall'interno.
Arte marziale che però è completamente inutile in un Giappone tranquillo, preda "solo" della crisi economica di fine anni '90, ragion per cui il nostro eroe dovrà trovare un modo per farla fruttare nella vita di tutti i giorni...
Su queste premesse si basa il manga parodia DD Hokuto no Ken, scritto e disegnato da Kaijo e fonte d'ispirazione per queste due serie animate, andate in onda rispettivamente nel 2013 e 2015 e formate da tredici e dodici episodi rispettivamente, ognuno diviso in due "mini-storie" distinte.
Su questo manga, peraltro, era già stata realizzata una prima serie di mini episodi nel 2011.
L'idea di base da cui si sviluppano le due stagioni è, appunto, infilare Ken, Raoul e tutti gli altri in un mondo pre-atomico, senza però cambiare la loro mentalità e mettendola alla berlina facendola cozzare continuamente con una realtà simpaticamente cruda e pragmatica.
DD Hokuto no Ken rece 2Un mondo in cui tutti coloro che in origine erano muscolosissimi, sono super deformed, perché la loro fisicità è ora superflua e comica, mentre personaggi come Bart, Lynn e Julia rimangono pressoché inalterati, seppur con un design molto diverso (i primi due, anzi, sono leggermente più grandi della loro iniziale controparte animata e fumettistica originale).
Nelle due serie, la trama ricomincia da capo ogni volta, con due premesse diverse, mantenendo pochi punti di contatto: la prima vede Kenshiro cercare di venire assunto full time da un combini gestito da Ryuken, nel disperato tentativo d'avere uno stipendio che gli permetta di sposare la sua amata Julia, mentre la seconda lo vede darsi da fare per entrare nella Seikimatsu Gakuen, al solo scopo di farsi medicare dall'infermiera del pronto soccorso dell'istituto, che è, ovviamente, ancora Julia.
La vis comica di queste due serie sta proprio nel prendere la forte caratterizzazione originale, decontestualizzarla ed esasperarla fino a renderla ridicola: Shin, ad esempio, è perennemente ignudo, coperto solo da un mantello e da una strategica luce posizionata sulla sua aquila solitaria di Nanto.
In realtà, lo stile comico da una serie all'altra varia leggermente, perché se è vero che nella prima stagione a farla da padrone è proprio la presa simpaticamente in giro dei personaggi e degli eventi principali della serie, nella seconda ci si dedica di più al citazionismo, all'infrazione della quarta parete e alla satira sociale più o meno marcata, pur non dimenticando lo scopo basilare di canzonatura divertita della storia originale.

Comicità efficace, perché vedere certi personaggi storici in situazioni quotidiane normali, con un'attitudine simile a quella che conosciamo ma al contempo diversa, se si ha il giusto senso dell'umorismo è decisamente spassoso, anche perché la caratterizzazione dei vari personaggi è marcata al punto tale che da parodia, DD Hokuto no Ken diventa storia a sé, e il Kenshiro protagonista, e i comprimari con lui, personaggi memorabili di par loro, senza vivere della luce riflessa degli originali di Hara e Buronson.
DD Hokuto no Ken rece 3C'è chi diventa uno stalker, chi un presunto insegnante d'inglese, chi un otaku in fissa con le ragazzine, in un grande gioco di scambio di ruoli dove tutti sono esattamente quel che dovrebbero essere ed esattamente il contrario di quello che erano, tra grandi rimandi e fedeltà e invenzioni completamente nuove.
Si tratta comunque di una serie apprezzabile soprattutto da chi ha visto o letto l'originale, che però, fortunatamente, è una serie celeberrima e quindi decisamente diffusa.
Lo stile visivo è funzionale al tipo di storia narrata, minimalista e caricaturiale, e anzi perde persino di dettaglio dalla prima alla seconda stagione, ma i personaggi, seppur molto "estremizzati", sono comunque riconoscibili, oltre che dotati di una grande espressività dovuta alle numerose, assurde situazioni in cui finiscono per trovarsi.
Inoltre, tutto è coloratissimo (anche se nella seconda serie per motivi di sceneggiatura l'ambientazione è più buia) e questo è un ottimo supporto agli intenti umoristici della serie.
Grande utilizzo viene fatto di linee cinetiche e deformazioni atte a dare maggiore espressività e comicità alle scene, com'è giusto che sia, visto che in una serie comica tutto dev'essere indirizzato ad ottenere l'ilarità di chi guarda.
DD Hokuto no Ken rece 4Ogni serie gode di una singola opening ed ending personale, nella fattispecie, la prima stagione vede ogni episodio aprirsi con Shift to Jikyuu to, Tsuide ni Ai wo Torimodose!!, che come intuibile è un rifacimento energico e simpaticissimo della storica sigla originale, eseguito di Risa Yoshiki & Hyadain, così come la ending, allegra marcetta dal titolo Hokuto no Ken Iechau ka na.
La seconda serie ha invece come opening Seikimatsu School Wars, allegro brano pop degli Ars-Magna, mentre come ending ha la ballata Kesenai, Nanatsu no Hoshi, delle Hōkago Princess, brano accompagnato da una sorta di delirante, semplicissimo balletto.
Personalmente, l'unica che non ho trovato realmente incisiva è la prima ending, mentre per il resto, l'assortimento sonoro è divertente ed organizzato al punto giusto, e la ballata delle Hōkago Princess per quanto poco azzeccata come genere è di certo una canzone di qualità e d'atmosfera.

La colonna sonora fornisce un supporto perfetto alle scenette, cercando d'essere epica (dan dan daradan!) anche quando d'epico non c'è niente (cioè sempre) o accompagnando con suoni più allegri, e talvolta buffamente distorti, le surreali situazioni in cui si trovano i protagonisti.
DD Hokuto no Ken rece 5Sul fronte del doppiaggio, un ottimo lavoro è stato compiuto dagli attori, ma uno in particolare merita grandi attenzioni e lodi: il veterano, leggendario Akira Kamiya.
Lo storico doppiatore di Kenshiro torna qui per interpretare il personaggio di Ryuken, che da comparsa nei flashback diventa a tutti gli effetti uno dei protagonisti, un punto focale della storia, perché in entrambe le serie i desideri di Kenshiro ruotano attorno a qualcosa di proprietà di Ryuken, che quindi valuterà se assumerlo (o iscriverlo) solo dopo averlo messo alla prova più e più volte (o meglio, averlo sfruttato gratis).
Il personaggio di Ryuken risulta essere buffo, fintamente serioso, meschino e ridicolo, e questo genere di caratterizzazioni sono il pane quotidiano del buon Kamiya, sin dai tempi di Suguru in Kinnikuman, e per questo i passaggi dai toni seriosi profondamente finti a quelli comici delle situazioni più ridicole sono tanto repentini quanto agili e naturali, e l'estro e la carriera del doppiatore vengono anche omaggiati, in un episodio della seconda stagione, dove verranno fatti riferimenti ad alcuni suoi ruoli passati.
DD Hokuto no Ken rece 6Nella seconda stagione, inoltre, un altro storico doppiatore torna per interpretare ancora una volta un suo personaggio, e questo ci permette di parlare della "serie postilla" di DD Hokuto no Ken 2: Ichigo Aji, trasposizione animata dell'omonimo manga umoristico che vede protagonista Souther (doppiato appunto da Banjou Ginga) nel disperato tentativo di accattivarsi le simpatie di Kenshiro e del pubblico a casa.
Questo "show extra" di pochi minuti è realizzato con un design completamente diverso rispetto a DD, e molto più simile all'originale, e con un cast di doppiaggio interamente differente.
Sulle prime non se ne capisce molto il senso, ma a poco a poco risulta essere un epilogo divertente, seppur risicato nei pochi minuti finali.
Le due stagioni di DD Hokuto no Ken sono, insomma, adatte a chi ama Ken ma non lo vuole prendere eccessivamente sul serio, ed è disposto a farsi una risata o due sugli eroi della sua infanzia, presi amorevolmente in giro in questo pacifico "what if".