Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Jigoku shoujo Sailor Moon Crystal e il manga I giganti del mare.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


10.0/10
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Jigoku Shoujo è un anime del 2005, composto da tre serie di ventisei episodi ciascuna per un totale di settantotto episodi. È frutto di una collaborazione tra vari studio, tra i quali Aniplex e Studio Deen, e ha una sceneggiatura originale e non derivata da manga o visual novel. In americano il titolo è stato tradotto come Hell Girl, ovvero "Ragazza Infernale" o "Ragazza dell'Inferno", sebbene in realtà la denominazione più corretta sarebbe "Vergine dell'Inferno". L'anime utilizza uno stile narrativo "vecchia scuola" a doppio filone di trama: la maggior parte degli episodi sono autoconclusivi, poiché raccontano brevi storie con personaggi che compaiono per un unico episodio, tuttavia la trama di fondo procede in maniera ordinata attraverso tutti gli episodi autoconclusivi, con pochi personaggi fissi, inizialmente molto misteriosi e su cui si fa luce molto lentamente.

La storia della prima serie è ambientata a metà degli anni 2000, ipoteticamente nel 2005, e in ventisei episodi copre circa sette mesi di storia (da maggio a dicembre), in cui vengono raccontate molte vicende diverse tra di loro, ma collegate dal filone unico della storia, rappresentato da quei pochi personaggi fissi presenti in ogni episodio. Cominciano a circolare voci sull'esistenza di un misterioso sito internet, chiamato Jigoku Tsushin (Corrispondenza per l'Inferno), sul quale è possibile richiedere una vendetta a domicilio. Tale sito è raggiungibile solo a mezzanotte, e solamente da coloro che provano un forte e sincero rancore nei confronti di qualcuno. Chi riesce accedere al sito, ha la possibilità di scrivere un nome, e se tale nome corrisponde alla persona odiata, la richiesta di vendetta può essere accettata. Chi valuta e accetta queste richieste è Jigoku Shoujo, una misteriosa entità spirituale sovrannaturale che può concedere vendette infallibili.
Jigoku Shoujo appare come un'esile e bellissima ragazzina di tredici anni, dai lunghi capelli neri e con occhi rossi. Solitamente si presenta vestita con un'uniforme scolastica di colore nero.

Una volta che il richiedente di turno conferma la richiesta di vendetta, questo, a seconda delle situazioni, viene contattato da Jigoku Shoujo, e successivamente tiene un colloquio con lei, altre volte invece Jigoku Shoujo appare immediatamente dinanzi al richiedente, e in molti casi lo teletrasporta insieme a lei in un luogo misterioso e inaccessibile per gli esseri umani senza l'aiuto di entità sovrannaturali. Jigoku Shoujo, assistita da tre aiutanti alle sue dipendenze, si presenta con il nome di Enma Ai, e comincia ad esporre una sorta di contratto infernale, in cui il richiedente è libero di accettare o meno. Nel suo contratto infernale, Jigoku Shoujo dona al richiedente una bambola di paglia, utilizzando uno dei suoi assistenti. La bambola di paglia ha un filo rosso legato attorno al collo, e se il richiedente decide di tirare via quel filo rosso, Jigoku Shoujo si impegna a compiere una vendetta infallibile, e bandire immediatamente la persona odiata direttamente all'Inferno. La "fregatura" per il cliente sta nel prezzo da pagare per tale richiesta esaudita, che corrisponde alla propria anima: chiunque faccia spedire qualcuno all'Inferno tramite Jigoku Shoujo è destinato a finire all'Inferno a sua volta al termine delle propria vita naturale. Spedire qualcuno all'Inferno rappresenta il peccato più grave in assoluto, e quindi il prezzo da pagare è la propria anima. Ne consegue che è possibile farlo una sola volta nella vita.

Donata la bambola e spiegato il contratto, Jigoku Shoujo riporta il richiedente nel mondo umano, e lo lascia decidere se tirare o meno il filo rosso della bambola, nel momento in cui desidera. Da questo momento in poi si punta sulla psicologia della persona, che deve decidere se confermare la vendetta o meno e, a seconda della vicenda, è molto interessante seguire i risvolti e gli esiti, che non sono affatto scontati. In genere gli episodi raccontano la vita di tale persona di turno, e come arriva a richiedere la vendetta a Jigoku Shoujo. In molti casi queste persone sono disperate a causa di cattiverie che subiscono da altri individui, e non hanno la forza o il coraggio di vendicarsi con le proprie forze. La psicologia di tali personaggi è davvero ben fatta, così come lo è anche quella dei personaggi antagonisti. I caratteri sono realistici, spesso i personaggi umani sono poco intelligenti, sia da una parte che dall'altra: come la disperazione unita alla stupidità può far compiere follie, lo stesso discorso vale per la stupidità unita alla cattiveria, e talvolta la stupidità è persino più pericolosa e dannosa della cattiveria.

I personaggi migliori restano però Enma Ai e i suoi tre assistenti; sebbene i tre assistenti restino nell'ombra durante la prima serie, si rifanno nella seconda. La psicologia e la mentalità misteriosa di Enma Ai rappresentano un vero capolavoro all'interno di questo anime. D'obbligo è chiedersi il perché della sua esistenza, il perché di quello che fa, quale sia il suo scopo, quale sia la sua origine. Sono tutte domande a cui verranno date risposte allo spettatore, ma non in tempi brevi, le rivelazioni infatti arriveranno solo dopo aver vissuto alcune delle numerose vendette richieste e fatte eseguire ad Enma Ai.

Jigoku Shoujo possiede tanti poteri sovrannaturali, il teletrasporto e l'invulnerabilità sono solo un paio di esempi, ma in ogni caso è ancora più interessante notare come lei non ami sfoggiare i suoi poteri, che utilizza solo se necessario. I suoi assistenti sono presenti come lei in ogni episodio, e sono rispettivamente il vecchio Wanyuudou, il giovane Ichimoku Ren e l'attraente Hone Onna. Anch'essi sono dotati di poteri, sebbene inferiori rispetto a quelli di Jigoku Shoujo. Su loro tre verrà fatta luce solo nella seconda serie, la prima si focalizza solo sulla figura Enma Ai.

L'anime comincia con sette episodi in cui vengono proposti sette diversi casi tipici su cui Jigoku Shoujo è solita operare. Dall'ottavo episodio in poi invece la storia cambia, ed entrano in scena due nuovi personaggi che restano fissi: il giornalista Hajime Shibata e la sua figlioletta Tsugumi, che sembra in qualche modo collegata con Jigoku Shoujo. I richiedenti delle vendette sono in gran parte degli adolescenti, soprattutto ragazzine delle scuole medie, che sembrano essere i soggetti più predisposti a invocare l'aiuto di Jigoku Shoujo.

La storia di Jigoku Shoujo è davvero molto interessante, ricca di temi e spunti che fanno riflettere. Aleggia un'atmosfera di pessimismo generale nei confronti dell'essere umano, che spesso viene visto come debole, fragile, egoista, ma sono tuttavia presenti delle eccezioni, dei barlumi di speranza in mezzo a un mondo umano che per certi suoi versi rappresenta già l'Inferno stesso. I temi trattati sono tanti e di tutti i tipi, anche se purtroppo l'anime tende ad essere leggero e a limitarsi, senza osare più di tanto, senza andare oltre: un anime che non ama calcare la mano, ma che comunque fa riflettere, senza essere particolarmente cinico. Nonostante sia classificato come horror, la violenza contenuta e le scene cruente sono piuttosto leggere, tanto che la visione può essere sopportata persino da chi aborra il genere horror. Al contrario, coloro che cercano lo splatter qui di certo non lo troveranno: non ci sono massacri o squartamenti, e la violenza proposta è più psicologica che fisica.

Il finale è aperto, molti dubbi e domande senza risposta restano, e infatti la visione della seconda serie è necessaria per comprendere meglio anche la prima serie, che chiarisce molte cose ma non tutte. L'anime non è certo perfetto, la sceneggiatura non è esente da qualche difetto e qualche errore che ogni tanto salta fuori, complice la vastità e la complessità di tutta l'opera. Sono presenti sbavature notabili anche da chi non è pignolo, sono tuttavia dettagli su cui si può sorvolare se si apprezza l'anime. Una delle cose che potrebbe dare più fastidio è la ripetitività della formula, che rimane sempre la stessa, e alcune brevi scene si ripetono in quasi tutti gli episodi. L'altro aspetto che alcuni non digeriscono è il fatto che le storie rimangono tendenzialmente incomplete e non sempre tutto viene chiarito completamente.

A livello tecnico si può apprezzare un lavoro estetico davvero eccellente, anche grazie alla regia di Takahiro Omori. L'animazione non è nulla di speciale, tuttavia non delude, e anzi regala bei momenti. Lo stupendo character design di Mariko Oka (Ghost Hound, Nurarihyon no Mago) si contraddistingue per la sua ottima varietà, è sempre gradevole da guardare e rende i personaggi esteticamente favolosi, in particolar modo le fanciulle. Gli sfondi sono sempre impeccabili e azzeccati, in particolar modo il luogo misterioso in cui vivono Enma Ai e i suoi assistenti è estremamente curato e sa regalare emozioni uniche, grazie alle sue tinte da perenne pomeriggio inoltrato. La colonna sonora che accompagna i vari momenti è davvero straordinaria, in particolar modo le sigle, e soprattutto le musiche utilizzate nei momenti cruciali e d'azione si sposano perfettamente con l'anime.

Quest'anime è l'ideale per coloro che amano vedere tante brevi storie poco allegre. La drammaticità delle vicende talvolta si tramuta in vera e propria tragedia. Rancore e vendetta la fanno da padrona, e molti dei soggetti protagonisti delle vicende sono graziose fanciulle con un destino amaro. Un anime serio, complesso e articolato, che sa far divertire senza essere troppo pesante. Nonostante sia un horror psicologico, non tiene particolarmente in tensione lo spettatore, e si limita a impressionarlo ogni tanto. Jigoku Shoujo è un anime di nicchia, un seinen travestito da shoujo. Il suo disegno dolce e morbido, unito alla profondità della storia, crea un piacevole e ingannevole contrasto che non è adatto a tutti i palati. Un anime che però non è del tutto maturo, e anzi a tratti è acerbo, ma questo non dev'essere per forza un aspetto negativo, e anzi rende l'opera ancora più affascinante.




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Distaccandosi dalle classiche ambientazioni Sci-Fi che lo contraddistinguono, Yukinobu Hoshino, già affermato autore di "2001 Nights", firma una raccolta a sfondo ambientale/marittimo dove unisce gradevoli metafore a storie che mantengono un tocco di fantasia creando così panorami surreali ma incredibilmente cinici nelle velate denunce ai più deplorevoli aspetti dell'umanità.

Il protagonista della prima storia che compone questa raccolta è il Nautilus SSN-571, il cui orgoglio è quello di essere il primo sottomarino ad energia nucleare, ed il primo che abbia attraversato in immersione il Polo Nord. Oltre agli importanti passi compiuti dalla scienza militare, l'atto aveva un enorme rilevanza nella guerra fredda che dominava lo stato politico mondiale, ed è su questo che l'autore va a giocare seguendo una falsa pista che mostrerà la vera indole di alcuni membri dell'equipaggio per poi diventare una fantasiosa finestra su un ipotetico destino dell'umanità corrotto proprio dai comportamenti nati da questi rapporti tesi, andando a coinvolgere anche una famosa nave perduta nel tempo, l'incompiuta Graf Zeppelin.
Di seguito troveranno posto storie diametralmente diverse, come "La storia della balena demoniaca" che sembra immergere il lettore in una civiltà rispettosa della natura ed un missionario naufrago, per poi trasformarsi in un immaginario seguito di un famoso romanzo di mare, mostrando come le persone sappiano essere egoiste e non si facciano scrupoli a manovrare i popoli per perseguire i propri obbiettivi.
A chiudere il volume trovano posto "L'isola della colpa", un gruppo di naufraghi che trovano un vecchio gulag abbandonato dove ci si chiede chi sia più criminale, se chi ha compiuto reati o se la follia della scienza incontrollata e senza inibizioni, e la storia che dà il nome all'opera "I giganti del mare", dove con gradevoli metafore si parla di diversi giganti, ovvero quelli del mare che si sono estinti, e quelli di ferro creati dalla mano dell'uomo, entrambi destinati ad estinguersi... con un cameo "VIP" finale inaspettato.
L'unica storia fuori dal coro per ambientazione è "Outburst", dove l'avventura si sposta nella foresta amazzonica abbandonando così il mare, ma per tematica si accosta benissimo alle altre, mostrando una natura vendicativa e inarrestabile che vuole eliminare l'ingombrante presenza dell'uomo che distrugge un sistema ecologico incredibilmente ricco e complesso, e trova spazio anche un grasso imprenditore la cui unica passione è mangiare il più possibile, dando vita così a numerose metafore sulla folle corsa al potere e al denaro dell'uomo moderno.

I bellissimi disegni di Yukinobu Hoshino regalano gradevolissime atmosfere. Le tavole più "tranquille" sono pulite e luminose, e talvolta risultano fin troppo spoglie e pacchiane, ma per ogni dettaglio mancato in tali situazioni ne vengono aggiunti molti altri in quelle più d'impatto. Quando si tratta di illustrare le enormi navi che solcano i mari, gli incredibili sommergibili avvolti dall'acqua, le incredibili creature che vendicano madre natura orribilmente violentata dalla malata mente umana e le fantastiche ambientazioni amazzoniane, l'abile pennino dell'autore acquista profondità creando mille sfumature ed ombreggiature che sottolineano le masse imponenti o gli ambienti più decorati, e allo stesso tempo anche i volti pesantemente ombreggiati acquistano un'incredibile espressività.
La vera pecca è la regia fin troppo schematica che elimina ogni tavola di transizione, in questo modo spesso si incappa in cambi di scena improvvisi e spaesanti non staccando bene le conversazioni.

L'edizione della Jpop è purtroppo costosa, ma il prezzo viene spiegato in parte dalla qualità dell'albo. Il formato è nettamente superiore a quello usato mediamente dagli editori, mentre la sovraccoperta racchiude un volume dalla rilegatura salda e resistente. Ottima anche la carta usata, bianca e senza la minima trasparenza grazie all'eccellente grammatura. Peccato per la stampa non sempre perfetta.

Una lettura non propriamente scorrevole e nemmeno leggera, ma si può leggere sia come una raccolta di avventure a sfondo "marino" che come un più profondo messaggio che accosta la natura all'uomo in diversi modi, tutti ovviamente negativi e critici, lasciando posto a gradevoli riflessioni e divagazioni sia sulla scienza che sulla guerra, senza dimenticare i comportamenti egoistici che accomunano ogni epoca, facendo in modo che il lettore si domandi chi siano le vere bestie della distruzione.




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"Sailor Moon Crystal" è la nuova incarnazione anime di "Sailor Moon", la storia della bella paladina che veste alla marinara ideata da Naoko Takeuchi nel lontano 1992.

Realizzata per celebrare l'anniversario dei venti anni dalla sua creazione, "Sailor Moon Crystal" si propone come una versione anime fedele alla storia originale del manga, senza i tanti episodi aggiuntivi che hanno costituito e contribuito al successo della vecchia serie.
La storia dunque è sempre la stessa che conoscono tutti: l'imbranata quattordicenne Usagi Tsukino incontra la gatta nera Luna, che le dona il potere di trasformarsi nella guerriera Sailor Moon per lottare contro le forze del male. Ben presto Usagi scopre di avere delle compagne, altre guerriere Sailor e di essere la reincarnazione della principessa del regno della Luna.

L'anime è sì molto fedele al manga, al punto che adatta un capitolo del manga per ogni episodio, ma allo stesso tempo mostra come la storia sia invecchiata male e ne palesa i suoi difetti più evidenti, siano essi di strutturazione o di caratterizzazione dei personaggi.
Infatti, guardando la serie, è evidente come la Takeuchi nel suo manga abbia prestato davvero poca attenzione a tutti i personaggi oltre a Usagi. La storia è incentrata solo ed esclusivamente su di lei, mentre le sue compagne fanno solo da carta da parati. In questo caso è impietoso il confronto con la vecchia serie anime, che aveva al suo interno molti episodi dedicati alle altre guerriere, che venivano così caratterizzate molto meglio.
Lo stesso si può dire per i cattivi nemici, che hanno lo spessore psicologico di un foglio di carta.
L'anime è fin troppo statico e davvero poco dinamico, alcuni episodi sembrano realizzati in animazione flash, pieni come sono di fermo immagine. I "combattimenti" tra le Sailor e i nemici si limitano a pochi scambi di battute e al nome delle tecniche lanciate, ma anche questo aspetto è ereditato purtroppo dal manga.

Non va meglio nemmeno per quel che riguarda la realizzazione tecnica. Se del chara design non ci si può lamentare, in quanto molto simile all'originale della Takeuchi, che rende tutte le ragazze davvero bellissime, lo stesso non si può dire dei disegni veri e propri negli episodi.
E' quasi un insulto per lo spettatore vedere che degli episodi che vanno in onda ogni due settimane siano realizzati con così poca cura. Volti storti, occhi ad altezze diverse, dita lunghissime, proporzioni sbagliate, ecc. Alcuni episodi sono uno sfacelo completo, e il fatto che siano stati migliorati per la versione DVD/Blu-ray è l'aggiunta del danno alla beffa.

Per fortuna, qualcosa di positivo ancora c'è. Si tratta della parte audio dell'anime. Le sigle che accompagnano l'inizio e la fine di ogni episodio sono molto belle e orecchiabili, in particolare "Moon Pride", la nuova sigla di apertura cantata dal gruppo idol Momoiro Clover Z, che non fa rimpiangere la storica "Moonlight Densetsu".
Anche il doppiaggio è di buona fattura, anche se tutto il cast è stato cambiato, esclusa la voce di Sailor Moon che è rimasta quella di Kotono Mitsuishi. Le nuove doppiatrici avevano sulle spalle un grosso peso, ma se la sono cavata egregiamente, superando la prova a pieni voti.

Lo stesso, come già detto, non si può dire per lo staff tecnico che ha perso davvero un occasione importantissima per rinverdire i fasti di "Sailor Moon".
A chi è rivolta questa serie allora? Le nuove generazioni non riusciranno a farsela piacere, visto che la storia è davvero fin troppo semplice e per certi versi anche banale, con vari difetti di scrittura. I vecchi fan invece faranno gli inevitabili paragoni con il vecchio anime, e "Crystal" ne esce con le ossa rotte. Chi ha apprezzato il manga, invece, potrebbe anche apprezzare questa nuova versione, che ne eredita i pochi pregi e i tanti difetti.
Se però dovessi consigliare qualcuno che non conosce "Sailor Moon", gli direi di guardarsi il vecchio anime del 1992, superiore a questo in tutti gli aspetti.
"Sailor Moon Crystal" si rivela essere una delle più grandi occasioni sprecate per quel che riguarda il franchise.