Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Kokoro ConnectMyriad Colors Phantom World e Tribe Cool Crew.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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"Kokoro Connect" è una serie della stagione estiva 2012 composta da tredici episodi di durata canonica, tratta dall'omonima light novel di Sadanatsu Anda.

I protagonisti sono i membri del "Club di Ricerca Culturale" dell'Accademia Yamaboshi: Taichi Yaegashi, Iori Nagase, Himeko Inaba, Yoshifumi Aoki e Yui Kiriyama. I cinque giovani studenti sono legati fra loro da una profonda e sincera amicizia, e in alcuni casi anche da altri sentimenti ancora più profondi, quando una strana entità chiamata Fuuzen Kazura entra prepotentemente nelle loro vite cercando di scombussolarle. Tale entità, per non annoiarsi, metterà i ragazzi a dura prova, sottoponendoli a degli strani "esperimenti", il primo dei quali è lo scambio casuale e improvviso di corpi. Chi sia questo strano essere non viene mai spiegato.

La trama si fa subito interessante, non si perde in preamboli o in noiose presentazioni, e riesce immediatamente a coinvolgere lo spettatore. I personaggi sono ottimamente caratterizzati, analizzati minuziosamente in ogni loro singolo aspetto, e questo è sicuramente il miglior pregio della serie. Tutte le sfide, gli esperimenti, o come li si voglia chiamare, a cui Fuuzen Kazura li sottopone, sono mirati a mostrare e approfondire la loro ben delineata psicologia e i loro rapporti interpersonali, a smascherare le loro debolezze, e a rivelare i loro più intimi segreti. Il fattore introspettivo è veramente curato, e basta solo quello a mantenere alto il livello generale durante tutta la durata dei tredici episodi.
Data la forte pressione psicologia cui saranno sottoposti, i più fragili fra i protagonisti tenderanno come prevedibile a crollare in tempi brevi, e quale potrebbe essere migliore occasione per inserire una buona dose di drammaticità? Il dramma è imperativo, e viene gestito ottimamente senza bisogno di alcuna forzatura, ma soprattutto riesce ad emozionare, cosa ormai rara.

Tecnicamente siamo di fronte a un lavoro nel complesso discreto, ma eccelso sotto alcuni punti di vista. Graficamente il design dei personaggi è tutto sommato gradevole, le animazioni non sono certamente il massimo, e le ambientazioni varie e sufficientemente dettagliate. La delicatezza dei colori utilizzati, uniti alla modalità di narrazione, riescono tuttavia a creare delle atmosfere uniche e suggestive. Il comparto sonoro si difende bene, proponendo un ottimo doppiaggio, delle altrettanto ottime OST e delle sigle di apertura e chiusura molto orecchiabili. Il finale lascia un po' l'amaro in bocca, ma sono già stati prodotti altri quattro episodi conclusivi.

In conclusione, "Kokoro Connect" si è rivelata essere una vera sorpresa, in grado di emozionare e coinvolgere molto più del previsto. Un'opera dolce e malinconica ma anche divertente e misteriosa, in grado di analizzare ottimamente il carattere di cinque personaggi completamente differenti fra loro con una grande naturalezza. Consigliatissima la visione.




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Per molti aspetti, "Tribe Cool Crew" è un anime unico.
In primis, perché, che io sappia, è l'unico interamente dedicato al tema del ballo (se invece mi sbaglio e ne conoscete altri di cui io sono all'oscuro, rendetemi partecipe e ve ne sarò immensamente grato).
Non tratta di ragazzine idol o di ballerine di danza classica (elementi, questi, già visti in altre produzioni), ma il ballo su cui si concentra è una scatenata e moderna street dance, un elemento su cui l'industria cinematografica ha prodotto innumerevoli film, ma che i cartoni animati giapponesi non avevano mai esplorato.

L'unicità di "Tribe Cool Crew" si nota non solo dal tema trattato, ma anche dallo stile con cui sceglie di raccontarlo, a cominciare dalla grafica. Approcciandoci a questo titolo, possiamo dimenticarci delle belle ragazze che ballavano in discoteca mostrate da molti anime degli anni '80, perché l'approccio grafico di "Tribe Cool Crew" è una cosa totalmente diversa.
Lo stile di disegno è caricaturale, infantile, "pop", con orecchie a punta, tratti semplici e irreali, personaggi che hanno i capelli e le fisionomie più strani e disparati: uno stile che rimanda un po' a quello di "Bust a groove" (una serie di videogiochi - tu guarda - sul ballo, usciti per la prima Playstation) e alle tante produzioni non giapponesi che si ispirano allo stile "manga" e fanno del "kawaii" il loro cavallo di battaglia.
Alla sobrietà delle discoteche degli anni '80, "Tribe Cool Crew" sostituisce un'esplosione di colori psichedelici, personaggi strambi, musica elettronica sparata a tutto volume e sequenze di ballo realizzate in computer grafica dove il mondo attorno alla pista può magicamente tingersi degli sfondi astratti più disparati. E' il trionfo dell'esagerazione e sicuramente è uno stile che può risultare sgradevole per chi si aspettava qualcosa di più classico e può restare infastidito dalle anatomie assurde dei personaggi, dalle loro orecchie a punta, dai loro polpastrelli colorati di rosso come se fossero feriti, ma non gli si può dire che non colpisca, che manchi di personalità o che non si adatti perfettamente al mondo esagerato e psichedelico che vuole creare.

E' una serie che evoca stranezza e unicità anche nelle due anime che lo compongono, procedendo parallelamente man mano che avanzano i vari episodi: quella del ballo, raccontata prendendo ad esempio il più classico schema degli anime sportivi, con un gruppo di personaggi che si conoscono, formano una squadra, si allenano e partecipano a varie esibizioni per poi arrivare al mega-torneo, e quella slice of life, che mostra la vita di questi personaggi, scandita anche dal passare delle stagioni e dalle varie ricorrenze che la trasmissione annuale della serie ha toccato in concomitanza col periodo di programmazione.
La componente sportiva viene, però, anch'essa contagiata dalla bizzarria che ammanta la serie, ed ecco che al mega-torneo di ballo che scandisce con le sue varie fasi la vita dei personaggi si affiancano pian piano esageratissimi elementi di spionaggio, fantascienza o sovrannaturale, con personaggi assolutamente sopra le righe, intrighi, colpi di scena, sorprese e momenti in cui l'incredulità dello spettatore sarà destinata a sospendersi più e più volte.

L'impianto fortemente "slice of life" della serie, invece, aiuta moltissimo ad empatizzare con i personaggi, il cui mondo viene esplorato in tutte le sfaccettature possibili: presentandone le famiglie, gli amici o i compagni di scuola, raccontandone la storia passata, creando pian piano profondi legami di rivalità e di amicizia fra loro e senza risparmiarsi vacanze al mare, viaggi fuori porta, uscite insieme, allenamenti, litigi, storie d'amore mostrate o suggerite.
Ci si affeziona immediatamente al piccolo ma energico Haneru, ballerino impulsivo ed esaltatissimo, e alla timida e dolce Kanon, talentuosa ma timida, che si nasconde dietro l'identità fittizia di una ballerina-youtuber estremamente famosa: due personaggi diversissimi tra loro che si trovano per caso a instaurare un'amicizia profonda e indissolubile, che li porterà ad ampliare i propri orizzonti e il proprio mondo, finendo per innamorarsi l'uno dell'altra, anche se la loro giovane età non gli permette di esprimerlo appieno se non attraverso i movimenti del corpo quando ballano sulla pista.
Simpaticissimi e molto azzeccati anche tutti gli altri personaggi, di cui vengono approfonditi le personalità, i legami, i problemi, il passato. A torreggiare su tutto il cast sin dalla prima puntata è, però, il celebre ballerino Jey El: idolo di quasi tutti i personaggi della storia, è un artista di fama internazionale che tutti conoscono ma in pochi hanno visto al di fuori dei suoi stretti collaboratori. Inizialmente presentato come una celebrità mostrata solo da schermi televisivi o manifesti pubblicitari, si scopre via via il suo essere un filantropo che gira il mondo per salvare gli orfani di guerra e lottare in nome della pace. E' una personalità sfuggente ma carismatica, i molti misteri che si porta dietro saranno uno degli elementi più intriganti che sorreggeranno tutta la serie.

"Tribe Cool Crew" è una serie allegra, caciarona, colorata e divertente, ricca di gag, musica e personaggi buffi. Nel suo rappresentare la vita dei personaggi a 360°, però, non manca di farsi, di tanto in tanto, anche sentimentale, riflessiva, toccante, parlandoci di crescita personale, di fiducia in sé stessi, di rapporti coi familiari, di amicizie d'infanzia che cambiano, di amici che prendono la strada sbagliata perché delusi da un fallimento, dell'allontanamento di una persona cara, della guerra e delle sue tragiche conseguenze.
In particolare, come gli anime sportivi da cui mutua in parte la sua struttura, anche qui lo sport che sta alla base della serie, il ballo in questo caso, diventa qualcosa che unisce le persone, donando loro gioia, sogni e bellissime esperienze formative. Così facendo, "Tribe Cool Crew" si premura di insegnare ai suoi spettatori ad avere fiducia in sé stessi, a farsi degli amici sinceri con cui condividere una passione, a rispettare i propri avversari perché l'amore per lo sport che si pratica è più forte di qualsiasi rivalità. E che forse, chissà, condividere una pista da ballo con altre persone e divertirsi a ballare insieme può abbattere le diversità e i conflitti e, in qualche modo, "salvare il mondo", come si dice nell'ultima puntata della serie.

Dispiace un po' che, pur essendo la musica un elemento assolutamente fondamentale, la serie non sia riuscita a valorizzarla appieno. Le sequenze di ballo sono ottime, ricche di diversi brani musicali molto accattivanti e variegati e con coreografie spettacolari che invogliano a provarle dal vivo e fanno andare in brodo di giuggiole gli appassionati di ballo. Peccato, però, che da una serie sul ballo ci si aspetterebbe molte più canzoni e infiniti CD in commercio, invece non è stato così. La colonna sonora, affidata alla prolifica e sempre apprezzatissima Avex, è molto bella e pregevole, ma la sigla d'apertura è solo una, "Heartbeat" degli emergenti e pubblicizzatissimi lol. Molto ben valorizzata all'interno della serie, con diversi arrangiamenti più o meno hip hop, comparsate degli artisti come guest star in un episodio e splendidi siparietti "live" a corredo degli episodi da essi presentati, in cui diversi giovani ballerini giapponesi si esibivano in spettacolari coreografie (questi stacchetti non sono stati incorporati negli episodi reperibili in rete, ma ho avuto la fortuna di guardarli in TV in Giappone). Da una serie del genere, però, ci si aspettava un numero maggiore di sigle, invece qui non c'era nemmeno la sigla di chiusura (imposizioni della rete televisiva, pare) e la bellissima ed enorme colonna sonora della serie (due dischi, uno per le musiche delle sequenze di ballo e uno per il resto degli score orchestrati) è stata commercializzata con molto ritardo, solo alla conclusione dell'anime.

"Tribe Cool Crew" è una serie talmente particolare da essere praticamente unica nel suo genere e a suo modo inimitabile, grazie al suo strambo stile grafico, al bizzarro e allegro miscuglio di colori, computer grafica e musica, e alla sua storia un po' sportiva, un po' sentimentale, un po' fantascientifica, assolutamente sopra le righe ma affascinante e calorosa. Non è una serie per tutti, perché la sua bizzarria può spaesare e lasciare scontenti. Tuttavia, i suoi personaggi strambi ma simpatici, i suoi balli così coinvolgenti e il suo ritmo che batte forte, all'unisono col cuore caldo e appassionato dei suoi personaggi, non si dimenticano facilmente. Se, come il sottoscritto, siete degli appassionati di ballo, vi piace l'hip hop e non riuscite ad ascoltare una canzone senza che il vostro corpo cominci a muoversi seguendo il ritmo, questa è la serie che fa per voi. Non ci saranno magari ragazze che ballano in discoteca, ma di coreografie ne vedrete tante, vi piaceranno e c'è un'altissima probabilità che vi metterete a rifarle dal vivo divertendovi un mondo.



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Annunciato nel tardo 2015, "Myriad Colors Phantom World" rappresenta un nuovo tentativo del famoso studio Kyoto Animation di uscire dalla sua sfera di competenza abituale. Non tutti i precedenti depongono a favore dell'azienda, in quanto l'ultimo tentativo di peso, "Kyoukai no Kanata", è risultato un confuso pasticcio in salsa sovrannaturale.
Ed è proprio il sovrannaturale l'elemento che rincontriamo anche qui, visto che la "trama" (le virgolette sono d'obbligo) ruota attorno a un gruppo di studenti che, come attività extrascolastica, utilizzano i loro poteri paranormali per dare la caccia a entità sovrannaturali chiamate Phantom. Non si sa molto di questi esseri, a parte il fatto che si sono manifestati in seguito a un incidente scientifico (che nel contempo ha portato allo sviluppo di capacità paranormali in determinati soggetti umani).

Come potete constatare, a questo giro hanno tentato di giocare almeno un po' in casa. Vi sono infatti diversi elementi comuni alle altre produzioni KyoAni: ambiente scolastico, gruppo di studenti, generali tendenze slice of life. Naturalmente potreste pensare che ciò sia dovuto a mancanza di intraprendenza e a una generale attitudine conservativa... e in effetti avreste ragione: "Phantom World" non presenta nulla che indichi un distacco con il passato, ne fa intuire che dietro di esso ci sia un progetto finalizzato alla produzione di un'opera destinata a rimanere "nei cuori delle persone".

Quello che invece noterete è l'estrema propensione all'utilizzo del fanservice. Nei primi episodi infatti potrete ammirare la prosperosa Mai, membro iniziale del progressivamente sempre più numeroso cast femminile, mentre attiva i suoi poteri per il combattimento corpo a corpo in maniera alquanto "peculiare" (e 'sballonzolosa'). Senza contare che, durante lo "sviluppo" (altra parolona) dell'opera, si accumulano ragazze per tutti i gusti: la perfettina un po' timida, la loli, la tipa impacciata nelle relazioni interpersonali e infine la piccola fatina phantom petulante. Insomma: la fiera delle stereotipie.
Questo può benissimo dare un'idea del tipo di fanservice sessuale a cui andremo incontro. Tipologia che, tutto sommato, in un bilancio finale risulta piuttosto contenuta e in calo progressivo (a parte qualche impennata episodica). Eppure quello non è l'unico tipo di fanservice presente nell'opera, di certo non è il peggiore e non è nemmeno il più subdolo.
Per indagare questo nuovo, inquietante aspetto, dovrete per prima cosa indirizzare l'attenzione sull'unico membro maschile dell'intera brigata (no, non è un harem, anche se c'è qualche strizzatina d'occhi occasionale). Il suo nome è Haruhiko Ichijo, ed è uno degli esseri più pedanti che potreste incontrare sul piccolo schermo. All'inizio di quasi ogni episodio tenterà di mettere a dura prova i vostri nervi per mezzo di uno 'spiegone' di qualche minuto, e solo a fine episodio realizzerete che l'attinenza di quel fiume di cose a caso con ciò che avete visto è, nella migliore dell'ipotesi, solo minima. Questo è un altro tipo di fanservice utilizzato dall'opera, ovvero le sparate intellettualoidi per fingere di darsi un tono che, altrimenti, la serie non avrebbe nella maniera più assoluta.

Un altro pessimo aspetto di quest'opera è la sceneggiatura. E, non ci crederete ma è così, il fanservice sale di nuovo sul banco degli imputati. Il format della serie è essenzialmente quello autoconclusivo, e ciò significa che ci troveremo di fronte a dodici storie diverse (le puntate 12 e 13 formano un mini-arco). Naturalmente si fa necessaria una certa pianificazione per ogni episodio, al fine di rendere ogni storia interessante e non ripetitiva. Tuttavia in "Phantom World" assistiamo a una fondamentale fusione di fanservice e sceneggiatura, dove la seconda spesso si mette al servizio della prima.
Avremo dunque un episodio di ricerca del gatto smarrito dove le nostre eroine diventeranno nekomimi (ragazze gatto); un altro episodio dove la fatina diverrà grande, per la gioia di tutti coloro che volevano shippare l'unico maschio del mazzo con l'essere più improbabile, e cose simili.
Sostanzialmente si è deciso di dedicare ogni episodio a un certo elemento (nekomimi, shipping ecc.) e gli si è costruita attorno una sceneggiatura ad hoc. E questo spiega la mediocrità della quasi totalità dei vari episodi autoconclusivi.
Il tutto condito, ovviamente, dai già citati 'spiegoni' al limite dell'inutilità (quasi come volessero dare una parvenza di giustificazione a ciò che vi accingete a vedere).

Ma non è tutto: in quest'opera c'è anche margine per un deciso excursus fra i diversi generi, e vi troverete addirittura a vedere degli episodi più o meno drammatici. Tuttavia i più smaliziati (oppure i meno tramortiti dallo 'spiegone' iniziale) si renderanno ben presto conto che, per via della caratterizzazione dei personaggi (o meglio, la mancata caratterizzazione), è impossibile imbastire qualcosa di serio o addirittura drammatico, generando situazioni surreali dove si raggiunge un'elevata seriosità senza motivo. Null'altro che l'ennesimo tentativo di dare un tono all'opera in modo furbo, senza tentare di agire sugli elementi che la rendono pessima.
La conseguenza è che, paradossalmente, gli episodi più godibili sono quelli più espliciti, ovvero quelli che tentano di mascherare meno la vera natura dell'anime. Tali episodi sono quelli più tendenti alla commedia (forse il genere di quelli utilizzati che risente di meno della mancata caratterizzazione).

L'opera dunque continua a barcamenarsi in questo modo, con pochi alti poco alti e molti bassi alquanto bassi, fino al mini-arco finale. Visto il doppio minutaggio, avrebbero potuto costruire qualcosa con una maggiore profondità, ma, con una perfetta quanto fuori luogo coerenza con sé stessi, gli autori hanno deciso di regalarci un finale con tematiche e idee talmente abusate e stereotipate da sfiorare il ridicolo.

E ora veniamo all'unico punto veramente convincente dell'opera: il comparto video.
Le animazioni sono fluide e generalmente ben fatte, e i combattimenti sono piacevoli da vedere. Anche le animazioni del seno di Mai sono di ottima qualità, e i fondali sono generalmente di buon livello. Il chara design è piuttosto in linea con quello che KyoAni ci ha già mostrato in altri suoi lavori. Sul lato audio invece devo constatare la presenza di scelte piuttosto anonime, dove si salvano solo le sigle.

In conclusione, "Myriad Colors Phantom World" è senz'altro una serie da evitare. Le poche idee, unite alla loro pessima realizzazione, le impediscono di prendere il volo, e le furberie utilizzate per tentare di nobilitare la mediocrità giocano senz'altro a suo sfavore. Solo la confezione ha una parvenza di decenza, cosa che senz'altro non basta per un giudizio positivo. Non è nemmeno consigliata a chi cerca un intrattenimento leggero: vi sono opere realmente senza pretese che mixano bene i loro pochi ingredienti per dare vita a un intrattenimento decente, e vi consiglio vivamente di orientarvi verso di esse. Quest'opera invece finge di essere ciò che non è, e spera che voi fingiate di non accorgervene. Vedetevi altro.