Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Rokka no yuusha Owarimonogatari e il manga Touch.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Se un'emittente televisiva italiana qualsiasi mi chiedesse di fare il nome di un anime prodotto nell'anno appena concluso al fine di acquistarne i diritti, indicherei questo titolo senza pensarci due volte. Questo "Rokka no Yuusha", infatti, mi è piaciuto davvero tanto, al punto di completare la visione di tutti e dodici gli episodi che lo compongono nel corso di una singola giornata. Ma, lasciando da parte i miei entusiasmi personali, credo che questo titolo sia decisamente adatto al pubblico italiano, in quanto riesce a mantenere viva la curiosità e la suspense per tutta la sua durata, garantendo, quindi, un interesse costante e un'audience senza sbalzi in negativo.

Cominciamo con alcuni cenni sulla trama: la storia è ambientata in un mondo fantasy in stile azteco diviso dall'eterna lotta tra diavoli ed esseri umani. Mille anni prima rispetto allo svolgersi degli eventi, infatti, fece la sua comparsa il dio demone che, coadiuvato dai diavoli dai lui stesso creati, portò morte e distruzione nel mondo degli umani. Addormentato ma non sconfitto dalla dea del fato, il dio demone ha però la "cattiva abitudine" di risvegliarsi ogni trecento anni con nuovi propositi di conquista; avendo previsto questa situazione, la dea del fato annunciò che ad ogni suo risveglio sarebbero comparsi sei eroi dotati di grandi poteri a cui toccherà nuovamente il compito di sconfiggerlo. Questo anime narra proprio le vicende di sei di questi eroi e del loro viaggio verso il continente Ovest, ossia il luogo in cui in passato è stato confinato il dio demone.

Attraverso questa sintetica descrizione della trama non si evidenzia quella che secondo me è la maggiore qualità di "Rokka no Yuusha": l'originalità. Si è parlato di un mondo fantasy, di un dio demone, di diavoli e di eroi con grandi poteri, ma in realtà tutto ciò fa solo da sfondo a quella che è la reale natura di questo anime: un giallo con un delitto compiuto in una stanza chiusa a chiave dall'interno, con la differenza che i personaggi sono dentro la stanza e la chiave è dall'altro lato della toppa. Le indagini sull'identità del "settimo" occupano l'intera narrazione nell'ambito di un mistero costruito a regola d'arte e che fornisce indizi che, col senno di poi, sembrano davvero enormi, ma che, allo stesso tempo, sono nascosti con grandissima cura, allo stesso modo in cui si nasconde un albero in una foresta. Così, se proprio non si è dei provetti Sherlock Holmes, si finirà per sospettare a turno di tutti i personaggi, e solo quando l'enigma verrà finalmente svelato si capirà realmente come sono andate le cose. Andando indietro con la memoria, non ricordo nessun altro anime simile per genere, ambientazione e capacità di mantenere alta la partecipazione dello spettatore.
Altro punto di forza di "Rokka no Yuusha" sono i suoi personaggi. Com'è normale che sia per un anime di questo tipo, ma anche come purtroppo è raro che accada, tutti i personaggi sono caratterizzati benissimo: alcuni ispirano simpatia sin da subito, altri la conquistano col tempo, altri rimarranno sulle scatole per tutti e dodici gli episodi. E tutti sembrano, allo stesso tempo, perfetti indiziati e persone al di sopra di qualsiasi sospetto. Riuscire a creare un cast simile, in cui tutti i personaggi hanno più o meno uguale importanza ai fini del compimento del progetto narrativo è certamente un qualcosa che deve generare ammirazione, anche perché non si tratta solo di due o tre elementi, ma di ben sette persone più qualche personaggio secondario da tener comunque d'occhio.

L'apparato grafico è buono, ma non posso annoverarlo tra i migliori mai visti: i disegni sono belli, i colori molto caldi, ma di tanto in tanto si notano certe cadute di stile che ne ridimensionano tantissimo il valore complessivo. La colonna sonora fa il suo lavoro, ma senza brani, a mio avviso, da hit parade.

E veniamo alle (poche) dolenti note: innanzitutto l'ultimo colpo di scena con cui si chiude la serie. Sinceramente potevano evitarlo, non so che senso abbia. Dobbiamo forse aspettarci una seconda serie con lo stesso tema portante? O è un modo per farci capire che non ci saranno ulteriori sviluppi? Nessuna delle due possibilità, in verità, mi entusiasma molto.
La seconda più che una critica è una perplessità: continuare la storia da questo punto vorrebbe dire creare qualcosa di profondamente diverso rispetto a quanto visto finora e, a meno che non vogliano davvero fare la pazzia di ripetere nuovamente lo stesso incipit, quello che ne verrà fuori è al momento una grande incognita. Se si decide di riallinearsi a linee più tradizionali, la qualità dell'anime subirebbe un inevitabile ridimensionamento; ma d'altronde questo "Rokka no Yuusha" è già riuscito a sorprendermi favorevolmente una prima volta, non è detto che sia capaci di ripetersi. Staremo a vedere.

Inutile aggiungere che la mia valutazione è estremamente positiva: se non l'avete ancora fatto, vi consiglio caldamente di guardare questo anime, ne vale davvero la pena.




10.0/10
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Mai avrei pensato di leggere un fumetto come Touch: non sono un'appassionata del genere sportivo e sul baseball avevo un mucchio di pregiudizi, lo consideravo uno sport noioso e incomprensibile, poi mi accadde di vedere per caso alcuni minuti di "Prendi il mondo e vai" e fu subito amore, mi appassionai così tanto all'anime che l'acquisto del manga divenne inevitabile.

La storia parla di un triangolo amoroso: Tatsuya, il protagonista, è innamorato dell'amica d'infanzia Minami, come pure lo è il di lui fratello gemello Kazuya. Un triangolo che durerà per tutta la storia nonostante un evento tragico dia uno "scossone" alla trama cambiando gli equilibri tra i personaggi.
Tatsuya è il classico mediocre scansafatiche sempre messo in ombra dal brillante Kazuya, miglior studente della scuola, lanciatore della squadra di baseball e idolo delle ragazze. Viste le premesse Tatsuya pensa di non avere speranze con Minami, la ragazza più popolare della scuola, e vorrebbe solo defilarsi cercando di augurare alla coppia la miglior felicità perché sinceramente convinto che solamente Kazuya possa rendere felice Minami. Kazuya dal canto suo è un bravo ragazzo, per niente odioso, nonostante tutte le sue qualità riesce ad avere sempre un atteggiamento umile e modesto, e pur se in competizione con Tatsuya per l'amore di Minami traspare sempre il grande affetto che prova per il fratello, e vorrebbe conquistare la bella amica per propri meriti e non per la rinuncia del rivale.
Infine c'è Minami, una vera "perla di ragazza", ricca di qualità e per niente ambigua, si capisce fin dal primo numero chi dei due le fa battere il cuore e rimarrà fedele a questo sentimento fino alla fine.

Per tutta la storia il baseball scolastico riveste grande importanza, è evidente la passione di Adachi per questo sport; le partite, i duri allenamenti, le vittorie e le sconfitte, tutto diventa interessante così che il lettore, anche quello più ostico (la sottoscritta per esempio), sente il bisogno irrefrenabile di capire le regole di uno sport prima considerato insulso ma che poi si scopre essere un gioco di tattica e intelligenza.
La forza di questo manga, oltre ai credibili protagonisti, è la narrazione del quotidiano, un manga poetico e minimale a cui basta una sola vignetta per farci comprendere i sentimenti dei personaggi senza tanti giri di parole. Tatsuya, con la sua crescita e le sue difficoltà, è sicuramente uno dei migliori protagonisti maschili di tutti i tempi.

Un manga che consiglio a tutti, età e gusti non contano, questa è un'opera che non può deludere!




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Nuovo capitolo, nuovi personaggi... nuovamente consigliato!

Ovviamente, i fan della famosa serie di light novel di Nisio Isin non potranno sottrarsi dal visionare anche questo capitolo della saga, che non dà un seguito alle succose vicende che maggiormente avevano attirato e scatenato l'aspettativa del pubblico, ossia quelle accennate in "Tsukimonogatari", ma che, d'altra parte, ha il pregio di focalizzare l'attenzione su uno dei personaggi più enigmatici degli ultimi tempi: Oshino Ougi.
D'altronde, chi si è avvicinato a questo prodotto e al suo adattamento animato affidato alla buona regia di Akiyuki Shinbo sarà abituato ad essere sballottato avanti e indietro nel tempo attraverso la continuity di questa storia. La trama verticale è frammentata anacronologicamente: infatti, piuttosto che fare ricorso a figure come l'analessi (o flashback), è come se la trama fosse stata scomposta per poi essere ricomposta in modo non cronologico, ma certamente non casuale, creando un unicum veramente raro e sorprendente ai fini della narrazione.
E' facile però perdersi in questa frammentazione, per cui è utile specificare come le vicende trattate nella prima parte di "Owarimonogatari" si colleghino temporalmente tra l'arco "Nekomonogatari Shiro" e quello "Nadeko Medusa", mentre nella seconda parte i fatti vanno a incastrarsi tra l'arco "Mayoi Jianshi" e ancora "Nekomonogatari Shiro".

Anche questa serie vanta, o soffre (a seconda dei punti di vista), dei pregi e difetti dei suoi predecessori. Premettendo subito che il livello qualitativo di "Bakemonogatari" non è stato più rispecchiato nei suoi sequel animati, è comunque possibile affermare che ci sono alcuni parametri/caratteristiche che sono diventati canonici per questa saga, e che anche quest'ultima stagione rispecchia in pieno.
La regia ispirata di Shinbo fa sempre il suo dovere come in passato; ancora una volta i dialoghi tra i personaggi occupano uno spazio privilegiato, risultando, come d'abitudine, talvolta molto profondi, maturi, non scontati, e a tratti fuori dagli schemi. Talvolta però saranno anche fini a sé stessi, di una maturità e innovazione effimera, un'originalità e profondità che ricadono su loro stesse, se questi ricercano nella complessità dell'esposizione un espediente per mascherare proseliti di utilità dubbia e che nascondono tematiche in realtà banali e scambi di battute di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno.
Come sempre, quindi, questo tentativo di innalzare il livello dei dialoghi è un fiore all'occhiello e un limite allo stesso tempo.
Gli immancabili frame testuali si riscoprono in una nuova veste grafica, risultando più freschi, e i personaggi, vecchi e nuovi, sono caratterizzati nel modo ammaliante che abbiamo imparato a conoscere. Il caro vecchio filo conduttore dei problemi familiari fa anche qui capolino, non sfigurando rispetto alle sue precedenti apparizioni. Stavolta inoltre sembra esserci pochissimo spazio per il fanservice, che tante e doverose critiche ha attirato in passato.
Col passare degli anni il miglioramento grafico, nell'uso dell'illuminazione, nei disegni e animazioni, nel pattern di colori, si nota e risulta molto piacevole.

Passiamo però ad analizzare le due "monogatari", o storie, che dir si voglia, separatamente.
Nella prima parte assistiamo a un prepotente tentativo di Oshino Ougi di prendersi un posto su quel palcoscenico su cui si sono susseguite numerose storie, che altro non è che la quotidiana vita di Araragi Koyomi. Il primo episodio consta di una durata straordinaria di ben quarantacinque minuti, che trascorrono attraverso uno scambio di battute tra i due personaggi appena citati, senza lasciare spazio alla noia. Ciò fungerà sia da preludio all'introduzione di un nuovo personaggio, Sodachi, sia a un focus sulla misteriosa personalità di Ougi-chan. Il risultato è senz'altro positivo.
Il primo arco è incentrato su un nuovo personaggio che frequenta la stessa classe di Araragi, assentatasi però per alcuni anni per vicende su cui verrà repentinamente fatta luce. Parliamo di Sodachi, una ragazza dalla personalità alquanto lunatica e irascibile, che sembra avercela a morte con Koyomi. Ben presto si scoprirà che i due erano, in passato, legati da un rapporto ben più stretto, di cui però il nostro protagonista stenta a ricordarsi. Tutto ciò può, ragionando a freddo, sembrare una forzatura, un escamotage per "allungare il brodo" con una storia tralasciabile, in quanto, essendo la giovane così presente (in più occasioni) nel passato di Araragi, è strano che quest' ultimo se ne sia dimenticato. Anche se proprio sull'essersene dimenticato l'autore gioca molto, rendendolo centrale nella trama di questo arco. Inoltre sarà Ougi stessa a rivelare di aver voluto mettere alla prova il protagonista nel rapportarsi con una amica d'infanzia in vista di un simile, ma ben più catastrofico, evento futuro, ovvero la storia di Nadeko Medusa che ben conosciamo. Quindi tutto sembra avere una spiegazione, e il modo di trasporla su schermo non è affatto male, anzi. Nel complesso la narrazione è ben sviluppata e assume delle tinte investigative, con ammiccamenti all'aritmetica e all'enigmistica, che ben figurano, lasciando spazio a un bel colpo di scena finale (anche se abbastanza telefonato) e a trovate narrative molto riuscite (come il caso della lettera).
L'interpretazione della doppiatrice che presta la voce a Sodachi è meritevole di applausi, molto credibile nei discorsi a cui la ragazza si presta e che lasciano trasparire follia, nostalgia, angoscia, ansia e irrequietezza, tanto da risultare in alcuni passaggi disturbante, quanto apprezzabile dal punto di vista della recitazione.

Il secondo arco vede protagonisti l'irrinunciabile Koyomi, Kanbaru, Shinobu e Gaen, alle prese con una misteriosa entità dotata di energy drain che sembra attentare alla vita del nostro protagonista.
Ovviamente l'identità di quest'ultima sarà svelata da Gaen, non a caso essa stessa è solita appellarsi come 'colei che sa tutto'. La sua spiegazione rappresenterà uno dei discorsi più affascinanti e con più riferimenti dell'intera serie, uno di quelli per cui molti sono spinti e invogliati a seguire questi titoli. Questo arco ha un sapore maggiormente action e soprannaturale, con una storia dalle tinte sentimentali e nostalgiche per la vampira millenaria Kiss-shot, che dovrà fare i conti con il suo passato. Il tutto sarà condito da un crescente hype per l'ultima puntata, solo in parte ripagato. Questa infatti risulta un po' amara, ma in senso buono, con ottimi spunti riflessivi soprattutto nel finale, quando il discorso si concentra sull'indolenza del nostro protagonista. Vengono gettate le basi per risvolti futuri, e ancora una volta Ougi viene delineata come la vera nemesi di Koyomi. Se il ragazzo è il cantastorie designato dalla penna dell'autore, questa misteriosa figura femminile è colei che è pronta ad ascoltare queste storie e, molto probabilmente, a stravolgerle a suo piacimento.

Il fluire di questi episodi è intervallato, all'inizio e alla fine, da ben tre opening e da una ending molto calzanti con l'atmosfera, che riescono ad affermare un carattere proprio e a ritagliarsi uno spazio in sede di giudizio complessivo dell'opera.
E, se è appunto un giudizio che si vuol esprimere, risulta difficile partorire un feedback negativo.
Le tematiche trattate, gli spunti offerti e la realizzazione complessiva trasportano lo spettatore in un vortice di eventi, colori, sentimenti e battute che a volte non si lasciano, volutamente, comprendere, ma che riescono nel difficile compito di affascinare il fruitore finale, ammaliandolo piuttosto che intrattenendolo, rapendolo in una narrazione che prova leggermente a discostarsi dai soliti prodotti. Tutto ciò comunque senza essere esente da colpe o difetti, ma affermando almeno una propria identità individuale.

Ricapitolando, questo anime ripropone tematiche e caratteristiche che hanno fatto la fortuna della "Monogatari Series", offre un nuovo tassello del puzzle che ben si incastra con le vicende passate, non costituisce passi in avanti a livello di trama, ma approfondisce personaggi vecchi e nuovi, e racconta due storie che vale la pena ascoltare. Ancora una volta promosso, merita la visione.

Voto: 8 - -