Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con lanime Lamù - Beautiful Dreamer, il manga What a Wonderful World! e il live action Thermae Romae.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Trascorre un anno dopo l'uscita del divertentissimo "Only You" e lo studio Pierrot sta lavorando a quella che in Italia sarà la serie animata intitolata "Super Lamù", quando Mamoru Oshii sforna un secondo lungometraggio, intitolato "Beautiful Dreamer". Nel bel mezzo delle diatribe sulla realizzazione di quest'ultimo, stavolta Oshii riesce a fare completamente di testa sua, donando a "Urusei Yatsura" un clima un po' diverso da quello che gli spettatori avevano conosciuto fino a quel momento.

Fin dall'inizio del film, privo di una sigla d'apertura, si viene catapultati in un'atmosfera quantomeno disarmante. Per l'intera durata del cartone animato sembra aleggiare instancabilmente un dubbio inesauribile: sogno o realtà?
Mamoru Oshii infatti decide di concentrarsi su di un tema esistenziale che sembra a lui molto caro: il rapporto fra i sogni e la vita reale. E' bene specificare che non si tratta di un'idea nuova: Oshii aveva già ampiamente trattato queste cose nell'episodio dal titolo "Le casalinghe", il quale affronta esattamente lo stesso argomento, anche se con un tono molto più pazzoide ed esilarante rispetto a questo film. Anche i sogni, dal momento in cui li si è vissuti, sono reali. Quest'idea filosofica e psicologica Oshii la attinge a piene mani dal buddhismo; non ho idea se lo faccia deliberatamente o meno, ma è risaputo come il Buddha, pur essendo vissuto circa 2500 anni fa, già considerasse i sogni una manifestazione del tutto reale, e non virtuale, poiché essi riflettono quello che la vita reale imprinta nel profondo delle menti umane. Quindi, in verità, il concetto espresso non è originale né geniale, però risulta decisamente una bella idea quella di inserire questo interessante tema in un lungometraggio d'animazione, e "Urusei Yatsura" ben si presta all'occasione, dato che, come già accennato, la serie televisiva e il manga già avevano parlato di sogni a più riprese - si veda ad esempio il capitolo "Sogni ad occhi aperti", trasposto in animazione nell'episodio "L'incubo di Ataru".
Tra l'altro, nella realizzazione della regia, Oshii esprime molto bene il labile confine fra conscio e subconscio, riesce a far respirare bene tale dimensione della realtà: riconosco che in questo effettivamente risulta alquanto originale. Le musiche si orientano molto in tale direzione e sono davvero molto buone.
Il character design è lo stesso del film precedente, ma la grafica fa un passo avanti. Molti fondali sono più dettagliati e più tridimensionali, le colorazioni hanno una maggiore profondità, i disegni sono leggermente più curati e un pochino più precise sono anche le animazioni.

Tuttavia, io non credo che le critiche e il disappunto espressi nei confronti di questo lavoro siano sempre mosse da un cieco fanatismo per il format originario. Facciamo un esempio. Osservando questo film a mente fredda, una domanda sorge spontanea. Che fine ha fatto Ran, l'amica d'infanzia di Lamù? Anch'ella è iscritta al liceo Tomobiki, quindi si sarebbe potuto come minimo dare una spiegazione alla sua totale assenza. Di certo il film non è cronologicamente collocato prima del suo arrivo sulla Terra, perché fin dalle scene iniziali del film vediamo Lamù indossare già la divisa della scuola. Sembra quasi che Oshii abbia deciso di toglierla di mezzo per avere un personaggio in meno da gestire. Eppure non è tanto una questione di coerenza narrativa, quanto soprattutto un'occasione mancata. Io non sono per niente contrario alla sperimentazione, ma perché cancellare gratuitamente un personaggio, per giunta uno dei più caratterizzati fra tutti? In un film del genere Ran ci poteva stare perfettamente, dando benissimo adito a ulteriori e interessanti sviluppi.
I personaggi presenti sono comunque gli stessi che conosciamo, eccetto per il fatto che la caratterizzazione di Lamù risulta un po' tirata e lasciata all'oscuro, in alcuni punti. Cosa la porta ad esprimere un desiderio così menefreghista ed egoistico? Questo punto non viene illustrato per niente.
L'idea che l'infelice storia dell'umanità sia frutto di determinati sogni è carina, ma anche questa un po' tirata. Non sorprende per niente e non fa gridare alla genialità: francamente non se ne sentiva tutto questo bisogno, è un condimento che poteva anche mancare.
Belle però le riflessioni sullo spazio e sul tempo, le ho apprezzate. Tra l'altro sono inserite in una scena molto coinvolgente. Questo film prende abbondantemente ispirazione dalla favola giapponese di Urashima Taro, che viaggiò sopra il guscio di una tartaruga verso il palazzo di Ryūjin.

Nel frattempo lo humor marchiato "Urusei Yatsura" continua a diminuire. In questo film è ancora piuttosto presente, se lo confrontiamo con quello che Kazuo Yamazaki realizzerà l'anno successivo, ma ormai siamo già parecchio distanti dalla perfidia anarcoide - quella sì, geniale - degli episodi settimanali. Le parti di maggior comicità sono per lo più dei siparietti movimentati con qualche sprazzo d'ironia, ma non si va molto più in là. E' un lungometraggio che, pur non approfondendo i personaggi più di come vengono approfonditi nell'anime, si concentra più sul lato esistenziale e filosofico, il che da un lato risulta abbastanza intrigante, ma dall'altro lato, alla lunga, può stancare, e soprattutto si ride ben poco.

Il doppiaggio italiano è complessivamente buono - in particolare è interessante ascoltare l'interpretazione di Ataru da parte di Maurizio Torresan - ma contiene varie imprecisioni sia di traduzione che di adattamento. Per fare un esempio che salta subito alle orecchie, il cognome di Ataru qui diventa magicamente "Morohoshi" anziché "Moroboshi". Ma questo è il minimo, sono infatti presenti anche degli errori che storpiano un po' il significato di alcune frasi. In questo caso è molto meglio il doppiaggio giapponese.

A conti fatti ne consiglio la visione almeno una volta, perché è davvero una bella idea. Nessuna esultanza al capolavoro, ma è una sperimentazione interessante che nell'insieme fa presa, che ha una sua attrattiva e che val la pena di vedere.
Semplicemente non è uno di quei lungometraggi che io andrei a guardare più volte senza mai stancarmi: è un film discreto.



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What a wonderful world si può dire essere la prima vera e propria opera di Inio Asano.
Leggendola a posteriori si ritrovano già pesantemente i protagonisti e le tematiche che l'autore approfondirà nei lavori successivi. I due volumi che compongono il manga hanno quindi il sapore di gemma ancora grezza, ma sanno già parlare prepotentemente alle emozioni del lettore.

La storia è un mosaico di spaccati di vita di persone stra-ordinarie, di quelle nascoste nelle pieghe del tran tran quotidiano, spesso ignorate dalla maggioranza delle persone immerse nel flusso. Rendersi conto che c'è qualcosa di sbagliato, che sia il fallire ripetutamente degli esami, il non avere la risolutezza di inseguire i propri sogni o di essere un buon genitore, porta i protagonisti a riflettere sull'esistenza e su loro stessi, facendo un percorso di affrancamento dal dolore in maniera squisitamente giapponese. Il What a wonderful world è il sussurro che si leva nell'osservare la gioia delle piccole cose e allo stesso tempo la loro caducità; e tutto questo, sempre, nonostante tutto ciò che la vita para d'innanzi.

Mentre il messaggio ha una caratura ben riuscita, Asano deve però maturare ancora dal punto di vista tecnico. La regia delle tavole è già interessante, ma si nota qualche carenza sul lato del disegno e della stesura della trama.
Il tratto dell'autore è caratteristico e molto riconoscibile, ma ancora un po' sporco e poco caratterizzante; i vari personaggi sono a volte difficili da riconoscere tra loro e non nego che negli ultimi capitoli, che tirano i fili riprendendo le vicende di alcuni protagonisti, sono dovuto tornare indietro per verificare quali di loro fossero stati portati avanti.

Infatti il principale punto debole di questo manga è la coesione interna. Sebbene Asano si sforzi di legare tra loro tutte le storie con elementi, scenari e avvenimenti ricorrenti o concatenati, non tutta questa operazione è ben riuscita, e il livello dei capitoli ne risulta altalenante. Ci sono episodi la cui poetica bellezza può far male al cuore, ma altri sanno di ripetizione e sono facilmente dimenticabili; se tolti del tutto avrebbero probabilmente giovato al quadro finale.

Tirando le somme consiglio sicuramente questo manga, per le emozioni che suscita o anche solo per conoscere Asano. Non tutti riescono ad apprezzare i suoi lavori, perché vanno a toccare delle corde particolari;con qualcuno non entreranno in risonanza. Ma se voi siete tra quelli che capiscono il suo lamento, troverete un vero autore poetico e tormentato.



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Trasposizione cinematografica dell'omonimo manga di Mari Yamazaki, pubblicato in Giappone dal 2008 e giunto in Italia grazie a Star Comics, "Thermae Romae" è stato prodotto mentre l'opera originale era ancora in corso, cosa che apre la strada a stravolgimenti che rischiano di essere infausti per chi ha amato il manga.

Lucius Modestus è un architetto romano specializzato nella creazione di bagni termali. Di recente le cose per lui non vanno poi così bene, la moda del periodo difficilmente combacia con la sua visione di come le terme dovrebbero essere; si trova quindi in seria difficoltà, fintanto che viene in qualche modo trasportato nel futuro, in Giappone, luogo in cui scopre idee e invenzioni rivoluzionarie per il popolo romano. Le ricrea, con i mezzi del tempo, con grandissimo successo, tuttavia rimane tormentato, visto che si rende conto come tutto quanto ha realizzato non sia altro che un copiare quel popolo misterioso con cui viene continuamente in contatto. Nel mentre vi è un risvolto sentimentale, visto che la sua presenza in Giappone non passa inosservata.

Dopo un inizio divertente e scoppiettante, direi all'altezza del manga, il film perde di mordente e la sceneggiatura inizia a diventare un po' pasticciata. La prima parte, ovvero i contatti con il mondo giapponese e la riproduzione delle tecnologie del futuro con i mezzi a disposizione dei Romani, l'ho trovata estremamente divertente e spassosa. Avrei voluto che il film insistesse maggiormente su questa parte, invece vi è una virata più seria, ahimè non supportata dalla recitazione dei comprimari; Lucius deve evitare infatti che l'imperatore faccia un errore che potrebbe cambiare la storia dell'Impero Romano. In questo si inseriscono le questioni di cuore: con la moglie le cose non vanno bene e nel mentre una ragazza, Mami, è così persa per Lucius che arriva a seguirlo nel suo tempo. Il problema di queste due parti è la superficialità con la quale sono trattate: alcuni passaggi risultano alquanto leggeri, per esempio i problemi con la moglie e quanto accade di conseguenza. Posso anche capire che il film vuole essere comico e non ha pretese di un certo tipo, ma se vuoi mandare a pallino le cose, evita di andarti a infognare in argomenti di un certo tipo.

Nella seconda metà del film subentra una certa confusione e inconsistenza dei fatti narrati; credo che la cosa risulti sempre più evidente man mano che la guida data dall'opera originale si fa più sbiadita. Mancano poi le spiegazioni tecniche sui benefici delle terme e le nozioni che sono ben presentate e interessanti nel manga, qui a malapena accennate. Il finale lascia la porta aperta a un seguito, già realizzato, e si dimostra ben lontano dall'essere appassionante. Diciamola in modo chiaro: ho trovato la seconda metà del film noiosa e ho faticato a reggerla fino alla fine.

Dal punto tecnico ci sono alti e bassi: se è apprezzabile come il film, girato a Cinecittà, ricrei in modo efficace l'ambientazione romana, fa uno strano effetto vedere le comparse tutte occidentali e i protagonisti, romani nella storia, giapponesi nella pratica. Fortuna che dopo poco ci si fa l'abitudine, anche grazie all'ottima prova di Hiroshi Abe, nei panni di Lucius: si nota come il suo recitare sia su un livello decisamente superiore rispetto al resto del cast, colpevole di una gestualità esagerata che rende il tutto poco naturale e forzatamente caricaturale. Gli effetti speciali sono in un paio di casi decisamente sottotono, alcune sequenze, mi viene in mentre quella in cui i personaggi sono risucchiati in un vortice che congiunge le due ere, sono realizzate in modo quasi amatoriale. Meglio il comparto sonoro, con gli intermezzi lirici che sono un piacevole e curioso intermezzo.

"Thermae Romae" inizia bene, frizzante e divertente. Va calando fino a diventare noioso, ma riesce nel complesso a raggiungere la sufficienza. Nonostante questo, non posso che considerarlo un'occasione sprecata e non ritengo riesca ad essere all'altezza della controparte cartacea. Peccato.