Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Joukamachi no Dandelion, Rakudai Kishi no CavalryLe ragazze anelano alla landa selvaggia.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


-

Il re del paese di Vattelappesca è sul punto di abdicare. I motivi di questa decisione sono ignoti: per età e salute farebbe invidia agli attuali regnanti di molti stati; lui, invece, è deciso a mollare. Probabilmente le tempeste ormonali che devono aver accompagnato la sua giovinezza hanno lasciato un segno profondo nell'animo e nel fisico del sovrano, che dopo nove figli probabilmente medita di ritirarsi a vita privata per godersi il meritato riposo, sempre consorte permettendo.
Occorre, dunque, scegliere un nuovo regnante per Vattelapesca e il compito appare tutt'altro che semplice: calpestando il diritto del primogenito a succedergli sul trono e il diritto divino del re di scegliere il suo successore, questo stravagante sovrano decide di mostrarsi democratico, almeno per una metà. Il suo successore, così, sarà sempre uno dei suoi figli, ma questo sarà scelto sulla base di un'elezione popolare. Il suffragio universale è garantito: tutti potranno votare, dal vecchio bacucco alla bambina di due anni; e d'altronde tutta la prole reale è obbligata a candidarsi, compresa la figlia più piccola che va ancora all'asilo.
Ma le stravaganze del re non finiscono qui: volendo far vivere i suoi figli come persone comuni - niente castello e balli di corte -, tutti insieme si trasferiscono in una casa popolare, in cui il numero dei bagni non è nemmeno adeguato all'elevato numero degli occupanti e la probabilità di farsela addosso è molto elevata. Infine i membri della famiglia reale posseggono ognuno un diverso potere magico che vanno dall'utile teletrasporto all'inutilissimo calcolo delle probabilità. L'importanza di questi poteri ai fini della storia è praticamente pari a zero, ma citando questo particolare mi sento più appagato.

"Joukamachi no Dandelion" è un anime che contiene un messaggio politico-filosofico molto importante: in certi casi i colpi di stato servono. Non bisogna condannarli a priori, ma vanno valutati volta per volta: la storia di Vattelappesca dimostra che far proliferare una stirpe reale affetta chiaramente da demenza genetica può essere una catastrofe. Basti guardare allo stato mentale della popolazione che invece di preoccuparsi di problemi come l'occupazione o l'inflazione si diverte a giocare al "reality show," con tanto di classifica settimanale di popolarità, coi vari candidati all'elezione più stupida mai vista o sentita.
Per un plebeo come il sottoscritto, proveniente da una famiglia che per generazioni è appartenuta alla classe dei servi della gleba, la comprensione dei concetti espressi da questo anime si è rivelata un'impresa piuttosto ostica: capire un'opera che rischia di riscrivere i diritti e i doveri della monarchia mondiale è una cosa troppo difficile, date le mie scarse capacità intellettive. In particolare non ho capito come sia possibile pretendere che un anime composto da soli dodici episodi possa descrivere in modo adeguato ben undici diversi personaggi, dedicando ad ognuno di essi abbastanza spazio; non ho capito come una sceneggiatura con delle basi così ridicole possa interessare a qualcuno senza essere in grado di essere nemmeno vagamente divertente; non ho capito come mai in passato ci sono state lunghe e sanguinose lotte per la successione quando tutto poteva risolversi con un semplice "vogliamoci tutti tanto bene".

In definitiva, devo dire che da plebeo qual sono mi sono pentito di aver prestato attenzione a un titolo che, a causa del mio modesto albero genealogico, non potevo capire. Per cui consiglio a chiunque si trovi nelle mie stesse condizioni di evitare questo anime come la peste: lasciamo a chi ha origini nobili il compito di giudicare la delicata raffinatezza e il regale splendore che permeano questo anime per tutta la sua durata.



-

"Le dame, i cavalier, l'arme, gli amori..." mi parea che intonasse un certo nobile cantore di molto tempo fa. Casualmente è anche il "motu proprio" di codesto anime, Rakudai Kishi no Cavalry, meglio detto "La cavalleria del fallito cavalier", relegando nell'oblio profondo "epopee" e "ripetenti" spuntati non si sa ben da dove...
In un mondo ove si è riscoperta la magia e in auge sono tornati i duelli a singolar tenzone, si svolge la storia del peggior cavaliere Ikki Kurogane. Storia che si snoda tra cappe, spade, donzelle, amori, scontri, intrighi, complotti, cadute nell'abisso e miracolose resurrezioni.
"Ikki Kurogame... chi era costui?" Ultimo rampollo della più rinomata casata di cavalieri magici del Paese, ma nato senza alcun talento, arte o parte, e per questo, sfruttato, mal pagato, frustato e insultato. Un giorno, esausto, decide di fuggirsene nel bel mezzo di una tormenta, ma qui, proprio al limite dell'ipotermia, gli appare (una visione, presumibilmente) un vecchio saggio che lo esorta a percorrere la via del samurai. Questa lo porterà all'accademia Hagun per diplomarsi cavaliere magico (le ragazze semplici e gioiose tendono invece ad essere raccomandate...), ma lo farà anche sbattere contro i vecchi nemici della casta, che non vedono di buon occhio la sua ascesa, e contro Stella Vermillion, talentuosissima guerriera, bellissima fanciulla sempre magica e principessa "di un regno che non sai dov'è". È amore, e i due si prometteranno di convolare un giorno a nozze, non prima di essersi passati l'un l'altro per le spade nella finale del torneo dei tornei.

Dunque, Rakudai Kishi si imposta inizialmente sul binario del baldo giovane che per qualche motivo si trova in una scuola ove è un caso più unico che raro. Un incipit ricorrente che in questo caso è stato ancora di più manifesto, in quanto, nella stessa stagione televisiva, è uscito anche l'anime Gakusen Toushi Asterisk, sempre da una light novel, sempre di cappa e spada, sempre con un protagonista "uomo solo" e sempre con una bella partner al suo fianco.
"Rakudai" ha sofferto il confronto rispetto all'altra, simile e più quotata, produzione. Eppure alla fine emerge alla distanza mostrando le proprie peculiarità. Principalmente ha pagato la buona qualità con cui la Silver Link ha realizzato questa serie: una cura generale molto buona nei disegni di personaggi e sfondi diventa assai pregevole quando si tratta di animare i combattimenti. Qui la serie dà il meglio di sé, regalandoci alcuni degli scontri più belli dell'annata, soprattutto quello, molto combattuto, del decimo episodio. La grafica in generale usa una bella gamma di colori vividi ma anche caldi e non abbaglianti, ma è molto interessante poi l'uso in alcuni momenti come l'opening, ma non solo, di una grafica alla "Sin City" in toni di bianco e nero con impattanti inserimenti del rosso e di aggressive sfumature di grigio.
Merito anche della storia che alterna molto bene elementi divertenti, drammatici, action e sentimentali, sviluppandosi in tre principali archi narrativi intervallati da alcune pause di alleggerimento.

Peculiarità interessante di "Rakudai" è poi quella di non cedere troppo facilmente ai cliché del genere e anzi di dare allo sviluppo della storia una direzione ben precisa. Mi riferisco in particolare al fatto di registrare quasi da subito Ikki e Stella come una coppia di innamorati, pur con tutte le incertezze del caso dell'età adolescenziale. In questo il buon Ikki ne esce sicuramente meglio che non altri personaggi maschili, protagonisti ma ameboidi, di altri anime harem. E poi Stella, oltre che assai bella fisicamente, è anche un adorabile "tsunderona" che suscita molta simpatia.
Non mancano comunque anche dei classici momenti dedicati al fanservice, magari non sono molti (pochi potrebbe dire chi li cerca), ma costituiscono un buon contorno a una storia che procede diretta sui suoi binari.

All'apparenza uno dei tanti anime con harem ed ecchi tratti da una light novel (che poi alla fine anche questi hanno la propria dimensione e unicità, ma spesso le versioni anime ne mostrano solo una parte iniziale), Rakudai Kishi no Cavalry ha mostrato una storia solida, a tratti intensa, con una certa vena di romanticismo e impreziosita da accaniti combattimenti anche molto ben realizzati. In essa si muovono tre degni protagonisti, quali il prode cavaliere Ikki, l'adorabile principessa Stella e la devota sorellina Shizuku, più tutta una serie di figure secondarie funzionali e all'altezza, non approfondite solo perché non coperti dall'adattamento anime.
Secondo me, una delle rivelazioni della sua stagione.



-

"Solo coloro la cui passione brucia nei loro cuori possono afferrare i propri sogni in questa crudele terra desolata che è il mondo."

"Shoujo tachi-wa Kouya wo Mezasu" è un anime di dodici episodi andato in onda dal gennaio al marzo del 2016.

La trama è ambientata nel solito liceo dove il protagonista, Bunta, viene coinvolto dalla bella di turno, Kuroda, a partecipare alla creazione di un bishoujo game. Ben presto, altri compagni di classe, nei ruoli di assistente di produzione, programmatore, disegnatore e doppiatore, si uniscono ai due ragazzi, rispettivamente scrittore e produttore del gioco. Insieme, guidati dalla determinata Kuroda, punteranno a realizzare un prodotto di successo.

Dirò immediatamente che, sebbene le premesse fossero promettenti, non sono rimasta particolarmente colpita.
Fra gli aspetti positivi c'è sicuramente la parte tecnica, in particolare ho trovato molto bello e particolareggiato il chara design.
Ho, inoltre, apprezzato molto il protagonista. Bunta è la parte migliore dell’anime, visto che, probabilmente, è il personaggio anime più simile a un vero essere umano che abbia mai visto. Solare, aperto, aiuta tutti senza essere il solito buonista, bravo in tutto e in niente in particolare. E' molto realistico e mi è stato immediatamente simpatico.

Fra gli aspetti negativi, ci sono tutti gli altri personaggi che sono, in pratica, la solita banda di schizzati stereotipati: la "non mi guardare che arrossisco", il "sembro normale ma ho una personalità bipolare", la "sono fredda e misteriosa" e la "ho un carattere vivace (traduzione: sono insopportabile)". Mi sono rimasti tutti molto indifferenti, senza permettermi di affezionarmi o almeno interessarmi a nessuno di loro.
Il problema principale, però, è, secondo me, la trama molto stagnante. Non succede nulla, sono sempre loro, negli stessi tre posti (l’aula scolastica, la casa di Bunta, il café), che lavorano alle parti tecniche di questo gioco. In alcuni punti risulta davvero ripetitivo e stancante, e non nascondo di essermi spesso annoiata a sentire sempre le stesse conversazioni. Ci sono anche alcune scene pseudo-romance, ma rimangono inesplorate e, per questo, senza significato.

Riassumendolo in una frase o meno: "Mi aspettavo di più, non è brutto ma niente di che."