Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime 0,5 mm, Oregairu e Syomin Sample.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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7.0/10
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Sawa è un'infermiera molto attenta e scrupolosa specializzata nella cura degli anziani. I suoi modi sono enigmatici e misteriosi, e conduce uno stile di vita alquanto anomalo: non ha una casa propria, di volta in volta prende di mira soggetti anziani soli e bisognosi, e, con piccoli ricatti, subdolamente si insinua nella loro vita quotidiana, entrando in simbiosi con le loro abitudini e la loro personalità. Dietro questo atteggiamento apparentemente opportunista e calcolatore sembra in realtà celarsi in Sawa una sorta di affetto e una reale vicinanza alle persone di cui ella si prende cura, ognuna delle quali le lascia una piccola eredità, che si tratti di beni materiali o di insegnamenti morali. Il suo traslocare da una casa all'altra porterà Sawa a rincontrare uno strano ragazzo, schivo e introverso, già conosciuto in una precedente dimora, con cui sembra instaurare un rapporto particolarmente empatico.

Scritto e diretto da Momoko Ando, "0,5mm" è stato presentato al pubblico del diciassettesimo Far East Film Festival dalla stessa attrice protagonista Sakura Ando (in concorso anche con "100 Yen Love") presente in sala durante la proiezione. Il film è un affresco intenso e drammatico che, negli intensi 196 minuti di pellicola, mette a fuoco in maniera a volte cruda e disturbante, a volte cupamente umoristica, alcune recondite pieghe del Giappone contemporaneo. Su una colonna sonora poco invadente, affidata a un quartetto d'archi e a tocchi minimali di piano solo, la visione non risulta mai pesante, malgrado il ritmo lento di una narrazione abilmente intessuta e la lunga durata. Si rimane subito catturati dal mistero che avvolge le motivazioni della protagonista e dal ritratto dei personaggi comprimari, apparentemente anonimi, in realtà a tratti patetici, a tratti profondi e affascinanti. Sakura Ando offre un'eccellente prova interpretativa muovendosi con disinvoltura nei panni di Sawa e trasformandosi abilmente da meticolosa infermiera a scroccona professionista e viceversa. Sullo sfondo una riflessione sulla società giapponese e sulla sua bassa natalità, che vede la condizione precaria di molti giovani giapponesi, che sopravvivono con lavori provvisori, convivere con quella altrettanto drammatica della massa di anziani bisognosi di cure in numero sempre crescente.

La storia salta incongruamente da un episodio all'altro, così come la protagonista si sposta da una dimora all'altra, in una struttura da road movie che alla fine sembra chiudere il ciclo e i fili conduttori sui temi trattati si intrecciano saldamente nel quadro generale. Pur senza dare una risposta univoca ai vari interrogativi lasciati in sospeso dalla visione, rimane la domanda centrale che aleggia per tutto il film: chi è veramente Sawa?



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"Yahari Ore no Seishun Rabukome wa Machigatte Iru" è una serie speciale. E' speciale perché in un quadro che soddisfa in modo sfacciato tutti gli stereotipi più classici degli anime scolastici riesce a creare comunque un'alchimia unica e originale tra i suoi personaggi principali, i quali sono caratterizzati in modo veramente perfetto. Le interazioni e gli scambi dialettici tra i personaggi riescono a rendere la serie sempre interessante e stimolante, nonostante di fatto non succeda quasi nulla durante i tredici episodi della stagione.

Penso di non esagerare se affermo che il protagonista Hachiman è uno dei personaggi meglio riusciti degli anime degli ultimi anni. Disilluso dalle esperienze passate, Hachiman rifugge la compagnia e i rapporti col prossimo vedendo come essi si basino quasi sempre sulla falsità e l'apparenza. Le sue prove tecniche per isolarsi e rimanere al sicuro nel suo mondo solitario vengono però messe a dura prova quando una delle sue professoresse lo costringe ad entrare nel club di volontariato, condotto dalla perspicace quanto scostante e cinica Yukino, una sorta di "controparte" femminile di Hachiman.

Le tensioni e le interazioni tra Hachiman e Yukino sono il vero motore della narrazione. Tra loro si inserisce Yui, una ragazza molto più ingenua e solare, la cui debolezza è quella di non riuscire a comunicare e far rispettare le sue idee: come Hachiman e Yukino anche lei è, alla fine, sebbene non per sua volontà, una persona isolata. Yui si ritroverà a metà strada tra i due, fungendo a suo modo (e suo malgrado...) da tramite tra di loro.
Il triangolo che si crea funziona incredibilmente bene, nel suo equilibrio assai instabile, con quella componente sentimentale che rimane irrisolta in sottofondo. L'interazione "forzata" con Yui e Yukino spingerà Hachiman nel corso delle puntate a liberarsi almeno in parte di alcuni dei suoi "blocchi" di comunicazione, ma il nostro protagonista rimarrà sempre fedele a sé stesso, il che gli varrà spesso una reputazione da "odioso" agli occhi degli altri.

Le risate non mancheranno in questa commedia brillante e intelligente. Nei monologhi del protagonista, che sono tra i momenti migliori, c'è tutta la genialità e la schiettezza di questa serie: pungenti, taglienti, coerenti, divertenti e mai, mai banali. L'incipit dell'anime è da manuale e rende subito chiara la linea di pensiero di Hachiman: se vi piacciono i primi due minuti guardate la serie e non ve ne pentirete.

Come detto, la trama orizzontale è piuttosto statica e poco sviluppata, il che fa sì che la sottile "tensione di fondo" che si instaura tra i protagonisti non si risolva mai. Ciò potrebbe essere visto da molti come un forte limite, ma a mio parere questa lentezza di base ha l'effetto positivo di lasciare spazio alla definizione del carattere dei personaggi, della loro psicologia e dei loro rapporti. E il punto forte della serie è proprio qui, in questa interazione/schermaglia dialettica, più o meno esplicitata, tra i due "atipici" Hachiman e Yukino. Ci sarà tempo nella seconda stagione per vedere uno sviluppo più marcato della trama.

Il reparto tecnico è di buon livello e anche le musiche risultano gradevoli. Il voto per me è un otto (tendente comunque al nove): vedremo se la seconda stagione continuerà su questa buonissima strada... Assolutamente consigliato.



6.0/10
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Il titolo originale sarebbe "Ore ga Ojousama Gakkou ni "Shomin Sample" Toshite Gets Sareta Ken", ma, per semplicizzare le cose e rendere il tutto un po' più umanamente concepibile, accettiamo pure il titolo abbreviato: "Shomin Sample". L'anime, uscito nel 2015 e composto da dodici episodi, mostrava una trama piuttosto accattivante, che pronosticava sviluppi divertenti e interessanti. Tuttavia, dopo averne affrontato la visione, non posso che affermare come sia rimasto terribilmente deluso. La storia si fossilizza immediatamente in un condizione di immobilità e insensatezza, e anche i personaggi non riescono a catturare l'attenzione, rimanendo mere figure bidimensionali, privi di una propria psicologia.

Ma andiamo con ordine e raccontiamo l'inizio di questa avventura, ovvero quando Kimito Kagurazaka, a causa di alcuni pettegolezzi da parte della sua amica d'infanzia, viene scambiato per un ragazzo amante dei muscoli e dei corpi maschili. Proprio per questo motivo viene preso a forza e condotto in una prestigiosa scuola femminile, in cui ragazze aristocratiche ricevono un'istruzione adeguata al loro status.
Ma cosa gli servirà mai un cittadino così comune e normale? In effetti Kimito è stato "sequestrato" proprio per questa sua normalità. Un problema riscontrato dalle fanciulle ivi presenti è quello di non sapersi rapportare con il mondo circostante. Una volta uscite da scuola, si ritrovano catapultate in una dimensione completamente estranea... disperse e spaurite. Ecco allora la soluzione: portare un cittadino comune nell'istituto e fare in modo che questo istruisca le varie ragazze. Non si prevedono problemi, in quanto Kimito non prova, almeno secondo loro, alcuna attrazione per il fascino femminile.

Lasciamo perdere, per un secondo, l'insensatezza di tale incipit; questo, infatti, sarebbe potuto essere un bell'inizio, tutto sommato, per la storia. Un ragazzo creduto gay, rinchiuso in una scuola piena di belle ragazze e con la paura di essere scoperto (pena il taglio dei propri organi genitali). Insomma, si sarebbe potuto anche chiudere un occhio sul sequestro di persona, classificandolo come un elemento demenziale.
Peccato che tale vena demenziale non si mantenga nel corso della serie, se non nella rappresentazione delle varie ragazze come gallinette prive di cervello, piuttosto sessista a dire il vero. Comprendo la necessità di realizzare fanciulle estranee al mondo comune, ma vedere tutte le volte la loro sorpresa per ogni piccolo dettaglio... alquanto noioso.
I personaggi principali, seppur simpatici, non hanno la forza espressiva capace di conquistare lo spettatore. Scelgono dei ruoli prestabiliti e poi non li abbandoneranno mai, quasi avessero paura ad azzardare. Il protagonista, Kimito, è il classico personaggio da harem; imbranato col gentil sesso, per nulla approfittatore e, diciamolo pure, particolarmente svampito. E' vero che questa volta ha una buona scusa per evitare approcci sessuali, ma non credo possa essere considerata un pretesto del tutto valido.
Le uniche a salvarsi sono Miyuki Kujou, la taciturna cameriera che sembra tutta distaccata nei confronti del giovane protagonista, ma che, sotto sotto, pare nascondere un segreto; ed Eri Hanae, l'amica d'infanzia di Kimito che, chissà per quale motivo, mi è stata simpatica fin da subito... forse per il semplice fatto di essere stata lasciata indietro da sola.

La grafica non splende in maniera eccessiva, o meglio, è tutto uno sfavillio di luci e brillantini che, con il tempo, stancano e annoiano. I personaggi sono stati rappresentati in maniera fanciullesca: occhioni spropositati e visini candidi e puliti. Il tutto per creare un effetto fiabesco e un'atmosfera rilassata, come se Kimito fosse stato catapultato in un altro mondo.
Il doppiaggio è buono e anche le musiche non sono male. Peccato per la regia che, a mio avviso, non ha saputo esaltare il materiale (seppur minimo) che aveva a disposizione. Un andamento lento, fin troppo, esasperato da movimenti farraginosi e poco naturali.

Dopo aver criticato ogni cosa possibile e immaginabile di "Shomin Sample", vorrei comunque precisare che, in fin dei conti, non rappresenta tutta questa mostruosità di anime. Non mi sono annoiato in maniera eccessiva e anche il divertimento è assicurato. Una serie semplice, che va presa con molta superficialità e senza aspettative eccessive.
Il finale fa storcere un po' il naso: finalmente la storia aveva un proprio scopo, peccato per questo ritorno ridondante della demenza e dell'umorismo forzato.

Voto finale: 6 meno (ma con una manica eccessivamente larga)