Ci sono una gran quantità di nuovi anime che iniziano questa stagione, sfortunatamente molti di più di quelli che una persona abbia la possibilità di seguire. Come fan ci troviamo nella posizione in cui dobbiamo scegliere tra le varie serie, quindi l'impressione che ogni primo episodio ci dà è fondamentale.
 

Cercare di catturare spettatori con l'aspetto visivo di una serie è uno dei punti chiave con cui i vari studi di animazione hanno la possibilità di guadagnare fan, e tenendo questo a mente, la competizione è molto alta. Come se fosse stato in grado di predire tutto ciò, Un marzo da Leoni, tratto dall'omonimo manga di Chika Umino, non perde tempo, dimostrando subito la sua abilità visiva nel ritrarre il dolore in modo potente e decisamente accattivante.
 

La colonna sonora, l'interpretazione del doppiaggio, situazioni e azioni sono tutti mezzi con cui esprimere il dolore di un personaggio, ma la depressione che affligge Rei Kiriyama è rappresentata in modo completamente differente. Non è un sentimento di passaggio, è uno stato costante di sofferenza che va e viene ma che non scompare mai del tutto. Per chi ne soffre può essere una lotta costante semplicemente compiere le azioni di tutti i giorni che molti danno per scontate, mentre per altri è completamente invisibile. Per poter apprezzare l'esperienza di Rei, la costanza e intensità delle sue emozioni non hanno altra via che essere espresse attraverso la vista e i suoni.
 

Tra chi soffre di depressione cronica una metafora comune che viene usata per descrivere quello che provano è l'idea di annegare, e Un marzo da leoni la presenta in maniera più letterale che metaforica.
La sigla di apertura e di chiusura mostrano sia Rei galleggiare inerte nelle oscure profondità dell'oceano che agitarsi in una corrente che gli arriva ai fianchi verso un orizzonte illuminato. La regia visiva mostra la depressione di Rei come una forza tangibile e multi sensoriale che ha il potere di sopraffarlo e lasciare riverberi nella sua vita anche nei momenti in cui sembra che se ne vada. Si lascia spazio a quelle sottili indicazioni che suggeriscono come una parte di lui non riesca ad essere mai completamente libera. La depressione è l'acqua che sale, che soffoca i suoi sensi, lo strangola e lo spinge verso l'oscurità. La vediamo con una presenza costante e una minaccia esplicita.
 

I primi momenti dell'episodio non sprecano tempo mostrandoci subito la psiche di Rei attraverso i sogni, mostrandoci i suoi pensieri intrusivi* e tumulti emotivi. L'acqua che circola in un tubo di scarico ci porta in un mondo indistinto in bianco e nero, dove Rei sta sotto all'ombra di un ponte e viene deriso da una sprezzante voce femminile che impersona i suoi pensieri intrusivi che ha ogni giorno, dalle sue insicurezze quotidiane alle crisi esistenziali sullo scopo della sua vita. Anche se Rei sta fermo immobile i suoi capelli e vestiti si muovono violentemente, come se le parole della donna lo sferzassero fisicamente.
 

Il sogno sembra giungere a compimento quando dalla prospettiva di Rei vediamo bolle che risalgono l'acqua verso una luce brillante, che una volta infranta la superficie ci mostra il suo appartamento irradiato dalla luce del sole. A seguito di una scena così dirompente, troviamo una serie di sottili indizi che ci fanno però dubitare della completa fuga di Rei. La sua frangia si muove in modo innaturale sulla sua fronte per un momento mentre si sveglia, l'attenzione viene catturata dalle bolle che risalgono nella bottiglia da cui beve, e l'increspatura dell'acqua che si riflette sulla sua faccia danno ancora l'impressione che vi sia ancora immerso.
 

La depressione è il fondo dell'oceano, scuro, freddo, silenzioso e immobile. Questi temi divengono così costanti da farci abituare ben presto ad averli sempre presenti, tanto che di contro li notiamo proprio quando mancanoi.
Questo contrasto mostra come le sorelle Kawamoto siano un rifugio emotivo per Rei. La visualizzazione più ovvia è come l'interno della loro casa viene mostrata calda e accogliente nel mezzo dell'oscurità della città, i cui toni bluastri e gli effetti di luce attorno alla luna danno l'impressione di guardare verso la luce dalle profondità come nel sogno di Rei.
 

Non è solo visualizzato con la paletta dei colori, l'introduzione delle sorelle è anche l'introduzione di vera e propria azione e rumori nell'episodio. Anche sotto la luce del sole, la città, le persone e Rei rimangono fermi, muovendosi lentamente come se affaticati. Mentre gioca a Shoji, Rei arriva in una sala vuota e si siede in silenzio. Gli altri giocatori non sembrano neanche arrivare visto che appaiono immobili nei loro posti per poi scomparire più tardi. La sua unica conversazione è tenuta in un tono quieto e impacciato, con lo sguardo rivolto solo al tavolo di gioco. Quando Rei riemerge nella città, questa è vuota e silenziosa. Tale silenzio è rotto dal saluto ad alto volume di Momo e dalla risata delle sorelle: il movimento appare con il loro energetico muoversi in giro nella casa durante la preparazione del loro pasto condiviso.
 

Purtroppo neanche casa Kawamoto è al sicuro da idealizzazioni negative. Quando il sogno di Rei illustra la portata dei pensieri scomodi che lo perseguitano, quel che gli accade durante il pasto con le sorelle ci mostra come velocemente sia possibile che un momento di felicità ti possa essere strappato via. Quel che è interessante è che il momento sembra essere scatenato, non molto diversamente dallo PTSD (post traumatic stress disorder, o disturbo post traumatico da stress), da un telecronista le cui parole fanno riaffiorare un momento spiacevole del suo passato.
 

I rumori creati dalle due sorelle scompaiono, rimpiazzati solo dalle parole della televisione. Ci viene mostrato un primo piano della faccia di Rei dove una macchia nera si espande al centro come un boccetta di inchiostro che si rovescia, accompagnato del suono di bolle nell'acqua. L'illusione è potente, come se la sua testa venisse immersa in acqua, e una seconda inquadratura ci mostra Rei al di fuori del suo punto di vista ma possiamo comunque vedere i suoi capelli ondeggiare dolcemente, come se la sua testa galleggiasse in una corrente. L'inquadratura ritorna alla sua mano, oscurata da lunghe ciocche di capelli che si muovono nella corrente, che danno l'illusione di potersi aggrovigliare ai suoi arti in ogni momento. Gli effetti visivi e sonori si sincronizzano per farci percepire la sensazione improvvisa e soffocante emozione che si sta scatenando in lui.
 

Usare lo strumento giusto per ogni compito è importante in ogni campo. Ci sono casi in cui usare uno strumento più delicato può creare risultati più impressionanti, e altri in cui sono necessari strumenti più forti. Un marzo da leoni riesce a introdurre certi elementi in maniera estremamente sottile, per convogliare la giusta atmosfera, ma allo stesso tempo non ha paura nell'usare (e osare) un chiaro simbolismo per trasmettere l'intensità di ciò che prova Rei. Riuscirci in una maniera così accattivante e affascinante regala alla serie una partenza indubbiamente forte, che rende appieno le tanto decantate qualite del manga da cui è tratto.

*Nota: i pensieri intrusivi, o intrusive thoughts, sono un sintomo di diverse malattie mentali (depressione, ansia, PTSD, disturbo ossessivo compulsivo, psicosi, ecc) che si manifesta con l'ideazione di pensieri involontari di natura spiacevole e che possono diventare ossessioni e su cui il soggetto che ne è afflitto non ha controllo. Un esempio legato alla depressione è convincersi di essere un peso e che sarebbe meglio sparire per smettere di importunare le persone care.

Fonte consultata:
CrunchyRoll