Ai giorni nostri, anche nelle piccole città di provincia, non è difficile incontrare persone che provengono dai quattro angoli della terra. Per mille motivi, il mondo sta diventando sempre più piccolo e non ci si stupisce più di tanto se a fianco a noi si siede un asiatico, un africano o un sudamericano. Ma pensate invece quale clamore poteva suscitare alla fine del 1500 la presenza di un uomo di colore in un arcipelago come il Giappone! Questa è la storia del primo e forse più famoso samurai di colore del Sol Levante.
 

A metà del XVI secolo la guerra civile che dilaniava il paese era prossima alla fine grazie all'arrivo degli europei e dei loro armamenti moderni, quali fucili e cannoni. Con queste nuove armi il Giappone fu infine riunificato durante le campagne militari condotte dai tre signori della guerra: Oda Nobunaga avrebbe iniziato il processo; il suo successore Toyotomi Hideyoshi avrebbe completato l'unificazione e Tokugawa Ieyasu l'avrebbe consolidata, inaugurando un lunghissimo periodo di pace, durato 250 anni.
 

Ma è la figura di Nobunaga quella che ci interessa, perché è alla sua corte che visse il samurai nero. Nobunaga era partito da lontano, come un signore di provincia piuttosto minore, ma nella battaglia di Okehazuma nel 1560 sconfisse uno dei più potenti signori della guerra del tempo, tale Imagawa Yoshimoto e nel giro di 20 anni conquistò un terzo del Giappone, diventando famoso anche come maestro di strategia militare e colui che aprì la strada all'uso delle armi da fuoco in battaglia.
 

In più Nobunaga era famoso per essere praticamente ossessionato da tutto ciò che era occidentale: oltre alle armature e agli armamenti, fu uno dei primi giapponesi ad indossare abiti occidentali, ad utilizzare tavoli e sedie e a bere vino dai calici. Quindi non stupisce che alla notizia dell'arrivo di uno schiavo nero del Mozambico (alcune fonti dicono invece fosse originario del Congo), al servizio del gesuita italiano Alessandro Valignano, ispettore delle missioni dei Gesuiti nelle Indie, volle assolutamente conoscerlo. Era il 1581 e una folla enorme si era radunata a Kyoto per ammirare questo uomo nero come il carbone, alto 6 shaku e 2 sun (ossia 188 cm, quindi davvero imponente), di bell'aspetto, educato e che parlava giapponese.
 

Nobunaga ordinò quindi al gesuita di portare l'uomo a corte per poter vedere questa persona così diversa da resto della popolazione e per essere sicuro che non fosse uno scherzo, obbligò l'uomo a mettersi a torso nudo e gli fece lavare e sfregare la pelle per bene per accertarsi che non fosse solamente dipinta di nero. Una volta compreso che non c'erano trucchi e resosi conto che parlava la sua lingua (seppur non perfettamente), Nobunaga decise di tenere presso di sé l'uomo, ritenendolo un'ottima guardia del corpo viste le sue dimensioni e la sua forza (si diceva che equivalesse a quella di 10 uomini).
 

Gli diede il nome di Yasuke (anche se non si sa perché venne scelto proprio questo nome, se per affinità con il suo vero nome o semplicemente perché piaceva a Nobunaga) e così il signore della guerra poté appagare la sua brama di esotismo. I due legarono a tal punto che a corte si iniziò a vociferare che l'ex schiavo stava addirittura per essere nominato Daimyo (l'equivalente di un signore feudatario). In realtà ciò non accadde, ma Yasuke diventò comunque membro della classe dei samurai, un onore raro tra gli stranieri; gli fu assegnata una casa e il titolo di portatore di armi.
 

Purtroppo tutto ciò ebbe vita breve: nel giugno del 1582 Nobunaga fu tradito da uno dei suoi generali più stretti, Akechi Mitsuhide che assediò il suo signore nel tempio Honno-ji a Kyoto, insieme ad un gruppo di fedelissimi, fra cui anche Yasuke. Mentre il tempio bruciava Nobunaga si tolse la vita facendo seppuku (il suicidio rituale) e Yasuke riuscì a fuggire al vicino castello di Azuchi con il figlio maggiore di Nobunaga, Oda Nobutada. Ma anche questo estremo rifugio durò poco: nonostante l'estremo coraggio dimostrato in battaglia, Yasuke e gli altri furono presto sopraffatti.
 

Ma l'ex schiavo non si uccise come avrebbe preteso la tradizione dei samurai di fronte ad una sconfitta, bensì consegnò la sua spada al vincitore (come vuole invece la tradizione occidentale). Akechi di fronte a tale gesto si trovò spiazzato e, non essendo particolarmente affascinato dal colosso nero, dichiarò che Yasuke era solo una bestia e non un vero samurai e che quindi non ci si poteva aspettare che conoscesse l'onore del seppuku. Yasuke fu quindi portato di nuovo ai gesuiti di Kyoto e da allora se ne sono perse le tracce: alcuni dicono che sia diventato un ronin, altri che invece abbia fatto ritorno in Africa.
 

La sua storia però fa parte della cultura popolare nipponica: è infatti il protagonista di Kuro-suke, un libro per bambini scritto da Yoshio Kurusu con le illustrazioni di Genjirou Minoda, pubblicato nel 1968 e premiato l'anno seguente dall'Associazione giapponese degli scrittori per bambini. Compare anche in numerosi film e fiction su Nobunaga.

Fonti consultate:
Wikipedia
TheDailyBeagle