Inizia oggi una bella collaborazione con una realtà giovane ma davvero viva. 

Anime & Manga [ITA] nasce su Facebook alla fine del 2012 come realtà pensata principalmente per gli appassionati di animazione Giapponese, concentrata inizialmente sulla divulgazione di prodotti meno famosi. Dalla creazione del canale Youtube pochi mesi dopo i due gestori hanno realizzato centinaia di video tra recensioni, approfondimenti e discussioni varie sull'industria. L'obiettivo di diffusione della cultura anime nel Bel Paese è ancora lungi dall'essere raggiunto, ma il costante impegno ha valso finora alcune importanti collaborazioni come quella con la piattaforma di streaming legale e gratuita più grande in Italia, VVVVID, o con il portale d'informazione Animeclick; negli ultimi due anni, inoltre, sono state diverse anche le conferenze: le più importanti sono state quelle tenute a Lucca Comics & Games, Napoli Comicon e all'Università di Palermo.

Lasciamo dunque la parola a Italo, uno dei suoi gestori!


Ho pensato a lungo a quale potesse essere il primo argomento da trattare su queste pagine.
Uno può dire qualsiasi cosa, ma se stai scrivendo su di un sito importante per la prima volta è sempre meglio fare buona impressione, scegliere qualcosa che abbia un certo impatto.
Recentemente - o per meglio dire, da sempre - si discute di come gli anime siano peggiorati, di come adesso faccia tutto schifo e di come ogni serie si somigli con le altre; insomma, vagonate di pregiudizi che vivono da parassite in questa community da tempo immemore.
Ma parliamoci chiaro: il 2016 è stato davvero così?
Non vuol dire niente nel concreto, ma sono tre anni che per motivi "professionali" cerco sempre di farmi un'idea generale su ciò che vedo della produzione complessiva annuale (mi dispiace, ma ho ancora troppo da fare per vedere sempre tutto), e devo dire che la scorsa annata, malgrado non abbia portato sui nostri schermi dei capolavori indimenticabili, ha saputo stimolare intensamente la mia curiosità.
Da appassionato cerco sempre di non limitarmi a considerare 200 serie animate unicamente in base a quelle più famose, diversamente dal grande pubblico che percependo soltanto quelle scade spesso in sentenze da far accapponare la pelle; un esempio che mi diverte sempre fare è quello di un ragazzo che aveva su per giù la mia età e si lamentava, tramite un gruppo Facebook, per l'esagerata presenza di serie ecchi e harem che stanno rovinando l'animazione giapponese.
Il fatto è che però, nel 2016, di serie ecchi/harem ce ne saranno state 10 a dir tanto. Su un ritmo produttivo di 50 serie a stagione.
A parer mio si tarda ancora a percepire la particolarità dell'industria giapponese, profondamente diversa da qualsiasi modello occidentale conosciuto, e si tende quindi a non avere sempre un quadro completo di quella che è la situazione generale.

 
Ditemi, quand'è l'ultima volta che avete visto una serie d'animazione giapponese come 91 Days? E sparo solo un titolo in questo caso, perché a fare elenchi si perde tempo inutilmente; il punto è che l'anno passato abbiamo avuto una varietà incredibile, e mi sembra che quasi nessuno se ne sia accorto.
Piuttosto che riconoscere la totale originalità di una serie sul pattinaggio artistico si preferisce denigrarla per il pubblico a cui si rivolge, piuttosto che capire il significato di serie come Mob Psycho si vede solo il lato più caciarone e quindi criticabile, e ancora piuttosto che capire che Kimi no Na wa è solo una goccia nell'oceano si rimane lì, fermi, a credere che si sia raggiunta una qualche vetta immaginaria per chissà quale motivo.
Io penso di non essere mai stato tanto contento di seguire l'animazione giapponese. L'esposizione che ha raggiunto l'ha ormai liberata dall'etichetta di subcultura, e i tanti talenti che popolano (o meno, dato il forzato fenomeno dei freelance) gli studi giapponesi stanno dimostrando a poco a poco quanto ancora ci possano dare tanto.
Sono grato al fatto che quest'impegno venga sempre più spesso ripagato da un'attenzione maggiore nei confronti di animatori, registi, sceneggiatori e perfino background artist, ma è indubbio che ci sia ancora tanto da fare per capire che direzione sta prendendo l'industria. A vedere una simile varietà e comunque tante serie meritevoli di visione rispetto alle due magre annate precedenti (anche se il 2014 ci ha dato tanti anime di buon livello), io sono davvero eccitato per ciò che potrebbe venire dopo! Voglio dire, quest'anno Masaaki Yuasa uscirà con due film, e una probabile serie tv realizzata assieme a Kiyotaka Oshiyama, uno dei più grandi talenti nel panorama dell'animazione, animatore di qualità sopraffina e confermato regista capace e coraggioso; per non parlare del clamoroso regalo che Netflix ci ha preannunciato per il 2018, un nuovo adattamento di Devilman, affidato alle mani dello stesso Yuasa; ci sono tanti piccoli segnali che causano in me un'irrefrenabile entusiasmo per come si sta evolvendo quest'industria che amo, e semplicemente non posso - e non voglio - ignorarli. C'è una necessità di fondo che mi spinge ad aprire questa collaborazione con un tono diretto e sincero, ed è quella di far sentire anche a voi la felicità che provo io.
 

Una passione può salvarti, può aiutarti in tanti modi, e parlarne è sempre la scelta giusta per accrescerla e trasmetterla ad altri. L'animazione giapponese nel 2016 non è stata solo forma, ma anche e soprattutto sostanza: Kimi no Na wa, al di là delle possibili critiche, ha dato un segnale fortissimo a tutto il mondo, e la stagione cinematografica animata nel paese del Sol Levante ha in generale riscosso gran successo (ad es. Kizumonogatari Parte I e Parte II di Tatsuya Oishi, Koe no Katachi di Naoko Yamada, In This Corner of the World di Sunao Katabuchi). Quella televisiva è rimasta a cavalcare l'onda della florida produttività degli ultimi anni, proponendo però la varietà implorata da anni, varietà di generi, di tematiche e di stili. E' davvero interessante come gli addetti ai lavori stiano prendendo sempre più importanza e i registi, anche quelli minori e non universalmente riconosciuti come Hiroshi Ikehata, abbiano la possibilità di osare e rendere riconoscibile la propria mano invece di adattare senza personalità il materiale originale; ora c'è la possibilità di aiutare direttamente gli animatori e anche studi come Toei Animation, generalmente (e falsamente) ritenuti legati ad un tipo di animazione vecchia e mai dediti alla sperimentazione (pur avendo fatto Mononoke, per dirne uno a caso), si buttano su progetti particolari come un film per bambini in stop-motion, cercando di attrarre fondi tramite la produzione di un corto di tre minuti nella speranza di attrarre investitori.
Andiamo, persino Studio DEEN è riuscito a realizzare tre ottimi anime, di cui uno, Shouwa Genroku Rakugo Shinjuu, che è persino il mio preferito dell'anno!
Insomma, si vede che son contento?