Inizia oggi una bella collaborazione con una realtà giovane ma davvero viva.
Anime & Manga [ITA] nasce su Facebook alla fine del 2012 come realtà pensata principalmente per gli appassionati di animazione Giapponese, concentrata inizialmente sulla divulgazione di prodotti meno famosi. Dalla creazione del canale Youtube pochi mesi dopo i due gestori hanno realizzato centinaia di video tra recensioni, approfondimenti e discussioni varie sull'industria. L'obiettivo di diffusione della cultura anime nel Bel Paese è ancora lungi dall'essere raggiunto, ma il costante impegno ha valso finora alcune importanti collaborazioni come quella con la piattaforma di streaming legale e gratuita più grande in Italia, VVVVID, o con il portale d'informazione Animeclick; negli ultimi due anni, inoltre, sono state diverse anche le conferenze: le più importanti sono state quelle tenute a Lucca Comics & Games, Napoli Comicon e all'Università di Palermo.
Lasciamo dunque la parola a Italo, uno dei suoi gestori!
Ho pensato a lungo a quale potesse essere il primo argomento da trattare su queste pagine.
Uno può dire qualsiasi cosa, ma se stai scrivendo su di un sito importante per la prima volta è sempre meglio fare buona impressione, scegliere qualcosa che abbia un certo impatto.
Recentemente - o per meglio dire, da sempre - si discute di come gli anime siano peggiorati, di come adesso faccia tutto schifo e di come ogni serie si somigli con le altre; insomma, vagonate di pregiudizi che vivono da parassite in questa community da tempo immemore.
Ma parliamoci chiaro: il 2016 è stato davvero così?
Non vuol dire niente nel concreto, ma sono tre anni che per motivi "professionali" cerco sempre di farmi un'idea generale su ciò che vedo della produzione complessiva annuale (mi dispiace, ma ho ancora troppo da fare per vedere sempre tutto), e devo dire che la scorsa annata, malgrado non abbia portato sui nostri schermi dei capolavori indimenticabili, ha saputo stimolare intensamente la mia curiosità.
Da appassionato cerco sempre di non limitarmi a considerare 200 serie animate unicamente in base a quelle più famose, diversamente dal grande pubblico che percependo soltanto quelle scade spesso in sentenze da far accapponare la pelle; un esempio che mi diverte sempre fare è quello di un ragazzo che aveva su per giù la mia età e si lamentava, tramite un gruppo Facebook, per l'esagerata presenza di serie ecchi e harem che stanno rovinando l'animazione giapponese.
Il fatto è che però, nel 2016, di serie ecchi/harem ce ne saranno state 10 a dir tanto. Su un ritmo produttivo di 50 serie a stagione.
A parer mio si tarda ancora a percepire la particolarità dell'industria giapponese, profondamente diversa da qualsiasi modello occidentale conosciuto, e si tende quindi a non avere sempre un quadro completo di quella che è la situazione generale.
Ditemi, quand'è l'ultima volta che avete visto una serie d'animazione giapponese come 91 Days? E sparo solo un titolo in questo caso, perché a fare elenchi si perde tempo inutilmente; il punto è che l'anno passato abbiamo avuto una varietà incredibile, e mi sembra che quasi nessuno se ne sia accorto.
Io penso di non essere mai stato tanto contento di seguire l'animazione giapponese. L'esposizione che ha raggiunto l'ha ormai liberata dall'etichetta di subcultura, e i tanti talenti che popolano (o meno, dato il forzato fenomeno dei freelance) gli studi giapponesi stanno dimostrando a poco a poco quanto ancora ci possano dare tanto.
Sono grato al fatto che quest'impegno venga sempre più spesso ripagato da un'attenzione maggiore nei confronti di animatori, registi, sceneggiatori e perfino background artist, ma è indubbio che ci sia ancora tanto da fare per capire che direzione sta prendendo l'industria. A vedere una simile varietà e comunque tante serie meritevoli di visione rispetto alle due magre annate precedenti (anche se il 2014 ci ha dato tanti anime di buon livello), io sono davvero eccitato per ciò che potrebbe venire dopo! Voglio dire, quest'anno Masaaki Yuasa uscirà con due film, e una probabile serie tv realizzata assieme a Kiyotaka Oshiyama, uno dei più grandi talenti nel panorama dell'animazione, animatore di qualità sopraffina e confermato regista capace e coraggioso; per non parlare del clamoroso regalo che Netflix ci ha preannunciato per il 2018, un nuovo adattamento di Devilman, affidato alle mani dello stesso Yuasa; ci sono tanti piccoli segnali che causano in me un'irrefrenabile entusiasmo per come si sta evolvendo quest'industria che amo, e semplicemente non posso - e non voglio - ignorarli. C'è una necessità di fondo che mi spinge ad aprire questa collaborazione con un tono diretto e sincero, ed è quella di far sentire anche a voi la felicità che provo io.
Una passione può salvarti, può aiutarti in tanti modi, e parlarne è sempre la scelta giusta per accrescerla e trasmetterla ad altri. L'animazione giapponese nel 2016 non è stata solo forma, ma anche e soprattutto sostanza: Kimi no Na wa, al di là delle possibili critiche, ha dato un segnale fortissimo a tutto il mondo, e la stagione cinematografica animata nel paese del Sol Levante ha in generale riscosso gran successo (ad es. Kizumonogatari Parte I e Parte II di Tatsuya Oishi, Koe no Katachi di Naoko Yamada, In This Corner of the World di Sunao Katabuchi). Quella televisiva è rimasta a cavalcare l'onda della florida produttività degli ultimi anni, proponendo però la varietà implorata da anni, varietà di generi, di tematiche e di stili. E' davvero interessante come gli addetti ai lavori stiano prendendo sempre più importanza e i registi, anche quelli minori e non universalmente riconosciuti come Hiroshi Ikehata, abbiano la possibilità di osare e rendere riconoscibile la propria mano invece di adattare senza personalità il materiale originale; ora c'è la possibilità di aiutare direttamente gli animatori e anche studi come Toei Animation, generalmente (e falsamente) ritenuti legati ad un tipo di animazione vecchia e mai dediti alla sperimentazione (pur avendo fatto Mononoke, per dirne uno a caso), si buttano su progetti particolari come un film per bambini in stop-motion, cercando di attrarre fondi tramite la produzione di un corto di tre minuti nella speranza di attrarre investitori.
Andiamo, persino Studio DEEN è riuscito a realizzare tre ottimi anime, di cui uno, Shouwa Genroku Rakugo Shinjuu, che è persino il mio preferito dell'anno!
Insomma, si vede che son contento?
Nel 2016 oltre agli anime usciti durante le varie stagioni ho recuperato delle serie che ormai sono impresse nel cuore.
Sul piano stagionale tutto è partito splendidamente in inverno grazie ad Erased (vidi anche Dimension W) e in quella stagione recuperai tutto Durarara; la primavera mi regalò la visione di My Hero Academia, Joker Game e Sakamoto Desu Ga (beh, vidi anche Kabaneri ma meglio dimenticare) e nel frattempo iniziò Re:Zero che io recuperai in estate. Ecco, estate 2016, una stagione che ha portato un periodo difficilissimo nella mia vita ma che grazie al mondo dell'animazione riuscii ad andare avanti, questa stagione è stata enorme dal punto di vista delle serie animate nuove e recuperate, questa stagione è stata la conferma del mio amore per questo mondo: reputo infatti Mob Psycho 100, 91 Days, Re:Zero e Re Life tra gli anime migliori degli ultimi tempi; oltre a questi e le seconde stagioni di Arslan e Food Wars vidi Orange... e Zestiria (un anime che ho droppato e io non droppo mai gli anime, maledetti Kabaneri e Chaos Dragon che ho visto completamente...). Recuperai sempre in estate serie del calibro di Code Geass, Clannad, Angel Beats e tutte le stagioni di Jojo. Infine la stagione autunnale è stata la più deboluccia sia per mancanza di tempo sia per scarsità degli anime stagionali (anche se iniziò Un Marzo da Leoni e non è poco).
Insomma spero che il mondo dell'animazione continui così e anzi che vada sempre meglio.
Mi fa piacere che venga dato spazio a ragazzi come Italo,Paolo e Berto.
Detto questo, è innegabile che per ogni Shouwa Genroku Rakugo Shinjuu ci siano dieci Mayoiga. Voglio sperare che le proporzioni comincino a cambiare presto......
Ho visto una gran quantità di anime è devo dire che è vero, c'è una vastissima varietà quest'anno. Quando mai si è visto un anime tipo Rakugo, Un Marzo da Leoni, Fune wo Amu, Ajin, Boungou Strasburgo Dogs, per non parlare di quelli a tema sportivo (che non apprezzo percio non seguo, ma che sono di sicuro di alto livello).
Oh poi i generi sono quelli. Quanti anime sono usciti in totale quest'anno? 200 (sparo a caso) è normale che ci siano ecchi, harem, scolastici, slice of life, soprannaturali, commedie, demenziali, fantasy, sportivi...
Sono fatti per intrattenere, devono soddisfare i desideri si tutti. Se non piace un genere non lo si guarda, ma non ci si può lamentare che quel genere è stato prodotto.
La vita delle produzioni animate mada in japan non è finita...anzi grazie allo streaming (gratuito e non) penso stia raggiungendo dei livelli mai visti, perché se la fetta di pubblica aumenta non può che aumentare anche la qualità del prodotto.
Personalmente non credo che sia un'età d'oro dell'animazione giapponese ma non credo nemmeno che sia un periodaccio come tante persone sembrano affermare. Credo che la situazione sia piuttosto buona.
Personalmente quando parlo con gente che dice che ormai fa tutto schifo, che le serie di qualità sono poche ecc. faccia sempre lo stesso discorso: Vai su un sito che ti permette di vedere le serie anime che sono uscite anno per anno (Animeclick, MyAnimeList ecc.) e inizia a scorrere anno per anno le serie. Vedrai che la percentuale di serie di "merda" (termine che trovo alquanto offensivo verso la gente che ci ha lavorato) è esattamente la stessa di quello che c'è adesso (se non anche molto peggiore in certi periodi). Questo è perché quando si pensa al "passato" si tende a ricordare il meglio non le serie di merda che erano uscite. Inoltre è innegabile che le serie che arrivavano in Italia e dunque disponibili alla visione (prima dello scoppio dei fansub) è veramente irrisoria rispetto alle serie che venivano prodotte e che comunque le serie che arrivano tendevano ad essere le migliori non certo quelle mediocri.
Il problema è che il mercato degli anime va,ed è sempre andato, molto a mode. Una volta erano i robottoni ora sono SOL e adattamenti da light novel (ora sembrano andare di moda molto gli Isekai). E se malauguratamente quelle serie tendono a non piacerti il numero di anime che ogni stagione puoi seguire diminuisce. Ma comunque io trovo sempre almeno almeno un paio di serie interessanti ogni stagione.
Io credo che più che la mancanza di originalità (su cui sono solo in parte d'accordo perché più che l'originalità credo sia più importante l'esecuzione) i problemi più grossi dell'industria sono le condizioni RIDICOLE con cui lavorano animatori e in generale tutto lo staff dei vari studi e l'incredibile attaccamento ad un business model completamente antiquato (seriamente nel 2017 come si fa ancora a giudicare il successo di una serie tramite il numero di BD che vende...).
Per quanto riguarda gli anime ad oggi noto non tanto una crisi di idee (anzi alle volte si esagera con l'originalità) quanto una crisi di personaggi. Li trovo infatti banali fino all'inverosimile e spesso anche irritanti.
Quindi non parlerei di "age d'or".
Opinione personalissima eh ?
L'indicatore più importante è costituito dalle opere tratte da soggetti originali, dove la qualità è ancora parecchio distante dai fasti di un tempo.
Interessante il tuo punto di vista, ma i recuperi non dovresti contarli dato che sono relativi ad altri anni.
Anche io potrei trovare "poesia" in titoli più vecchi al quale non ho potuto dedicare tempo prima.
Questo non cambierebbe un 2016 seguito a singhiozzo per via dello scarso interesse suscitato dai titoli.
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Il materiale buono comunque ci sarebbe, manga discreti io ne trovo molti, di conseguenza posso solo sperare prima o poi di vedere la relativa animazione.
Come dice qualcuno per usare un termine che scuote le fondamenta siamo in presenza di molta fuffa nel complesso....e poca roba effettivamente buona.
Magari si ha l'impressione che sia un buon anno per l'animazione giapponese grazie alla maggiore pubblicità che gli anime stanno ricevendo grazie a nuove piattaforme che stanno comprando i diritti per trasmetterli e questo ha avvicinato più persone a questo mondo e coloro che non riuscivano a seguire le serie degli anni passati per difficoltà a reperire gli episodi visti i tanti fansub.
Servono meno serie da light novel / manga appena iniziati fatte solo per spingere le vendite del cartaceo, più opere concluse (ci sono anche un sacco di bei romanzi, si consideri Uchouten kazoku tra gli anni recenti, o Kemono no souja Erin e Seirei no Moribito tornano indietro allo scorso decennio) da adattare con criterio e coerenza fino alla fine, più opere originali che permettano a registi e sceneggiatori di raccontare quello che hanno davvero da dire e non solo trasporre le opere di altri.
Servono più personaggi creati per dare qualcosa allo spettatore e non solo per vendere gadget, action figure o materiale per il cosplay. Perchè anche la crossmedialità sta minando la qualità delle singole opere, per non parlare dei comitati di produzioni delle varie compagnie che pensano sempre meno all'opera in sè per focalizzarsi sui prodotti derivati (in tal senso c'è un episodio di Shirobako particolarmente interessante).
Non mi pare che si stia vivendo un'età dell'oro, o che sia in arrivo a breve. Non mi convince un'età dell'oro in cui Mamoru Oshii e Yoshitoshi Abe non possono creare anime perchè non trovano i fondi per farlo, in cui uno dei filoni più importanti della storia dell'animazione giapponese, il World Masterpiace Theater, è morto e defunto e non c'è interesse nel proseguirlo se non per qualche film sporadico tratto da classici per l'infanzia occidentali.
Non credo tuttavia nemmeno che siamo in panorama mediocre come molti nostalgici millantano da tempo. In realtà non credo che l'animazione giapponese abbia mai avuto un'età dell'oro. Non negli anni '70, non negli '80, nei '90 o nel primo decennio del 2000. Ci sono sempre state poche gemme, un discreto numero di anime meritevoli, una moltitudine di opere dal sufficiente al carino e tante tante opere dimenticabili e inutili.
L'unico vero cambiamento fra oggi e 20 anni fa è il formato delle serie che, puntando sul mercato dei Blue Ray, si è accorciato ad uno standard di 12 episodi, ma nulla più.
Dite che si punta troppo sulle light novel? Io penso che dalle light novel siano usciti ottimi titoli come i vari Monogatari, KonoSuba e Saekano (sono i primi che mi vengono in mente, ma ce ne sono a centinaia in circolazione).
Dite che le serie vengono interrotte per non essere più riprese? Beh, in passato si puntava su meno serie, ma venivano riempite di filler che andavano a stravolgere il concept originale dell'opera. Saint Seiya ne è la prova.
Tornando in tema, ho visto in questo 2016 grandi miglioramenti rispetto a quello che sono stati gli anni precedenti. Il 2017 promette bene e, almeno dal punto di vista qualitativo, la qualità narrativa media degli anime sta migliorando sempre più.
Ovviamente le serie inutili e piene di fanservice ci saranno sempre, ma fanno parte del gioco di un mercato che per sopravvivere deve diversificarsi e far contenti un po' tutti.
Per come si sta evolvendo la situazione, grazie alle nuove possibilità concesse, tra qualche anno potrebbe esserci benissimo la possibilità che un Oshii o un Abe ritornino seriamente sulla scena.
Consideriamo che già dei colossi come Netflix e Crunchyroll hanno in serbo la produzione di anime originali che prevedono sicuramente il coinvolgimento di mostri sacri - ad esempio Mitsuo Iso, lontano dalle scene da tempo e ora coinvolto in quel potenziale progettone che è Children of Ether.
E poi guardiamo a quello che è stato capace di ottenere Katabuchi col crowfunding.
I segnali positivi per me sono tanti. Se c'è una cosa che invece cambierei di quest'industria è il trattamento riservato agli animatori.
Oggi escono ancora capolavori, magari anche meglio di quelli che ho citato, ma sono eventi eccezionali, di certo non se ne accumulano sette in due anni. Siamo lontani dall'età dell'oro.
e questo:
Sono anime di qualità io sono il Papa.
Non scherziamo le serie animate sono in declino (Non tutte). Su 200 anime il 15% si salva e su questo 15% solo il 5% sono fatti come si deve (Vedesi Rakugo, Un marzo da leoni e gundam IBO). Anche se le serie hanno più "animazioni", tecnica, colorazione, sfumature, stili, font alla tumblr o quel che sia, questo non fa la qualità dell'anime dato che si vedono mille mila serie con una sceneggiatura e una trama da farci i bisogni sopra, anche se queste hanno "animazioni" da Dio.
Personalmente non ci sarà mai un epoca d'oro, ma non per fare il nostalgico: Prima si potevano vedere serie fatte come si deve come Ergo Proxy o Serial Experimental Lain che alla fine ti lasciavano un qualcosa dentro che ti faceva riflettere, ma una serie come Konosuba che ti lascia? No, seriamente cosa? Ho visto gente domandarsi se la tizia dai capelli blu abbia gli slip...
Con questo non sto dicendo che gli anime devono essere tutti Seinen, anzi, amo gli Shounen, ma non sopporto vedere gente lamentarsi (Ne butto uno a caso) Gintama perché non ha una vera e propria trama e poi va a vedersi Konosuba per il fanservice... Cazzo almeno Gintama ti da una morale! Cosa che dovrebbero avere tutti gli anime!
E se questa è l'epoca d'oro... beh... Mi do al collage!
Sicuramente siamo in un momento di forte trasformazione ...da vivere e guardare nella speranza porti più qualità e divertimento
In che senso? Esistono tonnellate di studi che contestualizzano e illustrano l'evoluzione dell'animazione giapponese e permettono a chiunque di farsene un'idea completa. Non è che bisogna aver vissuto per forza in prima persona l'uscita di certi anime per comprendere l'impatto che hanno avuto. Anzi generalmente è proprio il trascorrere del tempo a confermarci se siano stati incisivi o meno nell'evoluzione dell'industria.
Di periodi decisivi ce ne sono stati. Tra il '95 e il '99 abbiamo avuto, per dirne alcuni, Eva, GITS, Utena, Lain, Bebop: un trionfo della trattazione della postmodernità negli anime, i cui echi si sono protratti per una buona manciata di anni, per poi virare verso i lidi che meglio conosciamo.
Non riconoscere che ci siano stati momenti di "rottura", è come sostenere che l'animazione giapponese non abbia mai ricercato una propria identità, che non sia mai stata riflesso - come vale per tutte le arti - della società che l'ha partorita, ma sia da sempre unicamente frutto di un casuale miscuglio di opere memorabili affiancate ad opere mediocri.
Come volevasi dimostrare.
Sai cos'è che trovo buffo di questo tipo di discussione? Il tono con cui si parla dei "bei tempi andati", roba da far venire l'occhio lucido ai nostalgici mussoliniani.
Ovviamente la mia è un'iperbole per far capire quanto il concetto di "epoca d'oro" sia ridicolo quando applicato da una platea, come quella extra nipponica, che prima del nuovo millennio ha visto solo il meglio che veniva importato dal Sol Levante. Ogni periodo ha avuto i suoi capolavori e le sue ciofeche, dal dopoguerra fino ad oggi, quindi si può parlare di un'industria in difficoltà solo da un punto di vista commerciale e non qualitativo in quanto il paragone non può essere fatto per mancanza di dati da poter confrontare.
In soldoni era questo che volevo dire.
Sul fatto che vi siano stati momenti di rottura nulla da ridire, ma i prodotti infimi, quelli commerciali e di bassa risma, ci sono sempre stati e ci saranno sempre, solo che prima non li potevamo vedere, ora invece si.
Di cosa possiamo parlare allora!? Di tutto, ma vi prego, smettiamola di parlare di "epoca d'oro" degli anime perché è, come dire, un po' da nostalgici ipercritici?
Per me ad esempio non vuol dire "un periodo dove sono usciti su 100 cartoni, 90 capolavori" ma si avvicina più a "un periodo dove è uscito anche 1 solo cartone in grado di cambiare in positivo il modo di fare i cartoni negli anni successivi"
Ad ogni modo si stanno fossilizzando un po' tutti su un concetto espresso esclusivamente a capo dell'articolo e non sull'articolo in sé che parla effettivamente di altro: siamo nel corso di un importante momento di transizione che l'industria sta attraversando (ed è così, ne abbiamo dimostrazioni pratiche), e ancora più nello specifico, della varietà di generi e stili che si è riscontrata l'anno scorso.
Poi si è preferito scrivere nuova età dell'oro e che ci stiamo entrando, non a caso, ovvero non si sta né parlando dell'unica e migliore epoca di sempre della storia degli anime, né si sta dicendo che è ci siamo già entrati nel 2016.
Ah, dimenticavo che c'è anche un punto interrogativo nel titolo
(P.S. per favore non -1atemi Thorgrim che sennò sembra che sono stato io )
Su questo mi trovi perfettamente d'accordo
Giuro, mi hai fatto morire con questa!
Non lo avrei mai pensato, tranquillo, oramai c'ho il -1 in automatico ad ogni post! Anzi, mi sento offeso quando non lo ricevo!
Prima ci si concentrata su 10 serie all'anno e magari erano tutti ottimi prodotti (anche perché senza metodi di paragone precedenti, voglio vedere io se non erano innovative), adesso il sistema è cambiato e su 200 serie ne escono 10 che vale la pena di vedere (che poi sono differenti per ognuno di noi).
Sinceramente.....non vedo dove sta il problema, il mercato si espande il prodotto anche.
La cosa importante è che i cari amici giapponesi non smettano mai di intrattenerci, qualcosa di bello e buono e che lascerà il segno, uscirà sempre!
Poi certo ci sono anche gli anime harem/ecchi, dove le ragazze hanno un seno gigante, mettono in mostra la lingerie, sono infantili o tsundere e sempre kawaii :3 Però c'è da dire che è giusto che ci siano, perché il mercato li richiede (mi riferisco a quello giapponese perché è il principale). Alcuni sono anime un po' spazzatura, altri sono anche accettabili, alcuni addirittura molto apprezzati. Prendete "Re:zero starting life in another world", ha avuto un successone. Molti sono impazziti per questa serie. Ma anche questa giocava moltissimo sul moe, come tantissime altre serie. Ed è anche questo fattore che l'ha portata verso le stelle, basti pensare alla Rem versione 1 a 1.
infine menzione speciale per i film di animazione giapponese, che stanno sbarcando in tutto il mondo. Non mi riferisco solo a Your Name. Pensate ai film di Hosoda: Summer wars, Wolf children, The boy and the beast, uno più bello dell'altro. Oppure pensate anche i piccoli OAD capolavoro come Little witch academia, che a buon diritto sta diventando anime.
Di esempi ce ne sono a bizzeffe. Voglio ricordare anche tutti i corti del progetto di Anno "Japan animator expo" che sono piccole perle.
Poi certo che anche a me mancano i tempi di capolavori epocali come Evangelion, Cowboy beebop, GTO ecc.. però, via, sono tempi passati (forse per eva no xD ) e le cose si sono evolute. Cerchiamo di vedere il meglio e non la massa che, come si sa, deve seguire le regole di mercato!
A questo aggiungerei una prospettiva che non farei passare sottotraccia, ovvero che siamo nel quadriennio olimpico che porterà i giochi a Tokyo, quindi nei prossimi anni ci potrebbe essere un'esponenziale aumento di serie sportive a rimpolpare ulteriormente il panorama animato.
2007 - gurren lagann, clannad, claymore, ef - a tale of memories, baccano!, seirei no moribito, nodame cantabile - Film- sword of the stranger, 5 cm per second
2008 - spice and wolf, time of eve, kaiba - Film - kara no kyoukai
2009 - fma brotherhood, tokyo magniture 8.0, bakemonogatari, k-on!, la malinconia di haruhi suzumiya, aoi bungaku - Film - summer wars
Diciamo che i contenuti non mancano, è solo che siamo così tanto concentrati a criticarli che ci passano sotto al naso senza che ce ne accorgiamo.
Forse la questione non è che gli anime siano belli o brutti, forse è solo che hanno cambiato il loro ruolo.
Forse gli anime che spesso si considerano "grandi" sono quelli che hanno superato la prova del tempo, siano di 10 o di 40 anni fa.
Oggi (ma da quando poi?) da quello che ho potuto notare, parte del mondo degli anime è diventata più veloce e consumistica. Come se ci fosse una necessità di essere "alla moda". Come un onda della quale non importa molto il segno che potrebbe lasciare una volta infrantasi.
Diverse volte infatti ho letto su questo sito di serie o film considerati eccezionali, se non poi, dopo qualche tempo, vedere l'entusiasmo sgonfiarsi come un palloncino.
Veramente è abbastanza facile, basta vedere come creano le opere gli occidentali .Tezuka lo fece ai tempi e creò manga e anime, oggi invece i giapponesi si sono trincerati.
Daccordo sugli altri, ma Capitan Harlock e Galaxy, sul piano della qualità della produzione televisiva era abbastanza mediocri. Ci sono episodi molto belli e riusciti, specialmente quando viene fuori la mano di Rin Taro, ma mediamente non sono nememno paragonabili agli altri, anzi spesso si vedono soluzioni di ripiego per restare nei classici stereotipi Toei, come i Mazoniani maschi o il finale "siamo tutti amici". A Matsumoto gli saranno venuti gli incubi a vedere Harlock che fa pace con il primo ministro.
senza offesa per chi si è appassionato a questa serie, ma fortunatamente mi è capitato di rado di vedere una tale sfilza di banalità tutte insieme. Mi aspetto comunque una seconda stagione sul clan dei Marsigliesi con il boss di turno che si chiama Don Perignòn.
Forse ho esagerato nel chiamarli capolavori al pari degli altri (magari avrei fatto meglio a inserire "L'isola del tesoro", invece), ma anche definirli mediocri è un po' eccessivo. Soprattutto Galaxy, è un'opera che ha lasciato il segno ed è stata poi rifatta in tutte le salse, qualcosa vorrà pur dire. Comunque, avendo letto le tue recensioni, mi fido del tuo giudizio. Per curiosità, pensi che queste serie siano riuscite peggio perché il regista non ha avuto abbastanza libertà?
E qui mi hai spezzato il cuore, è una delle poche che mi sia piaciuta, lol! Non è "C'era una volta in America", ma si fa guardare. Io però ho un debole per i gangster movie, quindi non faccio testo.
In generale, "epoca dell'oro" è un'espressione un po' enfatica, ma a mio parere, ci sono stati dei periodi in cui l'animazione giapponese ha avuto una marcia in più del solito. Uno di questi è il periodo a cavallo fra gli anni '70 e '80, un altro, come detto da altri, la seconda metà degli anni '90. Continuo a dire che non è la singola opera di genio a fare "l'epoca d'oro". Un'epoca d'oro è un particolare clima, una particolare atmosfera, che favorisce il concentrarsi di opere di genio. Magari si stanno creando le condizioni perché ce ne sia un'altra, ma non ho la competenza per giudicare.
Si alludeva non alla qualità del titolo in sé, ma al fatto che di questa tipologia di storie gangster (in più di ispirazione occidentale), nella produzione animata giapponese se ne contino pochissime. Serviva ad introdurre il discorso sulla varietà.
Aggiungiamo che è un anime originale, che la sceneggiatura è scritta quasi per intero da una sola persona, che un finale di stampo cinematografico come il suo non è proprio roba di tutti i giorni (e per roba di tutti i giorni intendo tipo i consueti titoli di coda con carrellata di tutti i personaggi e opening in sottofondo).
Spasolada di BUTT-HEAD ...
Linkatela al signor Italo
Un esempio? Il cinema.
Ceto infatti non penso assolutamente che siano serie mediocri, ad essere scadente è appunto la produzione, ovvero ciò che la Toei Animation ha investito nella serie. La Toei è sempre stata famosa per la rigidità con cui affrontava progetti di questo tipo, imponendo stereotipi e standard qualitativi molto rigidi, anche a nomi che avevano già un certo spessore come Rin Taro. La scelta di inserire soluzioni come quelle citate che contraddicono profondamente, non solo il manga originale, ma eventi e personaggi che fanno parte della serie stessa, era chiaramente una di queste scelte aziendali che miravano a omologare i loro prodotti a clichè che allora venvano considerati fondamentali. Un eroe che salva la terra, ma si tiene alla larga dalle istituzioni era per loro improponibile. In Arrow Emblem Grand Prix no Taka fanno anche di peggio, dopo una ventina di episodi in cui Rin Taro si è fatto in quattro per limitare al massimo le iperboli strampalate tipiche del genere, mantenedo la serie ancorata su un discreto realismo, la produzione anche a seguito del successo ottenuto, decide di incollare altri episodi in cui la storia (che si conclude praticamente con la corsa in Africa) viene stravolta, vengono stravolti i personaggi e compaiono proprio tutte quelle trovate trite e rtrite tipo Mach 5 o Ken Falco, da cui Rin Taro si era tenuto alla larga.
Conan e Anna dai capelli rossi, da questo punto di vista, sono su un altro pianeta, non tanto perchè fossero più o meno belli, ma perchè la Nippon aveva un approccio completamente diverso, il World Masterpiece Theater nasce proprio come progetto per valorizare le trasposizioni animate dei grandi classici per ragazzi, ha quindi come sua prerogativa quella di innalzare gli standard medi per creare serie di qualità, appunto.
Miyazaki poi ci mette del suo è viene fuori effettivamente un eccellenza che ha pochi eguali non solo tra le serie del periodo in cui è uscita, ma anche tra quelle attuali. A proposito di ciò, una cosa che secondo me l'articolo sottovaluta sono proprio le serie atipiche o appunto eccezionali rispetto alla media, sono queste serie, secondo me, che dettano gli standard qualitativi, quando Miyazaki se ne è uscito con Conan il ragazzo del futuro (1978), ha obbligato inevitabilmente tutti gli altri studi di animazione ad adattarsi a standard nettamente più alti e del resto realtà come lo Studio Ghibli o la Madhouse sono nate proprio con questo scopo. L'impressione in sintesi è che al giorno d'oggi gli studi di produzione siano disposti a spendere qualcosa in più solo quando ci sono dietro titoli che hanno alle spalle già un riscontro favorevole del pubblico o siano titoli di forte richiamo quindi sequel o remake, mentre nella media restano sul livello di prodotti come 91 Days. Se la produzione di 91 Days avvesse concesso la stessa disponibilità che è stata impiegata per realizzare il prologo, probabilmente ne sarebbe uscito sicuramente qualcosa di meglio. Adesso a parte la facile ironia che si può fare sui nomi a metà del secondo episodio non sanno già più che pesci prendere, si limitano a risolvere tutto ripetendo eventi e dialoghi già visti e sentiti nell'episodio precedente chiudendo continuamente con colpi di scena che poi fanno fatica loro stessi a giustificare. La cosa comunque che mi ha lasciato veramente perplesso è stata la totale assenza di qualunque riflessione sul tema della vendetta e da quello che avevo capito doveva essere la portata principale. Il vero problema è che con una produzione più attenta 91 Days sarebbe costato probabilmente il doppio e avrebbe richiesto tempi molto più lunghi che studio Shuka e TBS, MBS, CBC, BS-TBS non erano disposti a concedere. Come spesso accade a causare l'abbassamento degli standard qualitativi c'è sempre l'aumento dei costi.
Ok facciamo della facile ironia sui nomi, se in Scarface Tony Montana si fosse chiamato Mojito, forse l'avremmo preso tutti un po' meno sul serio.
Anche Erased propone qualcosa che non si vede tanto spesso, ovvero un argomento spinoso come i maltrattamenti sui minori sviluppato in maniera intelligente e matura, come raramente si vede fare in una serie televisiva. Anche il modo in cui hanno cercato di trasmettere un messaggio che non fosse proprio la prima banalità buttata lì per fare scena o il modo in cui hanno provato a mostrare come una società infantile (come il protagonista all'inizio) possa produrre soltanto individui infantili non era proprio una scemenza, significa che almeno un minimo di riflessione c'è stata, c'è un pensiero dietro la serie, non è semplice intrattenimento, a prescindere da come vada a finire la trama thriller.
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