Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi dedichiamo la rubrica all'utente AkiraSakura, come premio per la sua costanza come recensore, con gli anime General Daimos e Angel Beats ed il manga Velvet Kiss

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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10.0/10
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Kazuya e Erika si amano. Non è un amore dettato dalle leggi della materia, nato per qualche tornaconto personale, o stroncato dalle difficoltà della guerra. E' un amore istantaneo, assoluto e platonico, che supera la diversità, l'odio e le incomprensioni. Non può essere condizionato dal dubbio e dalla distanza, né tantomeno dall'incombente tragedia: l'amore di Kazuya, coraggioso e leale guerriero, verso Erika, la principessa del popolo contro cui egli deve combattere, non ha barriere, è più forte di qualsiasi arma, di qualsiasi ideologia.

Tra i grandi classici del robotico di tutti i tempi colloco, a tutto diritto, l'intramontabile "General Daimos", il robotico più "romantico" della quadrilogia del maestro Nagahama Tadao ("Combattler V", "Vultus V", "General Daimos", "Daltanious"). Questo anime è la prova lampante che lo schema tokusatsu, caratterizzato dal "mostro della settimana", può convivere tranquillamente con una trama solida e complessa, dal notevole intreccio, dai numerosi colpi di scena e dalla continuity serrata. Si parla della solita guerra tra Terrestri e invasori alieni, in questo caso dalle ali angeliche, tuttavia i "Baamesi" vengono dipinti come un popolo raffinato, disperato e reduce di una catastrofe. Molteplici sono le difficoltà interne del regno di "Baam", derivanti sia dai conflitti interni tra le numerose fazioni che lo compongono, sia dai complessi intrighi e tradimenti di corte, a cui il carismatico fratello di Erika, Rikiter, deve far fronte per poter governare il suo decadente popolo. Spesso i Terrestri vengono dipinti come rozzi guerrafondai, in particolare i politici e l'esercito, mentre i Baamesi sono molto più umani del popolo che si apprestano a invadere. Come accennavo nell'incipit, nascerà l'amore tra l'angelica principessa dei Baamesi, Erika, e il pilota del super robot che dà il nome all'anime, Kazuya. Sarà un amore tragico, empatico e sostanziale, ben lontano dalla concezione moderna di tale sentimento.

Prima di affrontare nei dettagli la disamina di "General Daimos", converrebbe spendere qualche parola sul suo illustre creatore. Nagahama Tadao è un grande e misconosciuto maestro del robotico, capace di utilizzare in modo sapiente i numerosi cliché che hanno fatto la fortuna del genere, senza trascurare la psicologia dei personaggi, e infondendo nelle sue opere un'elevata dose di poesia e di sentimento. Come Go Nagai, Tomino, Tezuka e tanti altri, che non cito per evitare di dilungarmi, Nagahama Tadao appartiene alla generazione dei grandi creativi giapponesi del dopoguerra. Le opere di questi maestri spesso presentano dei messaggi pacifisti, antimilitaristi, e rendono molto bene l'idea su cosa significhi versare lacrime e sangue per qualche ideale giusto, che sia esso di pace, di amore o di fratellanza universale. Nella splendida sigla di chiusura di "Daimos", una delle più belle e commuoventi di sempre, le lacrime di Erika, che alza le braccia al cielo con lo sguardo determinato e sofferente, rendono molto bene l'idea del periodo e del contesto in cui questo capolavoro è nato. Il protagonista Kazuya, come la sua amata, è disposto a sacrificarsi per la pace e per il bene comune, arrivando a dissanguarsi e a patire ogni genere di dolore fisico, esattamente come la maggior parte dei protagonisti degli anime dei gloriosi anni '70.
Insieme a Tomino, Nagahama Tadao ha diretto nel '75 il seminale "Raideen", inoltre il regista ha curato anche la prima parte di un altro grande classico, "Lady Oscar", venendo poi successivamente sostituito da Osamu Dezaki, che ne curò la seconda parte.

"General Daimos" vanta grandi personaggi, talmente ben caratterizzati che il concetto di "buono" e di "cattivo" può tranquillamente venire meno per la maggior parte di essi. A un virtuoso, romantico ed eroico protagonista viene affiancata una controparte cinica e intellettuale, il mitico Kyoshiro, un guerriero dall'improponibile acconciatura afro, munito di occhiali da sole "Ray-Ban" e di katana. Ogni personaggio stupirà lo spettatore, sopratutto i Baamesi, figure tragiche e disperate che devono affrontare sia le difficoltà interne del loro popolo che la grande difficoltà esterna del robottone che difende la Terra. Tra di loro ci saranno fazioni amiche dei Terrestri, che cercheranno di raggiungere un accordo di pace, ma anche fazioni guerrafondaie e totalitarie, capeggiate da ministri che ambiranno a diventare dittatori (non mancheranno purghe interne e squadre della morte in puro stile nazi-fascista). Anche i Terrestri sono nella stessa situazione: c'è il conflitto tra le forze armate, le Nazioni Unite e la base del professor Izumi, ci sono i Terrestri razzisti e intolleranti, e allo stesso tempo quelli aperti alla pace e al dialogo. A parte alcune ingenuità legate alla tradizione del super-robotico nagaiano tout court, sotto alcuni aspetti "General Daimos" anticipa "Gundam 0079" di un anno, sia per l'umanizzazione completa degli antagonisti che per la presenza di campi profughi (c'erano anche nel tominiano "Zambot 3"), di scenari di guerra pura (in una scena vedremo addirittura l'esercito terrestre sparare sia sui feriti baamesi che terrestri), di carismatici "cattivi" biondi che in realtà sono umanamente legati al loro popolo e ai loro ideali (Rikiter è un prototipo di Char Aznable in questo senso).

Dal punto di vista tecnico, per la sua epoca, "General Daimos" eccelle in tutto. Le coreografie dei combattimenti, le animazioni, la scelta del character design, chiaramente ispirato a Go Nagai, ma allo stesso tempo più raffinato, parlano da soli. Anche le musiche sono splendide, inserite sempre con maestria nella sceneggiatura in modo da evidenziare passaggi epici, tragici o melodrammatici. Altro pregio è il basso numero di filler, che sono solamente tre: le puntate 23, 33 e 24, che possono tranquillamente essere saltate, in quanto stonano con la seriosità e la tensione delle altre. Ripeto che quest'anime ha una continuity molto serrata: il lettore che concepisce lo schema tokusatsu come qualcosa di ripetitivo, scontato e fine a sé stesso, con questa visione dovrà ricredersi.

In conclusione, questo è uno dei più bei robotici che abbia mai visto. Capace di offrire combattimenti spettacolari, epica, personaggi indimenticabili e un grande messaggio finale, "General Daimos" è pura arte, un anime dall'innegabile potenza narrativa che merita di essere ricordato, rispettato ed omaggiato dai posteri.



8.0/10
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Mi sono imbattuto in questo manga per caso, attratto dal fascino e dalla sensualità dei disegni in copertina. Pensavo di trovarmi di fronte il solito hentai/ecchi, genere che di certo non apprezzo molto, e invece mi sono dovuto ricredere. Infatti penso che il vero punto di forza di "Velvet Kiss" non siano le scene di sesso esplicito, ma la storia, unita alla caratterizzazione e allo sviluppo del rapporto tra i due protagonisti.

Shin Nitta, impiegato di trent'anni, per una serie di circostanze si ritrova a dover fare da schiavo, sia materiale che sessuale, ad una bellissima e viziata ragazza di nome Konoko. Ella è una persona sola, con dei genitori assenti, e partecipa, insieme a dei rampolli borghesi come lei, a delle sfrenate orge in mezzo al lusso più totale. Inizialmente Nitta sarà indifferente, ma con il proseguire della storia cercherà di convincere Konoko che le sue amicizie sono fasulle, e che fare sesso con persone che non si amano non è proprio il massimo della libidine. Infatti, inizialmente, i rapporti sessuali tra Motoko e Nitta saranno monotoni, senza neanche i preliminari, e la ragazza sembrerà, in qualche modo, soffrire di una sorta di depressione e di tendenza all'autodistruzione. Konoko infatti si odia: la sua partecipazione alle orge e l'iniziale sfruttamento di Nitta come un mero oggetto sessuale è il modo che essa ha per sentirsi più "sporca", e quindi autodistruggersi. Lo sviluppo del rapporto con Nitta la renderà una persona migliore, e le farà ritornare il sorriso. Man mano che nascerà l'amore tra i due, le scene di sesso diventeranno molto più empatiche, con preliminari e carezze che prima non si erano mai visti. Non mancheranno comunque incomprensioni, tradimenti, giochi di potere e contrasti che ostacoleranno il rapporto tra i protagonisti. In conclusione ho trovato il finale molto bello e per nulla scontato, in perfetto stile giapponese per quanto riguarda il senso del dovere.

"Velvet Kiss" ci mostra quindi una gioventù bruciata, piena di vizi, che riesce a comunicare solo attraverso il sesso e la violenza. Questa critica sociale è molto attuale, e il fatto di trovarla persino in un manga ecchi dovrebbe far riflettere molto sulla perdita di valori e di ideali che affligge i giovani occidentali.

Passiamo agli aspetti tecnici. Il character design, per quanto riguarda le figure femminili, è molto raffinato, così come la scelta dei vestiti e gli sguardi carichi di sensualità. Ho comunque osservato, ogni tanto, delle imprecisioni nelle proporzioni dei personaggi, e dei seni eccessivamente spropositati, che rovinano, in certi casi, la finezza delle forme del corpo femminile. Siamo comunque di fronte ad un fumetto di matrice ecchi, quindi non mi aspettavo a priori una grande scenografia e una perizia registica notevole.

In conclusione, pur non essendo ai livelli di Milo Manara, impareggiabile ad unire il sesso ad aspetti più importanti dell'essere umano, come ad esempio la ricerca dell'identità nel mondo, "Velvet Kiss" segue la sua formula vincente e non delude affatto.



4.0/10
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"Furbetto" è la prima parola che mi viene in mente quando penso al sopravvalutato "Angel Beats!". Anime osannato dai più come un mix riuscito e scoppiettante di vitalità e di contenuti seriosi, a me invece è risultato una gran brodaglia confusionaria di fanservice otaku di bassa lega, alternato a dei momenti di tragedia umana ed esistenziale infilati a forza nel contesto demenziale, senza un background soddisfacente e in pieno contrasto con le ridondanti gag, già viste e riviste in decine di altri anime otaku-oriented da tredici episodi o giù di lì.

L'idea base del soggetto è mutuata dall'ottimo "Haibane Renmei" di Yoshitoshi Abe: dopo la loro rispettiva morte nel mondo reale, i giovani protagonisti della storia si ritrovano confinati in un "purgatorio" destinato alle anime dannate dalle atroci sofferenze ed ingiustizie della vita. Ovviamente la moda vuole che in questo purgatorio ci sia una scuola ("Haibane Renmei" è comunque ben lungi dalle trovate modaiole, essendo un prodotto di nicchia), ci siano tanti personaggi, troppi personaggi, tutti caratterizzati molto male per ragioni di spazio e di tempo, ecc... I protagonisti dovranno inizialmente vedersela con Tenshi, un angelo alle dirette dipendenze di Dio (?), che sembra in qualche modo minacciarli, in quanto, come in "Haibane Renmei", ad un certo punto le anime saranno destinate ad ascendere verso l'ignoto, forse quando si saranno quietate. I personaggi, nei pochi momenti non demenziali della serie, sembrano ricercare il conforto derivante dallo status quo dell'atipico purgatorio scolastico, dove rivivono la giovinezza perduta a causa della "cattiveria di Dio". Bisognerà quindi ribellarsi a Dio e al suo emissario (?), fondando un gruppo scolastico speciale, le SSS...

Chi è arrivato a leggere fin qui avrà dedotto autonomamente che le premesse per fare un buon anime ci sono. Il plot, per quanto non sia originale, è comunque interessante. Il fatto è che tutto viene sviluppato malamente, in modo da fare contenti tutti in poco tempo: in primis gli otaku, con siparietti demenziali da quattro soldi, con personaggi moe introdotti a caso, con i vari riferimenti a "La malinconia di Haruhi Suzumiya"; le persone sensibili, che vedendo la poveretta paralizzata si commuoveranno, anche se la vicenda spiacevole verrà annullata dalle stupidaggini che a breve la seguiranno; quelli a favore della donazione di organi, altro argomento serissimo buttato a caso dentro il nulla narrativo, senza alcun contesto e con una furba virata registica.

Togliendo tutte le insulsaggini e le trovate infantili che andrebbero bene in un demenziale tout court di basso livello, cosa resta di "Angel Beats!"? Un'ora circa di flashback riguardanti violenze domestiche, sogni infranti e tante altre sfighe, degne di qualche triste meisaku d'annata, anche se in quest'ultimo il melodramma sarebbe almeno contestualizzato e inserito in un ambiente narrativo opportuno, senza la necessità degli autori di piegarsi alle sacrosante esigenze di mercato in un modo così ipocrita e sfacciato. Passare da eventi tristissimi e difficili da affrontare, su cui non c'è nulla da scherzare, a siparietti comici da quattro soldi, pieni di fanservice, mi ha fatto letteralmente venire il voltastomaco.

A mio avviso, "Angel Beats!", dal punto di vista dei contenuti e della sostanza, è assai fasullo, finto. Il dramma non si percepisce, non si vive: c'è soltanto per acchiappare più consensi possibili. E' un dramma che cerca di ingannare lo spettatore, ingraziandosi anche altre specifiche fette di utenza. Detto questo, volendo pure ammettere che "Angel Beats!" sia solamente mal riuscito a livello di sceneggiatura e di caratterizzazione dei personaggi, in cosa si può salvare? La regia, pur essendo mediocre, fa egregiamente il suo mestiere, seppur mettendo con disinvoltura sotto i piedi gli interessanti risvolti che potrebbe offrire lo script, senza svilupparli a dovere e camuffando le palesi carenze narrative facendo gli occhioni dolci allo spettatore. Tecnicamente il character design è assai standardizzato, come tutto il resto d'altronde. Gli effetti di luce e i fondali tuttavia sono molto curati ed espressivi, come le musiche, anche se la sigla di chiusura sembra cantata da un gatto con il mal di pancia.

In conclusione, mi stupisce il fatto che questo anime venga fatto passare dai più per capolavoro. Sono innumerevoli gli anime di qualità che affrontano tematiche di spessore senza scadere nel ridicolo, senza contare poi quelli fatti da gente che le cose brutte le ha vissute in prima persona (mi riferisco alla generazione di autori giapponesi del dopoguerra). A mio avviso "Angel Beats!" non merita neanche la sufficienza.