Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[ANIME] Geobreeders (Scadenza: 12/10/2014)
[MANGA] Time Stranger Kyoko (Scadenza: 15/10/2014)
[ANIME] Panda! Go, Panda! (Scadenza: 19/10/2014)
[MANGA] Love*Sign (Scadenza: 22/10/2014)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi ci dedichiamo ai manga, con Jammin' Apollon, La cronaca degli insetti umani e Kekko Kamen.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Jammin' Apollon
8.0/10
Jammin'Apollon o Sakamichi no Apollon, che dir si voglia, è l'opera più famosa, per ora, di Yuki Kodama ed è il primo josei manga ad essere riproposto nelle edicole italiane da parte di Planet Manga dopo il disastro editoriale di Honey and Clover. La serie consta di nove numeri più un volume di storie brevi e narra principalmente la storia dell'amicizia tra Sentaro Kawabuchi e Kaoru Nishimi, due ragazzi diversissimi per aspetto e carattere ma accomunati da un'unica grande passione: la musica jazz.
Sebbene sia due spanne sotto il già citato Honey & Clover, un capolavoro con cui ben poche opere possono competere, Jammin' Apollon è un manga maturo e incredibilmente raffinato, che si distingue piuttosto facilmente, per bellezza e contenuti, dalla massa delle pubblicazioni odierne grazie soprattutto alla narrazione fresca, corale e realistica di Yuki Kodama, nonostante le tematiche affrontate, ovvero amicizia, musica, amori adolescenziali con annessi triangoli e poligoni vari, non brillino affatto per originalità, essendo state ampiamente sfruttate da mille e più autori con i più disparati risultati.
Ciò che colpisce in questo caso specifico è l'atmosfera che pervade ogni vicenda e l'ambientazione insolita della storia negli anni '60, resa con estrema cura e precisione: il contesto storico, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, ha infatti una certa influenza sul modo di pensare dei personaggi, sulle loro scelte e, se vogliamo, sulla loro crescita. E' un mondo forse un po' duro quello in cui vivono i protagonisti, ma contemporaneamente segnato da una genuinità e semplicità spesso difficili da riscontrare al giorno d'oggi e che per questo emozionano facilmente.
A questo scenario si aggiunge quindi la musica jazz, passione che unisce quasi tutti i personaggi e intesa maggiormente come strumento di espressione e libertà più che a livello strettamente professionale. Forse è principalmente per questo motivo che il manga riesce lo stesso ad entusiasmare e a trasmettere l'impegno, l'energia profusa dai musicisti durante session o concerti, nonostante gli sia impossibile, essendo un medium cartaceo, poter far ascoltare ai lettori i diversi brani con cui si divertono Kaoru e gli altri.
A completare il tutto vi è infine un'ottima introspezione dei personaggi e dei loro rapporti, raccontati con semplicità, naturalezza, mostrati gradualmente attraverso diverse scene illustrate con uno stile pulito, senza troppi fronzoli, semplice ma con una certa eleganza, che ben si confà allo stile sereno, positivo e spontaneo della serie.
Per tutte queste ragioni, Jammin' Apollon è una lettura caldamente raccomandata, a cui si possono perdonare anche alcune imperfezioni della parte finale, gestita in maniera troppo frettolosa e affatto ispirata. Il volume fuori serie non copre del tutto questo difetto, ma lascia comunque una sensazione di soddisfazione che fa passar sopra ad ogni eventuale défaillance e non fa pentire affatto dell'acquisto.
Sebbene sia due spanne sotto il già citato Honey & Clover, un capolavoro con cui ben poche opere possono competere, Jammin' Apollon è un manga maturo e incredibilmente raffinato, che si distingue piuttosto facilmente, per bellezza e contenuti, dalla massa delle pubblicazioni odierne grazie soprattutto alla narrazione fresca, corale e realistica di Yuki Kodama, nonostante le tematiche affrontate, ovvero amicizia, musica, amori adolescenziali con annessi triangoli e poligoni vari, non brillino affatto per originalità, essendo state ampiamente sfruttate da mille e più autori con i più disparati risultati.
Ciò che colpisce in questo caso specifico è l'atmosfera che pervade ogni vicenda e l'ambientazione insolita della storia negli anni '60, resa con estrema cura e precisione: il contesto storico, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, ha infatti una certa influenza sul modo di pensare dei personaggi, sulle loro scelte e, se vogliamo, sulla loro crescita. E' un mondo forse un po' duro quello in cui vivono i protagonisti, ma contemporaneamente segnato da una genuinità e semplicità spesso difficili da riscontrare al giorno d'oggi e che per questo emozionano facilmente.
A questo scenario si aggiunge quindi la musica jazz, passione che unisce quasi tutti i personaggi e intesa maggiormente come strumento di espressione e libertà più che a livello strettamente professionale. Forse è principalmente per questo motivo che il manga riesce lo stesso ad entusiasmare e a trasmettere l'impegno, l'energia profusa dai musicisti durante session o concerti, nonostante gli sia impossibile, essendo un medium cartaceo, poter far ascoltare ai lettori i diversi brani con cui si divertono Kaoru e gli altri.
A completare il tutto vi è infine un'ottima introspezione dei personaggi e dei loro rapporti, raccontati con semplicità, naturalezza, mostrati gradualmente attraverso diverse scene illustrate con uno stile pulito, senza troppi fronzoli, semplice ma con una certa eleganza, che ben si confà allo stile sereno, positivo e spontaneo della serie.
Per tutte queste ragioni, Jammin' Apollon è una lettura caldamente raccomandata, a cui si possono perdonare anche alcune imperfezioni della parte finale, gestita in maniera troppo frettolosa e affatto ispirata. Il volume fuori serie non copre del tutto questo difetto, ma lascia comunque una sensazione di soddisfazione che fa passar sopra ad ogni eventuale défaillance e non fa pentire affatto dell'acquisto.
Utente1594
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Mi spiego prima che la lettura del voto faccia scatenare un attacco d'indignazione acuta: io di Tezuka ho letto poco/niente. Non perché non mi piaccia, anzi, ne sono sempre stato attratto, ma semplicemente perché le sue opere, qui in Italia, sono state per la maggior parte pubblicate a costi assurdi per le mie tasche.
Se ci fossero state edizioni più economiche di Tezuka avrei letto tutto il leggibile. Ma così non è andata e mi sono accontentato delle poche opere in edizione "economica" pubblicate.
Quindi quella che mi presto a scrivere è una schietta recensione da lettore con scarsa familiarità con l'autore in considerazione. Lettore normale, senza alcuna aspettativa a parte quella di passare qualche ora assieme a una bella lettura. Prendetene atto.
Sempre per amor di chiarimento vorrei specificare che sono del parere che i maestri sacri di qualsiasi arte siano da osservare e analizzare con occhio distaccato, senza farsi emozionare e coinvolgere dalla nomea dell'artista, dalla fama costruita a suon di capolavori. Questo perché a tutti capita di fare qualcosa sottotono, pure al Dio dei Manga.
Quindi iniziamo.
La Cronaca degli Insetti Umani non mi è piaciuto. Lo chiarisco fin da subito. Non mi è piaciuto per vari motivi, la maggior parte legati alla trama.
Il volume si apre con la protagonista, Toshiko Tomura, in procinto di essere premiata per il suo primo romanzo. Già dalle prime pagine l'autore prende le distanze da Toshiko mostrandola principalmente attraverso gli occhi di terzi; di lei sappiamo solo poche cose: che è di una bellezza illegale, che ha un carattere subdolo e che possiede la singolare capacità di rubare le doti/abilità di chi le sta vicino a livello emotivo.
Ed è proprio quest'ultimo dettaglio l'illuminante colpo di genio di Tezuka, l'idea semplice ma efficace che poteva aprire la via per una storia ricca di potenzialità e svolte narrative interessanti quanto piacevoli da leggere. Il problema nasce quando questa qualità - assieme al dettaglio riguardante la sconcertante bellezza fisica e allo scarso valore morale - rimangono le uniche note che caratterizzano la femme fatale protagonista dell'opera.[1]
Con lo scorrere degli eventi sia a livello psicologico che a livello caratteriale di Toshiko non si saprà quasi nulla; la protagonista si dimostrerà una figura senza personalità e senza vita propria, una donna che il lettore imparerà a odiare, ma non a comprendere. La sua piattezza psicologica, la banalità delle sue azioni, il fatto di assumere le qualità di chi le si avvicina la trasformeranno in una marionetta incapace di suscitare alcun scalpore nel lettore.
Una marionetta in cui l'abilità di sorprendere o far immedesimare non sarà pervenuta, a favore di una totale aridità caratteriale. E ciò finirà per condannare l'intero manga.
Il fatto è che la prima metà de La Cronaca degli Insetti Umani non è poi così male. Seppur alle prese coi modi di Toshiko, la trama scorre bene e sfrutta a dovere le intuizioni iniziali.[2] È giunti alla seconda metà che tutto crolla miseramente: qui Tezuka si perde in un - inutilmente - intricata svolta sociale ed economica con la comparsa del personaggio secondario (citato pure nella sinossi della casa editrice) Kiriro Kamaishi. Con l'arrivo di questo 'industriale che lavora nel settore siderurgico' l'opera si sfalda, perde tutto l'appeal guadagnato a fatica, smarrisce la trama principale a favore di una secondaria esageratamente lunga e complessa, con non indifferenti rimandi politici ed economici. L'autore si dimentica parzialmente di Toshiko e si concentra sulla delicata situazione politica e commerciale in oriente.
Tutto questo non è un delitto, ma finisce per snaturare quel che si ha letto prima: l'opera cambia faccia, sposta l'attenzione in qualcosa che poco c'entra con la protagonista e la sua capacità di metamorfosi. L'autore sterza verso una parziale deviazione che finisce per allungare il brodo e innervosire chi legge per il risvolto inconcludente.
Inconcludente come il finale dell'intero volume: velocizzato e tirato via; non accontenta il lettore per quanto riguarda le sorti della protagonista, né mostra una qualsiasi idea chiara su come porre fine alle vicende di Toshiko Tomura.
A fine lettura non ho potuto evitare di pormi una domanda: "ce n'era veramente bisogno?" e sentirmi un poco triste per aver perso quasi due ore con un'opera che, poco ma sicuro, dimenticherò tra cinque mesi.
Per quanto riguarda il lato visivo, invece, non posso che rallegrarmi. Il tratto del maestro è la parte migliore dell'intero volume; oltre alla versatilità del disegno, in grado di riservare alcune azzeccatissime scene dal sapore dolce-amaro, tanto sinistre e macabre quanto contrastanti con con lo stile cartoonesco usato, vi è anche un'incredibile bravura e originalità nella composizione delle pagine: le vignette si modellano a favore delle sequenze, seguono il ritmo della narrazione consentendo una lettura fluida e composta, ma non per questa statica o ripetitiva.
Inoltre l'uso del tratteggio e i forti chiaro-scuri di alcuni passaggi regalano momenti di forte tensione narrativa, purtroppo non mantenuti a dovere dalla trama.
Passando all'edizione: l'Hikari - 001 Edizioni - offre un volume corposo di 370 pagine, dalle goderecce dimensioni (righello alla mano: 17 x 24 cm.), con una carta bella spessa, alette segnalibro e una resistente rilegatura a colla. Nessuna sovraccoperta, inutile per un brossurato così grande, e stampa impeccabile a parte alcune piccolissime sbavature d'inchiostro notate nei primi capitoli.
Ancora: ottimo l'adattamento, ricco di note a fondo pagina per far comprendere meglio al lettore alcuni dettagli riguardo i termini giapponesi usati o i nomi propri decisi da Tezuka e sempre collegati al mondo dell'entomologia.
Nota dolente, invece, la copertina standard. Mi chiedo che bisogno ci fosse di usare un dettaglio abbastanza insignificante di una pagina qualsiasi piuttosto che l'illustrazione originale dell'edizione giapponese. Davvero: il corpo della protagonista ingiallito e sgranato a causa dell'ingrandimento, affiancato da un titolo dal font anonimo è, semplicemente, brutto; può solo far pensare a una mancanza di tempo da parte dei grafici per portare qualcosa di decente in tipografia. Purtroppo nemmeno l'edizione variant[3] regge benissimo il confronto con la copertina originale, e la cosa dispiace. In questo lato potevano impegnarsi poco di più: gli appassionati avrebbero compreso (il ritardo) e l'occhio ringraziato.
Ricapitolando: "La Cronaca degli Insetti Umani" non è il capolavoro che speravo. Una buona partenza che finisce col frantumarsi superate le 170 pagine, una storia incapace di coinvolgere appieno il lettore e che si conclude lasciando l'amaro in bocca. Un manga che non mi è piaciuto, forse a causa del distacco temporale che ci separa, forse perché mi sono fermato alla prima lettura, rimanendo in superficie, senza la volontà di approfondire le metafore presenti, in mia opinione troppo nascoste nella caratterizzazione storica e sociale.
Sarà per la prossima volta, maestro Tezuka.
Note:
[1]: pure superate le prime cento pagine.
[2]: il già citato potere della protagonista di acquisire le abilità di chi le sta vicino.
[3]: inspiegabilmente non venduta al Lucca Comics, dove ho comprato il volume.
Se ci fossero state edizioni più economiche di Tezuka avrei letto tutto il leggibile. Ma così non è andata e mi sono accontentato delle poche opere in edizione "economica" pubblicate.
Quindi quella che mi presto a scrivere è una schietta recensione da lettore con scarsa familiarità con l'autore in considerazione. Lettore normale, senza alcuna aspettativa a parte quella di passare qualche ora assieme a una bella lettura. Prendetene atto.
Sempre per amor di chiarimento vorrei specificare che sono del parere che i maestri sacri di qualsiasi arte siano da osservare e analizzare con occhio distaccato, senza farsi emozionare e coinvolgere dalla nomea dell'artista, dalla fama costruita a suon di capolavori. Questo perché a tutti capita di fare qualcosa sottotono, pure al Dio dei Manga.
Quindi iniziamo.
La Cronaca degli Insetti Umani non mi è piaciuto. Lo chiarisco fin da subito. Non mi è piaciuto per vari motivi, la maggior parte legati alla trama.
Il volume si apre con la protagonista, Toshiko Tomura, in procinto di essere premiata per il suo primo romanzo. Già dalle prime pagine l'autore prende le distanze da Toshiko mostrandola principalmente attraverso gli occhi di terzi; di lei sappiamo solo poche cose: che è di una bellezza illegale, che ha un carattere subdolo e che possiede la singolare capacità di rubare le doti/abilità di chi le sta vicino a livello emotivo.
Ed è proprio quest'ultimo dettaglio l'illuminante colpo di genio di Tezuka, l'idea semplice ma efficace che poteva aprire la via per una storia ricca di potenzialità e svolte narrative interessanti quanto piacevoli da leggere. Il problema nasce quando questa qualità - assieme al dettaglio riguardante la sconcertante bellezza fisica e allo scarso valore morale - rimangono le uniche note che caratterizzano la femme fatale protagonista dell'opera.[1]
Con lo scorrere degli eventi sia a livello psicologico che a livello caratteriale di Toshiko non si saprà quasi nulla; la protagonista si dimostrerà una figura senza personalità e senza vita propria, una donna che il lettore imparerà a odiare, ma non a comprendere. La sua piattezza psicologica, la banalità delle sue azioni, il fatto di assumere le qualità di chi le si avvicina la trasformeranno in una marionetta incapace di suscitare alcun scalpore nel lettore.
Una marionetta in cui l'abilità di sorprendere o far immedesimare non sarà pervenuta, a favore di una totale aridità caratteriale. E ciò finirà per condannare l'intero manga.
Il fatto è che la prima metà de La Cronaca degli Insetti Umani non è poi così male. Seppur alle prese coi modi di Toshiko, la trama scorre bene e sfrutta a dovere le intuizioni iniziali.[2] È giunti alla seconda metà che tutto crolla miseramente: qui Tezuka si perde in un - inutilmente - intricata svolta sociale ed economica con la comparsa del personaggio secondario (citato pure nella sinossi della casa editrice) Kiriro Kamaishi. Con l'arrivo di questo 'industriale che lavora nel settore siderurgico' l'opera si sfalda, perde tutto l'appeal guadagnato a fatica, smarrisce la trama principale a favore di una secondaria esageratamente lunga e complessa, con non indifferenti rimandi politici ed economici. L'autore si dimentica parzialmente di Toshiko e si concentra sulla delicata situazione politica e commerciale in oriente.
Tutto questo non è un delitto, ma finisce per snaturare quel che si ha letto prima: l'opera cambia faccia, sposta l'attenzione in qualcosa che poco c'entra con la protagonista e la sua capacità di metamorfosi. L'autore sterza verso una parziale deviazione che finisce per allungare il brodo e innervosire chi legge per il risvolto inconcludente.
Inconcludente come il finale dell'intero volume: velocizzato e tirato via; non accontenta il lettore per quanto riguarda le sorti della protagonista, né mostra una qualsiasi idea chiara su come porre fine alle vicende di Toshiko Tomura.
A fine lettura non ho potuto evitare di pormi una domanda: "ce n'era veramente bisogno?" e sentirmi un poco triste per aver perso quasi due ore con un'opera che, poco ma sicuro, dimenticherò tra cinque mesi.
Per quanto riguarda il lato visivo, invece, non posso che rallegrarmi. Il tratto del maestro è la parte migliore dell'intero volume; oltre alla versatilità del disegno, in grado di riservare alcune azzeccatissime scene dal sapore dolce-amaro, tanto sinistre e macabre quanto contrastanti con con lo stile cartoonesco usato, vi è anche un'incredibile bravura e originalità nella composizione delle pagine: le vignette si modellano a favore delle sequenze, seguono il ritmo della narrazione consentendo una lettura fluida e composta, ma non per questa statica o ripetitiva.
Inoltre l'uso del tratteggio e i forti chiaro-scuri di alcuni passaggi regalano momenti di forte tensione narrativa, purtroppo non mantenuti a dovere dalla trama.
Passando all'edizione: l'Hikari - 001 Edizioni - offre un volume corposo di 370 pagine, dalle goderecce dimensioni (righello alla mano: 17 x 24 cm.), con una carta bella spessa, alette segnalibro e una resistente rilegatura a colla. Nessuna sovraccoperta, inutile per un brossurato così grande, e stampa impeccabile a parte alcune piccolissime sbavature d'inchiostro notate nei primi capitoli.
Ancora: ottimo l'adattamento, ricco di note a fondo pagina per far comprendere meglio al lettore alcuni dettagli riguardo i termini giapponesi usati o i nomi propri decisi da Tezuka e sempre collegati al mondo dell'entomologia.
Nota dolente, invece, la copertina standard. Mi chiedo che bisogno ci fosse di usare un dettaglio abbastanza insignificante di una pagina qualsiasi piuttosto che l'illustrazione originale dell'edizione giapponese. Davvero: il corpo della protagonista ingiallito e sgranato a causa dell'ingrandimento, affiancato da un titolo dal font anonimo è, semplicemente, brutto; può solo far pensare a una mancanza di tempo da parte dei grafici per portare qualcosa di decente in tipografia. Purtroppo nemmeno l'edizione variant[3] regge benissimo il confronto con la copertina originale, e la cosa dispiace. In questo lato potevano impegnarsi poco di più: gli appassionati avrebbero compreso (il ritardo) e l'occhio ringraziato.
Ricapitolando: "La Cronaca degli Insetti Umani" non è il capolavoro che speravo. Una buona partenza che finisce col frantumarsi superate le 170 pagine, una storia incapace di coinvolgere appieno il lettore e che si conclude lasciando l'amaro in bocca. Un manga che non mi è piaciuto, forse a causa del distacco temporale che ci separa, forse perché mi sono fermato alla prima lettura, rimanendo in superficie, senza la volontà di approfondire le metafore presenti, in mia opinione troppo nascoste nella caratterizzazione storica e sociale.
Sarà per la prossima volta, maestro Tezuka.
Note:
[1]: pure superate le prime cento pagine.
[2]: il già citato potere della protagonista di acquisire le abilità di chi le sta vicino.
[3]: inspiegabilmente non venduta al Lucca Comics, dove ho comprato il volume.
Kekko Kamen
7.0/10
Recensione di AkiraSakura
-
Sono Kekko Kamen, e giorno e notte mi batto per la giustizia! - Anche se nessuno conosce il suo viso, tutti ne conoscono il corpo! La ragazza dalla maschera libidinosa la giustizia difenderà! Buona, soda e irreprensibile! Arriva come un tornado! Si mostra con generosità e scompare con rapidità! Kekko Kamen, chi mai sarà?!
Per gli allievi dell'istituto Sparta, la percentuale di ammissione al'università è del 100%. Tuttavia essi devono studiare più di quindici ore al giorno, pena infami torture e sevizie sessuali da parte dei professori, dei veri e propri maniaci sessuali repressi. Per loro fortuna, la paladina della giustizia Kekko Kamen smaschererà di volta in volta le losche cospirazioni del preside Unghia del Piede di Satana, proteggendo le ragazze denudate ed umiliate. Ma chi è veramente Kekko Kamen? In un climax di piena emancipazione femminile come quello degli anni '70, la nuda Kekko Kamen, assieme alla sua collega Cutey Honey, è un'eroina più che azzeccata: è la donna che finalmente ha ottenuto il diritto di mostrare il suo corpo senza pudore, di utilizzare la sua sessualità come arma vincente contro la stupidità dell'uomo, distruggendo la sua società/scuola (l'istituto Sparta) di stampo tradizionalista e patriarcale. Nagai infatti era ben cosciente che i giovani lettori ai quali era rivolto il manga fossero coinvolti nelle rivolte studentesche, in un clima di piena contestazione politica.
"Kekko Kamen" si potrebbe definire come il "Kill la Kill" degli anni '70. Infatti, oltre ad essere la fonte di ispirazione principale di quest'ultimo, condivide con esso il tono parodistico, citazionistico e dissacratore delle opere di intrattenimento nipponiche: se "Kill la Kill" si fa beffe degli shonen da combattimento attuali, citando infiniti anime degli anni '70, '80 e '90, "Kekko Kamen" parodia quelli a lui precedenti, dall'inizio degli anni '60 in poi: "Cyborg 009", le opere ninja di Sanpei Shirato, "Super robot 28", gli eroi della Marvel tanto cari a Nagai... e molti altri che non cito per evitare di risultare prolisso. Abbiamo a che fare con una tipica parodia umoristica nagaiana, in cui lo script è basato su ogni singolo pretesto possibile per mostrare mutande, tette, culi, palpeggiamenti di tettone simili a palle da bowling, gente che si caga addosso, aperture inguinali - l'attacco speciale dell'eroina senza pudore, a scanso di equivoci, prende il nome di "attacco a gambe divaricate"! -, e ogni altra trovata trash degna della genialità di Go Nagai.
Il finale mi è piaciuto più di quello del manga di "Cutey Honey", e mette bene in evidenza il significato profondo dell'opera, quello già accennato in precedenza riguardante l'emancipazione femminile nell'opprimente società patriarcale rappresentata dall'istituto Sparta. Ciò non toglie che questa sia comunque una lettura leggera, un capolavoro del trash che per ironia e capacità dissacratoria mi ha vagamente ricordato certe tavole del grande maestro del fumetto italiano Magnus ("Necron", giusto per citare un suo fumetto porno/trash con perverse tettone ribelli "alla Nagai").
La sconfitta arriva solamente quando si prova vergogna nel mostrare il proprio corpo nudo! Infatti Kekko Kamen, perennemente nuda, coperta solamente in volto da una maschera, sempre vincerà!
Per gli allievi dell'istituto Sparta, la percentuale di ammissione al'università è del 100%. Tuttavia essi devono studiare più di quindici ore al giorno, pena infami torture e sevizie sessuali da parte dei professori, dei veri e propri maniaci sessuali repressi. Per loro fortuna, la paladina della giustizia Kekko Kamen smaschererà di volta in volta le losche cospirazioni del preside Unghia del Piede di Satana, proteggendo le ragazze denudate ed umiliate. Ma chi è veramente Kekko Kamen? In un climax di piena emancipazione femminile come quello degli anni '70, la nuda Kekko Kamen, assieme alla sua collega Cutey Honey, è un'eroina più che azzeccata: è la donna che finalmente ha ottenuto il diritto di mostrare il suo corpo senza pudore, di utilizzare la sua sessualità come arma vincente contro la stupidità dell'uomo, distruggendo la sua società/scuola (l'istituto Sparta) di stampo tradizionalista e patriarcale. Nagai infatti era ben cosciente che i giovani lettori ai quali era rivolto il manga fossero coinvolti nelle rivolte studentesche, in un clima di piena contestazione politica.
"Kekko Kamen" si potrebbe definire come il "Kill la Kill" degli anni '70. Infatti, oltre ad essere la fonte di ispirazione principale di quest'ultimo, condivide con esso il tono parodistico, citazionistico e dissacratore delle opere di intrattenimento nipponiche: se "Kill la Kill" si fa beffe degli shonen da combattimento attuali, citando infiniti anime degli anni '70, '80 e '90, "Kekko Kamen" parodia quelli a lui precedenti, dall'inizio degli anni '60 in poi: "Cyborg 009", le opere ninja di Sanpei Shirato, "Super robot 28", gli eroi della Marvel tanto cari a Nagai... e molti altri che non cito per evitare di risultare prolisso. Abbiamo a che fare con una tipica parodia umoristica nagaiana, in cui lo script è basato su ogni singolo pretesto possibile per mostrare mutande, tette, culi, palpeggiamenti di tettone simili a palle da bowling, gente che si caga addosso, aperture inguinali - l'attacco speciale dell'eroina senza pudore, a scanso di equivoci, prende il nome di "attacco a gambe divaricate"! -, e ogni altra trovata trash degna della genialità di Go Nagai.
Il finale mi è piaciuto più di quello del manga di "Cutey Honey", e mette bene in evidenza il significato profondo dell'opera, quello già accennato in precedenza riguardante l'emancipazione femminile nell'opprimente società patriarcale rappresentata dall'istituto Sparta. Ciò non toglie che questa sia comunque una lettura leggera, un capolavoro del trash che per ironia e capacità dissacratoria mi ha vagamente ricordato certe tavole del grande maestro del fumetto italiano Magnus ("Necron", giusto per citare un suo fumetto porno/trash con perverse tettone ribelli "alla Nagai").
La sconfitta arriva solamente quando si prova vergogna nel mostrare il proprio corpo nudo! Infatti Kekko Kamen, perennemente nuda, coperta solamente in volto da una maschera, sempre vincerà!
Vedere come una determinata società viene influenzata, reagisce o si comporta in determinate situazioni/con persone particolari è interessante, soprattutto considerando il modo "realistico" con cui l'autore lo racconta mentre fa di tutto per ricreare l'atmosfera del periodo (mostrando le tensioni sociali che potevano esserci durante la seconda guerra mondiale, gli obblighi formali di una società moderna, persone con ideali così intensi da farli sfociare nel razzismo ecc...).
Non saprei dire se questa sia una costante dell'autore o semplicemente è stato così perchè quelle che ho letto erano, appunto, le "opere storiche" però, nonostante quest'impostazione porti ad un appesantimento enorme (per dire, sebbene mi abbiano preso moltissimo non ho mai finito un volume senza fare delle pause) mi sono piaciute un sacco.
La cronaca degli insetti umani e il prequel de La Fenice sono le uniche due opere di Tezuka che non mi sono piaciute.
E' stata comunque una piacevole lettura (il fatto che la protagonista sia odiosa non è nuovo in un'opera di Tezuka, l'avevo sperimentato anche in MW, con quell'assassino folle e pervertito di Michio, lo odio quasi quanto odio Toshiko ), che ho potuto recuperare soltanto dopo il Napoli Comicon, dove ho trovato l'edizione variant al prezzo scontato di 15 euro!
@rinki
Tranquilla, ti capiamo almeno noi che abbiamo letto il manga o visto l'anime
Comunque è una serie che anche io, come Kotaro, consiglio di tutto cuore. E' un bel manga che sa davvero colpire, forse proprio per le tematiche semplici e quotidiane che racconta io l'ho apprezzato più dell'anime perché molto più approfondito, sia per quanto riguarda la storia sia soprattutto per i personaggi, e per la narrazione di Yuki Kodama
Complimenti anche agli altri recensori
Spero, prima o poi, di poter rimediare alla mancanza e leggere altre opere di Tezuka!
Ma in realtà pochi manga di Tezuka lo sono, sia per la presenza di personaggi cupi come Michio e Toshiko Tomura che per le diverse chiavi di lettura che possono derivare da uno stile di disegno così elementare ed a tratti infantile.
Al termine di MW io avrei strozzato, poi bruciato e poi fatto a pezzi il protagonista Michio, ma consiglio ugualmente la lettura del manga, anche se ho apprezzato di più Black Jack ed Ayako. Bello anche Kirihito, anch'esso "pesante"; mentre più leggero e fiabesco La principessa Zaffiro.
L'unico manga di Tezuka che mi sono rifiutata di leggere perché ho saputo che vi è l'unico tipo di scena che non sono capace di sopportare e che mi farebbe star male per giorni è Kimba il leone bianco: davvero, non ce la faccio!!!
Vuol dire che eviterò di leggere (almeno nel breve periodo) MW, mentre m'informerò per comprare Ayako! Purtroppo Black Jack è troppo lungo, mi è sempre affascinato un sacco, ma 10€ a volume sono davvero parecchi, soprattutto in questo periodo in cui seguo tante serie manga (e non: bonelli, comics, disney).
Entro Dicembre, comunque, mi farò il regalo de "La storia dei tre Adolf". Un manga che desidero ardentemente da troppo tempo.
Mi incuriosisce di più Budda, ma non così tanto. Sono più interessata a Kirihito, che lessi solo a scrocco qualche anno fa e che ora non ricordo per niente!
Invece oggi ho appena avuto una delusione: avevo letto che sarebbe uscito un altro capolavoro di Tezuka che aspettavo da tempo, I bon bon magici di Lilly, invece ho appena scoperto che il volume appena uscito non è che un remake! Meno male che me ne sono accorta in tempo, così ho risparmiato i soldi!
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