Riportiamo di seguito la recensione di Kenshin - Samurai Vagabondo serie TV fattaci pervenire dall'amico YouTuber "Il Recensore Delirante", sia trascritta che nella sua forma originale di video su YouTube (a fondo pagina), invitandovi a visitare il suo canale
 

Tanti anni fa, in una maratona dell'Anime Night di MTV (bei tempi!) vidi una serie OAV di quattro episodi chiamata Kenshin – Samurai Vagabondo: Memorie del Passato. Era un prequel-spinoff di una famosa serie televisiva anime di novantacinque episodi del 1996, mai giunta da noi in Italia. Gli OAV invece, ambientati durante gli anni finali dello shogunato Tokugawa, ci arrivarono grazie a Dynit e furono trasmessi da MTV.

Qui, un bambino, Shinta, viaggia assieme ad alcuni mercanti di schiavi e a delle ragazze, quando la carovana è assalita dai briganti che uccidono tutti e stanno per fare altrettanto con lui. A questo punto giunge un uomo chiamato Seijuro Hiko che padroneggia l'arte della scuola Hiten Mitsurugi, una tecnica di spada omicida senza pari. Egli riesce così a salvare il bambino e a trucidare tutti i briganti.

Shinta, rinominato Kenshin, impara l'arte della tecnica Hiten Mitsurugi con l’idea di combattere lo shogunato e creare una società pacifica, andando contro il volere del suo maestro, il quale sa perfettamente che se il ragazzo usasse la sua tecnica per creare una “società pacifica” finirebbe per essere sfruttato da un potere che lo trasformerebbe in un semplice mercenario che uccide le persone credendo di essere nel giusto. Ed è soprattutto su questo concetto che si sofferma la serie.

Kenshin diventa infatti un assassino conosciuto col nome di Battosai, prendendo parte ai disordini di Kyoto che portarono alla fine dello shogunato e all'inizio della Restaurazione Meiji, fronteggiando le brigate della Shinsengumi, un gruppo di spadaccini realmente esistito, tra i quali figurano anche i famosissimi Soji Okita e Hajime Saito. D'altronde, sulla Shinsengumi hanno fatto parecchi anime e manga, si pensi ad esempio a una serie come Hakuoki: Shinsengumi, in cui sono presenti anche i due già citati.

Questi OAV secondo me sono davvero spettacolari, hanno animazioni e disegni maestosi, come anche i fondali. La colonna sonora di Taku Iwasaki è immensa, e solo i pochi minuti dedicati al maestro di Kenshin, Seijuro Hiko, valgono la visione di questo gioiellino. Rimasi davvero stregato all'epoca della trasmissione di MTV (mandati in onda settimanalmente dal 18 ottobre fino al 8 novembre del 2005) ma, non so perché, non sono più stati riproposti.

Così, recentemente li ho riguardati, rimanendone di nuovo “super ammaliato”, tanto da decidere di avvicinarmi alla serie vera e propria perché, come dicevo, questi OAV non sono altro che il prequel di una serie molto lunga. Mi era stato consigliato da molti il manga di Kenshin, da cui poi sono stati tratti gli anime, però ho preferito vedermi prima la serie animata, per tener fede, in qualche modo, alla mia tradizione di guardare prima l'anime e poi il manga. Da sempre, infatti, molti dei manga a cui mi sono appassionato, li ho seguiti prima in anime e quindi solo successivamente nella loro versione cartacea originale. Ricordo ad esempio City Hunter nel '98, Berserk, InuYasha, Dragon Ball, Gantz, e così via.
 
Ho deciso quindi di fare lo stesso anche stavolta. Dal mio punto di vista ci sono dei pregi nell'agire in questa maniera, poiché quando si guarda un anime senza aver mai letto il manga, la concezione nella visione episodio dopo episodio sarà “vediamo cosa succede”, se invece si guarda un anime dopo aver letto il manga, la concezione non sarà “vediamo cosa succede”, bensì “vediamo come lo fanno”, e questo ti altera un po' la percezione oltre a crearti delle aspettative perché sai già cosa succederà. Invece, vedendolo senza sapere nulla, le emozioni saranno più forti. E io credo, checché se ne dica, che gli anime diano qualcosa di più dei manga, grazie alla completezza del media (voci, suoni, musiche, disegni in movimento ecc.).
 
L'anime è stato prodotto inizialmente da Studio Gallop, ma portato a conclusione da Studio Deen, lo stesso che ha poi realizzato gli OAV di cui parlavo prima. La serie TV purtroppo non è mai giunta in Italia e quindi ho dovuto seguirla in lingua originale. Se non erro, ci fu anche una petizione per farla importare nel nostro paese, ma a tutt’oggi ancora niente. Approcciandomi alla serie fui felice di sapere che il regista Kazuihiro Furuhashi e lo sceneggiatore Masashi Sogo, che hanno lavorato agli OAV Memorie del Passato, erano anche gli stessi che avevano curato la serie televisiva. Invece rimasi deluso nello scoprire che il compositore delle musiche non era Taku Iwasaki. Questo mi aveva un po' sfiduciato in quanto sono uno che da molta importanza alla colonna sonora, ma poi spiegherò perché, a lungo termine, questa differenza tra i musicisti non si rivelerà un problema per l'anime di Kenshin.

Sapevo che l'anime TV non poteva avere la potenza visiva e la cura degli OAV, però ci fu un altro elemento a lasciarmi spiazzato: la differenza di atmosfere. Infatti, Kenshin - Samurai Vagabondo è uno shonen, anzi a dirla tutta un battle shonen, con le tipiche caratterizzazioni di questo genere di serie, non dico stereotipate, ma semplicemente con quel tipo di caratura da shonen di combattimento. Certo, ci sono anche alcune risoluzioni un po' “a tarallucci e vino” tipiche di questi prodotti, o alcune tecniche estremamente fantasiose, se si considera che la serie è ambientata in un contesto tutto sommato realistico.

Gli OAV Memorie del Passato invece hanno tutt’altra atmosfera, di tutto sanno meno che di uno shonen, anzi sembrano quelle di un seinen profondamente drammatico: non ci sono gag tipiche da shonen o altri elementi che menzionavo prima. Comunque sia, la serie è ambientata dieci anni dopo gli OAV, e Kenshin non è più Battosai ma ha fatto voto di non uccidere più nessuno. Ora porta con sé una sakabato, cioè una spada a lama inversa, in modo da non poter tagliare o uccidere nessuno qualora ingaggiasse un combattimento, andando quindi in contraddizione con quello che è il principio della tecnica Hiten Mitsurugi, ovvero uccidere.
 
 
I primi ventisette episodi sono abbastanza interessanti, servono perlopiù per presentare i personaggi alleati di Kenshin: Kaoru, Yahiko, Sanosuke e Megumi. Però il coinvolgimento ancora non arriva perché non c'è un filo narrativo che lega il tutto in modo consistente, si tratta spesso di archi autoconclusivi. Dando un'occhiata veloce al manga, una rapida sfogliatina senza leggerlo, ho notato delle differenze di trasposizione nelle storie iniziali, oltre che l'aggiunta di puntate riempitive.
In più, c'è una forte autocensura dei produttori stessi sulle scene cruente: scene ammorbidite, senza sangue, meno cruente, con ferite da taglio che non sembrano esistere! Insomma inizialmente un adattamento animato un po' censurato. Altro elemento a sfavore, nella prima parte, sono le animazioni dei combattimenti, legnose, troppo morbide nell'impatto dei colpi, con qualche errore di regia e una resa non perfetta, contrariamente ai disegni dei personaggi che sono quasi sempre ottimi. Dal ventottesimo episodio, però, compare il personaggio di Hajime Saito che si era già visto negli OAV: questo introduce l'arco narrativo di Kyoto, che porterà l'anime completamente su di un altro livello.
 
Innanzitutto c'è un forte cambio di concezione da parte della produzione, perché le animazioni dei duelli diventano molto più fluide, ma soprattutto più “sentite”, il tutto grazie a una buona regia, e questo è un fattore che reputo importantissimo per un battle shonen, in cui i combattimenti non devono necessariamente avere animazioni fluide e “fighe”, piuttosto devono essere “sentite” dallo spettatore. Questo, in Kenshin, avviene già dall'episodio ventuno, quando il protagonista affronta Raijuta.
 
L'altro elemento che muta è la questione della censura, infatti vengono mostrate molte più scene di sangue e molte più sequenze cruente, come quella in cui viene decapitato il maestro di Sanosuke, Sozo Sagara, e la sua testa viene messa su di una tavola, un piatto d'argento in pratica, seppure la sequenza è riprodotta solo parzialmente (perché di certo non potevano mandare integralmente una scena così cruenta negli orari in cui veniva trasmesso). Questa parte era stata tagliata in precedenza, cioè non era stata adattata in anime, invece poi è stata inserita successivamente. Insomma, è chiaro che gli animatori, o quelli del network televisivo, hanno capito che una serie come Kenshin, che è sanguinaria e che si concretizza nei duelli di spade, non poteva fare a meno del sangue, e che i combattimenti andavano curati in un certo modo.
 
Questo arco narrativo di Kyoto, circa trentaquattro episodi, gira in torno al personaggio di Makoto Shishio, un ex sicario che come Battosai era stato sfruttato dal governo, e che poi dallo stesso era stato bruciato vivo. Shishio, sopravvissuto al rogo, tenta di capovolgere il governo Meiji, mettendo insieme un gruppo di guerrieri assassini (la "Juppongatana"), così Kenshin e Saito, l'ex membro della Shinsengumi in passato nemico del protagonista, lavorando per il governo, tenteranno di fermarli. Ma in tutto questo chi di loro è nel giusto? Ai posteri l’ardua sentenza! Fondamentalmente questa è la filosofia di Kenshin - Samurai Vagabondo.
 
La saga di Kyoto è estremamente coinvolgente in tutte le sue fasi, i combattimenti sono brevi, serrati e decisivi, esattamente come dovrebbero essere a mio avviso in un battle shonen, con disegni e animazioni che negli episodi cruciali toccano alti livelli, e con le musiche di Noriyuki Asakura, sebbene inizialmente le trovassi niente più che buone soffrendo il paragone con quelle fantastiche degli OAV, che in questa parte invece “spaccano di brutto”. Pur essendo sempre le stesse che si ripetono in continuazione raggiungono un livello di coinvolgimento altissimo: alla fine il compito delle OST è quello di immergerti nella storia e dare un tono alle atmosfere.
 
I personaggi suppergiù funzionano tutti, da Kenshin, al maestro Seijuro, a Sanosuke, a Kaoru e così via, ma una menzione speciale va a Makoto Shishio: un grande antagonista, non il classico villain con caratterizzazioni particolari che dice “frasi fighe”, non è questo a rendere ben costruito un personaggio, come evidentemente si pensa oggi. Io non sono un grande fan dell'espressione “ben caratterizzato”. Un personaggio secondo me funziona quando funziona la sua storia; è il ruolo che fa il personaggio, il modo in cui questi condiziona le vicende con le sue azioni.

Quindi, sperando di non aver dimenticato niente (anzi sicuramente avrò dimenticato 130.000 cose), Kenshin - Samurai Vagabondo è un ottimo anime che purtroppo in Italia ci siamo persi e che raggiunge vette epocali nell'ambito del battle shonen in questa saga di Kyoto. A dirla tutta non ho ancora finito di vedere l'anime, ma so che l'ultima trentina di episodi (dal sessantatré al novantacinque) sono degli Original Anime, cioè delle puntate non tratte dal manga, perché sembra che la corrispondenza manga-anime si interrompa proprio con l'arco di Kyoto (che peraltro dovrebbe essere il più fedele nella trasposizione animata). Il resto, o una parte del resto del manga, è stato animato con molte libertà nella serie OAV Memorie del Passato, e successivamente in un'altra intitolata Capitolo del Tempo (due episodi), anche questa giunta in Italia.
 
Esiste anche un film d'animazione per il cinema, Requiem per gli Ishin-Shishi, anch'esso giunto nel nostro paese, seppur con un differente cast di doppiaggio. A proposito il doppiaggio italiano, almeno quello degli OAV Memorie del Passato, secondo me è davvero bellissimo, anche l'adattamento mi sembra molto incisivo, in particolare ho apprezzato il doppiaggio del maestro di Kenshin ad opera di Natale Ciravolo, per me uno dei migliori doppiatori milanesi (io lo reputo l'Andrea Ward di Milano!), e mi piace molto come ha reso questo personaggio in quei quattro OAV. Insomma, un titolo imperdibile! Consiglio a chi non l'ha mai seguito di dare almeno un'occhiata agli OAV poiché credo siano stati resi in modo spettacolare pur con le dovute differenze di trasposizione.