Lo scorso 28 aprile 2018 si è conclusa la ventesima edizione del Far East Film Festival, rassegna internazionale dedicata alla cinematografia asiatica, che ha infine proclamato vincitori i seguenti film:
Primo classificato:
1987: When the Day Comes di JANG Joon-hwan (Corea del Sud, 2017) - 4,596 (premiere italiana)
La nostra opinione:
Secondo classificato:
One Cut of the Dead di UEDA Shinichiro (Giappone, 2018) - 4,589 (anteprima mondiale)
La nostra opinione:
Terzo classificato:
The Battleship Island: Director's Cut di RYOO Seung-wan (Corea del Sud, 2017) - 4,317 (premiere italiana)
La nostra opinione:
1987: When the Day Comes di JANG Joon-hwan (Corea del Sud, 2017) - 4,596
The Empty Hands di Chapman TO (Hong Kong, 2017)
Last Child di SHIN Dong-seok (Corea del Sud, 2018)
Il giorno 25 aprile si è inoltre tenuto il Cosplay Contest, giunto alla nona edizione e presentato ancora una volta dalla brava Giorgia Cosplay: qui sotto vi invitiamo a visionare un primo video introduttivo e un secondo riassuntivo della gara, mentre nella gallery potrete trovare alcune foto scattate ai partecipanti.
Eravate qualcuno di loro?
Fatecelo sapere nei vostri commenti!
Cosplay Contest: uno sguardo d'insieme
Fonti consultate:
Sito ufficiale Far East Film Festival
Pagina Facebook Far East Events & Cosplay
Si ringrazia lightorange per l'aiuto alla stesura dell'articolo
Il pubblico del Far East Film Festival 20 ha incoronato la Corea dell’impegno, portando in trionfo 1987: WHEN THE DAY COMES di Jang Joon-hwan (Gelso d’Oro e Gelso Nero, il premio degli accreditati Black Dragon). Al secondo posto si sono classificati gli irresistibili zombie giapponesi di ONE CUT OF THE DEAD di Ueda Shinichiro e, al terzo, ancora la Corea con THE BATTLESHIP ISLAND di Ryoo Seung-wan. I web-giurati di MYmovies hanno scelto THE EMPTY HANDS del mito hongkonghese Chapman To.
Sudcoreano, infine, anche LAST CHILD di Shin Dong-seok, Gelso Bianco per la migliore opera prima. A valutare i cineasti del futuro, un’apposita giuria internazionale formata dal produttore hongkonghese Albert Lee, dal produttore americano Peter Loehr e dallo sceneggiatore italiano Massimo Gaudioso (firma storica del cinema di Matteo Garrone). È la primissima volta che viene assegnato il Gelso Bianco ed è una piccola rivoluzione che porta chiaramente in sé qualcosa di più grande: tutte le radici che il FEFF ha piantato, curato e visto crescere dal 1999, guardando sempre avanti perché – come ha detto il presidente Sabrina Baracetti dal palco – «Oggi non è abbastanza!».
Non resta che darsi appuntamento a Udine, per Far East Film Festival 21, dal 26 aprile al 4 maggio 2019!
Sudcoreano, infine, anche LAST CHILD di Shin Dong-seok, Gelso Bianco per la migliore opera prima. A valutare i cineasti del futuro, un’apposita giuria internazionale formata dal produttore hongkonghese Albert Lee, dal produttore americano Peter Loehr e dallo sceneggiatore italiano Massimo Gaudioso (firma storica del cinema di Matteo Garrone). È la primissima volta che viene assegnato il Gelso Bianco ed è una piccola rivoluzione che porta chiaramente in sé qualcosa di più grande: tutte le radici che il FEFF ha piantato, curato e visto crescere dal 1999, guardando sempre avanti perché – come ha detto il presidente Sabrina Baracetti dal palco – «Oggi non è abbastanza!».
Non resta che darsi appuntamento a Udine, per Far East Film Festival 21, dal 26 aprile al 4 maggio 2019!
Audience Award - media
Primo classificato:
1987: When the Day Comes di JANG Joon-hwan (Corea del Sud, 2017) - 4,596 (premiere italiana)
Nel 1987, lo studente universitario e membro del movimento per la democrazia Park Jong-chul viene catturato dalla polizia. Viene torturato a morte. La polizia e il governo cercano di nascondere il caso di Park Jong-Chul, ma i media e gli studenti universitari cercano di rivelare la verità.
La nostra opinione:
"1987: When the DayComes" è un film che, per i temi trattati, non si può guardare a cuor leggero. Prendendo spunto da un fatto realmente accaduto, la morte di uno studente universitario sospettato di spionaggio per mano delle forze di polizia e il successivo tentativo di quest’ultima di insabbiare il tutto, la storia evolve in un crescendo di intensità che mantiene lo spettatore col fiato sospeso fino all’ultimo.
Il cast corale permette di seguire gli avvenimenti da più punti di vista, rendendo lo spettatore partecipe delle diverse parti coinvolte nella storia, passando dai poliziotti carnefici, ai procuratori che non vogliono insabbiare la faccenda, ai giornalisti che decidono di non piegare il capo di fronte alle pressioni politiche, agli studenti che protestano per la democrazia. Ognuno di essi, con le proprie scelte, fa parte di un ingranaggio che, una volta azionato, conduce al climax del film e a una conclusione molto coinvolgente.
Il cast corale permette di seguire gli avvenimenti da più punti di vista, rendendo lo spettatore partecipe delle diverse parti coinvolte nella storia, passando dai poliziotti carnefici, ai procuratori che non vogliono insabbiare la faccenda, ai giornalisti che decidono di non piegare il capo di fronte alle pressioni politiche, agli studenti che protestano per la democrazia. Ognuno di essi, con le proprie scelte, fa parte di un ingranaggio che, una volta azionato, conduce al climax del film e a una conclusione molto coinvolgente.
Secondo classificato:
One Cut of the Dead di UEDA Shinichiro (Giappone, 2018) - 4,589 (anteprima mondiale)
Il film si apre in un magazzino abbandonato dove una troupe cinematografica sta realizzando un film sugli zombi. Ma questo non è un normale magazzino, infatti è il luogo in cui si sono svolti degli strani esperimenti militari e così dal nulla arrivano dei veri zombi che iniziano a terrorizzare la troupe.
La nostra opinione:
Molto probabilmente si tratta della sorpresa di questo festival: un esempio di meta-cinema a basso budget che mostra, tra mille peripezie, il "making of" di un film horror girato interamente in piano sequenza (in inglese, "onecut"). Se all’inizio lo spettatore dovesse trovarsi spaesato, pian piano, con il procedere del film, tutti i tasselli del puzzle finiranno al loro posto, ma non per questo rovinando i tanti momenti di ilarità.
Il tutto, contornato da un uso della macchina da presa a dir poco interessante. Colpi di scena a non finire, comicità che non stanca mai, e tanto, tanto, amore per il cinema.
Ecco ciò che aspetta chi si accinge a guardare "OneCut of the Dead".
Il tutto, contornato da un uso della macchina da presa a dir poco interessante. Colpi di scena a non finire, comicità che non stanca mai, e tanto, tanto, amore per il cinema.
Ecco ciò che aspetta chi si accinge a guardare "OneCut of the Dead".
Terzo classificato:
The Battleship Island: Director's Cut di RYOO Seung-wan (Corea del Sud, 2017) - 4,317 (premiere italiana)
La nostra opinione:
1945. Centinaia di coreani vengono deportati sull’isola giapponese di Hashima, nota anche come "isola della nave da guerra" per via della sua forma peculiare, per lavorare nelle miniere che si trovano nel suo sottosuolo. Tra i deportativi è anche un direttore d’orchestra che, ingannato da un falso amico, si ritrova su quest’isola insieme alla figlia e all’intera orchestra da lui diretta.
La storia ruota attorno alle misere condizioni di vita dei deportati e alle circostanze che li portano a progettare una fuga di massa.
Se la prima parte del film si concentra sulla vita quotidiana dei deportati all’interno del campo di lavoro, la seconda, focalizzata sulla messa in atto della fuga, assume toni che si potrebbero definire epici grazie a scelte registiche molto azzeccate. Lo spettatore resterà col fiato sospeso fino alla fine della pellicola.
La storia ruota attorno alle misere condizioni di vita dei deportati e alle circostanze che li portano a progettare una fuga di massa.
Se la prima parte del film si concentra sulla vita quotidiana dei deportati all’interno del campo di lavoro, la seconda, focalizzata sulla messa in atto della fuga, assume toni che si potrebbero definire epici grazie a scelte registiche molto azzeccate. Lo spettatore resterà col fiato sospeso fino alla fine della pellicola.
Black Dragon Audience Award - media
1987: When the Day Comes di JANG Joon-hwan (Corea del Sud, 2017) - 4,596
MYmovies Award
The Empty Hands di Chapman TO (Hong Kong, 2017)
White Mulberry Award for first time or second time director
Last Child di SHIN Dong-seok (Corea del Sud, 2018)
Il giorno 25 aprile si è inoltre tenuto il Cosplay Contest, giunto alla nona edizione e presentato ancora una volta dalla brava Giorgia Cosplay: qui sotto vi invitiamo a visionare un primo video introduttivo e un secondo riassuntivo della gara, mentre nella gallery potrete trovare alcune foto scattate ai partecipanti.
Eravate qualcuno di loro?
Fatecelo sapere nei vostri commenti!
Cosplay Contest Far East Film Festival 20
Cosplay Contest: uno sguardo d'insieme
Fonti consultate:
Sito ufficiale Far East Film Festival
Pagina Facebook Far East Events & Cosplay
Si ringrazia lightorange per l'aiuto alla stesura dell'articolo
Complimenti ai vincitori !
Se cerco notizie sul feff, onestamente fottesega dei cosplay.
Mi sarei aspettato di più come contenuti, visto che un utente su un blog ha scritto una disamina molto più completa.
Grazie per l'articolo!
Per quanto riguarda i premiati, li ho visti tutti:
Il vincitore 1987: When the Day Comes era un film indubbiamente di impatto – peraltro con un finale potentissimo – e sebbene imho sia stato abbastanza pompato resta comunque tra i film recenti più interessanti sulla storia contemporanea della Sud Corea. La narrazione corale poteva essere gestita meglio, più che altro riesce nella "presa emotiva" (come al solito nei drammi coreani): vittoria scontata, era tra i film più "di facili consensi" del FEFF, ma sicuramente è ben fatto.
La vera sorpresona è stata infatti il secondo classificato, giapponese, One Cut of the Dead... "horror" (virgolette d'obbligo) di zombie ultra-metacinematografico, a budget ridicolo ma giocato su un'idea veramente brillante: per far capire lo stile, è paragonabile a Why Don't You Play in Hell? di Sion Sono, entrambi dopotutto sono esempi di metacinema geniale e pazzoide, anche se divergono parecchio nella costruzione. In ogni caso, quasi dieci minuti di standing ovation al termine della proiezione (tardissimo, è iniziato dopo la mezzanotte)... non accadeva da tanto tempo, che io ricordi Consigliatissimo, e da guardare a scatola chiusa.
Il terzo classificato (anch'esso coreano) The Battleship Island era pure carino: questo invece era una super-produzione a budget stratosferico su un tentativo di fuga da parte di un gruppo di prigionieri coreani da un'isola-prigione-miniera, durante il colonialismo giapponese. Non male, molto cruento e la scena di battaglia finale tanta roba.
In ogni caso il migliore dell'edizione, oltre al succitato One Cut, è stato il dramma storico cinese Youth, l'ultimo film di Feng Xiaogang (che gli appassionati di cinema cinese sicuramente conosceranno).
Ambientato durante la rivoluzione culturale cinese degli anni '70 e la guerra sino-vietnamita, segue le vite di un gruppo di giovani nella troupe di ballo dell'esercito, raccontando sogni, amori, speranze di quella generazione (vissuta dal regista stesso) all'interno di una nazione in profondo cambiamento. È insieme racconto di formazione, omaggio alla gioventù che sfugge, racconto storico e politico, che ha ricevuto anche delle critiche per la visione patriottica – che per me non ci stanno, essendo un'opera in cui lo stesso Feng guarda con occhi commossi a un passato lontano e diverso. L'estetismo estremo inseguito dal regista con gli eleganti movimenti di macchina, i frammenti di vite, di persone, la bellezza nostalgica delle immagini, la qualità tecnica altissima (spaventoso e viscerale il piano sequenza di 6 minuti della battaglia nel canneto) restituiscono un affresco di gran cinema, a tratti zhangkiano, a tratti malickiano, e coprono forse qualche punta di retorica di troppo.
Molto buoni anche il coreano Little Forest, vero e proprio inno alla bellezza della quotidianità e delle piccole cose, il thriller Wrath of Silence, ritratto fatalista e disperato della classe rurale cinese, e per chi volesse un film di maggiore intrattenimento il thailandese Bad Genius, una sorta di finto teen movie scolastico strutturato come un thriller, che non si risparmia neanche di lanciare la giusta quantità di merda al business del sistema scolastico e alla gioventù thailandese più facoltosa.
Grazie per l'articolo, anche se mi spiace che quest'anno praticamente non ci siano stati approfondimenti di alcun genere. Poi anche quell'immagine di copertina in effetti ci azzecca poco
Far East Film Festival è senz'altro essenzialmente cinema asiatico, ma possiede anche una parte di anima "japan/otaku" che qui su AnimeClick ci piace appropriato menzionare.
Purtroppo quest'anno non abbiamo avuto la possibilità di avere un redattore fisso al festival come per gli anni scorsi, e questo spiega l'assenza di recensioni e focus.
Tuttavia un piccolo approfondimento arriverà prossimamente, grazie a una nostra redattrice
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