Nel Sol Levante il concetto di religione è diverso dal nostro: la vita dei giapponesi oscilla fra vari credi, principalmente shintoismo e buddismo. Se il primo è originario dell'arcipelago, il secondo proviene dall'influenza cinese che a partire dal II secolo d.C. con un picco fra il VI e l'VIII secolo, ha permeato e forgiato molta della cultura nipponica. E dal buddismo i giapponesi hanno preso principalmente i riti legati alla morte, al trapasso verso un'altra vita. I defunti e gli antenati sono molto venerati e sono celebrati in una delle ricorrenze forse più sentite, cioè l'O-bon, una festa che ha più di 500 anni e che si è evoluta nel tempo. Alla base resta la credenza che una volta all'anno le anime dei defunti (quindi anche quelli dei propri cari trapassati) tornino a casa per venire a trovare le loro famiglie nell'aldiqua. Per questo bisogna accoglierli con la dovuta deferenza e aiutarli nel caso fossero spiriti che non riescono a trovare pace.
 

L'O-bon ha origine da un sutra buddista, l’Urabon-kyô: in esso si narra la storia di Mokuren, un discepolo del Budda Sakyamuni. Grazie ai suoi poteri sovrannaturali, egli era in grado di vedere la madre morta e scoprì così che il suo spirito stava soffrendo terribilmente perché si trovava in un particolare luogo ove i defunti soffrivano una fame e una sete impossibili da estinguere. Chiese così aiuto al suo maestro e questi gli consigliò di portare cibo e acqua sulle tombe dei parenti deceduti, di offrirli anche ai monaci del tempio e di farlo il 15esimo giorno del 7 mese dell'anno. Una volta compiuta l'offerta, Mokuren usò nuovamente i suoi poteri e questa volta vide sua madre felice, che danzava in segno di riconoscenza. Proprio da questa leggenda nasce la danza Bon Odori, spettacolo emozionante che è spesso il culmine dei festeggiamenti.
 


Festeggiamenti che solitamente durano tre giorni e che, prima dell'avvento del calendario gregoriano durante l'era Meiji (1868-1912), erano collocati appunto il 15 del 7° mese del calendario lunare. Ai giorni nostri invece la data è fissata fra il 13 e il 15 luglio nel Kanto e fra il 13 e il 15 agosto nel Kansai, anche se persistono regioni dell'arcipelago in cui si continua a seguire l'antica tradizione e quindi la data varia di anno in anno. Fondamentalmente l'O-bon è soprattutto un'ottima occasione per chiedere qualche giorno di ferie da passare in famiglia.
 

Ogni giorno è dedicato ad un rito differente: nel primo si accendono davanti alla porta di casa i mukaebi, cioè le luci per aiutare le anime dei defunti a trovare la strada. Inoltre si allestiscono all'interno della casa due altari, uno dedicato agli antenati, l'altro per tutti quegli spiriti tormentati che non hanno ancora trovato la pace oppure per quelli che non hanno nessuno che renda loro omaggio.
 

Davanti ad essi sono poste tre volte al giorno offerte di cibo (che può essere riso, dolci, verdura, frutta oppure i piatti preferiti dei defunti), fiori e incensi. Inoltre vi saranno una zucchina a rappresentare il cavallo con cui lo spirito arriverà velocemente a destinazione e una melanzana che sarà invece il bue con cui ripartirà lentamente. Tutt'intorno vi saranno lanterne ad illuminare la via e un monaco sarà invitato a fare un hoyo o kuyo, cioè recitare dei sutra. Dopo ci si raccoglierà intorno ad un tavolo per mangiare e raccontare aneddoti sui propri cari che non ci sono più.
 

In questi giorni si va a fare ohaka-mairi, cioè si va nei cimiteri per pulire le tombe e pregare per il riposo delle anime; in alcune regioni dell'arcipelago si accendono lanterne o candele e le si pongono sulle lapidi. Ma non crediate che l'O-bon sia solo una festa di raccoglimento e che non ci sia spazio per l'allegria!
In essa possiamo trovare entrambi gli aspetti, anche perché molti matsuri estivi sono legati all'O-bon. Immancabile è il momento del Bon Odori, danza tradizionale che può variare nella coreografia e nella musica a seconda della regione ma che di solito è semplice da eseguire, in modo che tutti possano partecipare, magari indossando per l'occasione uno yukata.
 


L'ultimo giorno invece si compie il rito dell'okuribi, cioè si accendono i fuochi per guidare gli spiriti lungo la via del ritorno verso l'aldilà; uno dei più famosi è il Gozan Okuribi (o Daimonji) a Kyoto che attrae migliaia di visitatori. E con lo stesso scopo si depongono lanterne galleggianti su cui sono scritti messaggi benauguranti: fra i più fotografati ci sono Hiroshima e il Toro Nagashi di Asakusa a Tokyo.
 

Questo segna la fine delle celebrazioni per quell'anno.

Fonti consultate:
Japanization
SavvyTokyo