Tante volte ci è stato chiesto di fare una rubrica dove inserire il bianco e il nero, Capuleti e Montecchi, Livorno e Pisa, giorno e notte...insomma due punti di vista diametralmente opposti su cui poter discutere e magari anche schierarsi.

Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?

AnimeRing!

Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
 

Andiamo a scoprire  il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
 
Cosa succederebbe se Devilman non fosse un uomo ma una donna?
L’eroina di turno è Jun Fudo, una modella famosa, divenuta suo malgrado una Devilman che combatte i Beast (esseri mutanti che perdono totalmente la razionalità umana) per difendere le sorti dell’umanità.

Devil Lady nasce negli anni '90 dalla mente di Go Nagai e ripropone molti degli elementi del suo capolavoro invertendo i sessi dei protagonisti dell'opera anni '70. Nel 1998, l'11 ottobre, prende il via anche la trasposizione animata, che vende la partecipazione di un grande sceneggiatore come Chiaki J. Konaka.

A 20 anni dalla sua uscita, Devil Lady è ancora una storia che merita di essere vista e consigliata?

Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!

La domanda è una sola: voi da che parte state?

A FAVORE

10.0/10
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'Devil Lady' è una serie TV del 1998 ispirata al 'Devil Man' di Go Nagai e realizzata da una cast di tutto rispetto, tra cui citerò il regista Toshiki Hirano e lo sceneggiatore Chiaki J. Konaka. La presenza di mani esterne a quelle di Nagai si sente molto: fra tutte le serie ispirate alle opere di Go Nagai che ho visto, questa è quella che presenta la maggiore introspezione psicologica, la maggiore attenzione ai personaggi e ai loro sentimenti, e anche il ritmo più lento, tanto da sembrare quasi un dramma psicologico, pure restando una serie splatter. L'aspetto psicologico-intimista-sentimentale è di solito abbastanza abbozzato o assente nelle opere di Nagai, mentre è tipico dei lavori di Konaka. Ho giudicato questa immissione di sangue nuovo in maniera estremamente positivo. La base nagaiana comunque continua a sentirsi molto, soprattutto nel potentissimo, apocalittico, visionario e sorprendente finale, ispirato direttamente al 'Devil Man'.

Il giudizio su 'Devil Lady' dipende molto dalla conoscenza del manga di 'Devil Man': non conoscendolo per me è stato geniale, chi conosce il manga invece non sarà sorpreso e potrebbe assegnare una valutazione inferiore in quanto opera derivata. Comunque l'anime di 'Devil Lady' mi ha impressionato così tanto che subito dopo averlo terminato ho letto il manga di 'Devil Man', che mi ha fatto capire tante cose, seguito dai primi volumi di 'Devil Lady'. Il manga di 'Devil Lady' purtroppo è stata una grossissima delusione: si tratta di un'opera totalmente diversa dall'anime, sia come trama sia come atmosfera: di fatto il manga non presenta nessuna sofisticazione psicologica/sentimentale, è un susseguirsi di azione e di stupri, almeno per l'unico volume che ho letto prima di abbandonarlo disgustato. Mi dicono che nei volumi successivi migliori e può essere che lo riprenda in futuro: lo cito soltanto per segnalare a chi avesse letto il manga di non aspettarsi di trovare lo stesso nell'anime. Ovviamente anche l'anime contiene scene forti di violenza sessuale e non (non sarebbe un'opera nagaiana se non fosse così) ma sono relativamente poche e trattate in maniera eccellente a differenza da quanto avviene nel manga.

Il 'Devil Lady' TV va visto come un horror/splatter molto più intimista dell'opera nagaiana tipica: questo cambio di direzione mi è parso azzeccatissimo, visto che la strada dell'ultraviolenza era già stata percorsa (genialmente) in 'Violence Jack' e non c'era più nulla da dire in quella direzione. Per il resto la storia segue fedelmente quella del 'Devil Man', con i protagonisti cambiati di sesso e con la stessa relazione sessualmente ambigua tra Jun Fudo e Asuka Ran - controparti di Akira Fudo e Asuka Ryo -, mentre la parte di Miki è presa dalla giovane Kazumi. La serie presenta molti indovinati e ben tratteggiati personaggi comprimari, compresi quelli che compaiono in una singola puntata.
La prima parte della serie segue la tradizione nagaiana di piccole storie autoconclusive, tipica del robotico DOC: questo lo segnalo come nota positiva. L'anime non disdegna le citazioni al 'Devil Man' TV del 1972 (opera che conoscevo e quindi me le sono gustate) e dà la sensazione di essere stato scritto da persone cresciute sotto l'ombra di Go Nagai - sensazione che capisco benissimo - ma che scelgono di non seguire ciecamente le orme del maestro, anzi innovano apportando qualcosa di personale.

Una menzione d'onore merita la realizzazione tecnica. Il character design di Shinobu Nishioka è ottimo e presenta una versione anni novanta riveduta e corretta dello stile nagaiano: i personaggi femminili a mio parere sono tutti bellissimi, assai attraenti dal punto di vista sessuale e del tutto diversi dallo stile moe che imperversa oggigiorno. Anche dal punto di vista psicologico sono assai intriganti. L'anime si ricorda per le lunghe pause e i lunghi silenzi.
Meritano una menzione d'onore le musiche molto evocative e la bellissima opening in latino di Toshiyuki Watanabe. Anche la scenografia è molto curata: in particolare gli interni sono sempre spogli, tristi, malinconici, realizzati con colori smorti e rendono perfettamente l'atmosfera desiderata, assai diversa dalla tradizione nagaiana, ma non per questo disprezzabile. A mio avviso, la regia è eccellente, la sceneggiatura perfetta: è una di quelle opere che tiene svegli la notte per la curiosità di sapere come andrà avanti. Dal punto di vista della tensione nervosa e dell'inquietudine che riesce a suscitare (non dimentichiamo che si tratta di un horror) non è secondo a nessuno.
Non mancano le scene visionarie tipiche della tradizione nagaiana: aspettatevi quindi mostri giganti, crocifissioni, spaventose mutilazioni, violenze sui bambini e moltissime morti. Insomma, a mio avviso si tratta della migliore opera nagaiana realizzata dal 1990 in poi. Il 10 è inevitabile. Raccomandato ai nostalgici di Go Nagai e non solo.


CONTRO 

5.0/10
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'DevilLady' è una di quelle storie bizzarre e allo stesso tempo geniali che meritano di essere raccontate. Il fumetto di riferimento nasce nel 1997 dalla penna di Go Nagai, presentandosi come un remake "femminile" del classico 'DevilMan'. Adesso a trasformarsi in diavolo è una ragazza, ma la sostanza non cambia: il succo, come nell'originale, sono oscure avventure autoconclusive nelle quali la nostra eroina, con l'aiuto di Asuka e dei suoi "bestiali" poteri, fa a pezzi, volta per volta, le crudeli Devil Beast che infestano Tokyo. Schema narrativo pedante e privo di sorprese, che senza la violenza selvaggia e le scene pruriginose (entrambe le ragazze finiranno praticamente stuprate in ogni episodio), marchio del mangaka, non avrebbe alcun senso d'esistere. Forse proprio per salvare l'opera dalla spazzatura Nagai correggerà il tiro, dopo 6 volumi insignificanti, con un epocale colpo di scena: mettere 'DevilLady' in continuity con 'DevilMan', trasformando quello che era un rifacimento in un seguito vero e proprio. Si aggiungeranno così al cast Akira Fudo e Satana, ma sopratutto convergeranno in una storyline "universale" anche gli altri manga demoniaci dell'autore, 'Mao Dante' e 'La Divina Commedia' in primis, arrivando a uno sviluppo di trama geniale nel quale tutti i vari mosaici convergeranno in un unico, intrigante disegno che darà una conclusione definitiva a tutti i fumetti.
Indubbiamente 'DevilLady', al di là della storia maestosa, risulterà comunque molto discontinuo a livello di sceneggiatura, mal strutturato tra tremendi filler e meravigliosi spunti narrativi, ma alla fine il suo finale travolgente, oltretutto sbrigativo e velocissimo, sarà così glorioso da portare lo stesso autore, molto soddisfatto, a definire l'opera come uno dei suoi ultimi grandi lavori.

L'anno dopo l'inizio del manga arriva invece in tv la versione animata, diretta da Toshiki "Dangaio" Hirano e scritta da uno dei più noti sceneggiatori odierni, Chiaki J. Konaka. Impossibile trasporre il sesso e gli smembramenti che regnano sovrani nel fumetto, per questo 'DevilLady' anime racconterà una storia completamente diversa con molti nuovi personaggi, trovando come unico punto di contatto con il fumetto le protagoniste Jun e Asuka, le figure minimizzate o stravolte di Aoi Kurosaki e Jim Langer (nelle fattezze di Jason Bates, fisicamente identico e nello stesso ruolo) e il debole spunto narrativo di partenza. Il risultato, come potete immaginare sbirciando il voto, non è positivo, ma sarebbe riduttivo liquidare così questa serie: io ne consiglio ugualmente la visione se riuscite e reperire i DVD Dynit a prezzo onesto, questo perché 'DevilLady' anime è un capolavoro mancato. Non, come spesso accade, per un'eccezionale storia che si sputtana nel finale, ma per un soggetto portentoso rovinato da una superficialità generale, nella sua realizzazione, che impedisce di dare il giusto risalto all'ambiziosa trama.

Il suo problema principale è di essere fatto con pochi soldi, e la cosa si avverte sensibilmente: nel beast design svogliato e senza fantasia, nelle animazioni terribilmente approssimative (sufficienti ma qualitativamente mediocri), nella <i>tremenda</i> cura nelle scenografie - con interni e location spoglie e spartane, addirittura nei colori smorti che mettono malinconia. Sopratutto, 'DevilLady' paga cara la sua prima metà di storia basata su episodi autoconclusivi nel quale Jun sconfigge la Devil Beast di turno sempre seguendo lo stesso identico canovaccio narrativo: mostro fa la sua prima vittima - Jun e Asuka indagano - mostro cerca di uccidere Jun - Jun si trasforma in DevilLady e vince. Parliamo di una quindicina di episodi di agghiacciante fattura, narrativamente molto simili alla prima parte del manga, quella orribile e ripetitiva che poi convinse Nagai a cambiare registro.

Quello che risulta lapidario, dopo questa disamina, è che il format televisivo è stato uno sbaglio. Troppi episodi (sarebbero bastati 5/10 OAV di buona fattura per raccontarla, e bene), e sopratutto troppi paletti che impediscono di osare nelle scene sessuali e splatter: il sangue non manca ma non si va mai troppo oltre e, viste le occasioni di animare esplicitamente squartamenti e scene gore per aumentare le atmosfere cupe, la delusione per la patina neutra è inevitabile. Nonostante questo, non si può dire che a 'DevilLady' anime manchi una storia da raccontare.

Cassati completamente i riferimenti, a livello di continuity, a 'DevilMan' - anche se non mancano simpatici tributi, sopratutto a quello televisivo Toei -, il soggetto inedito di Chiaki J. Konaka è di assoluto rispetto. Se metà serie è da buttare, gli ultimi 6/7 episodi sono di un crescendo narrativo invidiabile, paradossalmente una sorta di aggiornamento della mitica parte conclusiva del manga dell'uomo-diavolo: atmosfere di distruzione, crudeltà assortite, morti illustri, un incredibile cambio di bandiera... Da serie action-horror di scontata routine, con l'eroina che deve solo ammazzare il mostro della settimana, DevilLady si evolve in una guerra generale tra DevilMan ed esseri umani, con entrambe le fazioni agli ordini di fanatici estremisti, e culmina in un finalone "divino" d'impatto.
Perché allora neppure una sufficienza stentata? Perché non premiare la serie per il suo soggetto talentuoso al di là del comparto low budget (come feci con 'Mao Dante' e 'Violinist of Hamelin')? Semplicemente perché 'DevilLady' non graffia mai come dovrebbe.

In più momenti si avverte l'epicità della trama, si apprezzano i suoi risvolti, si ha curiosità sul come andrà avanti. Però in tutti i momenti topici, che dovrebbero rappresentare il culmine del climax, i personaggi rimangono insignificanti, i dialoghi banali, le animazioni scandalose, la protagonista pessima, la messa in scena squallida. Non v'è un solo momento in cui si riesca davvero a 'empatizzare' o a sentirsi emotivamente coinvolti dalla mediocre confezione della storia, prova significativa della poca cura riversata in questa produzione, e che porterà Dynamic Planning, tra i produttori, a disconoscerla. Senza nulla togliere alla sua tenebrosa colonna sonora, dove un ispiratissimo Watanabe non fa rimpiangere nessun Kawai, all'eccezionale e minaccioso brano d'apertura cantato in latino e alla trama che si sveglia con un sussulto nella parte conclusiva, 'DevilLady' non merita la sufficienza.



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Cosa ne pensate di Devil Lady?