Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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Come reagireste se un giorno doveste scoprire che la realtà in cui credevate si rivelasse un inganno? Oppure, come avreste reagito se da bambini aveste scoperto di essere stati cresciuti con amore per il solo scopo di essere utilizzati come carne da macello? Probabilmente sareste caduti in preda al panico, un po' come chiunque, d'altronde, ed avreste tentato di fuggire.

Ebbene, i bambini dell'orfanotrofio Grace Field House, cresciuti e istruiti con le amorevoli cure di "mamma" Isabella, ne sanno qualcosa. Nella fattispecie Emma e Norman, due ragazzi di undici anni, scopritori dell'oscuro segreto che nasconde l'istituto. E ben presto saranno costretti a dover coinvolgere anche gli altri orfani, primo tra tutti Ray, loro coetaneo e amico di entrambi, nonché, assieme a loro, uno dei tre ragazzi con il punteggio più alto nei test dell'istituto. Ma in che modo potranno superare in ingegno Isabella e fuggire insieme agli altri orfani?

Incipit interessante, ma non è solo questo il punto di forza della storia scritta da Kaiu Shirai, co-autore e scrittore del manga omonimo disegnato dalla mangaka Posuka Demizu. Difatti il maestro Shirai, oltre ad aver dato vita a una storia ben gestita, innovativa e avvincente, è riuscito anche nell'intento di donare un taglio psicologico profondo alla sua opera e di creare dei personaggi sfaccettati e dal grande carisma, come: Emma, una ragazza di gran cuore, decisa nel voler salvare gli orfani dell'istituto, da lei considerati al pari di veri e propri fratelli; Norman, il ragazzo più sveglio del gruppo e che segretamente prova dei sentimenti per quest'ultima, al punto da tentare tutto il possibile pur di garantire la sua sopravvivenza; il pragmatico Ray, colui che più di tutti tenderà a sorprendere lo spettatore e che tiene particolarmente a voler proteggere i primi due. Per quanto riguarda la misteriosa figura di Isabella, finirei per 'spoilerarvi' decisamente troppo, se dovessi raccontarvi qualcosa di più su di lei, ma vi posso assicurare che la sua storia e il suo carisma non deluderanno le vostre aspettative. Purtroppo, per non dilungarmi troppo, mi devo fermare qui dall'illustrarvi altri personaggi, ma non vi nascondo che vi sono anche anelli deboli da questo punto di vista, e ciò probabilmente va ricercato nel loro numero eccessivo e nella scarsa coralità della serie, che, a parte qualche rara eccezione, forse si concentra un po' troppo su quelli precedentemente descritti; per fortuna questo non è un difetto tale, da poter compromettere la godibilità della serie. E, per quel che mi riguarda, nonostante ci sia stata qualche piccola minuzia a livello di adattamento che mi ha fatto storcere il naso in due-tre episodi, direi che lo staff che si è occupato di quest'anime ha fatto un ottimo lavoro, riuscendo nel non semplice compito di catturare l'anima e lo spirito dell'opera originale.

Il comparto tecnico invece si dimostra efficace e di pregevole fattura, forte di ottime animazioni nelle fasi più concitate e di inquadrature dinamiche e talvolta anche angoscianti. Il character design, molto fedele all'originale, e apparentemente in contrapposizione con le atmosfere cupe e angoscianti dell'opera, si dimostra fin da subito adatto al proprio ruolo, in particolar modo per via delle incredibili espressioni facciali che caratterizzano i vari personaggi, sorprendentemente realistiche e di grande impatto.

Parlando del comparto audio, il lavoro svolto dai doppiatori è stato decisamente encomiabile. In particolare mi soffermo sul lavoro di Sumire Morohoshi, Maaya Uchida e Mariya Ise, rispettivamente le voci di Emma, Norman e Ray, le quali sono riuscite a dare quel tocco in più a dei personaggi che erano già carismatici di loro, ma vi garantisco che anche il lavoro svolto dagli altri non è stato da meno in tal senso, soprattutto nelle fasi drammatiche, in particolare nelle parti urlate - ma non sfigurano neanche in quelle cui sono preponderanti l'allegria e i buoni sentimenti. Soffermandomi sul comparto musicale, è senz'altro d'obbligo citare la opening, Touch off, dal ritmo energico e adrenalinico, eseguita dal gruppo j-rock degli Uverworld, e le due ending, Zettai Zetsumei e Lamp, dal ritmo un po' più lento e dal sapore drammatico e nostalgico, entrambe eseguite dal gruppo j-rock dei Cö Shu Nie. Per ultime, ma non per importanza, vi sono le meravigliose ed emozionanti OST composte da Takahiro Oba.

Per concludere, ritengo che questa trasposizione, lungi dal poterla definire perfetta, sia senza dubbio una delle serie anime migliori che ci abbia regalato questa stagione invernale. Nell'attesa di poter dare uno sguardo al più presto alla seconda stagione, fortunatamente già annunciata e fissata per l'anno prossimo, vi consiglio caldamente di andare a recuperare il manga, nel caso, a visione terminata, siate fin troppo impazienti di vedere il proseguimento della storia di questi bambini.

4.0/10
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"Caligula" è un anime di dodici episodi andato in onda dall'aprile al giugno del 2018.

I protagonisti sono i membri del "Going Home Club", i quali, a differenza di tutti gli altri, si sono resi conto di essere intrappolati in una realtà fittizia chiamata Mobius e lotteranno contro i Musicisti per poter tornare nel mondo reale.

Ora, io avevo letto la trama. La conoscevo. L’avevo capita. O almeno così pensavo. Alla fine del primo episodio, infatti, non ho potuto fare a meno di esclamare, in curioso sincrono con il protagonista: "Non ci ho capito una mazza." Ed è con questa aulica espressione che viene perfettamente espresso il fondamentale problema di questo anime: la sceneggiatura. Lasciate che vi faccia un veloce riassunto di come sono stati organizzati questi dodici episodi.
Per i primi cinque, gli spettatori sono lasciati a brancolare nel buio, senza spiegazioni di cosa stia accadendo, e, contemporaneamente, si assiste alla trasformazione dei protagonisti nell'equivalente dark delle guerriere Sailor, che lottano contro questi fantomatici Musicisti, i guardiani di Mobius, determinati a proteggere Miu, la creatrice di questa realtà fittizia dove tutti i tuoi sogni si avverano e puoi essere tutto ciò che vuoi.
Al sesto episodio, finalmente, viene data qualche spiegazione e più o meno si capisce qualcosa, e ci illude che questa gigantesca premessa di cinque puntate sia terminata e ora la situazione comincerà a farsi interessante. Ma è proprio a questo punto che gli sceneggiatori, che già si vedeva tenevano poca voglia di lavorare, hanno deciso di prendersi una meritata vacanza.
Gli spettatori vengono, dunque, lasciati in un limbo di episodi assolutamente inutili conditi con combattimenti a caso per ammazzare il tempo, fino alla decima puntata dove finalmente vengono fatte delle belle rivelazioni, che proseguono nei due episodi successivi con colpi di scena, spiegazioni "sensate" (enfasi sulle virgolette) e chi più ne ha più ne metta.
Tutto ciò finché non si arriva all'ultima puntata che ho trovato piatta, banale e prevedibile.
Come penso sia perfettamente intuibile a questo punto, ritengo la visione di quest’anime una gran perdita di tempo.

Passiamo ora ai personaggi. Ce ne sono tantissimi, davvero, a parte il protagonista Ritsu, non disturbatevi a impararne i nomi, il chara dalle linee molto marcate vi aiuterà a capire se si tratta di uno dei "buoni" o dei "cattivi" e tanto basta. Ognuno di loro ha subito un trauma nel mondo reale, ma ciò che li distingue è il modo in cui decidono di fronteggiare i loro problemi: tornare a casa e affrontare il proprio passato, o rimanere a Mobious ed essere felici di non essere nel mondo reale.
Fondamentalmente, il concetto di base era anche bello, l’incapacità di interagire con il mondo, di diventare quello che si vuole, di trovare la felicità con i propri mezzi, ma è stato reso malissimo.
I personaggi sono forzati in questi dialoghi banali, a volte proprio senza senso, che matematicamente portano sempre a un combattimento di qualche tipo. Mi sono fatta l’idea, infatti, che a parte le rivelazioni finali, non si sia speso molto tempo a pianificare il resto della storia, per cui, per colmare il vuoto degli primi nove episodi, si è deciso di farli combattere, perché chi non ama una bella esplosione? Come diretta conseguenza, gli scontri risultano molto sterili e fini a se stessi, meri riempitivi, in attesa dei colpi di scena finali.

Personalmente, ritengo avrebbe reso molto di più se fosse stato semplicemente incentrato sull'aspetto psicologico, senza tirare fuori queste armi gigantesche e spuntoni neri che gli escono dal petto, ma poi di nuovo, come lo riempivi l’enorme buco di trama?

Riassumendolo in una frase o meno: "Qualcuno paghi un corso di scrittura creativa agli sceneggiatori, per cortesia."

2.5/10
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Ognuno di noi, nell'arco della propria vita, ha intrapreso (anche più volte) la ricerca di uno scopo, un obiettivo da perseguire, un elemento che dà significato alla propria esistenza. E "Rewrite", opera piuttosto complessa da descrivere, parla proprio di questo: un protagonista alla ricerca di un qualcosa che giustifichi la sua esistenza.
E qual è questa giustificazione? Beh... una delle necessità primordiali più forti in assoluto: la ricerca di un prosperoso paio di tette in cui affondare le proprie mani.
È questo lo scopo che, almeno inizialmente, muove Tennouji Kotaro, il giovane protagonista di "Rewrite". Ed è qualcosa che veramente in molti possono capire, in quanto ogni uomo, durante i turbinii della propria adolescenza, si è posto un tale obiettivo. E non solo: la passione per le tette è una delle cose che ci si trascina sempre, uno dei lasciti dell'adolescenza che ci accompagnano per tutta la vita. Quello che Kotaro non sa, sfortunatamente per lui, è fino a dove lo spingerà tale passione.
Philip Roth aveva scritto: “Un uomo non avrebbe i due terzi dei problemi che ha se non continuasse a cercare una donna da scopare. È il sesso a sconvolgere le nostre vite, solitamente ordinate". A parte il sesso vero e proprio, eventualità abbastanza rara nelle produzioni animate giapponesi, è indubbio che questa citazione racchiuda la causa iniziale di tutte le disavventure del nostro giovane protagonista.

Anche se, a dire il vero, è piuttosto difficile individuare queste disavventure nel marasma di accadimenti che si susseguono nell'anime. O meglio: alla deficitaria quantità di avvenimenti importanti, immersi in un abisso di trivialità, che accompagnano addirittura più di metà dell'opera.
Ebbene sì, tutta la prima sezione è essenzialmente costellata da accadimenti random, con un filo conduttore talmente tenue da risultare, nella stragrande maggioranza dei casi, invisibile.
La prima metà è, molto probabilmente, la parte migliore/peggiore. Peggiore perché, per i più pignoli, "Rewrite" non presenta né una sceneggiatura né qualcosa di vagamente simile ad essa. Migliore perché abbiamo davanti a noi un rimarchevole attenuamento delle più basilari regole di causa ed effetto, un vero generatore di scene random che decreta questa parte come una vera perla del trash. Avremo drammoni, avvenimenti stupidi oltre ogni limite, personaggi inutili che fanno sfoggio di sé... un vero caleidoscopio di roba fatta male che potrebbe oltremodo divertire coloro a cui piace la "roba fatta male". Il tutto con il nostro caro Kotaro come centro nevralgico di questo turbinio. E la cosa migliore (e qui non scherzo) è che in questa sezione l'opera non si prende troppo sul serio, a parte qualche drammino made in Key (roba trita e ritrita) che non guasta troppo il non-procedere dell'opera e aggiunge un tocco di 'trashosità' in più.
Sfortunatamente non tutto dura per sempre, e nell'episodio 7 fa capolino il peggior nemico di questo "Rewrite": la trama. Ebbene sì! Solo a metà inoltrata (mi preme ricordare che l'episodio 1 era un devastante susseguirsi di scene casuali a minutaggio addirittura doppio) inizieremo a scorgere ciò che in una normale opera è frequentemente una componente basilare, ma in "Rewrite" pare essere peggio della peste bubbonica. L'effetto della trama si farà presto sentire e, a causa della incredibile possanza psicologica dei tipici personaggi tratti da una visual novel (ovvero l'apoteosi della stereotipia), ci ritroveremo di fronte a un susseguirsi di eventi che ridefinisce tutti i ruoli del cast e strania lo spettatore. Proprio quando si iniziava ad abituarsi alla mancanza di nessi logici...
Questo peggioramento è globale, addirittura a un livello tale che persino il comparto tecnico inizia a risentirne.
E purtroppo dà il via a una terribile catena di eventi che causa il tracollo: proprio al termine, ci si ritrova con un finale seriosissimo contornato da numerosi drammi, che ben poco ha a che fare con il coacervo di scemenze che avevano accompagnato così a lungo lo spettatore.

È piuttosto difficile intuire l'obiettivo di quest'opera (anche alla luce del fatto che ne è stato annunciato un seguito); ma qualunque esso fosse, sicuramente non è stato raggiunto. E dubito anche che si siano avvicinati. L'unica cosa certa è che il loro scopo non era intrattenere lo spettatore con una storia avvincente.
Mi piacerebbe consigliare quest'opera agli amanti del trash, ma devo avvertirli del fatto che il loro elemento preferito non perdurerà fino alla fine. Ma, se hanno lo stomaco forte e possono reggere qualche dramma, nonché il finale più fuori luogo mai visto, allora "Rewrite" potrebbe essere fonte di soddisfazioni. Per tutti gli altri, che temo siano più del 90% di coloro che potrebbero imbattersi in questa recensione, credo sia meglio tenersi alla larga.