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Aspettavo da tanto questa serie. Sono infatti molto sensibile alla tematica della disabilità, solitamente a parlare di queste cose si vince facile con me, perché mi toccano molto emotivamente, e invece...

Sinossi
Yuki è una graziosa ragazza universitaria sorda dalla nascita. Casualmente incontra Itsumi, un bellissimo ragazzo suo collega di università, ed è colpo di fulmine immediato per entrambi

Per prima cosa, fughiamo un possibile frainteso che ho avuto io e potrebbero avere tanti altri: non c’entra assolutamente niente con “A Silent Voice”, film che ho apprezzato davvero tanto.
A leggere il tema e guardare il character design della protagonista, infatti, viene subito in mente quel film (stessi capelli, corporatura, apparecchio acustico, dolcezza), tuttavia non c'è alcun nesso tra le due opere, le similitudini si fermano qui, e in quanto a livello di profondità di trama, personaggi, realismo, atmosfere siamo lontani anni luce.

Personaggi
Yuki è una dolce, dolcissima, diabeticamente dolce ragazza sorda.
Essere sorda è la sua unica particolarità, poiché tolto questo è una ragazza a dir poco insignificante. Mai una volta che esprima una frase o un concetto profondo, originale o maturo. Mai. Non ha passioni, interessi, capacità o ambizioni particolari. Intellettivamente e culturalmente è terra terra. È un’adulta, fa l’università, eppure i suoi pensieri sono da bambina, basic che più basic non si può. Ah, però li esprime col linguaggio dei segni, che dolce! Kawaii!
Parliamoci chiaro: se non godesse a piene mani della benevolenza della disabilità, la considereremmo una nullità ‘pucciosa’ senza alcun tipo di interesse.

Itsumi rappresenta la personificazione del concetto metafisico di principe azzurro. Un adone apollineo di una bellezza abbagliante, virile, lineamenti perfetti, mascellone, occhi azzurri, fisico scultoreo, alto, colto, sicuro di sé, carismatico, gentile, paziente. Conosce tre lingue, viaggia continuamente per il mondo, aperto a tutte le culture. Inoltre, considerando l’appartamento lussuoso che ha e i continui viaggi che si può permettere di fare, è anche ricco. Ha tutte le ragazze ai suoi piedi, sia giapponesi che straniere, ma chissà perché non si è mai messo con nessuna. Itsumi non è un essere umano, è l’incarnazione di un ideale di perfezione assoluta e, in quanto tale, personalmente, lo trovo irrealistico e insopportabile.

Ma tant’è, questi sono i due protagonisti della nostra storia e dobbiamo accettarlo.

Esistono personaggi secondari ai quali viene dato un po’ di spazio: Rin, Kyoya, Ema e Shin. Hanno una discreta caratterizzazione, meglio dei protagonisti sicuramente, ma niente di eclatante.
L’unico che spicca sugli altri e che sembra un personaggio vero è Oshi: è un amico di infanzia di Yuki (di cui ovviamente è innamorato), è scostante, tsundere, e infastidito da Itsumi.
Lui è l’unico personaggio scritto bene della serie: umano, imperfetto, non amalgamato al contesto zuccheroso dell’anime. Peccato che gli si dia pochissimo spazio.

Attenzione: la parte seguente contiene spoiler

Storia
La storia di “A Sign of Affection” è di una dolcezza smielata ai limiti del sostenibile, una sorta di favola idilliaca senza ombre ambientata nei giorni nostri.

Il grande problema della trama è che non c’è mai, nemmeno all’inizio, la benché minima posta in gioco. I protagonisti si innamorano sin da subito, all’episodio 1. La cosa è assolutamente evidente, non lascia adito a dubbi. Fossimo nella realtà, sospetteremmo che Itsumi se la voglia solo portare a letto, ma, visto che è uno shoujo, allora siamo certi che si è proprio innamorato a prima vista di lei (così de botto, senza senso).

Itsumi, da ‘gigachad’ ultra-sicuro dei propri mezzi qual è, non ha nessun tipo di problema a fare e disfare tutto a comodo suo, a invitare Yuki a casa sua, a toccarla, a farsi avanti, e i due si mettono ben presto insieme. Tutto fila liscio come l’olio, senza che niente si frapponga tra di loro.
Non solo questo accade tra i protagonisti ma persino tra i secondari: anche loro presto o tardi si mettono insieme senza problemi di sorta. Qua tutte le linee romantiche predefinite sono facilmente corrisposte. Fanservice a manetta.
La comparsa degli pseudo-antagonisti (Oshi e Ema) non fornisce neanche temporaneamente una posta in gioco, poiché mai, nemmeno per un secondo, fanno sorgere il dubbio nello spettatore di avere chance. Sconfitti in partenza senza appello. Ema poi è ridicola: ci era stata presentata come innamorata pazza di Itsumi da anni, aveva ‘friendzonato’ da sempre Shin, poi viene a sapere che Itsumi si è fidanzato e, invece di mettersi di traverso, provare a prendersi il suo amore, cosa fa? Niente. Accetta la cosa, pazienza, e si mette con Shin, come se nulla fosse. Veramente un buonismo rivoltante.

Attenzione: fossimo nella vita vera, sarebbe la cosa più bella del mondo! Non c’è niente di meglio di due persone che si amano, si mettono assieme, zero ostacoli, e passano insieme le proprie giornate in armonia a farsi le coccole a vicenda senza mai alcun problema fino a cent’anni. Sarebbe una storia d’amore bellissima (per loro due), ma a farci un film o un anime verrebbe fuori una roba inguardabile di una noia mortale (per noi spettatori). Insomma, verrebbe fuori “A Sign of Affection”.

A questo punto mi parte il neurone cinico e comincio a pormi una domanda scomoda:
[cinismo mode on]
Cosa diavolo ci trova Itsumi in Yuki?
Mentre lui è una specie di Dio in terra perfetto in tutto, Yuki è una ragazza insignificante che non fa altro che arrossire, sospirare, imbarazzarsi, dire banalità infantili e tirarsi indietro quando Itsumi la tocca o prova a darle un bacetto in pubblico (persino dopo che si sono messi insieme). I suoi pensieri sono da scuola elementare.
No, sul serio, Yuki cos’ha da offrirgli? Itsumi mette sul piatto della bilancia tutto, qualunque virtù una ragazza possa mai desiderare da un uomo, e lei invece cosa mette sul piatto? Il fatto di essere dolce e moderatamente carina? Sai quante altre ragazze dolci e carine (anche più di lei) gli vanno dietro e spasimano per lui. Perchè proprio Yuki?
Itsumi è un ‘gigachad’ che, girando il mondo, ha fatto esperienze di tutti i generi, che può avere letteralmente qualunque ragazza desideri (e di ben altro livello: colte, belle, artiste, interessanti), ma le ha sempre misteriosamente rifiutate tutte, uno come lui ha per forza di cose degli standard stratosferici, e l’unica che lo fa capitolare è un’ameba?
Ma per favore.
È roba da favola per bambini, inverosimile al massimo.
[cinismo mode off]

Come detto, l’unico personaggio degno è Oshi. Partendo dalle poche informazioni che ci sono giunte finora, ho provato a immaginare la trama dal suo punto di vista, come se fosse stato lui il protagonista.
Oshi è innamorato di Yuki da sempre, sin da quando erano bambini, è il suo primo amore. Ha imparato il linguaggio dei segni per lei, a modo suo per proteggerla. Ogni volta che lei è in difficoltà, lui interviene per aiutarla, ma appunto a modo suo, col suo fare tsundere, a volte senza che lei se ne renda conto, come fanno i veri eroi dei romance. Non le si è mai dichiarato, ma ancora ci spera, le ha dato nel corso del tempo dei segnali, dei messaggi, sperando che lei li cogliesse, si è illuso che poco a poco lei stia cominciando a “vederlo” e aspetta il momento giusto per farsi avanti... immaginatelo, lo avete visto tantissime volte protagonista in tante altre romcom ed eravate tutti a tifare per lui... ma in questo caso va diversamente, perché all’improvviso arriva dal nulla un mega ‘figone’, Itsumi, che senza alcuno sforzo e con un solo sguardo fa cadere Yuki ai suoi piedi. Da lì in poi lei ha occhi solo per il ‘figone’, Oshi ormai la riesce a vedere solo casualmente, di rado da lontano, mentre passeggia col ‘figone’ o entra a casa sua, e quando finalmente riesce a scambiarci due parole, lei gli parla solo di quanto meraviglioso sia il ‘figone’. A un certo punto il ‘figone’ gli si avvicina e con un misto di indulgenza e compassione gli fa: “Non riesco a odiarti, perché non diventiamo amici?”. Che è un modo diverso per dire: “Non ti allontano, perché non ti ritengo minimamente una minaccia, mi fai solo pena. Perché non ti arrendi, ti sottometti a me e fai da amico zerbino?”. Mi dispiace un sacco per lui.
Avessero raccontato la storia (anche) dal punto di vista realistico e umano di Oshi, sarebbe stata interessante. Invece la storia narrata è quella da favola ideale di una neo-Cenerentola che incontra il principe azzurro perfetto, e vissero tutti felici e contenti.
Noia a palate.

Disabilità
Come detto, è un tema che mi sta molto a cuore, tuttavia in questa serie non mi è piaciuto il modo in cui è stato trattato. Yuki è sorda, ma questa sua disabilità pare non le arrechi fondamentalmente nessun problema nella vita di tutti i giorni, a parte il fatto di dover comunicare scrivendo messaggi su cellulare/cartelli (come se fosse una novella Komi).
Yuki sembra vivere in un mondo idilliaco in cui la disabilità è una condizione come un’altra che di fatto non comporta nessun problema sociale (sarebbe bello se la realtà fosse così, ma sappiamo che, purtroppo, non lo è). Nessuno le dimostra ostilità o insofferenza, nessuno la prende in giro o la esclude, né i conoscenti né gli estranei, tutti sono immensamente pazienti e gentili con lei e si prestano senza alcuna esitazione o fastidio a venirle incontro.
A un certo punto sembrava nascere finalmente un problema: non riusciva a trovare lavoro. “Finalmente!”, ho pensato. Quella poteva essere un’occasione per mostrare le difficoltà che possono incontrare i disabili, tuttavia è stata completamente banalizzata e depotenziata come tematica: innanzitutto perché nella ricerca del lavoro non c’era nessuna ansia o fretta, quello era giusto un suo sfizio e non una necessità impellente (vive mantenuta da sua madre, il lavoro era solo un modo per mettere da parte qualche soldo per farsi una vacanza), dunque in fondo, se non lo trovava, chissene; secondariamente, se ne accenna giusto qualche volta di sfuggita e poi con scioltezza lo trova, fine del finto-problema.
La disabilità alla fine della fiera sembra solo un modo per rendere Yuki kawaii, giusto un pretesto iniziale che non è stato per niente approfondito né trattato con la verosimiglianza e la serietà che avrebbe meritato.

Il comparto tecnico è di livello, i disegni sono belli e anche le sigle.
Il contorno insomma è sicuramente ottimo, ma è proprio la trama che non è interessante.
Sono rimasto francamente deluso e, se uscisse una seconda stagione, non credo che la vedrò.