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“Denpa Onna to Seishun Otoko” (traducibile come “La ragazza che emette onde elettromagnetiche - o la lunatica - e l’adolescente”) è un anime del 2011 prodotto dallo studio Shaft e basato sull’omonima light novel scritta da Hitoma Iruma e illustrata da Buriki.

La storia vede come protagonista Makoto Niwa, liceale che si trasferisce in un’altra città a causa dei continui viaggi di lavoro dei suoi genitori. Il ragazzo riceve l’ospitalità di sua zia Meme, la quale, con sua grande sorpresa, si scopre avere una figlia di nome Erio Touwa. La ragazza, dopo essere scomparsa per circa sei mesi e ritrovata poi in mare, ha cominciato ad avvolgersi in un futon e ad affermare di essere un aliena.

Il genere “soprannaturale” si adatta solo in parte all’anime in questione. Esso, infatti, dopo un inizio intrigante, particolare e quasi affascinante, cambia completamente veste e prende una direzione abbastanza diversa da quella che ci si poteva aspettare. Dopo aver appurato che la strana attitudine di Erio è dovuta solo a cause psicologiche, dal terzo episodio la ragazza (che inizia a comportarsi in maniera normale) viene messa dar parte per dare spazio ai molti personaggi secondari presenti nell’opera. Ecco quindi che quest’ultima si trasforma nella classica commedia sentimentale e comincia ad annoiare lo spettatore con episodi lenti e ridondanti, nei quali, il più delle volte, Makoto si destreggia fra sua zia e le sue compagne di scuola. La questione alieni, però, è sempre presente, perché abbraccia una miriade di persone che credono nella loro esistenza. Se siete in cerca di effetti speciali e elementi sci-fi, dunque, vi consiglio di optare per un altro titolo, perché “Denpa Onna to Seishun Otoko” è privo di tutto ciò e utilizza l’argomento “extraterrestri” solo come pretesto originale.

Il vero problema dell’anime, però, non sta tanto nella storia, quanto nei personaggi: essi, infatti, sono tra i più strani e fastidiosi che abbia mai incontrato. Pare che nessuno di loro conosca la parola normalità, e tutti, in un modo o in un altro, presentano una vena di follia nella propria personalità. Partiamo da quello che ho odiato di più, ovvero Meme: una quarantenne che dimostra l’aspetto di una ventenne e la mentalità di una bambina di cinque anni. La madre di Erio riesce a irritare costantemente lo spettatore con il suo atteggiamento infantile e, come se non bastasse, è parecchio disturbante vedere Makoto in preda agli ormoni adolescenziali tutte le volte che gli fa delle avances.
Non va certamente meglio con le amiche del ragazzo: da un lato abbiamo Ryuushi, la quale stressa non poco con i suoi continui “É Ryuuko, ho detto” e le stupide scenate di gelosia; dall’altro c’è Maekawa, stangona che adora fare cosplay con costumi da mochi, melanzane e anguille. Non c’è altro da aggiungere. Terminiamo la lista con Yashiro (una tipa che parla in maniera fastidiosa, anch’ella autoproclamatasi aliena ed esper) e ovviamente i due protagonisti. Erio, come già detto prima, nelle puntate iniziali mostra una personalità strana ma comunque interessante, poiché spinge lo spettatore a voler conoscere i misteriosi avvenimenti che la riguardano. Il problema è che non scopriremo mai cosa sia successo davvero in quei sei mesi d’assenza. Anche il carattere di Makoto, dopo i primi episodi, comincia a perdere mordente: all’inizio aveva la battuta pungente e arguta sempre pronta, poi, a lungo andare, diventa noioso e quasi insignificante.

Passiamo al lato tecnico. Come già accennato, il character design originale è affidato a Buriki, il cui tratto mi piace particolarmente. Ne consegue che i disegni dell’anime incontrino il mio favore: tutte le ragazze sono davvero splendide, Erio nello specifico; stessa cosa non si può dire, però, per i personaggi maschili (gli adulti soprattutto) sui quali stona parecchio. Le animazioni sono nella media, gli sfondi dettagliati e luminosi, in linea con l’atmosfera dell’anime. Assieme a questi ultimi, un aspetto che mi ha spinto a proseguire la visione dell’anime è sicuramente la regia di Akiyuki Shinbo, che già in “Madoka Magica” mi aveva affascinata non poco. Anche le OST rispecchiano molto il tema dell’anime. Per quanto riguarda la sigla iniziale, sembra che abbia fatto lo stesso effetto un po’ a tutti: di primo acchito la voce della cantante risulta davvero fastidiosa, ma col tempo diventa così orecchiabile che adesso è tra le mie opening preferite.
Tirando le somme, “Denpa Onna to Seishun Otoko” è un anime che inizia bene e si perde durante il percorso. La tematica soprannaturale viene completamente a mancare e fa spazio alla solita commedia sentimentale, perlopiù farcita di personaggi strambi e insopportabili. A questo aggiungiamo un finale inconcludente, che stravolge all’improvviso tutte le nostre convinzioni e non fornisce alcuna spiegazione adeguata (per l’appunto, il vero finale è quello dell’OAV, che può considerarsi a tutti gli effetti il tredicesimo episodio). Forse una seconda serie avrebbe giovato a quest’opera, il cui vero punto di forza consiste nel comparto tecnico. Voto: 5.