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Era il 1980, quando Rumiko Takahashi, celebre mangaka reduce del successo ottenuto con "Urusei Yatsura", pubblicò "Maison Ikkoku", una serie destinata a diventare "cult", capolavoro del genere "commedia sentimentale", capace di ispirare generazioni di autori, come ancora oggi, in poche parole un'opera immortale.
Nel marzo 1986, ben sei anni dopo, in Giappone iniziò la messa in onda televisiva della serie animata, un ennesimo successo durato ben novantasei episodi, ovvero fino al 1988. Tra tutte le serie anime sentimentali degli anni '80, "Maison Ikkoku" è senza ombra di dubbio la regina assoluta e ancora oggi continua ad appassionare, ad attirare fan tra le nuove generazioni, e stupisce il fatto che buona parte di questi la preferisca alle serie "moderne" dello stesso genere, quelle prodotte a seguire durante gli anni '90 e nel nuovo millennio. Ci sono evidentemente delle buone ragioni. C'è da dire che gli anni '80 videro un gran fermento nell'industria dell'animazione e del manga, non bisogna dimenticare che, proprio sul finire della messa in onda di "Maison Ikkoku", cominciava quella di "Kimagure Orange Road", un altro capolavoro, trasposizione del manga pubblicato nel 1984 realizzato da Izumi Matsumoto, che fu ispirato non poco dall'opera di Rumiko Takahashi.

Ma, tornando in tema, "Maison Ikkoku" in breve narra le vicende che vedono protagonista un giovane "ronin", Godai Yusaku, studente che ha appena finito le scuole superiori e si prepara ad affrontare gli esami d'ammissione per le università; vive in una vecchia casa, un hotel sgangherato e fatiscente, abitato da "personaggi particolari" che lo disturbano costantemente e con cui litiga spesso. Ma una bella mattina, quando per l'ennesima volta è in procinto di abbandonare per sempre quel covo di pazzi, una giovane, affascinante signorina di nome Kyouko Otonashi si presenta a loro come nuova amministratrice; Godai stranamente rimanda la sua fuga e da quel giorno le cose iniziano a cambiare...

Ma quali sono i punti forti di questa serie anime? Perché così tanto successo ancora dopo trent'anni?
La risposta sembra scontata, a partire dalla storia che è davvero appassionante come poche, a tratti ironica e perfino demenziale (non mancano gli attimi di malizia, ma mai volgare o di cattivo gusto come spesso accade nelle serie più recenti), a tratti dai toni malinconici, a tratti triste e commovente: la sceneggiatura è davvero ben fatta, certe sequenze sono indimenticabili, ma ciò che lo spettatore può cogliere di più è la quantità di sentimento, di poesia e spensieratezza. Poi ci sono tutti i personaggi, caratterizzati benissimo ovviamente, ognuno con la propria personalità, i propri pregi e difetti, capaci di accompagnare lo spettatore fino allo stupendo epilogo, facendo dopo scaturire in lui come una sorta di nostalgia. Ci sono i luoghi meravigliosi di una Tokyo degli anni '80, le suggestive immagini di quotidianità delle persone che lavorano, vivono, viaggiano, la collina dell'orologio ove si trova l'abitazione, la strada in salita, la stazione, il passaggio a livello, i vari locali, l'università e le scuole, il club del tennis e tutti quei posti di cui oggigiorno non c'è più traccia, gli stupendi paesaggi, i viali alberati, il cimitero; le vicende scorrono attraverso le stagioni di cui si percepisce il cambiamento costantemente, il tempo atmosferico difatti è un dettaglio molto importante.

A questo punto mi sento in dovere di chiamare in causa lo staff di artisti che lavorarono per questa serie, a partire da Akemi Takada e Yuji Moriyama che curarono il character design, i registi Kazuo Yamazaki, Takashi Annō, Naoyuki Yoshinaga, e tutti i disegnatori, key animator ecc., insomma il cast artistico e tecnico che ha reso possibile questo capolavoro, curando nei minimi dettagli ogni scena per ben novantasei episodi; considerando l'epoca e le tecnologie a disposizione, fu un lavoro imponente. La musica è di straordinaria bellezza, con le tracce strumentali composte da Kenji Kawaii e Takuo Sugiyama, così come le tracce cantate di autori vari; non mancano canzoni famose (a livello mondiale) dell'epoca o anche più vecchiotte, le melodie dei vari temi riarrangiate in più versioni ecc. che fanno di questa colonna sonora una "delizia per le orecchie", da ascoltare e riascoltare a occhi chiusi, giusto per rievocare le immagini delle sequenze più emozionanti.
Infine il doppiaggio: non si può proprio paragonare quello originale giapponese (voci scelte accuratamente e capacità attoriali di alto livello) con lo scandaloso italiano, fatto al risparmio. Infatti dal cinquantatreesimo episodio sostituirono lo staff di voci, un netto calo di qualità tecnica ed espressiva; la traduzione e l'adattamento dei dialoghi è sballato, non rispetta fedelmente l'originale, non tiene conto delle onomatopee, i suffissi onorifici e tutto ciò che è naturalmente impostato nel registro linguistico giapponese.

Infine, ciò che posso confermare è che questa serie andrebbe vista e rivista più volte nella vita, è un vortice di emozioni, tra un sorriso e l'altro, una lacrima e l'altra. Grazie di cuore Rumiko Takahashi! Grazie di cuore Studio Deen!