Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Nell'appuntamento di oggi due anime votati al soprannaturale quali Kigeki e Bakemonogatari saranno inframezzati da un manga considerabile come un classico fra i classici: Touch di Mituru Adachi.

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10.0/10
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Devo dire che ho guardato Kigeki per semplice curiosità, avendo visto per caso qualche immagine da qualche parte. Non mi aspettavo niente di speciale, ma mi sbagliavo. E molto. Probabilmente troppo.
Non è facile descrivere questo OAV, anche se dura solo 10 minuti. In quei dieci minuti, però, riesce a trasportare completamente in un' altro mondo, dal quale io ho faticato a tornare. Le inquadrature sfocate, il costante contrasto tra bianco e nero, la preghiera come sottofondo, e, a mio avviso, anche la trama semplice e aperta, priva di molti dettagli, creano un'atmosfera surreale, fantastica o da sogno. Non so quale di queste definizioni sia migliore, per quello che si respira durante la visione di Kigeki.
Ho sempre apprezzato i cortometraggi. In poco tempo riescono a comunicare molto. A volte, forse, troppo, e fanno male all'anima. Non è una cosa negativa. Anzi, penso che sia una delle cose migliori. Non ho visto molti OAV di questo tipo, ma probabilmente Kigeki sarà tra quelli che non dimenticherò mai. Mai.



10.0/10
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Seguendo lo stesso percorso che mi aveva portato all'acquisto di Rough, ho recuperato Touch in blocco, dopo averlo notato nella top ten tra i manga migliori di sempre. Mai decisione è stata più saggia. La capacità narrativa e descrittiva di Adachi, che mi aveva colpito in Rough, mi ha del tutto sbalordita in questa serie che ho trovato sicuramente più profonda e soprattutto curata nel finale. Se infatti avevo trovato una pecca in Rough, quella stava proprio nel finale "aperto".

Ma veniamo alla storia. Tatsuya e Kazuya Uesugi sono due gemelli identici nell'aspetto ma caratterialmente opposti. Se Kazuya è uno studente modello ed asso del club di baseball, Tatsuya è un ragazzo svogliato, superficiale e molto pigro che passa le sue giornate a bighellonare. Ciò che accomuna veramente i due gemelli è il profondo affetto provato nei confronti dell'amica di infanzia, nonché vicina, Minami, affetto che non tarderà a mostrarsi e a creare tra loro una (in)certa competizione. Un tragico incidente porrà fine a questa sorta di guerra pacifica e stravolgerà la vita dei ragazzi. Tatsuya, "il fratello scemo", dovrà fare i conti con la popolarità del gemello e con le aspettative che tutti gli spettatori hanno nei confronti di un "primo attore". Realizzare il sogno di Minami di vedere la squadra della scuola arrivare al Koshien, campionato nazionale di baseball, sarà da questo momento il suo unico obiettivo.

Amore, amicizia, sport e dolore, sono gli ingredienti principali di quest'opera: bellissima fotografia di uno spaccato di vita di giovani studenti delle medie che, nel corso di questi ventisei volumi, compiranno un processo di maturazione descritto con delicatezza e maestria da Adachi.
Se c'è una cosa che mi ha colpito in Touch, questa e proprio la narrazione. La storia scorre veloce, forse troppo nei primi volumi, dove si avverte una certa frettolosità nel punto più cruciale della trama: il punto di svolta. Il mangaka poteva attendere anche qualche altro volumetto per porre fine ad un capitolo importante della storia, ma così non è stato e ciò lascerà il lettore con una punta di curiosità racchiusa perfettamente nella domanda: "Come sarebbe andata se..?". A parte questo piccolo inconveniente, si viene completamente assorbiti dalla trama, tant'è che i tanti momenti di suspance tengono il lettore incollato alle pagine fino al finale.

I personaggi sono veramente ben caratterizzati, accanto ai personaggi principali ve ne sono altri che non rimangono certo in disparte. E così ci ritroviamo a seguire le avventure dei membri del club di baseball e dei compagni di scuola di Tacchan e Minami con lo stesso coinvolgimento della storia principale. Alcuni personaggi risulteranno antipatici, altri diventeranno delle mascotte, la sensazione che si ha durante la lettura è quella di assistere ad una vera e propria rappresentazione teatrale, dove i personaggi si alternano sul palcoscenico per ricevere il loro momento di gloria.

I disegni di Adachi sono molto belli per quanto riguarda i paesaggi e i fondali nei quali vi è una certa attenzione ai particolari, attenzione che sembra invece non esistere per i volti dei personaggi, semplici e abbozzati nel classico stile dell'autore. Il punto di forza di Adachi sta nel trasmettere un'emozione attraverso una semplice tavola, che sia con o senza dialoghi non importa, il messaggio arriva comunque.

Pubblicato da Star Comics su Fan tra il 1999 e il 2001, Touch è un'opera di facile reperibilità, e consiglio vivamente a tutti di recuperarla. Più di Rough sa toccare il cuore del lettore, regalando un bel bagaglio di emozioni. Un 10 più che meritato per questa bellissima storia entrata sicuramente a far parte della mia top ten personale.



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Bakemonogatari – composto tra Bakemono (entità sovrannaturale) e Monogatari (racconto). Storie di fantasmi.
Non mi sono mai piaciute le storie di fantasmi. In qualche modo, le ho sempre considerate banali, inconcludenti e stereotipate.
Anche Bakemonogatari parla di fantasmi. Ma non sono lenzuola che svolazzano in un castello diroccato, marionette animate che vengono a farci visita nel sonno, o spiriti vagabondi visibili solo allo sciamano di turno. Niente di tutto questo. I fantasmi di Bakemonogatari sono i fantasmi della mente; ricordi soppressi, affetti del passato, conflitti interiori, questioni sentimentali che escono dal guscio della psiche e penetrano nel mondo materiale, incarnandosi in entità simboliche.
Quest’anime non è una semplice storiella di fantasmi. E’ la rappresentazione di una realtà interiore altrimenti inspiegabile. E’ una mostra pittoresca dei rapporti umani.

La trama potrebbe essere considerata, di per sé, banale. E probabilmente lo è, visto che avere una trama superfiga e originale, probabilmente, non era l’obiettivo di Nisio Isin.
Un normalissimo ragazzo (ed ex vampiro), Koyomi Araragi, s'imbatte accidentalmente in una ragazza, Hitagi Senjogahara, che casca sulle sue braccia dopo una notevole caduta libera. Per sua fortuna, la ragazza è leggera come un aeroplanino di carta.
L’anime inizia con questa premessa, per dare poi il via ai vari episodi, che vedranno Araragi imbattersi in cinque ragazze, Senjogahara compresa, legate a strane entità che sembrano perseguitarle.
Tutto qui?, qualcuno penserà. E magari Araragi-kun ha anche uno spadone fiammante per fare a pezzettini i demoni cattivi cattivi? No, per fortuna niente spadoni. In realtà, l’azione – intesa come miscuglio di combattimenti, corse, rincorse, andate e ritorni - in quest’anime è del tutto assente. Spiegare la trama di Bakemonogatari è impossibile. Poiché la storia va avanti a episodi, l’evoluzione della trama non è legata tanto al succedersi degli avvenimenti, quanto allo sviluppo dei rapporti tra i personaggi.

Il punto forte dell’anime sono infatti i dialoghi, che occupano la maggior parte del tempo degli episodi. Potrebbe essere considerato un punto di demerito. In realtà, non è così. I dialoghi di Bakemonogatari sono quasi poetici. Non annoiano mai; sono freschi, densi, e nascondono livelli e sottolivelli di significati, allusioni e citazioni. E no, non sono artificiosi e/o fini a se stessi. Ogni dialogo, anzi, ogni parola, aggiunge qualcosa in più, dà un indizio ma mai una soluzione.
Tutto il minestrone, poi, ci viene servito in un brodo di animazione unica. Le ambientazioni sono vaghe, dense di tonalità, e vi è un particolare gioco di colori, nei fondali, che sembra voler rispecchiare il contesto in cui è inserito. Gli ambienti risultano in tal modo quasi onirici, in una città che sembra essere abitata e vissuta dai soli protagonisti (e dai cartelli stradali).
I disegni, anche se non fanno gridare al miracolo, si avvantaggiano di piccoli dettagli, come i notevoli particolari degli occhi.

Bakemonogatari è uno di quegli anime che può far godere o vomitare. La maniacale ricerca dell’originalità espressiva può far storcere il naso e annoiare, così come il taglio inusuale della regia può risultare pretenzioso. Personalmente, considero il lavoro dello studio Shaft superlativo, tenendo conto anche del budget a disposizione, che probabilmente ha indotto lo studio a focalizzarsi più sull’originalità che sull’attrattiva commerciale.
La colonna sonora riesce a mantenere a galla le suggestioni dell’ambientazione, ma niente miracoli. Carine le sigle, in particolare la prima opening “Staple Stable” e l’ending “Kimi no Shiranai Monogatari”.
Bakemonogatari è quello che io definisco un ottimo pranzo senza dessert. Non è un capolavoro; non è uno schifo; non è nemmeno un buon anime, nel senso comune del termine. E’ semplicemente quello che è. Un miscuglio eterogeneo di generi, elementi, impastati e fatti reagire da un ottimo alchimista con pochi strumenti a disposizione.

Infine, un applauso ai Karanaze per il loro lavoro. Avere a che fare con tutti quei cartelli stradali avrebbe portato chiunque ad avere allucinazioni. E a vedere fantasmi.
Grazie.