Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per l'appuntamento odierno ci orientiamo verso titoli più "tosti" della media consueta...
Apriamo con Claymore, manga di Norihiro Yagi, e proseguiamo con Black Lagoon: Roberta's Blood Trail, terzo blocco anime della nota saga, e Noir, prima serie della trilogia delle "Ragazze con la pistola".

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"Meh"

E' questo che ho pensato dopo aver finito di vedere Capitan Harlock 3D ed essere uscito dal cinema. Nutrivo grandi speranze per questo film, così tante che mi sono sentito amareggiato e frustrato.

Premessa: Io non ho mai letto/visto nulla dell'opera di Leiji Matsumoto, e non ho voluto farlo perché volevo godermi appieno questo film senza conoscere nulla al riguardo. Sapevo che c'erano delle divergenze, ma a quanto pare non serviva.
Già, perché Capitan Harlock 3D è il classico film con tanto budget (30 milioni) e poca sostanza.

Gli umani che ora abitano in alcune colonie sparpagliate nell'universo sono i discendenti di coloro che un tempo vissero sulla Terra e che dovettero abbandonare per via del loro aumento demografico, ma dopo qualche periodo le risorse iniziarono a scarseggiare e la voglia di ritornare nella loro amata "casa" era tanta. Però la Terra non poteva permettersi di contenere tutta la popolazione umana, così scoppiò la guerra di ComeHome per contendersi il diritto di rimpatriare nel loro paese. Per porre fine a tale conflitto venne sancito un organo speciale, la Gaia Sanction, un'entità corrotta e con un potenziale bellico oltremisura che governa il genere umano, di cui fece del pianeta Terra un luogo sacro e allo stesso momento inviolabile. L'ultima speranza che lotta per la libertà è Capitan Harlock , un pirata spaziale tutto nero che vuole riportare l'umanità al loro luogo d'origine. La storia parte da un ragazzo di nome Yama che si infiltra nell'Arcadia per eliminare tutta la ciurma, compreso il Capitano.

In questo remake, se si può definire tale, Harlock interpreta la parte dell'anti-eroe figo dark, meno profondo e riflessivo, ma che mantiene lo stesso affetto che prova per la libertà e la Terra e che pensa più a sventolare il mantello. Dagli altri viene visto come una leggenda, dove solo nominarne il nome provoca paura e timore nel cuore di tutti. Egli però viene messo in secondo piano( cosa che fatico ad accettare). Nonostante tutto viene rappresentato molto bene, anche se verso la fine perderà un po' la tenebrosità che lo caratterizzava prima.

Da qui inizia la tragedia: tutti gli altri personaggi, a partire dal protagonista fino al capo della Gaia Sanction, ed oltre aggiungere il classico stereotipo, sono vuoti. Senza anima. Non comunicano niente di niente, zero emozioni. Sembrano uno più stupido dell'altro. Il protagonista è il giovane Yama che ha come fratello Ezra, un comandante della Gaia Sanction, di cui entrambi sono innamorati della stessa persona, Meku, e tra i due ci sarà un diverbio infinito. Per non parlare poi di come mutano i pensieri del nostro baldo giovane e di come prenderà piega la storia. Più che noioso, direi abbastanza prevedibile.

Se da un lato la caratterizzazione dei personaggi è pessima, eccetto Harlock, la grafica in CG è superba. I personaggi sembrano quasi veri e il design è impeccabile. Gli effetti di luce, ombre, i movimenti sembrano reali, soprattutto le esplosioni che sono assolutamente conforme a ciò che ci si possa aspettare in un film spaziale come questo. Per non parlare dell'Arcadia, raffigurata in modo eccezionale, mostra tutta la sua bellezza e potenza una volta in movimento e/o cominciata la battaglia.
Considerando l'elevato budget mi sembra normale, non potevano sbagliare pure in questo.

Il finale è quello che mi ha fatto storcere un po' il naso. Non so se considerarlo patetico, nel modo in cui si è svolto e concluso, o bello per i messaggi (forse anche troppi) che lascia alla fine della proiezione. Sono del parere che il film doveva essere spezzettato in due o tre parti se ce n'era bisogno per rendere un miglior omaggio al pirata spaziale.

Ultima nota stonata, e non per modo di dire, è il soundtrack. Non rende epico, triste o emozionante ciò che doveva esserlo nel film. Sono rimasto stupito, invece, del doppiaggio. Davvero ottimo, se trascuriamo il carisma dei personaggi.

In conclusione, tutto quello che gira attorno al Capitano Harlock e alla nave spaziale Arcadia è privo di anima e suspance.

Forse potrebbe piacere più a quelli che non hanno letto o visto niente del classico Harlock di Leiji Matsumoto, a quanto pare eccetto me. Sicuramente acquisterò il manga perché il film non rende giustizia a tale opera.

Ringrazio Lucky Red per aver portato con coraggio il film nei cinema.



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Un’oscenità senza pudore per le vette raggiunte da Black Lagoon: l’anime di "Blood Trail" riesce nell’arduo compito di elevare a capolavoro la stessa storia manga. L’inconsistenza e la genericità della trama e dei personaggi secondari, culminanti nel raccapricciante finale, riescono unicamente a produrre pensieri nichilistici.
"Roberta’s Blood Trail" deve essere dimenticato, rimosso e purgato dalle memorie dei precedenti capitoli di Black Lagoon; buttato via come un episodico tentativo di lucrare grassamente sulla vendita di goffi BluRay; sebbene questa operazione di marketing nasconda in sé un’offesa insanabile verso Black Lagoon: il pensiero che questa avventura non fosse amata, o non potesse vendere abbastanza di per sé, o che si dovesse mungere ancor più.

Per chi possa tuttora pensare che "Afro Samurai Resurrection" abbia toccato il fondo del barile a causa di lobbisti spregiudicati, intenti unicamente a svendere un nome anche al costo di stuprarne tutte le eccezionalità e i personaggi che l’hanno portata ai cuori delle persone, ricredetevi: "Roberta’s Blood" Trail raggiunge nuove profondità d’inconcludenza e orrore.
Laddove la stessa versione cartacea faccia sollevare delle perplessità, pur riuscendo a soddisfare mediamente nella chiusura finale, ecco qui giungere uno stravolgimento ancor più impensabile a opera dell’anime, che bellamente ci spranga le porte in faccia con una parentesi finale in cui Rock comprende l’inutilità delle proprie azioni. La storia inizia e finisce senza che qualcuno ne possa comprendere le basi o gli intenti.

Sappiamo solo che Roberta è arrabbiata, e quindi va ad ammazzare della gente, e poi ovviamente questo crea scompiglio tra i mafiosi di Roanapur – cui ovviamente non aggrada per i loro loschi traffici – e allora c’è la caccia all’uomo e poi Rock si crea un pianone mentale che manco Mozart o Arsenio Lupin; quindi tutto si conclude e pace è fatta. Quelli che parevano essere morti invece sono feriti, e Roberta torna a casuccia pronta per essere riutilizzata come la più usurata battona per episodi successivi.

Occorre vergognarsi nel guardare questo anime; è debito andare a spolverare i volumi di Black Lagoon ed esprimere condoglianze per la serie; è necessario provare ribrezzo nel solo avvicinare gli episodi in vendita nelle varie videoteche e sarebbe prescrivibile una sana mesata di sfoghi verso i produttori, distributori, venditori e malcapitati compratori.
Se avete un amico a questo mondo, una persona che amate o che vi sta semplicemente simpatica, tenetela alla larga da quest’oscenità di anime.
"Black Lagoon: Roberta’s Blood Trail", riesce in ciò che le religioni o i politici o i cataclismi falliscono miseramente: unire le persone sotto un unico ideale. Nel caso specifico, una crociata contro "Roberta’s Blood Trail".



10.0/10
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"Noir, questo è il nome che in passato indicava il destino. Due vergini implacabili che regnano sulla morte... ".
Sentirete questa frase in diverse varianti in apertura di ogni singolo episodio, che immediatamente focalizza l'attenzione dello spettatore sulle due protagoniste: la biondissima e sensuale Mireille, una giovane ragazza originaria della Corsica, e la timida e malinconica Kirika - o così si suppone sia il suo nome.
Il loro incontro è piuttosto strano e apparentemente casuale; poiché entrambe scoprono di avere la stessa esigenza di fare chiarezza sul proprio passato oscuro e sul perché della loro condizione presente stringono un patto con cui rimarranno unite sino alla fine, finché non avranno scoperto ciò che cercano.
Mireille e Kirika sono due killer abilissime e straordinarie che uccidono sotto il nome di "Noir" o
"Nowaru" e puntata dopo puntata, dopo numerose sparatorie e una consistente carneficina, con lo sviluppo della storia loro riescono ad aggiungere man mano un nuovo tassello al puzzle.
Mireille e Kirika sono molto diverse sia per l'aspetto fisico sia per quello caratteriale: la prima ha un corpo da urlo e anche il suo abbigliamento non lascia molto all'immaginazione e sin dall'inizio si mostra molto sicura di sé e coraggiosa; mentre l'altra è sempre più dimessa, taciturna, indifferente a tutto ciò che le sta intorno e tormentata dallo stesso pensiero di non riuscire a dare un significato alla propria esistenza, pur scoprendo di avere qualità eccezionali da combattente che non riesce a spiegarsi.

Ma non ci sono solo loro. L'anime potrebbe definirsi una sorta di opera al femminile, perché fanno la loro comparsa donne dal forte temperamento, valide e leali "guerriere" che non temono la morte; mentre le figure maschili, sebbene ricoprano sociali importanti non spiccano molto.
"Noir" è un'opera che non può essere etichettata solo come anime d'azione, ma è molto molto di più. Sicuramente l'aspetto psicologico domina la storia: la ricerca della verità sul proprio passato, la ricostruzione della propria identità brutalmente sottratta e, più avanti, la volontà di dare una svolta alla propria vita che sembra avere un destino ormai prefissato.
A questo poi si aggiunge anche un'evoluzione abbastanza inaspettata della trama, che si intreccia con la leggenda, credenze e rituali antichi e scenari remoti come quello del "Maniero", un paese essenzialmente agricolo che è il luogo in cui si concentra l'ultima fase della storia. Esso sembra uno scorcio di mondo antico e dimenticato, con case in pietra e un castello diroccato, dove risiede l'implacabile e dolce - in modo alquanto inquietante - Altena, un altro personaggio chiave dell'anime. Questa location credo che simboleggi proprio questo viaggio nel passato, una sorta di ritorno alle origini per le protagoniste e la scoperta della verità su Noir e sulla storia di questo nome nel corso dei secoli, visto che la prima coppia che si fregiava di tale nome era vissuto in un'epoca molto antica.

In realtà, ho notato che, anche se la storia di Mireille e Kirika è ambientata assolutamente ai giorni nostri, la Francia, che fa loro da sfondo e nella quale si sviluppa buona parte delle vicende, viene raffigurata in un modo che non rispecchia molto la realtà; infatti emergono paesaggi stilizzati e una visione perlopiù ottocentesca di questo paese, dove talvolta compaiono addirittura costumi tipici e la classica melodia della fisarmonica in sottofondo. Questo secondo me è l'unico elemento che stride un po' con le super tecnologie che ritroviamo nell'occasionale appartamento di Mireille che puntualmente utilizza prima di partire per l'incarico che le viene commissionato. Per non parlare dell'animazione un po' scarna, che rappresenta un po' un controsenso per un anime d'azione per definizione. Ma questi dettagli non influiscono minimamente sulla resa.

"Noir" è un seinen molto ben fatto, sia per la struttura narrativa, sia per lo sviluppo della trama, per la caratterizzazione e per le colonne sonore, che sono azzeccatissime e, a mio parere, molto belle.
Ma non solo, la leggenda di Noir e tutta la storia della sua nascita in realtà apre anche degli interessanti spunti di riflessione più generali sull'amore, sull'odio, sul continuo conflitto tra vizio e virtù, sull'animo umano e sulla sua natura non incorruttibile.
Insomma, si tratta di un prodotto molto maturo e ricco di argomenti, che una volta terminato lascia una scia dietro di sé per le immagini, per le citazioni, per le colonne sonore e ovviamente per la storia. In attesa dell'uscita del live, ne raccomando vivamente la visione a tutti.