Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo a titoli tramessi su RAI4, con Mawaru Penguin Drum, Psycho Pass e Mahou Shoujo Madoka Magika.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Noto, dalle altre recensioni, che il fatto che mi ricordasse Utena non è casuale, ma rimango una di quelle mosche bianche che non ha nemmeno lontanamente apprezzato questa serie TV, alla quale, senza una buona realizzazione tecnica, affibbierei una valutazione numerica ben più gravosa. Trovo la trama sconclusionata, raccontata in modo confuso, ricca di buchi e dimenticanze.

Eppure l'inizio è più che promettente, vengono messi in gioco diversi interrogativi e lo staff presenta una situazione abbastanza accattivante, in cui due fratelli devono prendersi cura di una sorellina adorabile, ma sfortunatamente malata e destinata a rimanere loro accanto ancora per poco. Deus ex machina è uno strano berretto a forma di pinguino, che posizionato sulla testa della sorellina ne prende il controllo e la trasforma in una sorta di dominatrice, con una sequenza di sicuro effetto in cui lei, vestita in modo ben più appariscente e aggressivo, scende una scalinata in un'ambiente fantascientifico non ben definito, trovando ai suoi piedi i due fratelli, legati e pronti per essere umiliati. Ordina loro di trovare una cosa per lei, che salverebbe la vita della sorella. Le indagini portano ad un'altra ragazza e, in questa fase, vi è anche un lato sentimentale in cui uno dei fratelli sembra in qualche modo fare breccia nel suo cuore, rompendo l'ossessione che la rendeva una vera e pericolosa stalker. Fino a questo punto la serie risulta molto fresca, piacevole, a tratti divertente e in altri intrigante.

Ben presto iniziano i problemi: gli sceneggiatori decidono che è arrivato il momento di analizzare con più attenzione le storie dei protagonisti. Da qui inizia una surreale escalation di complicazioni, comportamenti contraddittori e paranoie varie che rendono l'intero intreccio impossibile da sbrogliare. Viene stravolto il rapporto fra i tre protagonisti, con rivelazioni di vario tipo più o meno credibili. Viene traslato il piano reale su quello metaforico, viene progressivamente introdotto un massiccio utilizzo di simbolismi di varia natura, i discorsi iniziano sempre più a vertere su tematiche esistenzialistiche e filosofiche. Ci si separa dalla realtà come ci è stata presentata, parcheggiata in un angolo e quasi dimenticata, e si passa ad ambientazioni oniriche e surreali. Nello stesso modo ci si scorda di tanti dettagli, che perdono di importanza e quasi scompaiono. Negli ultimi episodi gli sceneggiatori si ricordano di alcuni di essi e provano a rimediare, ma il risultato sfiora il paradossale.

Sorte simile la subiscono i personaggi: inizialmente uno dei punti forti dell'anime, in seguito vengono stravolti, sviscerati, resi così' complessi da apparire noiosi, artificiosi, delle mere marionette in mano a degli sceneggiatori che mi danno l'impressione di non sapere più che pesci pigliare. Perdono del tutto gli aspetti solari che me li avevano fatti apprezzare, perdono la spontaneità, diventano cupi e si muovo in modo, a mio parere, ben poco credibile.

Secondo la ma opinione lo staff ha provato a creare qualcosa che nelle loro intenzioni doveva essere memorabile, profondo, innovativo e in grado di far discutere il fandom. Per raggiungere questo scopo fanno partire la serie in modo accattivante e, ad un certo punto, la fanno virare e creano un caos incredibile, mettendo in un bel calderone tematiche che prese separatamente sarebbero interessanti, come quella dell'abbandono e del destino, e condendo il tutto con una buona dose di esistenzialismo e drammaticità. Introducono anche 3 o 4 pinguini carini, simpatici e onnipresenti, vero proprio marchio della serie, e, perché no, una simil trasformazione majokko con sfumature sadomaso (alla fine poco importa se questa trasformazione non ha proprio motivo di esistere e se non venga in nessun modo motivata). Nel finale, scusate il piccolo spoiler, viene aggiunto altro, per non farci mancare nulla: fantasmi, maledizioni, terroristi, fabbriche distruggi bambini. Mi sarei aspettato anche un bel robottone, ci sarebbe stato bene, invece solo dei mini robottini… I pezzi, comunque, non combaciano più, ne esce un pastrocchio.

Vedo che in tutto questo c'è chi ci trova un senso e, anzi, lo trova espressione di un dipinto geniale e innovativo. A me, invece, la serie ha irritato, ci trovo solo una sequenza di eventi pretestuosi e un cast di personaggi che si muovono in modo fittizio e poco credibile. Le cose non filano e tutta la filosofia di questo mondo non cambia i fatti, l'intreccio della trama non regge.

Mawaru Penguin Drum è un titolo che parte bene e che va alla deriva nel peggiore dei modi: è classico di molti anime perdersi nel finale, ma di rado ho visto un disastro come questo.
Peccato…



9.0/10
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Psycho-pass: ecco un anime che una volta tanto ha soddisfatto le mie aspettative.

Penso che si possano sintetizzare brevemente le varie componenti di questa serie in un giudizio positivo, per cominciare. Grafica e design dei personaggi davvero ben fatti, tutto in linea con la classica ambientazione poliziesca, in questo caso futuristica. Colonna sonora ben fatta e sigle d'apertura e chiusura adatte. Personaggi tridimensionali e carismatici. Ma ciò di cui penso sia più importante parlare credo siano la struttura e il concetto fondanti.

Psycho-pass non si distingue per un'eccessiva originalità concettuale. Il tema è quello già visto del conflitto tra una logica quasi perfetta ma disumana, e i sentimenti e i desideri dell'individuo. Il mondo moderno ha portato la società ad una lacerazione dolorosa dovuta da un lato al sempre più forte individualismo, dall'altro alla massificazione. Questo vale per il nostro mondo come per quello di Psycho-pass: siamo individui, e individui estremamente egoisti, eppure non siamo in grado di affermarci in quanto individualità perché i nostri desideri e le nostre aspirazioni sono qualcosa di imposto dal sistema.
L'anime sviluppa la tematica con una griglia di personaggi ben articolata, e altresì molto schematica. Tutti i componenti del gruppo hanno legami reciproci molto forti e giustificati da un background sensato: questo potrebbe essere considerato un pregio quanto un difetto, io lo vedo come un pregio, in quanto personalmente amante dei sistemi coerenti.
Tuttavia, evitando spoiler, va detto che lo sviluppo della trama ha resistito alla tentazione del sentimentalismo, pur rimanendo i sentimenti al centro di tutto. La protagonista Tsunemori Akane infatti non sceglie la soluzione più ovvia per una produzione commerciale - ovverosia difendere a tutti i costi i propri desideri egoistici - eppure nemmeno il suo opposto, cioè il calcolo: diversamente Akane comprende il sistema e lo accetta, ma ne vede i difetti e prospetta un futuro diverso.
L'antagonista poi, ed il suo rapporto con il protagonista maschile costituiscono in sé un grande pregio di Psycho-pass.
Potremmo dire che il finale di questa prima stagione (è già stato ufficialmente confermato che ve ne sarà una seconda), mette ogni cosa al suo posto, ma quel posto è ancora in divenire. I personaggi trovano il loro ruolo, lo accettano e lo comprendono finalmente, ma tale ruolo è proprio quello di continuare ad agire, questa volta con maggior consapevolezza e determinazione. Non si può dire che la conclusione di questo anime sia esattamente ciclica (abbiamo il ripresentarsi di una situazione vista nel primo episodio), perché vi è una forte differenza nel modo in cui i personaggi pensano loro stessi e i propri compagni.

Per concludere, ho deciso di assegnare un 9 a Psycho-pass, non riesco a trovare difetti sufficienti per scendere sotto questo voto, per quanto sia possibile che una persona con idee e gusti differenti lo trovi deludente. Ripeto, apprezzo lo schematismo, e questo conta molto nel mio giudizio.
Il mio consiglio? Guardatelo e giudicate voi stessi, al più otterrete una nuova esperienza, e capirete di pensarla diversamente, ma di certo non sarà uno spreco di tempo.




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Di solito, quando un titolo ha successo (dal punto di vista commerciale, almeno) il mondo degli appassionati di anime e manga si divide fra coloro che lo osannano come un capolavoro e coloro che lo criticano fortemente, a volte a ragione, a volte a torto. Così è stato anche per Puella Magi Madoka Magica, serie di 12 episodi diretta da Akiyuki Shinbo e sceneggiata da Gen Urobuchi (l'autore delle light novel di Fate/Zero), uno dei majokko di maggior successo degli ultimi anni se si considera la mole di materiale che ne è derivata: tre film cinematografici, i primi due riassuntivi e il terzo con una trama inedita; cinque serie manga, di cui una è il semplice adattamento cartaceo della serie, un'altra l'adattamento del terzo film, le rimanenti tre sono spin-off; quattro volumi antologici di manga disegnati da vari artisti; un anime comic a colori; un romanzo di Hajime Ninomae ispirato alla serie tv e un altro basato sulla sceneggiatura originale di Urobuchi pubblicato dalla Kadokawa Shoten; videogiochi per PSP e per dispositivi mobili; un browser game; un cortometraggio live action. È dunque lecito chiedersi se tale successo sia meritato o se invece si tratta di un'abile mossa commerciale che sfrutta un titolo insulso facendo leva sui gusti del pubblico.

La protagonista Madoka Kaname è una ragazzina di 14 anni come tante, con una famiglia che la ama e delle amiche, ma le cose cambiano improvvisamente quando nella sua vita fanno irruzione, in breve tempo, il misterioso Kyubey e la nuova compagna di classe Homura Akemi: il primo cerca di convincere Madoka a esprimere un desiderio e diventare così una maga, per combattere le streghe e proteggere le persone; la seconda, invece, per motivi che verranno svelati solo negli ultimi episodi, tenta in ogni modo di impedire che Madoka stipuli un simile patto. Ben presto appare chiaro che la vita delle maghe non è facile e la morte è dietro l'angolo in ogni combattimento; a questo si aggiungono le sconcertanti rivelazioni sul vero obiettivo di Kyubey e della sua razza, gli alieni Incubator, i viaggi nel tempo di una delle maghe, l'approssimarsi della notte di Valpurgis in cui bisognerà scontrarsi con la più potente delle streghe.

Dietro le atmosfere colorate e luminose e un character design kawaii e morbido dai grandi occhioni, Puella Magi Madoka Magica nasconde una storia tetra che si nutre di citazioni dal Faust di Goethe (indicato dallo stesso staff di produzione come fonte d'ispirazione primaria per la serie) e ribalta alcuni degli stilemi tipici del genere majokko: diventare una Puella Magi non significa soltanto ottenere grandi poteri e difendere gli innocenti e le persone amate, ma anche stipulare un vero e proprio contratto magico in cui si perde l'anima; la lotta contro le streghe è soltanto un cinico modo, per la razza aliena degli Incubator, di immagazzinare energia per ridurre l'entropia dell'universo e ogni Puella Magi è destinata a morire, sul campo di battaglia o trasformandosi in una strega, in un circolo vizioso che non tiene conto dei sentimenti delle ragazze coinvolte e sacrifica le loro vite per un fine superiore. È un universo cupo quello di Puella Magi Madoka Magica, in cui paradossalmente la sopravvivenza dell'universo è garantita da una razza di esseri privi di sentimenti e di compassione che sfrutta gli esseri umani come se fossero bestie d'allevamento. Invece al capolavoro drammaturgico di Johann Wolfgang Goethe rimandano tanti elementi: i parallelismi fra l'inizio del primo episodio e il Prolog im Himmel, fra Kyubey e Mefistofele, fra la caduta di Sayaka e la tragica conclusione della storia di Gretchen; i nomi di alcune streghe; i versi tedeschi che compaiono a volte sullo schermo, tratti pari pari dal Faust; il concetto di Walpurgisnacht.

La caratterizzazione dei personaggi ha alti e bassi. La protagonista Madoka è timida e insicura, vorrebbe aiutare gli altri ma si ritiene priva di talenti ed è quindi portata ad ammirare le compagne e le amiche: un ritratto tipico di molte ragazze adolescenti, insomma. Il problema è che la sua insicurezza, invece di diminuire con il prosieguo della storia, non fa che aumentare e tradursi in piagnistei, recriminazioni varie e monologhi sulla propria inutilità che difficilmente la rendono un personaggio sopportabile dallo spettatore, salvo poi avere nel finale un'improvvisa e forzata maturazione che la porta a compiere la scelta che gli spettatori aspettavano fin dal primo episodio. Sayaka è esuberante e piena di energie, ma si ritrova coinvolta in una storia d'amore sfortunata e alcuni passaggi della storia che portano alla sua caduta finale appaiono affrettati, forzati o spiegati male. Mami compare poco e lascia il segno per la sua dipartita, di grande effetto perché inaspettata, ma in una manciata di episodi ci vengono dati gli elementi sufficienti a inquadrarla. Risaltano maggiormente Kyoko e Homura, presentate inizialmente come antagoniste benché anche loro impegnate nella lotta alle streghe, ma riabilitate in un secondo momento dall'approfondimento del loro passato e delle loro motivazioni. Kyubey è la mascotte dai lineamenti felini inquietante fin dalla sua prima apparizione, con quello sguardo vacuo e quella voce suadente, ma soltanto gradualmente emergono tutto il suo cinismo e la sua spregiudicatezza nel servirsi delle ragazze. I personaggi secondari hanno una caratterizzazione psicologica pressoché nulla e i soli ricorrenti e utili ai fini della trama sono la padre di Madoka, che dà spesso saggi consigli alla figlia, la compagna di classe Hitomi e Kamijo, il ragazzo di cui Sayaka è innamorata.

Il character design dai tratti chibi e moe (grandi teste e grandi occhi, nasi piccoli, facce schiacciate) opera di Ume Aoki predilige colori chiari e tenui e linee dolci, ma ciò non fa che rendere ancora più cupa, per contrasto, la trama intrisa di disperazione. Similmente la colonna sonora, che beneficia delle composizioni della talentuosa Yuki Kajura, alterna brani gioiosi ad altri più cupi: basti pensare al contrasto fra l'allegra opening Connect e l'inquietante ending Magia cantata dalle Kalafina. Degna di nota è anche la realizzazione delle streghe tramite l'uso di una particolare tecnica di collage che spiazza lo spettatore e contribuisce a creare atmosfere surreali e stranianti.

Puella Magi Madoka Magica è dunque un anime rivoluzionario che ha stravolto il genere majokko o l'animazione nipponica in generale? Non si può negare un certo sperimentalismo nelle animazioni, soprattutto nei combattimenti, ma nella sostanza si tratta di una serie molto meno innovativa di quanto ci si aspetti, che non sa osare quando dovrebbe (forse per mantenere il prodotto quanto più commerciale possibile e alla portata di tutti) e stempera il nichilismo di fondo con l'assenza di sangue nonostante alcune morti assai cruente, piagnistei continui e scenette strappalacrime e stucchevoli. Inoltre è ancora presto per dire se negli anni a venire avremo una frotta di "cloni" e di anime majokko che vi si ispireranno o se invece si tratterà di un caso isolato, di una pista non più battuta o con pochi epigoni mentre le grandi produzioni majokko continueranno a rifarsi ad altri modelli. Una cosa è certa: è una serie che merita la visione, che potrebbe trarre in inganno ma punta proprio a questo per poi stupire lo spettatore.