Lo scorso 23 maggio si è tenuto a Torino un incontro via skype col maestro Leiji Matsumoto, fumettista noto per opere come Capitan Harlock, Galaxy Express 999 e La regina dei 1000 anni. A prendere parte all'incontro, oltre al maestro, l'ingeniere Liliana Ravagnolo dell'ALTEC (Agenzia Spaziale Italiana), l'esperto di cinema Giampiero Raganelli e il traduttore italiano di molte delle opere del maestro, Francesco Nicodemo.

L'incontro è stato organizzato dall' Associazione Culturale Leiji Matsumoto (facebook) grazie alla disponibilità del Centro Giappone Yoshin Ryu.

Ringraziamo la webradio Improntadigitale per aver gentilmente reso disponibile la registrazione audio dell'incontro, che potete ascoltare nella loro trasmissione  Mercury Comics.
 

Leiji Matsumoto: MostraGiampiero Raganelli: Mi risulta che il Maestro Matsumoto sia presidente onorario di un'associazione di astronomi. Volevo chiedere conferma e se ci può raccontare qualcosa al riguardo.

Leiji Matsumoto: Sì, faccio parte di un'associazione di giovani astronomi e collaboro anche con un'associazione di studi spaziali; inoltre mio fratello minore ha sviluppato un razzo. Quando andavo alle elementari mi leggevano un sacco di libri sullo spazio ed ero molto affascinato dal mondo spaziale, tanto che il mio sogno era quello di disegnare qualcosa che potesse volare nello spazio.

GR: Procediamo sentendo le ultime prospettive della tecnologia spaziale e un raffronto con quanto aveva immaginato Matsumoto, grazie alla dot.ssa Ravagnolo.

Liliana Ravagnolo: Buon pomeriggio a tutti, mi chiamo Liliana Ravagnolo, sono una psicologa e faccio l'istruttore di astronauti, spiegando loro cosa dovranno fare una volta arrivati in orbita. Ovviamente devono essere molto preparati, essendo da soli; naturalmente possono interagire con i centri di controllo a terra, ma si presume che siano in grado di svolgere buona parte del loro lavoro in modo indipendente. Per questo motivo abbiano dei modelli in scala 1:1 in cui insegniamo loro tutto quello che devono fare, da quando arrivano a quando partono. Per problemi o situazioni di emergenza, invece, interagiscono con la Terra. Ho preparato una presentazione che fa una sorta di comparazione tra quello che il maestro Matsumoto ha immaginato, specialmente in Capitan Harlock, e quanto è stato effettivamente realizzato nella realtà.
Sappiamo che il maestro ha disegnato Capitan Harlock tra il 1977 ed il 1979, opera che narra di questo eroe romantico che affronta grandi difficoltà per fuggire dalla Terra in quanto emarginato dal regime instaurato dal governo terrestre, raccoglie un gruppo di compagni e parte per lo spazio, dove scopre l'esistenza delle Mazoniane, gruppo interessato ad invadere la Terra, e decide di difendere il suo pianeta natale.
A quell'epoca, la conquista umana dello spazio era iniziata circa 15 anni prima col volo del russo Yuri Gagarin (12 aprile 1961); all'epoca il lavoro dell'astronauta era estremamente pericoloso, non vi era alcuna certezza di ritornare a casa vivi: erano dei veri e proprio eroi, permettendoci di fare un parallelo tra i primi astronauti e Harlock, come eroi.
Incominciava così la guerra per la conquista dello spazio, tra russi e americani; infatti, pochi mesi dopo, anche gli americani riuscirono a mandare un'astronauta, anche se non propriamente nello spazio, in quanto Alan Shepard realizzò solamente un volo suborbitale, solamente per mostrare che il governo americano era in grado di ottenere i medesimi risultati dei russi. Si dovette aspettare l'anno successivo per il vero volo orbitale americano, con John Glenn.
Arrivo quindi il momento per le attività extraveicolari, in cui gli uomini uscirono per la prima volta dalle capsule nel vuoto dello spazio, affrontando in maniera più diretta quest'ambiente ostile, in cui le temperature variano da 150° a -150° nell'arco di 90 minuti (durata di un giorno in orbita); per sopportare una tale escurzione termica gli uomini necessità di tute apposite. Anche in questo caso, i primi a riuscire in tale impresa furono i russi, con Aleksej Leonov.
Gli americano invece vinsero la conquista della Luna, investendo tutto il loro budget per battere i russi in questa occasione. Si arriva quindi per la prima volta su un “pianeta” - chiamiamolo così – esterno, così come anche Capitan Harlock aveva visitato molti pianeti durante il suo viaggio.
Una domanda che mi viene sempre posta è il motivo per cui, dopo esserci arrivati nel 1969, non ci siamo più tornati, e la risposta è molto semplice: i soldi. All'epoca i governi investivano quantità di denaro smisurate, anche perchè i programmi spaziali erano gestiti dai militari, che erano liberi di spendere senza doversi giustificare con la popolazione.
Ora la situazione è cambiata in quanto i viaggi spaziali sono gestiti dal governo civile, che è costretto a giustificare queste spese di fronte ai contribuenti e giusticare che tutto ciò che spende ritorna in qualità di investimento tecnologico.


GR: Ricollegandoci a quanto detto finora, chiediamo al maestro Matsumoto se è stato in qualche modo ispirato da questi viaggi sovietici e americani.

LM: Nello sfondo che vedete dietro di me (il maestro Matsumoto tiene sempre i suoi incontri nel suo studio privato) potete vedere la superficie della Luna coperta di sabbia. Io sono sempre stato influenzato dallo spazio, tuttavia ho sempre sognato che lo sviluppo dello spazio fosse una fonte di pace per tutti, una collaborazione con lo scopo di migliorare la vita sulla Terra, non una guerra tra mondi, come appunto fu in passato tra americani e russi.
Anche la mia fascinazione verso i pirati non è nata da un desiderio di lotta e conflitto, ma dalla collaborazione e dal sogno di andare verso mondi diversi dove vivere e sviluppare nuove tecnologie.

 
Leiji Matsumoto: Skype

LR: La situazione descritta dal maestro è esattamente quella attuale: finalmente siamo arrivati in un'epoca di collaborazione, con la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), in cui si trovano sempre astronauti proveniente da diversi paesi e anche se, ad esempio, al momento ci sono contrasti politici tra USA e Russia (la questione dell'Ucraina, ecc...) questo non si riflette sulla ISS, con gli astronauti che continuano a lavorare insieme, vivere insieme e allenarsi insieme.
Tornando alla presentazione, eravamo rimasti alla nascita delle stazioni spaziali. La prima di queste fu la russa Saljut, in cui operavano solamente cosmonauti russi – si era anche nel periodo della Guerra Fredda – e rimase in orbita una decina di anni con diversi equipaggi che si susseguirono, permettendo di studiare le reazioni del corpo umano in assenza di gravità. I russi fecero molti esperimenti, grazie al medico Valerij Vladimirovič Poljakov che, volontariamente, restò in orbita per più di 400 giorni in modo da studiare il modo in cui il suo corpo avrebbe reagito all'assenza di gravità.
Anche gli americani si diedero da fare, lanciando nel 1973 il laboratorio orbitale Skylab. In questo periodo di incomincia a capire l'importanza dell'aggregazione, di consumare un pasto insieme. All'epoca di Gagarin i pasti consistevano in pillole, cosa che, oltre a non piacere molto agli astronauti non favoriva lo scambio e l'aggregazione tra le persone. Sullo Skylab era presente anche l'unica – per il momento – doccia spaziale della storia. Nell'attuale ISS ci si lava con spugne bagnate e non è presente una doccia, in quanto si è scoperto che in assenza di gravità l'acqua si nebulizzava causando problemi alla respirazione.
La prima, vera, grande stazione spaziale fu la Mir, di costruzione russa, che rimase in orbita fino al al 2000, e vide la prima collaborazione con gli americani. Col progetto Shuttle Mir riuscirono a far attraccare degli shuttle alla Mir e alcuni astronauri americani iniziarono a passare del tempo nella Mir. Ci fu quindi per le prima volta un accenno di quella collaborazione internazionale di cui parlava prima il maestro Matsumoto.
La stazione spaziale come la conosciamo ora nasce da un'idea di Ronal Regan nel 1984, di cui venne lanciato il primo modulo nel 1988, ed è una grande collaborazione internazionale, in quanto vede coinvolti americani, russi, canadesi e giapponesi. I giapponesi ad esempio hanno un modulo molto grande adibito a laboratorio in cui effettuare numerosi esperimenti.
Dato che parliamo di astronauti giapponesi, volevo chiedere al maestro se ha qualche rapporto con la JAXA, l'agenzia spaziale giapponese.


LM: Sì, ho rapporti con la JAXA da molto tempo, specialmente per lo studio della navigazione spaziale, e conosco molto bene diversi astronauti giapponesi e qualcuno dei responsabili delle operazioni. Ho anche disegnato un orologio omega, ispirato allo spazio, che molti astronauti portano.
 
Leiji Matsumoto: Orologio spaziale 1Leiji Matsumoto: Orologio spaziale 2Leiji Matsumoto: Orologio spaziale 3

LM: Il mio sogno è quello di volare anch'io nello spazio, vedere la Terra da lassù, ma dubito di poterci riuscire considerata la mia età.

LR: Effettivamente i turisti spaziali esistono già adesso, l'unico problema è che sono necessari tantissimi soldi. I russi danno la possibilità ai civili di visitare la Soyuz insieme agli astronauti qualificati, però al momento il viaggio costa 20 milioni di dollari. Vi sono stati alcuni miliardari che hanno approfittato dell'occasione, ad esempio il sudamericano Mark Shuttleworth o l'iraniana naturalizzata americana Anousheh Ansari. In settembre avrebbe dovuto volare la cantante lirica inglese Sarah Brightman, che ha però rinunciato per problemi personali, lasciando il suo posto ad un imprenditore giapponese. Al momento si stanno vagliando diversi progetti per allargare ad un pubblico più vasto questo tipo di esperienza, abbassando quindi i prezzi; cito ad esempio quello della Virgin, che sta cercando di costruire degli Spaceship per andare in orbita. Tuttavia, quello che offre la Virgin è in scala ridotta rispetto a quanto offerto dai russi: la Virgin offre un viaggio di un'ora in orbita, mentre i russi permettono una permanenza di ben 10 giorni nello spazio.
Parliamo ora dell'equipaggio che c'è a bordo della stazione. Il primo equipaggio internazionale della ISS andò in orbita nel 2001, e da allora la sonda è sempre stata abitata. È stato quindi nel 2001 che si è avverata la fantasia sognata dal maestro Matsumoto di una struttura spaziale operante con equipaggio vivo a bordo: possiamo dire che abbiamo la nostra Arcadia, un capitano della stazione che di volta in volta può ricoprire il ruolo di Capitan Harlock e un equipaggio suddiviso tra americani, russi, giapponesi, ecc...
L'equipaggio attuale è composto da tre russi, i Flight Engineers Anton Skaplerov, Gennady Padalka e Mikhail Korniyenko, due americani, il comandante Terry Virts e il Flight Engineer Scott Kelly e l’astronauta italiana (ed europea) Samantha Cristoforetti.


GR: Vorrei porre una domanda ad entrambi: Vorrei chiedere al maestro Matsumoto in che modo a concepito i personaggi dei suoi equipaggi, tutte figure così particolare, ed alla Ravagnolo, che si occupa della formazione psicologica degli astronauti, se sarebbero possibili degli equipaggi del genere.

LM: Non ha pensato a nulla di particolare, solamente che qualsiasi tipo di persona avrebbe dovuto poter viaggiare nello spazio. Così come sugli aerei c'è un medico, anche in un'astronave avrebbe potuto essere d'aiuto; in generale, ha pensato al maggior numero di ruoli da poter coprire. Invidio tantissimo i giovani perchè hanno ormai di fronte a loro la possibilità di andare nello spazio.

LR: Gli equipaggi sono sempre molto vari e sono formati da persone che vivono insieme per quasi due anni prima di partire, tra tutte le attività di training che fanno in giro per il mondo (America, Europa, Giappone, Canada, Russia), conoscono le rispettive famiglie. Quest'aspetto è fondamentale in quanto vivere in isolamento per sei mesi all'interno di una nave spaziale non è così facile, ci possono essere contrasti, divergenze di opinioni, ed è quindi necessario ci sia una grossa collaborazione per trarre il meglio da ognuno. In Harlock ci sono degli animali, anche nella realtà si mandano in orbita degli animali ma, per il momento, solamente per fare esperimenti.
Un grande differenza tra realtà e fantasia è che nelle opere di Matsumoto c'era una gravità artificiale, quindi non si vedeva il cagnolino che svolazza per tutta la cabina, cosa che nella realtà potrebbe causargli qualche problema.


LM: Vorrei raccontare una mia esperienza. Un giorno ho ricevuto una telefonata da un astronauta che si trovava nello spazio e sembrava una telefonata qualsiasi. Chiedendogli dove si trovasse, rispose che era sull'America e che in quel momento ancora non vedeva il Giappone.

LR: Sì, gli astronauti hanno la possibilità di effettuare telefonate esattamente come noi, possono chiamare la famiglia ed un gruppo selezionato di amici, gli unici che sono autorizzati a inviare loro mail o telefonate, in quanto gli astronauti non possono certo passare tutto il giorno a chiacchierare. Ultimamente è molto utilizzato anche facebook, e appena hanno un attimo di tempo postano le foto. Nell'equipaggio attuale ci sono a bordo due persone, Scott Kelly e Mikhail Korniyenko che hanno accettato di restare per un anno intero sulla ISS. Un anno è tanto, non solo per la lontananza dalla famiglia, ma sopprattutto per le modifiche che avvengono all'interno del corpo, si perde massa ossea, muscoli, ci sono problemi nella circolazione del sangue, nella respirazione e tante altre difficoltà. La loro missione è appunto analizzare gli effetti sul corpo umano di una permanenza così lunga nello spazio. Scott Kelly ha persino un gemello, anche lui astronauta, che servirà come termine di paragone.
Vorrei ora spendere due parole sui nostri astronauti. Samantha Cristoforetti è la prima donna italiana ad andare nello spazio. Ci abbiamo messo un po', considerando che i russi hanno mandato Valentina Vladimirovna Tereškova nel 1963, mentre noi abbiamo mandato Samanta solamente nel 2014. Il rientro di Samanta è stato rimandato a causa di un problema: i russi hanno infatti perso un cargo. automatico Progress a causa di un problema nell'apertura delle antenne, e la sua presenza nello spazio al momento del rientro della Soyuz di Samante avrebbe potuto causare urti indesiderati.
Samanta sta svolgendo numerosi esperimenti europei ed italiani, relativi all’ambito medico/biologico, nutrizionale e tecnologico.
Prima di lei dal 28 Maggio all’11 Novembre 2013 l’ astronauta italiano Luca Parmitano ha effettuato una missione di sei mesi sulla Stazione Spaziale con l’Expedition 37.
La sua missione è stata chiamata «Volare» ed è stata seguita da milioni di persone in tutto il mondo grazie anche all’uso di social networks come «Facebook» e «Twitter» che hanno mantenuto in contatto Luca con i suoi «followers» a Terra.

 
Leiji Matsumoto

GR: Per molte opere di fantascienza sono stati pubblicati libri del tipo “La fisica di Star Trek”, “La fisica di Interstellar”, che cercano di giustificare in modo scientifico alcune scelte dell'opera. Il maestro Matsumoto si è posto tale problema?

LM: Anch'io mi sono posto il problema, e il 29 giugno uscirà un libro di 300 pagine a colori in cui vengono illustrati tutti i meccanismi presenti nelle mie opere. Essendo io solamente un appassionato, ho lasciato che fossero degli specialisti a scrivere tale libri.

GR: Quali sono le idee di Matsumoto che si sono effettivamente realizzate nella realtà?

LR: Come già accennato, l'idea di una nave spaziale con equipaggio stabile è molto realistico e simile a quanto sta avvenendo al momento, con l'eccezione dell'assenza di gravità. Molto importante è stato il suo lavoro specialmente nell'aprire la mente dei giovani alle possibilità

LM: Per quanto riguarda l'assenza di gravità, da un lato è sicuramente una mia mancanza di conoscenze dell'epoca, dall'altro è un mio sogno che un giorno sia possibile avere una gravità artificiale anche nello spazio.

LR: Mi viene chiesto spesso se esistono metodi per simulare sulla Terra la sensazione di assenza di gravità, ma al momento l'unico metodo sono degli speciali aerei rinforzati, completamente vuoti, che salgono in picchiata e poi si buttano in verticale. Nei 20-40 secondi che dura tale discesa è possibile sperimentare l'assenza di gravità. Il problema è che quando si ritorna su si sperimenta una forza di gravità doppia. Infatti chi fa questi esperimenti deve prendere delle medicine particolari per evitare problemi.
Oppure alla NASA hanno delle piscine enormi in cui gli astronauti entro con le tute e possono sperimentare qualcosa di simile all'assenza di gravità.


Francesco Nicodemo: Io mi sono reso conto della cultura scientifica del maestro quando ho iniziato a lavorare alle sue opere come traduttore. Da semplice lettore o spettatore non si riesce a notare pienamente quanto a fondo vada in alcuni casi. Lui dice di non essere un tecnico, ma il fratello è uno dei maggiori ingenieri giapponesi; poi, come ci ha spiegato poco fa, è in contatto con la JAXA; in molti suoi fumetti sono presenti foto dello spazio forniti ufficialmente da JAXA e NASA.
Quando iniziai a tradurre Matsumoto pensavo che sarebbe stato più semplice rispetto ad altri fumetti, in quanto essendo fantascienza era tutto inventato e bastava usare un po' di fantasia. Mi resi conto che non era assolutamente così. Se prendiamo un oggetto fantastico come potrebbe essere il motore a onde semoventi della Yamato, la spiegazione risulta credibili, con queste particelle (tachioni) che vanno più veloci della luce e si portano dietro l'astronave permettendo il warp, il balzo spaziale, e sebbene non realizzabile nella pratica, la spiegazione sta in piedi. E questo rende il processo di traduzione non così banale come pensavo.
Un altro esempio è presente nelle opere più recenti – ricordo che il maestro è ancora attivo tutt'oggi e a realizzato numerose opere anche negli anni '90 e dopo il 2000. In una di queste sono presenti i cosidetti meccanoidi, personaggi ancora misteriosi, che il maestro ci svelerà nelle sue opere future, basati sull'Elio3. Come ci spiegherà la dottoressa, l'elio3 ha una funzione importante nella scienza spaziale come fonte di energia.


LR: è una delle forme di energie che stanno studiando per creare motori in grado di viaggiare per distenza superiori a quelle attuali

FN: Anche il recente film di Capitan Harlock che abbiamo visto l'anno scorso era molto rigoroso dal punto di vista scientifico. Ricordo alcune scene con gli scienziati che parlavano tra loro e davano gli ordini che sono state tra le più difficili di tutto il film, con parole complicate come 'gravitoni' o 'velocità di fuga' che hanno richiesto ricerche su testi scientifici. Purtroppo il pubblico non ha potuto apprezzarle al meglio, essendo spesso pronunciate velocemente o nel brusio di sottofondo, tanto che quando sono andato al cinema mi è dispiaciuto vederle così poco valorizzate.

GR: Ritornando al discorso del salto spaziale, questo metodo che permette di superare il problema delle grandi distanze presenti tra le galassie, volevo chiedere se si è mai pensato qualcosa del genere nella realtà.

LR: Purtroppo al momento siamo ancora molto lontani. Per noi è ancora lontana persino Marte, su cui mandiamo solamente sonde, in quanto ci vuole un anno e mezzo per raggiungere il pianeta. Se consideriamo che stiamo ancora studiando gli effetti che un anno nello spazio ha sul corpo umano, non è al momento possibile valutare viaggi di 3 anni (più il tempo di permanenza sul pianeta).

LM: Tutti questi discorsi sulla velocità, sul tempo (anche sui viaggi nel tempo) mi hanno sempre affascinato molto, ed è anche questo una cosa che spero possa realizzarsi in futuro.

Pubblico: Quali sono le opere di fantascienza preferite dal maestro? E i suoi autori di manga e anime preferiti, a cui si è ispirato?

LM: Sento la responsabilità di tutti i miei lavori, sono come figli miei, per cui mi è impossibile sceglierne uno preferito, anche se, sbilanciandomi un po', quello a cui sono più legato è Avventure di un'ape, il primo fumetto che ho realizzato da professionista, ancora giovanissimo. Sono molto legato anche alla storia Maria della valle d'argento, che ho realizzato a 18 anni, una storia d'ambientazione europea con protagonista una fata che scende dal Monte Blocken, monte che dovrebbe trovarsi in Germania.
All'epoca ero giovanissimo, e quando tempo dopo mi recai per la prima volta in Europa mi stupì il fatto che era esattamente come quella che avevo immaginato da ragazzo, facendomi credere di avere un legame genetico con l'Europa tramite i miei lavori. Amo molto anche i vostri spaghetti western.
Tornando alle opere a cui sono più legato, vi sono poi quelle appartenenti al corpus principale del mio universo, quali Yamato, Capitan Harlock, Galaxy Express e La regina dei 1000 anni. Ma non voglio in alcun modo sminuire tutte le sue altre opere.
Per quanto riguarda invece i fumettisti a cui mi sono ispirato, solitamente non rispondo a questo tipo di risposte. Oltre ovviamente a Osamu Tezuka, mio maestro e maestro un po' di tutti, non tanto perchè abbiamo lavorato insieme ma in quanto inventore del fumetto moderno, cito alcuni miei contemporanei come Fujiko Fujio (Doraemon), Chiba Tetsuya (Ashita no Joe) e Shotaro Ishinomori (Cyborg 009) che è anche nato il mio stesso giorno. Per me gli autori della mia stessa generazione sono dei compagni, abbiamo vissuto la stessa epoca, le stesse esperienze e abbiamo lavorato nello stesso ambiente culturale e nello stesso periodo storico.


Pubblico: Cosa rappresenta la Yamato?

LM: La Yamato rappresenta la fine delle vecchie navi da guerra, è l'ultima con la sua struttura. Per i giovani non è più un ricordo legato alla Seconda guerra mondiale bensì legato alla storia navale. Non ha un significato simbolico particolare.
 
Leiji Matsumoto: Yamato

LR: Parliamo delle finestre. L'Arcadia ha finestre enormi da cui osservare le stelle, il nemico che si avvicina. Fino a poco tempo fa sulla ISS non c'erano molte finestre, mentre adesso c'è il modulo “Cupola”, realizzato a Torino, che è il preferito dagli astronauti in quanto vi sono ben sette finestre da cui possono osservare la Terra e scattare tutte le foto che poi vediamo sui social media.
L'idea iniziale era di tenere chiuse tali finestre, in quanto in caso di impatto meteoritico rischiavano di bucarsi, tuttavia gli astronauti le tengono sempre aperte per poter osservare la Terra. Oltre all’utilizzo per scopi osservativi, la Cupola contiene le stazioni di comando del braccio robotico della Stazione e viene utilizzata durante le attivita’ di attracco di moduli (come il giapponese HTV) e le operazioni extra-veicolari (EVA).
Harlock nei suoi viaggi atterra su numerosi pianeti. Noi al momento stiamo pensando di tornare sulla Luna con delle basi che permettano di viverci più a lungo di quanto non accadesse ai tempi delle missioni Apollo. Anche Marte è uno dei pianeti a cui si sta aspirando.
I problemi sono però molteplici: oltre alla già citata distanza, ci sono ad esempio le radiazioni che possono causare malattie e tumori negli astronauti e richiedono quindi lo studio di nuovi sistemi di protezione.
Ci vorrà quindi ancora molto tempo: al momento si stima di riuscire a mandare l'uomo su Marte nel 2030, ma secondo la mia esperienza in questi casi è sempre necessario aggiungere una decina d'anni.
Sono in progettazioni stazioni gonfiabili molto simili a quelle descritte nel romanzo di fantascienza L'uomo di Marte di Andy Weir.
Noi alla ALTEK, qui a Torino, abbiamo un simulatore di terreno marziano e l'engineering model del Rover europeo che partità nel 2018.

 
L’esplorazione dello spazio è un tema affascinante che offre
enormi opportunità di crescita e di collaborazione internazionale.
L’importante è mantenere sempre un grande rispetto per l’ uomo e l' ambiente.

Conosco molte persone che lavorano in questo settore e siamo tutti molti appassionati, e questo ci aiuta molto nel seguire questa etica. Ci sono poi gli interessi delle azienze, però questo è quello che ci sforziamo di realizzare ogni giorno.

GR: Per caso la visione di Capitan Harlock l'ha influenzata nella decisione di lavorare in questo settore?

LR: Potrebbe essere. Ero già una grande appassionata di fantascienza, ma sicuramente le serie animate viste intorno ai 13-14 anni mi hanno stimolato. All'inizio ho lavorato come psicologa per le aziende, mi occupavo dell'assunzione del personale, poi sono passata a lavorare con gli astronauti.
 

Di seguito potete trovare le slide utilizzate durante l'incontro.