Decidere di andare a vivere in un'altra città, diversa da quella dove si è nati e cresciuti, può non essere facile; decidere di trasferirsi all'estero ancora meno. Se poi l'estero si trova a 12 ore di volo, 7 ore di fuso orario e la lingua non solo è diversa dalla nostra ma è addirittura scritta con un altro alfabeto... beh le difficoltà aumentano.
Per quanto entusiasmo ci possa essere all'inizio, nessun paese è perfetto e la vita quotidiana (fra lavoro, traffico, bollette, affitto ecc ecc) può mettere a dura prova anche il rapporto più idilliaco. Quindi ecco a voi 5 piccoli suggerimenti per far sì che il vostro soggiorno più o meno lungo in Giappone non si trasformi in un incubo ma in un'opportunità per crescere e migliorare!
1) Evitare di diventare un Gaijin Smash
Il termine Gaijin Smash è stato coniato da un cittadino americano che si trovava in Giappone grazie al programma JET e sta ad indicare uno straniero che si approfitta del suo stato di gaijin per non rispettare una qualunque legge giapponese. Può essere saltare i tornelli della metropolitana per evitare di pagare il biglietto, ben sapendo che il personale della stazione difficilmente vi correrà dietro perché dubita di poter comunicare correttamente con voi. Oppure rispondere "terebi wa tabemasen", cioè "io non mangio la televisione" al funzionario della NHK (la Rai giapponese) che bussa alla vostra porta per riscuotere il canone.
In entrambi i casi si tratta di un comportamento esecrabile, che imbarazza chi vi sta di fronte e soprattutto crea pregiudizi verso gli stranieri in generale, rendendo sempre più difficile una vostra reale integrazione. Sebbene in Giappone esistano tantissime regole (forse anche più che in Italia) che spesso possono risultare inutili o incomprensibili, sono le stesse che rendono il paese così sicuro e unico e che ce lo fanno amare.
2) Non limitare le possibilità di nuovi incontri
Spesso gli stranieri che vivono in Giappone si possono distinguere in due grosse categorie.
Da un lato ci sono quelli che si immergono totalmente nel loro nuovo ambiente, rifiutano ogni contatto con chi non è giapponese e parlano solo ed esclusivamente giapponese.
Dall'altro lato ci sono quelli che ritengono troppo difficile diventare amici di un giapponese e si concentrano, soprattutto se abitano in grandi metropoli, a conoscere persone provenienti da ogni parte del globo.
Entrambi gli atteggiamenti sono sbagliati, perché troppo estremisti: è triste vedere uno straniero "ringhiare" verso un altro straniero, quando invece conoscersi potrebbe portare a scoprire di avere tanti interessi in comune (il primo dei quali sarà senza dubbio la passione per il Giappone).
Ed è altrettanto triste vedere persone che non hanno il minimo interesse a integrarsi anche solo un pochino all'interno del paese in cui vivono: conoscere le persone del posto è senza dubbio uno dei metodi migliori per iniziare. Quindi diventate amico di chi vi piace ma senza escludere a priori qualcuno: non si sa mai nella scatola di cioccolatini che gusto ci potrà capitare!
3) Prendere il meglio delle due culture: la vostra e quella giapponese
Anche qui ci ritroviamo di fronte a due posizioni estreme.
Da una parte ci sono quelli che sono iper entusiasti di vivere in Giappone, per cui tutto è perfetto e che passano il loro tempo nel tentativo di dimostrare fino a che punto sono diventati giapponesi o quanto sia meglio il Sol Levante rispetto al loro paese di origine.
Dall'altra parte ci sono quelli che arrivando in Giappone hanno vissuto un vero e proprio choc culturale e hanno deciso di rifiutare in blocco tutto ciò che è nipponico, ad esempio continuando a mangiare solo piatti del proprio paese e non uscendo mai.
Anche qui ovviamente "in medio stat virtus" come dicevano i latini che un po' se ne capivano. Amare la cultura giapponese non vuol dire dover abbandonare la propria: vivere in Giappone significa trovarsi continuamente a cavallo di due culture e la cosa bella è che nessuno ci sta chiedendo di scegliere fra le due! La cosa più saggia da fare è prendere il meglio da entrambe!
4) Non pensare che se le cose non stanno andando come avevate previsto, la colpa sia solo e unicamente del paese che vi ospita
Il Giappone non è una forza divina che ha il potere di rendere la vostra vita meravigliosa o, al contrario, terribile. Se siete infelici, probabilmente non è il posto che fa per voi o magari non è il momento giusto per affrontare quello che inevitabilmente è un vero e proprio choc culturale.
Se decidete di restare comunque nel Sol Levante, non potete però accusarlo per ogni piccola o grande sfortuna che vi accadrà. Questo non vuol dire non vederne i difetti (che ci sono e sono anche numerosi); siete autorizzati ad esprimere le vostre frustrazioni e non dovete aver paura di sentirvi rispondere: "Ma credevo che amassi il Giappone!".
Amare vuol dire anche saper riconoscere e accettare nell'oggetto del proprio amore le cose che non ci piacciono. La chiave per essere felici ed equilibrati è senza dubbio non fare confronti fra il Giappone e il vostro paese d'origine: accettatene le differenze e prendetevi il meglio!
5) Non rimanere fossilizzati
Quando si arriva in un paese straniero, soprattutto se si è sognato a lungo di andarci a vivere, che sia per qualche mese, un anno o per sempre, si ha il desiderio di visitare più posti possibili, fare attività che ci permettano di interagire con la popolazione locale, scoprire luoghi nascosti che solo chi vive lì può permettersi di conoscere. Ma purtroppo, dopo il primo entusiasmo iniziale, arriva la routine degli studi o del lavoro e in men che non si dica gli anni sono passati e non abbiamo fatto niente di quello che ci eravamo prefissati.
Lo stesso discorso può essere fatto per il tipo di lavoro scelto: se si è stranieri (questo vale principalmente per chi è inglese, ma anche la lingua italiana è molto quotata) è abbastanza comune proporsi come insegnante. Se siete madre lingua, fare l'insegnante potrà essere difficile, ma molto gratificante, anche perché sarete molto rispettati dai giapponesi visto che fornite un servizio che difficilmente loro saranno capaci di proporre altrettanto bene.
Attenzione però a non restare incastrati in quest'equazione! Se fare il maestro è quello che avete sempre sognato, tenetevi stretto il vostro lavoro, ma se fare l'insegnante è stato una sorta di ripiego per sbarcare il lunario agli inizi e intanto migliorare il vostro giapponese, non smettete mai di guardarvi intorno.
Fare carriera in Giappone non è facile, anzi sarà probabilmente più difficile rispetto al vostro paese d'origine, ma ricordate che non siete obbligati a scegliere fra vivere nel Sol Levante e fare il lavoro dei vostri sogni.
Avete mai pensato seriamente di trasferirvi a vivere non solo in Giappone, ma in un qualunque altro posto che non sia il luogo dove siete nati? State già vivendo altrove? Raccontatecelo nei commenti!
Fonte consultata:
EnRocketNews
Per quanto entusiasmo ci possa essere all'inizio, nessun paese è perfetto e la vita quotidiana (fra lavoro, traffico, bollette, affitto ecc ecc) può mettere a dura prova anche il rapporto più idilliaco. Quindi ecco a voi 5 piccoli suggerimenti per far sì che il vostro soggiorno più o meno lungo in Giappone non si trasformi in un incubo ma in un'opportunità per crescere e migliorare!
1) Evitare di diventare un Gaijin Smash
Il termine Gaijin Smash è stato coniato da un cittadino americano che si trovava in Giappone grazie al programma JET e sta ad indicare uno straniero che si approfitta del suo stato di gaijin per non rispettare una qualunque legge giapponese. Può essere saltare i tornelli della metropolitana per evitare di pagare il biglietto, ben sapendo che il personale della stazione difficilmente vi correrà dietro perché dubita di poter comunicare correttamente con voi. Oppure rispondere "terebi wa tabemasen", cioè "io non mangio la televisione" al funzionario della NHK (la Rai giapponese) che bussa alla vostra porta per riscuotere il canone.
In entrambi i casi si tratta di un comportamento esecrabile, che imbarazza chi vi sta di fronte e soprattutto crea pregiudizi verso gli stranieri in generale, rendendo sempre più difficile una vostra reale integrazione. Sebbene in Giappone esistano tantissime regole (forse anche più che in Italia) che spesso possono risultare inutili o incomprensibili, sono le stesse che rendono il paese così sicuro e unico e che ce lo fanno amare.
2) Non limitare le possibilità di nuovi incontri
Spesso gli stranieri che vivono in Giappone si possono distinguere in due grosse categorie.
Da un lato ci sono quelli che si immergono totalmente nel loro nuovo ambiente, rifiutano ogni contatto con chi non è giapponese e parlano solo ed esclusivamente giapponese.
Dall'altro lato ci sono quelli che ritengono troppo difficile diventare amici di un giapponese e si concentrano, soprattutto se abitano in grandi metropoli, a conoscere persone provenienti da ogni parte del globo.
Entrambi gli atteggiamenti sono sbagliati, perché troppo estremisti: è triste vedere uno straniero "ringhiare" verso un altro straniero, quando invece conoscersi potrebbe portare a scoprire di avere tanti interessi in comune (il primo dei quali sarà senza dubbio la passione per il Giappone).
Ed è altrettanto triste vedere persone che non hanno il minimo interesse a integrarsi anche solo un pochino all'interno del paese in cui vivono: conoscere le persone del posto è senza dubbio uno dei metodi migliori per iniziare. Quindi diventate amico di chi vi piace ma senza escludere a priori qualcuno: non si sa mai nella scatola di cioccolatini che gusto ci potrà capitare!
3) Prendere il meglio delle due culture: la vostra e quella giapponese
Anche qui ci ritroviamo di fronte a due posizioni estreme.
Da una parte ci sono quelli che sono iper entusiasti di vivere in Giappone, per cui tutto è perfetto e che passano il loro tempo nel tentativo di dimostrare fino a che punto sono diventati giapponesi o quanto sia meglio il Sol Levante rispetto al loro paese di origine.
Dall'altra parte ci sono quelli che arrivando in Giappone hanno vissuto un vero e proprio choc culturale e hanno deciso di rifiutare in blocco tutto ciò che è nipponico, ad esempio continuando a mangiare solo piatti del proprio paese e non uscendo mai.
Anche qui ovviamente "in medio stat virtus" come dicevano i latini che un po' se ne capivano. Amare la cultura giapponese non vuol dire dover abbandonare la propria: vivere in Giappone significa trovarsi continuamente a cavallo di due culture e la cosa bella è che nessuno ci sta chiedendo di scegliere fra le due! La cosa più saggia da fare è prendere il meglio da entrambe!
4) Non pensare che se le cose non stanno andando come avevate previsto, la colpa sia solo e unicamente del paese che vi ospita
Il Giappone non è una forza divina che ha il potere di rendere la vostra vita meravigliosa o, al contrario, terribile. Se siete infelici, probabilmente non è il posto che fa per voi o magari non è il momento giusto per affrontare quello che inevitabilmente è un vero e proprio choc culturale.
Se decidete di restare comunque nel Sol Levante, non potete però accusarlo per ogni piccola o grande sfortuna che vi accadrà. Questo non vuol dire non vederne i difetti (che ci sono e sono anche numerosi); siete autorizzati ad esprimere le vostre frustrazioni e non dovete aver paura di sentirvi rispondere: "Ma credevo che amassi il Giappone!".
Amare vuol dire anche saper riconoscere e accettare nell'oggetto del proprio amore le cose che non ci piacciono. La chiave per essere felici ed equilibrati è senza dubbio non fare confronti fra il Giappone e il vostro paese d'origine: accettatene le differenze e prendetevi il meglio!
5) Non rimanere fossilizzati
Quando si arriva in un paese straniero, soprattutto se si è sognato a lungo di andarci a vivere, che sia per qualche mese, un anno o per sempre, si ha il desiderio di visitare più posti possibili, fare attività che ci permettano di interagire con la popolazione locale, scoprire luoghi nascosti che solo chi vive lì può permettersi di conoscere. Ma purtroppo, dopo il primo entusiasmo iniziale, arriva la routine degli studi o del lavoro e in men che non si dica gli anni sono passati e non abbiamo fatto niente di quello che ci eravamo prefissati.
Lo stesso discorso può essere fatto per il tipo di lavoro scelto: se si è stranieri (questo vale principalmente per chi è inglese, ma anche la lingua italiana è molto quotata) è abbastanza comune proporsi come insegnante. Se siete madre lingua, fare l'insegnante potrà essere difficile, ma molto gratificante, anche perché sarete molto rispettati dai giapponesi visto che fornite un servizio che difficilmente loro saranno capaci di proporre altrettanto bene.
Attenzione però a non restare incastrati in quest'equazione! Se fare il maestro è quello che avete sempre sognato, tenetevi stretto il vostro lavoro, ma se fare l'insegnante è stato una sorta di ripiego per sbarcare il lunario agli inizi e intanto migliorare il vostro giapponese, non smettete mai di guardarvi intorno.
Fare carriera in Giappone non è facile, anzi sarà probabilmente più difficile rispetto al vostro paese d'origine, ma ricordate che non siete obbligati a scegliere fra vivere nel Sol Levante e fare il lavoro dei vostri sogni.
Avete mai pensato seriamente di trasferirvi a vivere non solo in Giappone, ma in un qualunque altro posto che non sia il luogo dove siete nati? State già vivendo altrove? Raccontatecelo nei commenti!
Fonte consultata:
EnRocketNews
A chi vive in Giappone, visto che ormai il lavoro precario è in aumento anche lì, è facile almeno trovare diversi lavori part-time seri che ti permettono di andare avanti, anche se durano pochi mesi, oppure è pieno di annunci di lavoro fregatura anche lì?
Una persona europea può viverci 20,30, 40 anni e ancora essere percepita come straniera...
Concordo che uno dei modi giusti per vivere in questo paese sia essere rispettosi delle tradizioni e della sensibilità di questo popolo senza mai trattarli dall'alto verso il basso come certi "gaijin" fanno...
E' stato proprio questo modo di fare di noi occidentali ai tempi dei trattati ineguali del XIX secolo a scavare un solco tra le nostre due civiltà e creare le basi per questo dualismo di amore/odio che c'è oggi in Giappone verso di noi...
Almeno, questa è la mia opinione...
Per quanto riguarda il lavoro, facendo ricerche in maniera autonoma chiunque puo' appurare che si puo' fare "carriera" solo se altamente specializzati. Riguardo al trovarsi bene o male, tutto dipende dalle aspettative e dalla sensibilita' personali.
Io do ragione ad ayami per quanto riguarda la carriera in Giappone, invece. Poi dipende da cosa vuol dire per noi fare carriera e per come invece la intendono in Giappone...
Mio fratello lavora là da quasi 10 anni, ci è andato tramite la multinazionale per cui lavora, per cui non ha dovuto avere lo sbatti che fanno tante persone che provano a cercare un lavoro direttamente da soli, ma dopo 10 anni di carriera è sempre allo stesso punto perché preferiscono "far salire di livello" i giapponesi piuttosto che uno straniero. Questo non vuol dire che sia una brutta cosa, ognuno a casa sua ragiona come gli pare ovvio, però credo anche sia brutto sentirsi negare qualcosa perché ti dicono chiaramente in faccia che preferiscono i lavoratori del proprio stesso paese (quando poi appunto si parla di una multinazionale, quindi hanno il 90% del personale straniero e dovrebbero essere "abituati"... mah!) Se poi invece per far carriera si intende trovare un posto fisso 'qualunque' e mantenerlo fino al momento della pensione è un altro discorso, ma "fare carriera" non significa avere un lavoro, vuol dire anche cercare di salire di grado con il corso degli anni e dell'esperienza, cosa che in Giappone difficilmente ti faranno fare se non sei un giapponese.
Tra l'altro su Youtube anni fa c'era anche una ragazza, famosa che sicuramente qualcun altro conoscerà qui sul sito, si faceva chiamare Jun, che è tornata in Italia proprio perché dopo anni e anni di lavoro (che tra l'altro amava tantissimo) non vedeva appunto possiiblità di carriera e piuttosto che vivere una vita "monotona" e sempre uguale ha preferito tornare qui e provare a fare altro, nonostante là avesse il suo lavoro ben pagato, la sua casa e un lavoro sicuro (i suoi video comunque sono ancora tutti online per chi volesse andare a vederla, erano davvero interessanti)
>però credo anche sia brutto sentirsi negare qualcosa perché ti dicono chiaramente in faccia che preferiscono i lavoratori del proprio stesso paese
Tendenzialmente è così anche qua, e in molti altri Paesi.
Comunque io non ho detto che non sia vero che è difficile fare carriera in Giappone, ho sostenuto che non è impossibile affermarsi, a patto che si sia persone altamente qualificate.
Sono casi rari di successo, ma le testimonianze in questo senso ci sono, anche nell'ambito del fumetto (vedasi il caso di un certo fumettista francese, di cui non ricordo il nome).
Ad ayami ho contestato l'affermazione "andate sul canale di ..... per vedere come stanno davvero le cose", come se il punto di vista di UNA persona potesse essere preso come parametro assoluto di giudizio.
Seguivo anche il canale di Juu, certo. Il suo, come altri, sono esempi, testimonianze, che prendo in quanto tali, non certo come "le bocche della verità assoluta" da cui attingere per forgiare le mie opinioni. Ognuno racconta la sua esperienza, punto.
Una cosa che, per esempio, ho notato scoraggiare molti italiani in Giappone, è la proverbiale freddezza dei giapponesi, specie nelle grandi città.
A me questo "problema" non tangerebbe, essendo io stessa fredda, riservata, e a mio agio così.
Per questo non prendo come parametro di valutazione l'esperienza degli altri. Prima di essere Italiana, io sono io. Per tantissimi aspetti, l'opposto dello stereotipo dell' "Italiano medio".
Concordo in pieno e aggiungo che tanti furboni come Marco Togni e Company usano la grande onda "Cool Japan" per intortare le masse a favore del loro portafoglio.
Lavorare in Giappone avendo successo è possibile, però alle spalle bisogna avere un buon business plan e soprattutto un valido garante! Io ho anche amici Giapponesi che vivono a Tokyo e mi hanno detto che vogliono venire a lavorare in Europa, perchè in Giappone sei un mezzo schiavo anche con due lauree. Se posso dare un consiglio a chi vuole studiare una lingua straniera, consiglio di studiare cinese o coreano, dato che in queste nazioni il lavoro è più aperto verso gli stranieri con un profilo buono.
A me basterebbe un lavoro stabile e una pensione, roba fantascientifica in Italia...
Mi sembra che loro sponsorizzino viaggi e basta, è palese, e non c'è nulla di male nel farlo.
Quanto ai tuoi consigli su "meglio Cina e Corea, in quanto più aperti verso gli stranieri", meglio stendere un velo pietoso, dato che siamo sugli stessi livelli di accoglienza, specie riguardo alla Corea del Sud, ma non mi sorprendono provenendo da te. I tuoi commenti si assestano sempre sul "Giappone incubo", "Cina, ma soprattutto Corea del Sud, paradisi" (sto estremizzando ma fondamentalmente è così. Mi ricordi un utente con un nick simile che scrive su Il Fatto Quotidiano).
Fonte: http://www.koreaherald.com/view.php?ud=20150909001162
>South Korea has the biggest wage gap between native and foreign-born workers among member countries of the Organization for Economic Cooperation and Development, a recent report showed.
>According to the Employment Outlook 2015 published by the Paris-based club of advanced countries, native-born workers received 55 percent higher wages than their foreign counterparts, the biggest gap among the surveyed 22 OECD nations.
Secondo un recente rapporto dell'OCSE, tra 22 nazioni considerate, la Corea del Sud vanta il più grande gap nei salari tra lavoratori autoctoni e lavoratori stranieri (ovviamente a svantaggio degli stranieri).
Stanno messi proprio bene gli stranieri in Corea del Sud, ne?
Una nota di colore nostrano:
>Italy and Spain followed Korea on the list, with locals being paid 32 percent more than foreigners, according to the report.
Italia e Spagna hanno seguito la Korea sulla lista...siamo sempre tra i "migliori", insomma.
Il Giappone, assieme alla Polonia, è stato escluso dalla statistica per via del piccolo campione di lavoratori stranieri considerato, ma comunque entrambi i Paesi mostravano salari più alti per gli stranieri. E' una frase un po' vaga che non dice molto, ma vabbè.
>The data also showed that Poland and Japan paid higher wages to foreigners, but the OECD excluded these countries from its report due to the small sample sizes of foreign-born workers there.
Il punto di questo post risiede nell'assurdità di indicare la Corea del Sud come un Paese più favorevole ai lavoratori stranieri...non si sa su quali basi, davvero.
Andiamo tutti a farci sfruttare in Corea del Sud, non si sa mai, tra varie peripezie potremmo diventare CEO di qualche chaebol.
Ci vuole una qualifica specializzata e anche una discreta vocazione. Non è di sicuro un impiego tappabuchi che uno può fare come se fosse un lavoretto come commesso o cameriere. Se poi si intendeva (ma non credo) fare ripetizioni, la paga non è comunque sufficiente per poterci vivere.
Il resto dei"consigli" sembra più che altro la fiera dello stereotipo, incluso anche il primo punto, che non succede soltanto in Giappone.
Quanto al non fossilizzarsi, è normalissimo abituarsi ad un certo ambiente se ci si vive e la routine quotidiana prende gran parte della giornata. E sono convinto che ognuno sia pienamente libero di frequentare chi vuole, indipendentemente dalla nazionalità. Non è che uno in Giappone dopo aver conosciuto un tot di giapponesi e ha la possibilità di conoscerne degli altri dice. "No adesso basta coi nativi, è ora di conoscere un po' di stranieri per bilanciare". Certe cose mica si calcolano a tavolino.
La società coreana non è meno rigida di quella giapponese e pone molto l'accento sulla tradizione.
A dividere giapponesi e coreani è stato solo il recente passato coloniale e il ruolo avuto dal Giappone nel cercare di assimilare i coreani nel loro impero ma a parte questo i due paesi hanno radici culturali comuni e una parte del ceppo etnico giapponese discende (ma non ditelo mai a un giapponese) dai coreani.
In realtà è provato che i coreani lavorano addirittura di più dei giapponesi quindi andando lì non è assolutamente vero che le cose potrebbero essere più facili o agevoli.
Per quello che riguarda la Cina, non dimentichiamo che a dispetto della prosperità e del'apertura economica, dietro ciò si nasconde ancora la vecchia dirigenza marxista che chiude gli oppositori in campi di "rieducazione" (pure questa pretesa hanno) che sembrano usciti da un film dell'orrore e opprime le minoranze etniche...
Un sistema di governo fuori dalla realtà del proprio paese, di cui ha cercato di distruggerne la cultura e le tradizioni.
Tale sistema economico non si regge tanto sulla grande industria, quanto sull'appoggio dei contadini, che sono ancora la maggioranza della popolazione e verso cui il governo, sta bene attento a non provocare insoddisfazioni...
Io starei cauto nel definire questo un paradiso e chi ci vuole andare stia molto attento a ciò che dice.
Nell'andare in Asia bisogna ricordare che quello che di solito vediamo noi occidentali è solo una facciata moderna, dietro alla quale si nasconde una cultura diametralmente opposta alla nostra a cui di solito è difficile accedere, proprio perchè tendiamo a fermarci d'avanti alla facciata e crediamo che l'influenza occidentale li abbia resi simili a noi.
Loro non sono come noi ed' è proprio questo che personalmente mi affascina del Giappone...
E credo che medesimo sentimento lo provino i giapponesi nei nostri confronti.
per quanto tu ci provi e credi di essere arrivato a capire, di colpo scopri qualcosa che non conoscevi e devi ripartire da capo.
Come avevo già detto, a volte non basterebbe una vita per capire fino in fondo il Giappone.
Mi si perdoni la banalità dell'esempio, ma rapporto tra noi e "loro" è molto simile a a quello che intercorre tra due innamorati, che a volte si attraggono e a volte si respingono...
Sta a noi cercare di capirli e a loro capire noi eliminando ogni sorta di pregiudizio.
Sembrerà una cosa quasi prevedibile da dire, ma alla fine a dividerci è solo questo...
Partendo dal dato di fatto che io non vedo la Korea del Sud come un paradiso (i suicidi sono anche maggiori del Giappone), ti faccio notare che in a Seoul puoi affittarti una camera senza avere dietro un garante. Anche per aprire un attività il governo aiuta molto gli stranieri con un programma di startup. Sei un ingegnere meccatronico o specializzato in biologia molecolare? Beh, se vai in Korea del Sud avrai sicuramente la vita più facile, perchè il sistema accoglie e tutela i lavoratori specializzati. In Giappone invece esiste una delle tante regole non scritte, che dice: "a parità di istruzione un Giapponese avrà sempre la priorità su uno straniero." Questo è dovuto a diversi fattori, tra cui che il Giappone è una nazione che non cresce da 30 anni... è normale che ci siano delle corsie preferenziali per i propri cittadini. La Korea del Sud invece è in piena crescita, è questo si traduce in una maggiore ricerca di personale qualificato. Non ti sta bene la cosa? pazienza
A differenza tua io ho amiche Coreane e parlandoci insieme mi hanno fatto capire tante cose belle e negative della loro cultura, però almeno sono un po' meno chiusi dei Giapponesi. Finisco consigliandoti di cominciare a bere dell'ottimo omija cha (tè rosso dai cinque sapori), perchè mi sembri un po' nervosa... su fatti una bevuta e rilassati
chalga (vai in pace)
NB Tranquillo che ci parlo coi coreani, non hai l'esclusiva.
Se stai solo con gli stranieri allora i giapponesi inizieranno a dire: "Eh ma questi stranieri non si integrano mai!".
Stare solo con stranieri finirai per non integrarti,non imparare la cultura locale,la lingua e molto altro.
Vivo in Germania da quasi 4 anni, e la maggioranza degli italiani (parlo di quelli che stanno qua da 40 anni) non sanno manco 2 parole di tedesco.
Ovviamente la cosa vale anche per gli stranieri che abitano in Italia.
@Ayami.
Dark Side of Japan si riferisce ai vecchi, ancora 10 o 5 anni e il Giappone cambierà radicalmente con i giovani al potere.
Ah, a loro il canone non lo mettono nella bolletta dell'elettricità? Si vede che in Giappone il televisore non è considerato una specie di grossa lampadina, come da noi.
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