Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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Scum's Wish
8.5/10
Il primo e più importante elemento che attrae, riguardo “Kuzu no Honkai”, è sicuramente la sua intensità emozionale. E' il suo tratto distintivo, la qualità che lo contraddistingue, e bisogna riconoscere che nello specifico segna un distacco piuttosto corposo dai suoi simili. Ad attrarre maggiormente di questo vigore emotivo sono le sue diverse declinazioni, la tipologia, la magnitudine e la continuità con le quali viene diffuso per la durata della serie.
Fin dall'inizio si resta colpiti dalla particolarità scelta per narrare le vicende dei personaggi: a differenza del solito i protagonisti non hanno successo in amore, consci di provare emozioni non dichiarate all'oggetto delle loro attenzioni ma ugualmente non corrisposte. E' quindi una decisione veramente originale, differente dalla prassi, che implica una tipologia di sentimenti sconosciuti e raramente esplorati in anime del genere; una scelta che a mio parere paga, perché, oltre ad essere distante dalla consuetudine, risulta essere ben curata e dettagliata per la grandissima parte della durata della serie.
Soffermiamoci ora sul ventaglio di emozioni portate alla luce nell'anime, ricollegandoci quindi alla seconda caratteristica emozionale di cui parlavo inizialmente, la magnitudine, ossia la grandezza assoluta del complesso. Siamo di fronte ad emozioni e sensazioni non tipiche di prodotti scolastico-sentimentali; tutt'altro, si tratta di materiale maturo e decisamente adulto, inerente il sesso (sotto diverse connotazioni, dall'autoerotismo all'amore fisico saffico a quello canonico), che viene trattato sottintendendolo non troppo bene, quindi palesandolo spesso, badando però a non scadere nell'hentai senza freni inibitori e senza limitazioni.
Senza dubbio è una scelta audace, che sicuramente farà discutere a causa delle sue allusioni neanche tanto velate, ma che personalmente trovo ancora una volta azzeccata. Mostrare il lato carnale dei personaggi e le loro necessità fisiche potrà sembrare gratuito ai più, una cosetta morbosa messa lì per compiacere e provocare eccitamento negli spettatori; secondo me contribuisce invece a rendere più complete le vicende e gli interpreti, dando loro una nuova e più complessa dimensione. Introdurre nei personaggi questo genere di pulsioni permette di comprendere il loro stato emotivo con maggiore accuratezza, arrivando a fare davvero propri la confusione, l'afflizione, l'amarezza, l'insoddisfazione e la mestizia dei protagonisti che, in mancanza del vero amore, decidono di ripiegare su un palliativo facile e accessibile, appagando solo momentaneamente il proprio bisogno di affetto, ma proseguendo a sentire quel vuoto, quel buco, che solo una persona davvero speciale può colmare.
Arriviamo alla costanza della grande ondata emozionale che monopolizza la serie. E arriviamo a parlare di quello che, secondo me, rappresenta il primo e unico difetto dell'anime. Di dodici puntate complessive, parlando in termini di intensità emozionale, solamente le prime dieci per me sono su standard obiettivamente elevati; le ultime due, invece, mi sembrano ben al di sotto dei livelli mantenuti per tutte le precedenti. Quel bagaglio emotivo che ci aveva accompagnati fino quasi alla fine di colpo sparisce, ricomparendo solamente in un brevissimo momento nell'episodio undici (la crisi del “rifiuto” maschio alla rivelazione dell'amante), senza però trovare ulteriore continuità. Certamente, però, di queste ultime due battute piacciono l'originalità e la singolarità pure e semplici del progetto: benché non sempre ci si trovi concordi alle ideologie e alle azioni di questo o di quel personaggio (basti pensare all'episodio undici e alla volontà del professore), allontanarsi dai dettami e dai finali tipici di questo genere di prodotto è sicuramente un bene, in linea con l'ideale di originalità che costituisce la vera e propria colonna portante della serie. Insomma, non si apprezza per niente la mancanza di tensione e di intensità che permeano le ultime due puntate, ma si apprezzano la loro atipicità e le loro peculiarità; sui piatti della bilancia, però, a mio avviso il contributo maggiore lo dà la carenza di mordente, andando quindi a limare punti dal giudizio complessivo.
Di altri grandi difetti non ne trovo; piccolo neo, diciamo non si resta colpiti da alcuni personaggi minori che, nonostante abbiano alcuni meriti nell'aprire gli occhi ad altri interpreti, fungendo quindi da sorgente di epifanie, sono marginali per tutta la durata della serie. Mi riferisco al viveur Terauchi e all'affascinante Moka: personalmente non capisco il senso di creare personaggi così poco presenti nell'intera storia e al contempo assegnare loro un compito decisamente importante. Non è certo questo un elemento così indigesto come il calo negli ultimi due episodi di cui parlavo prima, ma un pelo di irritazione la provoca ugualmente. Del resto, la serie mi risulta azzeccatissima in tutto, dalla veste grafica al comparto sonoro.
Voto finale 8,5: perfetta fino alla decima puntata, quella flessione però mi ha davvero stroncato, soprattutto l'undicesimo episodio l'ho trovato di una vacuità e di una improbabilità bestiali, che seriamente hanno compromesso il mio giudizio.
Fin dall'inizio si resta colpiti dalla particolarità scelta per narrare le vicende dei personaggi: a differenza del solito i protagonisti non hanno successo in amore, consci di provare emozioni non dichiarate all'oggetto delle loro attenzioni ma ugualmente non corrisposte. E' quindi una decisione veramente originale, differente dalla prassi, che implica una tipologia di sentimenti sconosciuti e raramente esplorati in anime del genere; una scelta che a mio parere paga, perché, oltre ad essere distante dalla consuetudine, risulta essere ben curata e dettagliata per la grandissima parte della durata della serie.
Soffermiamoci ora sul ventaglio di emozioni portate alla luce nell'anime, ricollegandoci quindi alla seconda caratteristica emozionale di cui parlavo inizialmente, la magnitudine, ossia la grandezza assoluta del complesso. Siamo di fronte ad emozioni e sensazioni non tipiche di prodotti scolastico-sentimentali; tutt'altro, si tratta di materiale maturo e decisamente adulto, inerente il sesso (sotto diverse connotazioni, dall'autoerotismo all'amore fisico saffico a quello canonico), che viene trattato sottintendendolo non troppo bene, quindi palesandolo spesso, badando però a non scadere nell'hentai senza freni inibitori e senza limitazioni.
Senza dubbio è una scelta audace, che sicuramente farà discutere a causa delle sue allusioni neanche tanto velate, ma che personalmente trovo ancora una volta azzeccata. Mostrare il lato carnale dei personaggi e le loro necessità fisiche potrà sembrare gratuito ai più, una cosetta morbosa messa lì per compiacere e provocare eccitamento negli spettatori; secondo me contribuisce invece a rendere più complete le vicende e gli interpreti, dando loro una nuova e più complessa dimensione. Introdurre nei personaggi questo genere di pulsioni permette di comprendere il loro stato emotivo con maggiore accuratezza, arrivando a fare davvero propri la confusione, l'afflizione, l'amarezza, l'insoddisfazione e la mestizia dei protagonisti che, in mancanza del vero amore, decidono di ripiegare su un palliativo facile e accessibile, appagando solo momentaneamente il proprio bisogno di affetto, ma proseguendo a sentire quel vuoto, quel buco, che solo una persona davvero speciale può colmare.
Arriviamo alla costanza della grande ondata emozionale che monopolizza la serie. E arriviamo a parlare di quello che, secondo me, rappresenta il primo e unico difetto dell'anime. Di dodici puntate complessive, parlando in termini di intensità emozionale, solamente le prime dieci per me sono su standard obiettivamente elevati; le ultime due, invece, mi sembrano ben al di sotto dei livelli mantenuti per tutte le precedenti. Quel bagaglio emotivo che ci aveva accompagnati fino quasi alla fine di colpo sparisce, ricomparendo solamente in un brevissimo momento nell'episodio undici (la crisi del “rifiuto” maschio alla rivelazione dell'amante), senza però trovare ulteriore continuità. Certamente, però, di queste ultime due battute piacciono l'originalità e la singolarità pure e semplici del progetto: benché non sempre ci si trovi concordi alle ideologie e alle azioni di questo o di quel personaggio (basti pensare all'episodio undici e alla volontà del professore), allontanarsi dai dettami e dai finali tipici di questo genere di prodotto è sicuramente un bene, in linea con l'ideale di originalità che costituisce la vera e propria colonna portante della serie. Insomma, non si apprezza per niente la mancanza di tensione e di intensità che permeano le ultime due puntate, ma si apprezzano la loro atipicità e le loro peculiarità; sui piatti della bilancia, però, a mio avviso il contributo maggiore lo dà la carenza di mordente, andando quindi a limare punti dal giudizio complessivo.
Di altri grandi difetti non ne trovo; piccolo neo, diciamo non si resta colpiti da alcuni personaggi minori che, nonostante abbiano alcuni meriti nell'aprire gli occhi ad altri interpreti, fungendo quindi da sorgente di epifanie, sono marginali per tutta la durata della serie. Mi riferisco al viveur Terauchi e all'affascinante Moka: personalmente non capisco il senso di creare personaggi così poco presenti nell'intera storia e al contempo assegnare loro un compito decisamente importante. Non è certo questo un elemento così indigesto come il calo negli ultimi due episodi di cui parlavo prima, ma un pelo di irritazione la provoca ugualmente. Del resto, la serie mi risulta azzeccatissima in tutto, dalla veste grafica al comparto sonoro.
Voto finale 8,5: perfetta fino alla decima puntata, quella flessione però mi ha davvero stroncato, soprattutto l'undicesimo episodio l'ho trovato di una vacuità e di una improbabilità bestiali, che seriamente hanno compromesso il mio giudizio.
Spinoza
8.0/10
Utente9371
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Un manga assolutamente particolare e fuori dal coro per Keiichi Koike - anzi, un lavoro che forse alcuni stenterebbero a considerare 'manga' nel senso contemporaneo del termine, ma che sicuramente espanderà gli orizzonti di qualunque lettore a cui possa interessare un'opera sicuramente datata, ma ciò nonostante concettualmente e visivamente fresca. Una sorta di rubrica a fumetti sulla rivista di fotografia anni '80 'Photo Japon', 'Spinoza' consiste di una singola pagina per capitolo, a colori e quasi completamente priva di testo, continuità o trama vera e propria. Ciascun 'capitolo', invece, diventa una sorta di divertissment in cui, attraverso una rigida suddivisione in 52 scenette sequenziali, Koike crea una sorta di mini-manga surreale, i cui spunti variano dall'arte rupestre alla critical politica. Spesso la 'storia' procede per associazione di immagini, così che uno scavo archeologico si trasforma in... un robot, che si trasforma poi... in un palco. Poca logica, quindi, ma moltissima immaginazione e creatività.
Il tratto è nella media del periodo: molto indebitato alla fumettistica da rubrica di quotidiano di stampo americano, sicuramente ha poco a che fare con ciò che il manga è oggi - risultando comunque godibile, anche se datato.
Insomma, un reperto storico di indubbio interesse che forse piacerà a pochi, ma potrebbe interessare a molti.
Il tratto è nella media del periodo: molto indebitato alla fumettistica da rubrica di quotidiano di stampo americano, sicuramente ha poco a che fare con ciò che il manga è oggi - risultando comunque godibile, anche se datato.
Insomma, un reperto storico di indubbio interesse che forse piacerà a pochi, ma potrebbe interessare a molti.
Sword Art Online
1.0/10
Un voto così ridicolmente basso potrebbe far pensare che la mia sia una valutazione emotiva (e in parte è così), ma ho delle ragioni molto chiare per dare a questo anime il più basso voto possibile. Ritengo infatti che questa serie animata non sia solo brutta nella maniera più becera ma pure, non esagero, pericolosa.
Otaku è una parola che definisce un ragazzo "dedito in maniera ossessiva a una particolare attività", e, generalizzando, si riferisce a quegli adolescenti giapponesi che si chiudono nelle loro camere, limitando al massimo le interazioni umane per proteggersi in una bolla di infantilismo dalle minacce del mondo esterno. In Giappone è un problema molto grave, che colpisce percentuali considerevoli di adolescenti, ma, visto che si tratta del Giappone (società ansiogena che si protegge da tempo dallo stress atipico della loro vita con un diffuso infantilismo), generalmente viene considerato un fenomeno relegato a quella società, e non ci si fa caso. Tuttavia non è solo del Sol Levante il problema. Se mai vi capitasse di avere amici dalle passioni "nerd" (perdonatemi questa semplificazione), potreste osservare come una certa convinzione, ovvero che il mondo reale, con le sue sfide e difficoltà, sia triste e punitivo, mentre nei giochi e nei mondi di fantasia si possa finalmente essere sé stessi, sia sempre più diffusa. Talmente è diffusa questa convinzione, che alcuni eventi "nerd" vengono ormai pubblicizzati facendo leva su questi sentimenti. "Escape Reality" recitava la pubblicità di un raduno per appassionati di giochi di ruolo.
In un panorama del genere, con un infantilismo che ormai comincia a permeare tutta la società occidentale, è preoccupante il successo di un anime che celebra in maniera tanto becera questo tipo di pensiero. Non a caso questo anime mi è stato consigliato da una persona che ritengo essere piuttosto rappresentativa di questa tendenza. "Il secondo arco perde un po', ma, fidati, il primo è bellissimo." Così mi è stata presentata questa oscenità, e, finito il primo arco, non mi sono nemmeno dato la pena di vedere il secondo. Kirito, il protagonista, sembra il feticcio creato apposta per chi si esalta alla vista di certe azioni. Tenebroso, recluso, timido ma in un qualche modo, e per qualche motivo, 'fighissimo'. Ovviamente, anche se ha il carisma di un ferma-libri, ogni ragazza che incontra, iper-sessualizzata anche se minorenne e dallo spessore caratteriale di un foglio di carta, si eccita e palpita per lui. Perché? Perché è ciò che un certo tipo di pubblico vuole vedere. Ovviamente è un tipo di romanticismo grottesco e irreale, ma ha veramente importanza? Quello di questi amori incontrati comodamente nel mondo irreale del videogioco (mondo che il protagonista non manca di sottolineare come sia più bello e vivo di quello vero) sono melensi e mal scritti, posti giusto per soddisfare le carenze sessuali e affettive di chi potrebbe realmente perdersi in un mondo del genere.
Mai, nel corso dell'anime, viene svolta una riflessione su quelli che possono essere i ruoli dei giocatori in questo mondo. Se esiste un motivo per cui si creano società e sub-società, se esiste chi vuole rimanere intrappolato in quel mondo, chi è indifferente e chi invece lotta per tornare alla realtà. Ogni tanto sembra che se ne stia per parlare, o se ne voglia parlare, ma alla fine ogni puntata e situazione è pensata per far vedere quanto è 'figo' Kirito, quanto è generoso Kirito, quanto è forte Kirito, quanto amoreggia Kirito. Come se non bastasse, vengono inseriti dei personaggi insulsi che muoiono convenientemente solo per creare qualche "feel" facile, ma che a una persona matura non possono far altro che far sbadigliare.
Si potrebbe controbattere facendo notare come l'anime sia pensato per un pubblico certamente adolescenziale, più suggestionabile, 'facilotto' e capace di esaltarsi davanti a certe semplicità. Al di là del fatto che non sarebbe comunque una giustificazione per una tale superficialità e immaturità nel trattare una storia, questo implica almeno due cose:
1) gli adolescenti sono dei rimbambiti indegni di emozioni e situazioni complesse, capaci di esaltarsi solo in virtù degli ormoni che hanno in corpo;
2) è giusto mostrare agli adolescenti una realtà dove è possibile vivere grandi avventure solo perché ossessionati da un qualche feticcio (sia esso videogioco, gioco di ruolo, anime o checchessia), e che, se si continua ad essere degli inetti socialmente e nella vita, si è ricompensati dalle ragazze, dall'amicizia e dalla 'figaggine' trascendentale.
Personalmente mi rifiuto di avere una stima così bassa di chi passa un periodo molto delicato e suggestionabile della propria vita, quale è l'adolescenza.
Infine, anche per quanto riguarda la struttura interna, ci sono problemi piuttosto gravi. Dilatazioni smisurate e contrazioni altrettanto forti dei tempi della trama caratterizzano tutta l'opera. A volte intere fasi sembrano essere saltate, a volte intere puntate sono dedicate a noiosissime vicende pseudo-sentimentali. Inoltre sembra che l'arco narrativo si interrompa di netto, come se a un certo punto l'autore si fosse rotto le scatole, o si fosse vergognato egli stesso della scemenza che stava disegnando, e avesse deciso di anticipare la fine a caso.
Guardare "Sword Art Online" è stata la più grossa perdita di tempo della mia vita, ma per chi se lo gode il pericolo potrebbe anche essere maggiore: potrebbe pensare che questo tipo di interazioni ed emozioni potrebbero capitargli veramente, se solo si comportasse come Kirito. Pardon, Kirito-san.
Otaku è una parola che definisce un ragazzo "dedito in maniera ossessiva a una particolare attività", e, generalizzando, si riferisce a quegli adolescenti giapponesi che si chiudono nelle loro camere, limitando al massimo le interazioni umane per proteggersi in una bolla di infantilismo dalle minacce del mondo esterno. In Giappone è un problema molto grave, che colpisce percentuali considerevoli di adolescenti, ma, visto che si tratta del Giappone (società ansiogena che si protegge da tempo dallo stress atipico della loro vita con un diffuso infantilismo), generalmente viene considerato un fenomeno relegato a quella società, e non ci si fa caso. Tuttavia non è solo del Sol Levante il problema. Se mai vi capitasse di avere amici dalle passioni "nerd" (perdonatemi questa semplificazione), potreste osservare come una certa convinzione, ovvero che il mondo reale, con le sue sfide e difficoltà, sia triste e punitivo, mentre nei giochi e nei mondi di fantasia si possa finalmente essere sé stessi, sia sempre più diffusa. Talmente è diffusa questa convinzione, che alcuni eventi "nerd" vengono ormai pubblicizzati facendo leva su questi sentimenti. "Escape Reality" recitava la pubblicità di un raduno per appassionati di giochi di ruolo.
In un panorama del genere, con un infantilismo che ormai comincia a permeare tutta la società occidentale, è preoccupante il successo di un anime che celebra in maniera tanto becera questo tipo di pensiero. Non a caso questo anime mi è stato consigliato da una persona che ritengo essere piuttosto rappresentativa di questa tendenza. "Il secondo arco perde un po', ma, fidati, il primo è bellissimo." Così mi è stata presentata questa oscenità, e, finito il primo arco, non mi sono nemmeno dato la pena di vedere il secondo. Kirito, il protagonista, sembra il feticcio creato apposta per chi si esalta alla vista di certe azioni. Tenebroso, recluso, timido ma in un qualche modo, e per qualche motivo, 'fighissimo'. Ovviamente, anche se ha il carisma di un ferma-libri, ogni ragazza che incontra, iper-sessualizzata anche se minorenne e dallo spessore caratteriale di un foglio di carta, si eccita e palpita per lui. Perché? Perché è ciò che un certo tipo di pubblico vuole vedere. Ovviamente è un tipo di romanticismo grottesco e irreale, ma ha veramente importanza? Quello di questi amori incontrati comodamente nel mondo irreale del videogioco (mondo che il protagonista non manca di sottolineare come sia più bello e vivo di quello vero) sono melensi e mal scritti, posti giusto per soddisfare le carenze sessuali e affettive di chi potrebbe realmente perdersi in un mondo del genere.
Mai, nel corso dell'anime, viene svolta una riflessione su quelli che possono essere i ruoli dei giocatori in questo mondo. Se esiste un motivo per cui si creano società e sub-società, se esiste chi vuole rimanere intrappolato in quel mondo, chi è indifferente e chi invece lotta per tornare alla realtà. Ogni tanto sembra che se ne stia per parlare, o se ne voglia parlare, ma alla fine ogni puntata e situazione è pensata per far vedere quanto è 'figo' Kirito, quanto è generoso Kirito, quanto è forte Kirito, quanto amoreggia Kirito. Come se non bastasse, vengono inseriti dei personaggi insulsi che muoiono convenientemente solo per creare qualche "feel" facile, ma che a una persona matura non possono far altro che far sbadigliare.
Si potrebbe controbattere facendo notare come l'anime sia pensato per un pubblico certamente adolescenziale, più suggestionabile, 'facilotto' e capace di esaltarsi davanti a certe semplicità. Al di là del fatto che non sarebbe comunque una giustificazione per una tale superficialità e immaturità nel trattare una storia, questo implica almeno due cose:
1) gli adolescenti sono dei rimbambiti indegni di emozioni e situazioni complesse, capaci di esaltarsi solo in virtù degli ormoni che hanno in corpo;
2) è giusto mostrare agli adolescenti una realtà dove è possibile vivere grandi avventure solo perché ossessionati da un qualche feticcio (sia esso videogioco, gioco di ruolo, anime o checchessia), e che, se si continua ad essere degli inetti socialmente e nella vita, si è ricompensati dalle ragazze, dall'amicizia e dalla 'figaggine' trascendentale.
Personalmente mi rifiuto di avere una stima così bassa di chi passa un periodo molto delicato e suggestionabile della propria vita, quale è l'adolescenza.
Infine, anche per quanto riguarda la struttura interna, ci sono problemi piuttosto gravi. Dilatazioni smisurate e contrazioni altrettanto forti dei tempi della trama caratterizzano tutta l'opera. A volte intere fasi sembrano essere saltate, a volte intere puntate sono dedicate a noiosissime vicende pseudo-sentimentali. Inoltre sembra che l'arco narrativo si interrompa di netto, come se a un certo punto l'autore si fosse rotto le scatole, o si fosse vergognato egli stesso della scemenza che stava disegnando, e avesse deciso di anticipare la fine a caso.
Guardare "Sword Art Online" è stata la più grossa perdita di tempo della mia vita, ma per chi se lo gode il pericolo potrebbe anche essere maggiore: potrebbe pensare che questo tipo di interazioni ed emozioni potrebbero capitargli veramente, se solo si comportasse come Kirito. Pardon, Kirito-san.
Guarda, fosse stato un hentai, avrebbe avuto senso di esistere, visto che a livello di sviluppo dei personaggi siamo lì, ma così è tutto solo un'iperbole ridicola.
A me personalmente non mi è piaciuto, i personaggi dal che all'inizio potevano sembrare realistici prendono poi una piega malata e grottesca....la storia lascia poco a parte il finale che non cade nel ridicolo con l'ovvietà ...ma questo non basta a salvare la serie
Provate a leggere cosplay animal, li si che diventa esasperato e abbastanza patetica tutto il rapporto fra i protagonisti, facendo passare per amore i continui e tediosi rapporti...
In scum c'è un preciso obbiettivo, che nel suo finale ha il culmine della sua spiegazione, cioè far capire che con il "sesso" non si arriva all'amore e che abbandonandosi ad esso non si fa altro che avere un rapporto vuoto e spesso solo di autocompiacimento personale...
È uno smut che ha un senso e vuole portare un messaggio, anche se questo non lo esautora dai suoi difetti a partire dalla esagerazione di certi personaggi (in primis i due professori) e la semplicità su cui si arriva a certi eventi (anche se in 12 episodi, con tutti quei personaggi qualcosa immagino doveva andar perso...).
Quindi tutto sommato a me è piaciuto, godibile e felice che qualcosa di questo genere finalmente incominci ad emergere.
Vallo un po a spiegare a certa gente, adesso non bisogna più "preoccuparsi" solo dei poser che sopravvalutano SAO ma anche agli estremi opposti elitari che hanno trasformato lo spalare letame su SAO in uno status symbol; miseria sta cosa di denigrare l'otaku oriented sta sfuggendo di mano(E probabilmente è stata un'idea infantile dall'inizio), ormai non si giudica più l'opera in se ma solo a chi è rivolta e ok che i fandom rovinano quasi sempre l'immagine delle produzioni ma diamine! Non permettete che rovini anche il buon senso.
Caso simile pure al povero Re:Zero che deve essere criticato ingiustamente solo perché ascrivibile a Isekai; insomma far parte di un preciso genere o categoria o essere definibili in un modo è diventato negativo a prescindere, senza farsi prima due domande si forzano i propri criteri a mo’ di macchinetta che spara sentenze preregistrate... va beh!
La cosa migliore è fregarsene di questa sottospecie di fandom/heaterdom che presumono di giudicare gli anime con criteri totalmente fuori contesto e continuare a guardare quello che si preferisce(Ciò non imperdisce di avere un certo spirito critico, magari un po più aperto e meno infantile).
Appunto.... Seguo Animeclick e questa rubrica da un po' di tempo, ma quello che non riesco a capire è perché abbiano inserito una tale recensione totalmente fuori contesto... Sul serio un po di criterio o hanno preso le prime 3 random per creare flame?
Chissà se qualcuno che non conosce già Keiichi Koike prenda veramente in considerazione questo titolo... Ne dubito ma leggete Ultra Heaven piuttosto, che potrebbe pure piacere a qualcuno.
Come si evince dal fatto che la più troia di tutti nell'anime è praticamente la più felice per la stragrande maggioranza del tempo, nonchè
sicuramente non è fatto male, ma questi personaggi tutti patetici che si lasciano praticamente sempre trascinare senza fare nulla (specialmente hanabi) mi stanno tutti sulle balle,per quanto possa schifare akene lei è l'unica di tutti questi malati di mente che sa cosa sta facendo
poi odio come tutti ma tutti non si fanno scrupoli a usare ed essere usati e poi si parla di amor proprio ....
sicuramente non è un anime banale ma tutti i personaggi sembrano dei bambini di 5 anni che giocano a fare gli adulti.....
e pensare che c'è gente che si lamenta di shinji......
Più che personaggi maturi, a me sembrano semplicemente scritti alla ca##o di cane.
Tranquillo, sotto il 5 ci sono ancora 4, 3, addirittura 2 e 1 per i più estremi. Non ci sarebbero problemi sotto questo aspetto, dunque, ma se lo descrivi in questo modo non invogli molto ad approcciarcisi. E quindi la tattica del "non si può dare un voto basso perché in giro c'è di peggio", come al solito, non è efficace.
E pollice su a Benihime. (semicit.)
ultra quoto
ultra quoto x2
Punto primo: Memento70, il recensore, ha ammesso che si è visto solo il primo arco dell'anime, quindi non l'ha completato. Quando l'ho letto, ho sospirato.
Secondo punto: d'accordo con il punto di vista riguardo otaku e fanservice presente nell'anime, ma si tratta di una cosa che in altre serie viene ricalcato maggiormente.
Terzo punto: scomparto audio/video buono, di certo non al pari di altre serie della A1 Picture. Ed ovviamente mi sto riferendo alla versione giapponese; il doppiaggio italiano non mi è piaciuto più di tanto.
Ultimo, e più importante, punto: Sword Art Online è un romanzo. A quanto pare, il recensore non ha tenuto conto di questa cosa. Io ho letto i primi quattro, quindi l'intera prima serie -ho acquistato il quinto e poco a poco recupererò gli altri. Da quello che vi è scritto nel libro, il primo volume (Aincraid 1) era stato scritto come volume unico. Il secondo libro (Aincraid 2) è una raccolta di quattro racconti lunghi che si intersecano con il primo libro, e inizialmente pubblicati online. Un editore si è interessato alla serie, ed ha proposto la stampa. Ovviamente, non voleva che la storia finisse, così ha invogliato Reki Kawahara a continuare a scrivere. Il terzo ed il quarto libro (Fairy Dance 1 & 2) ricopre quella parte di anime che il recensore non ha visto.
Molto probabilmente, quelle mancanze che il recensore ha rilevato, sono causate dal fatto che gli autori dell’anime hanno deciso di inserire le vicende del secondo libro all’interno delle vicende del primo libro. Quindi, diciamo che sei episodi sono di trama vera e propria, e gli altri sei sono stati fatti per rispettare il mondo creato da Reki. E quelle ragazze iper-sessualizzate e minorenni citati nella recensione si trovavo proprio in questo secondo gruppo di episodi.
Finisco dicendo che l’autore ha scritto, e scrive tutt’ora, Accel Saga, altra serie di romanzi incentrati sui videogiochi. Quindi, direi che, semplicemente, l’autore è un appassionato di videogiochi e che voleva scrivere un romanzo in cui ci si può immergere in un mondo simile.
Questo è il mio punto di vista, spero che riusciate a comprenderlo.
Dal punto di vista concettuale non si può dargli torto, a parte l'uso del termine "infantilismo" che è dispregiativo e non rende l'idea, semmai si tratta di "nostalgia", termine espressamente usato dai giapponesi per riferirsi a cose del genere. Peccato che non l'abbia visto fino alla fine, perchè il finale idiota corona alla perfezione il concetto che voleva esprimere
Dal punto di visto tecnico però non gli si può dare 1, certo ci sono un sacco di cacate e di incoerenze ma l'ambientazione è immersiva, il chara è molto bello, idem le musiche, e c'è sempre un discreto coinvolgimento. Un anime mediocre per me, da 5, niente di più niente di meno.
Sigh...
Io stesso, da fan di SAO, ammetto che abbia delle pecche: ma tu nn hai recensito l'opera!!! Tu hai dato un giudizio sulle persone con più superficialità di un sasso!!!!
Fuggire dalla realtà è necessario. Senza l'immaginazione che ci permette di farlo, non saremmo diversi dalle bestie. Io provo rispetto per coloro che concretizzano la loro immaginazione in modo che altri la possano usare per fuggire dalla soffocante realtà anche per soli 5 minuti.
Poi, ognuno di noi ha delle passioni, inusuali o meno che siano, nessuno ha il diritto di lamentarsi delle passioni altrui, specie se non le si conoscono affatto o, peggio, se si conoscono solo parzialmente, facendosi un idea assolutamente sbagliata dell'intera cosa (Prendete Nadia Toffa ad esempio).
Tu manchi di rispetto a molti con la tua recensione ed il tuo modo di pensare.
PS. Vorrei scusarmi con qualcuno che ho offeso durante il commento: Mi scusi signor Sasso per averla paragonata a Memento70
Nonostante tutto la recensione di Sguaida mi piace
Quindi di cosa stiamo parlando? State facendo due pesi, due misure.
Vabbè non mi sembra il caso di criticarlo così. Alla fine la recensione è sua e ha espresso il suo pensiero che può essere condiviso o meno. Se qualcuno non è d'accordo può sempre spiegare il motivo in un commento o meglio ancora con una recensione
E non mi riferisco all'1 naturalmente, ma alle motivazioni.
Memento70 continua così e non lasciarti intimorire.
Spinoza... prima o poi dovrò leggere i fumetti di Koike, anche se in italia è arrivato poco e niente.
Non lo reputo un brutto anime, ma per me rientra nella sufficienza.
Per quanto riguarda la recensione, se così può essere definita, di Memento, mi chiedo solo come possa essere stata scelta per essere qui presente! Praticamente è una critica acida e piuttosto infantile nei confronti di tutte quelle persone cui l'anime è piaciuto, ma anche poco!
Serie pericolosa? Ma fammi il piacere! Ci sono serie con temi ben più "pericolosi", ad esempio School Days!
Per Memento evidentemente chi ha apprezzato o apprezzerà SAO sono solo ed unicamente degli idioti con problemi di socializzazione e di personalità, ma vorrei sapere dall'alto di quali competenze possa permettersi di dire tutto questo!
SAO è ben lontano dall'essere un capolavoro, ma non è nemmeno questa spazzatura immonda! E' un anime che , tra alti e bassi, può risultare gradevole come mero strumento per passare il tempo (ovvero quello che fanno la maggior parte degli anime, che altro non sono che prodotti di consumo).
In sintesi la recensione di Memento mi sembra una sparata alla "radical chic" pura e semplice.
Come ho già detto prima Memento70 ha parlato identificando tutti gli otaku come hikikomori, e i nerd come persone infantili. Non so chi sia meno informato sull'argomento tra lui e Nadia Toffa delle Iene, perché parla senza sapere tutto dell'argomento
quoto. Considerando anche che ha droppato la serie a metà, non credo che abbia tutte le informazioni necessarie a recensire l'opera. é come se avesse recensito la divina commedia avendo letto solo l'inferno
Molti lo usano a sproposito tale termine.
Ma poi diciamocelo, quanti pipponi mentali si è fatto il recensore? Nel mezzo c'è anche qualche considerazione costruttiva sugli evidenti difetti della serie, ma il resto mi sembra una cavolo di schifezza moralista uscita da un servizio delle Iene, dicendo addirittura che è una serie pericolosa, scomodando nerd e hikikomori, l'adolescenza e la cultura giapponese...
Non dico che bisogna spegnere il cervello quando si guarda/legge/gioca a qualcosa, ma anche ricordarsi che è solo finzione sarebbe carino.
SAO potrà non essere un capolavoro, un anime da 6,5/7 ma è ben romanzato e come intrattenimento fa quello per cui è stato creato, raccontare una favola, una storia per farci divertire e per fuggire un pò dalla realtà, come tutti gli anime del resto, ma se guardare anime deve essere un pianto e una forzatura e devo sforzarmi per trovarci una morale a tutti i costi associandolo ai problemi della vita reale allora significa che sarei arrivato al punto che forse in fondo sarebbe meglio cambiare hobby. °°
Gli ultimi due episodi di Scum's Wish distruggono quasi tutto quello che di buono era stato fatto prima, spargendo anche dubbi sulla profondita' percepita della prima parte: era appunto soltanto percepita? Vista la situazione un 8,5 mi pare eccessivo.
D'altra parte mi sono piaciuti moltissimo gli aspetti tecnici (chara design, colori e soprattutto le musiche) e quindi non me la sento di bocciarlo nonostante la caduta finale.
Sarei su un 6,5/7 anche perche' alla fine fa piacere vedere qualcosa piu' seinen della solita
commedia scolastica. Certo pero' che avrebbe potuto essere molto di piu', bastava risparmiarsi qualche stupidata.
Comunque sono d'accordo con Metal quando dice che ci sono troppi 10 distribuiti a caso, il discorso vale per ambo le parti.
Ultra Heaven lo voglio recuperare, ma è in stand-by da un vita.
Come voto minimo io do 2, poichè a scuola se proprio non sapevi niente ti beccavi l'impreparato che corrispondeva al 2. Quindi al di sotto del 2 non vado mai. Ma questo è un mio orientamento, poi ognuno può fare come vuole.
Stra-quoto.
Del resto chi si meraviglia di queste cose? Oramai viviamo in un'epoca in cui vanno troppo di moda siti spazzatura come Tripadvisor ed altre oscenità che inquinano le nostre personali valutazioni mediante i giudizi di certi sedicenti "recensori", più orientati alla quantità di pattume scritto che non sulla qualità.
Abbiamo, ahimè, affidato al giudizio della rete ogni aspetto della nostra vita. Dall'amore alla protesta.
P.s. Non metto in dubbio ci siano delle esagerazioni nella sua recensione, però vanno prese per quello che sono
No aspetta, qui si sta recensendo l'anime non la novel, sono due opere distinte e vanno prese come tali, queste richieste assurde per diventare "veri recensori" tenetevele per voi.
Quoto. Anche se l'anime deriva dal manga resta comunque un opera a se stante con una scheda separata. Recensire l'anime non significa recensire la novel.
Per favore, incorniciate questo post.
Questo ricalca esattamente l'archetipo del solito rant (che si leggeva sin dall'800) di coloro che si sentono offesi dal non gradimento del loro progetto multimediale preferito e allora dicono "ma tanto "X" è meglio (e con "X" va sostituito il media di origine).
Non importa se la novel è un capolavoro letterario che rivaleggia con gli scritti di Hermann Hesse: se l'adattamento animato fa cagare e uno sta recensendo proprio quello, allora ha tutto il diritto di dire che l'opera animata fa cagare.
Su questo non sono affatto daccordo, allora le cose che mi piacciono sono belle mentre quelle che non mi piacciono sono brutte. Una buona recensione dovrebbe riuscire a distinguere, quando quelle emozioni e situazioni che mi piacciono o non mi piacciono sono state espresse con coerenza e in che modo è stato usato il mezzo utilizzato per esprimerle, altrimenti viene fuori qualcosa di completamente artificiale. Se un determinato film o serie tv dicono qualcosa che non condivido non sono per forza delle cose fatte male. Sicuramente scrivere una recensione per chi non ha visto il titolo recensito è molto più difficile rispetto allo scrivere una recensione riferendosi a chi conosce ciò di cui si sta parlando e la recensione di SAO, non conoscendo la serie, non mi è sembrata poi così male, nel senso che alla fine un'idea me la sono fatta. Anche parlare del pubblico a cui è rivolta non mi sembra sbagliato, non dico esprimere giudizi che può a volte risultare odioso, ma se scrivo ad esempio che Bad Taste è un film prevalentemente rivolto ai fan del genere, fornisco un dato in più che può essere utile a chi non lo ha visto, ma questo genere lo conosce, per cui non ci trovo niente di male. Anzi non si può negare che l'autore della recensione abbia fatto almeno uno sforzo. Diciamo che forse si è fatto prendere un po' la mano puntando il dito contro chi si estranea facilmente dalla realtà e contro la presunta pericolosità della serie, più che altro perchè, secondo me, in questo modo è caduto leggermente in contraddizione, non credo che la scoietà in cui viviamo sia una conseguenza di ciò che guardiamo in tv. Tutto sommato non mi è sembrata comunque così scandalosa come recensione.
ultra quoto x3
Alla fine dipende sempre da cosa cerchi...se vuoi staccare il cervello e vederti un Fast and furious (cosa che faccio pure io) o cercare qualcosa di più impegnato. Una serie come sao può essere l'inizio per entrare nel mondo degli appassionati di anime...tutti abbiamo iniziato con lo shonen super esagerato.
Non era proprio questo quello che intendevo(oltretutto se una cosa non ti piace, a seconda dei casi la potresti trovare brutta, ovviamente sempre restando nella propria sfera dei gusti personali). A ognuno una determinata opera può piacere per svariati motivi, che magari saranno totalmente diversi dai miei, proprio perchè ognuno nota e rimane impressionato maggiormente quando in quella cosa ci si può identificare in qualche modo, che non è solo: "voglio essere come lui", "agirei come lui". Parla di temi che mi interessano, mette in gioco emozioni che ritengo importanti, mi provoca delle emozioni piacevoli ecc..., sono tutte cose fondamentli affinché io possa provare anche solo un minimo piacere a guardare quell'opera. Se io sono una persona che rifiuta completamente il funzionamento della società, che rifiuta la maniera in cui si è costretti a vivere e tutti gli standard che si devono incontrare, è più facile che io sia più orientato a cercare opere leggere che mi permettano di sognare qualcosa di diverso, piuttosto che cercarmi opere che mostrano gli stessi meccanismi sociali che sto rifiutando. Ricollegandomi alla recensione: E' più facile che tu possa amare alla follia SAO se sogni determinate cose, perchè comunque vederlo ti crea una scappatoia mentale - si, vale per tutto, come dicevo prima-.(sottolineo amare alla follia)
Sono d'accordo quando dici che bisogna capire quando quel che vedi è coerenza di trama, o semplicemente della roba messa lì a caso;però, se a non piacerci è la struttura stessa su cui si regge l'opera, di quella coerenza un po' te ne freghi, esserlo non è per forza un pregio
Riguardo il voto comunque ritengo sia esagerato, per me è da 5...
Si trova in ita?
Certo anche io la vedo più o meno così, secondo me però è più il punto di vista del lettore di recensioni piuttosto che del recensore. Sulla leggerezza della serie non discuto, anche perchè non l'ho vista, diciamo che mi sembrava interessante lo spunto sugli otaku che si estraniano dalla realtà perchè il regista Tomohiko ITO dopo SAO ha affrontato la questione abbastanza apertamente in Erased in cui c'è un protagonista che combacia alla perfezione con la descrizione che Memento70 ha fatto di quello che secondo lui era il target medio di SAO.
AHAHHAHAHAH LOST VILLAGE oddio minchia mi hai fatto venire il mal di stomaco.
Ho letto tutta la web novel (in becera traduzione inglese), sono al passo col manga (pubblicato in italia) e ho intenzione di comprare e leggermi la light novel (pubblicata solo in inglese, ma spero senza gli orrori ortografici e grammaticali della traduzione amatoriale della web novel), quindi mi aggrego anche io alla richiesta!
Peccato soltanto per la seconda metà della web novel, che si perdeva nel fanservice più spudorato e mandava alla malora personaggi e avvenimenti che sarebbero stati ben più interessanti da approfondire. Ma mi dicono che la light novel (e di conseguenza il manga) prenda una piega diversa, il che mi fa ben sperare.
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