Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

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Dopo aver letto la prima serie di "Ousama Game" ed essere rimasto piuttosto affascinato dalla sua logica perversa e contorta, non ho potuto che accogliere con felicità questa nuova lettura: "Ousama Game Kigen". Ovvero l'origine di tutto, il modo in cui si è formato la versione mortale del "gioco del re".
Il manga in questione è stato incominciato nel 2013 e dopo 30 capitoli emozionanti ha trovato una propria conclusione. L'autore è Nobuaki Kanazawa, mentre i disegni sono opera di J-ta Yamada; una coppia diversa rispetto alla prima serie (cambia il disegnatore), ma che si dimostra comunque all'altezza della situazione.

La storia prende avvio in un paesino di montagna, completamente sperduto o quasi. Gli abitanti vivono in pace, fermamente legati alle loro tradizioni, tanto che non riescono ad approvare la relazione tra i due protagonisti, cugini. Il loro amore viene ostacolato in tutti i modi, ma non c'è tempo per pensare alle questioni sentimentali perché, un bel giorno, incomincerà uno strano gioco all'interno del paese, che cambierà la vita di tutti gli abitanti.
Un ragazzo trova improvvisamente una lettera, che sfida i paesani a compiere una determinata impresa entro la mezzanotte. In caso di fallimento, sarà inevitabile una punizione. Gli ordini del re sono assoluti, nessuno può rifiutarsi di obbedire o cercare di scappare... sarebbe inutile.

Lo schema è quello visto in passato, anche se, rispetto a prima, il numero di partecipanti aumenta leggermente e, soprattutto, implica la presenza di adulti all'interno della storia. Per il resto non c'è poi molto da dire: gli abitanti riceveranno una lettera con scritto l'ordine da eseguire, successivamente ci sarà una punizione per chiunque abbia sbagliato o trasgredito agli ordini. Il bello, dunque, non è tanto in una trama articolata o complessa, quanto piuttosto nell'eccitazione quasi perversa di vedere la lettera successiva e cosa i vari protagonisti saranno costretti a fare.
Situazioni assolutamente intriganti, in cui ogni personaggio è costretto a mettere a repentaglio la propria stessa esistenza. In una condizione così estrema, pare normale che emerga il vero animo delle persone: contorto, malvagio e folle. Ci sono ovviamente dei personaggi buoni e caritatevoli, ma non per questo verranno salvati dalla furia del re.
Belle anche le vicende sentimentali, che, in maniera elegante, si inseriranno nel racconto, aumentando così anche la materia trattata. Un triangolo amoroso del tutto particolare, con rivolgimenti insoliti e imprevedibili.

I disegni sono buoni, i vari personaggi mostrano tratti originali, sia in quanto a design che a caratteristiche psicologiche. Non dimentichiamo che la storia è ambientata nel secolo scorso, in una realtà estranea alla modernità. In questo caso, dunque, l'autore e il disegnatore sono stati bravi a rendere al meglio questa condizione di "diversità" rispetto al resto del mondo.
Gli sfondi sono curati e precisi, ma ciò che colpisce è certamente il modo in cui vengono sviluppate le espressioni melodrammatiche dei vari protagonisti. Follia, rabbia, paura... tutto ciò traspare dai volti dei vari "giocatori" in maniera mirabile.
Il finale non è affatto scontato e segue così la linea tenuta durante tutta la vicenda. 30 capitoli emozionanti, in cui non c'è spazio per la noia. Quando meno se lo si aspetta, arriverà la lettera del re...

voto finale: 8


9.5/10
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Un anime eccezionale e curato in ogni singolo dettaglio, "Steins;Gate" è tra quelle opere che solitamente incontrano il benestare di più di un'ampia fetta di pubblico, guadagnandosi una posizione di indiscussa rilevanza.

In "Steins;Gate" nulla viene lasciato al caso, ogni più insignificante particolare con il senno di poi si rivela un prezioso indizio che contribuisce alla costruzione di un finale emozionante e mai scontato. Personaggi magnifici, ritratti nelle loro più varie sfumature psicologiche, si rivelano pian piano di fronte alle difficoltà nella loro spoglia natura, libera dalle maschere di cui quotidianamente si cingono. I personaggi vengono così proposti come persone comuni, tuttavia non si limitano a fare ciò che è nelle possibilità di chi è "normale", e vanno al di là di questa restrizione; pur non essendo eroi e non essendo dotati di qualche sorta di superpotere, riescono ad affrontare lo straordinario, l'anormale, l'ignoto, mantenendosi nelle modeste vesti di esseri umani, con tutte le connesse fragilità, le quali, però, vengono annullate nel momento in cui l'uomo trova la forza di sprigionare forse l'unico talento che gli appartiene, ossia la capacità di sfruttare l'intelligenza, l'amore e l'istinto, i suoi tre piani d'espressione, con il fine di sormontare l'ostacolo che lo intralcia.

Se in gran parte degli anime chi sconfigge gli impedimenti che gli si manifestano è colui che possiede un dono speciale, sovrumano e sovrannaturale, in "Steins;Gate" l'unico dono è l'essere uomo. In tal senso, l'anime ridà fiducia alle possibilità dell'uomo, troppo spesso sottovalutate, elevandosi a manifesto della straordinarietà umana.

A concretizzare quest'aspetto interviene un'atmosfera sempre ordinaria, immersa nella semplice e scarna realtà dei nostri anni, in una grande metropoli, in un angusto appartamento in affitto. Un'atmosfera ora vivibile e piacevole, ora tesa e inquieta, che risulta comunque sempre godibile. Riassume un po' il senso stesso della vita, con i suoi attimi di felicità e tristezza, fiducia e paura, calma e tormento; una vita che rimane pur sempre il più bello dei doni.

Intellettualmente, "Steins;Gate" è formidabile: propone teorie immaginarie, ma le fa aderire a una solida base rigorosamente scientifica, tantoché l'elemento puramente fantastico (distaccato dalla scienza) non è mai contemplato. "Steins;Gate" è un anime intelligente, scientifico, razionale, che tuttavia non perde mai quella componente di emozione indispensabile per ottenere un capolavoro. Infatti, nonostante uno spiccato intellettualismo, tema centrale è anche l'emozione: stupore, tensione, fiducia, dolore, determinazione, tristezza, felicità, odio, rabbia, nostalgia e amore dominano la scena dal primo all'ultimo episodio e penetrano nel cuore di chi lo guarda, lasciandogli impresso un bellissimo ricordo. Forse il principale pregio dell'opera è proprio questo: cervello e cuore, anima e ragione, con "Steins;Gate" non si scindono, ma si uniscono.


8.0/10
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The Promise svela già da subito la sua intenzione di prendere in prestito una tematica cara ai manga giapponese, ovvero quella sportiva, e immergerla in un contesto in cui i sentimenti hanno un ruolo importante, al pari delle imprese sportive. Ci riesce molto bene e anzi, spingendomi oltre, non posso che notare una certa contaminazione con uno stile narrativo tipico delle opere di Adachi, non so se voluta o meno. Il risultato finale è alquanto positivo, in soli 140 pagine, leggibili in una mezzoretta vista l'assenza di lunghi testi, ci troviamo tra le mani un racconto semplice, ma intenso e capace di emozionare.

Non so se sia il caso di procedere con una sinossi della trama, visto che sono solo 140 pagine, vi basti sapere che il tema trattato è il judo e che di mezzo, come intuibile dal titolo, vi è una promessa fatta da due bambini, poi cresciuti insieme condividendo una passione per lo sport che forzatamente è vissuta in modo diverso. Finita la magia dell'infanzia, vi sarà ancora la forza e la volontà di mantenerla?

Nonostante le poche pagine, il volumetto riesce a prendere il giusto ritmo narrativo, risultando fluido nella narrazione, mai prolisso e, più difficile visto il formato, mai sbrigativo o superficiale. Si parte mostrando i due protagonisti da bambini, si prosegue raccontando con più attenzione il momento più critico della loro vita, quando si inizia ad essere adulti. Viene chiuso in modo intelligente con un finale "un po' alla Adachi", che lascia spazio alle considerazioni del lettore. I protagonisti offrono una caratterizzazione psicologica verosimile, con uno dei due che è risvegliato dal torpore dell'adolescenza in modo piuttosto brusco, solo quando inizia a rendersi conto di rischiare di perdere qualcosa di molto importante.
Il tutto è disegnato con cura, con un disegno che risulta piacevole ed efficace, in particolare nel mostrare i sentimenti e i pensieri dei personaggi, tecnica questa che permette di limitare l'uso del testo scritto, che risulterebbe quindi superfluo e scontato.

The Promise si è dimostrato una piacevolissima sorpresa, è un volume unico che merita di essere comprato e letto.