Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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"Everybody, clap your hands"

"Juni Taisen" è un anime di dodici episodi andato in onda dall'ottobre al dicembre del 2017.

La trama è molto lineare. Dodici guerrieri, ognuno rappresentante un diverso segno zodiacale cinese, si affrontano ogni dodici anni in un torneo all'ultimo sangue, il vincitore vedrà esaudito un suo desiderio.
Fine.

Personalmente mi aspettavo un anime semplice, che non fingesse nemmeno di avere una trama, e fosse incentrato su combattimenti supportati da un comparto tecnico di alto livello. In un certo senso, soprattutto all'inizio, è andata proprio così, ma poi si è perso per strada.

Partiamo dai personaggi. Personalmente ho molto apprezzato che tutti i partecipanti fossero killer fatti e finiti. Nessun senso di colpa, nessun urlo beduino per la morte dell’amichetto del cuore, nemmeno una lacrimuccia tanto per far vedere. Questi sociopatici di mestiere uccidono la gente, quindi non si fanno proprio problemi.
In secondo luogo, ognuno di loro ha delle abilità diverse, date dal far parte delle famiglie che partecipano al torneo. È stato molto interessante scoprire queste armi segrete e come si rivelassero essenziali per poter vincere gli scontri.
Menzione speciale per il costumista del Coniglio. Quel completino sadomaso discretissimo con tacchi rossi annessi è stato uno dei motivi principali per cui ho visto il primo episodio di quest’anime.

Se queste sono le note positive, d’altra parte, però, non ho per niente apprezzato i lunghissimi flashback. Morendo uno dietro l’altro a ritmo serrato, non mi è stato proprio possibile, non voglio nemmeno dire affezionarmi, ma anche solo interessarmi della loro sorte. Magari una piccola introduzione del personaggio sarebbe anche andata bene (anche perché venti minuti li dobbiamo occupare), ma, con l’andare degli episodi, i flashback iniziano ad occupare tutto l’episodio, riducendo significativamente il tempo dei combattimenti.

E qui sta il principale problema. Se questo è un anime etichettato come d’azione, io voglio vedere l’azione (lo scontro, la creatività, lo spionaggio, la duplicità), ma l’allungarsi dei flashback coincide una diminuzione dello scontro a due-tre minuti, in cui si uccide l’avversario in quattro mosse e arrivederci alla prossima puntata.

Altra nota dolente è il comparto tecnico. Lasciando da parte opening ed ending, che non mi hanno fatto impazzire ma non erano male, in generale il livello delle animazioni, molto alto all'inizio, scade tantissimo via via che si va avanti, ricorrendo in alcuni casi anche a una CGI tappabuchi.

In conclusione, direi che nessuno si aspettasse la rivelazione del secolo, ma quanto meno di essere intrattenuti da un anime che avesse consapevolezza di non potersi elevare più di tanto e puntasse a creare un buon prodotto nei suoi limiti.
Ancora una volta, e questo accade spesso, si è fatto il passo più lungo della gamba.
Fra discussioni filosofiche sulla vita e la morte, la "cosa giusta da fare", lunghissimi racconti della vita di personaggi che muoiono esattamente due secondi dopo in un combattimento ridotto all'osso, quest’anime ha voluto andare oltre le sue premesse, creando qualcosa che, stando a metà e metà, lascia un gran senso di insoddisfazione.

Riassumendolo in una frase o meno: "Troppa filosofia spicciola per un battle royale, troppo poco tutto per avere un qualsivoglia contenuto introspettivo e psicologico."

P.S. Evitate di guardarvi la ending, è proprio 'spoilerosa'.

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"Hotarubi no Tomoru Koro ni" è un manga in tre volumi che segue, anche se in maniera flebile, il filo conduttore delle opere di "Higurashi no Naku Koro ni" e "Umineko no Naku Koro ni". Ciò non significa che sia imperativo leggere anche queste due vicende, la storia è ugualmente godibile di per sé, ma che semplicemente potrebbe far piacere riconoscere alcuni frammenti delle opere precedenti qua e là.

La storia narra i fatti accaduti all'interno della famiglia Tadamura, che riunitasi nel luglio del 2016, si dirige nel piccolo villaggio sperduto tra le montagne di Hirasaka. La famiglia è composta dal giovane Yukito, la sorellastra Yue, suo padre Masashi, i suoi zii Nobuteru e Tsunemasa e i suoi cugini Terumi e Teruya. Tutti sono ricongiunti in quel luogo per porgere l'ultimo saluto alla nonna da poco scomparsa. Fin da subito si può notare che Yue ha qualche problema nel relazionarsi con la famiglia, a causa di questioni economiche che hanno intaccato negativamente i rapporti tra i fratelli.Tutto però viene accantonato quando, il mattino seguente, la famiglia si ritrova in un villaggio completamente silenzioso. Tuttavia questo non è l'unico fatto strano: alzando gli occhi al cielo notano che stanno brillando ben due soli e, come se non fosse abbastanza, il villaggio sembra circondato completamente da una strana nebbia velenosa. Questo però sarà solo il preludio di questa bizzarra vicenda...

"Hotarubi no Tomuro Koro ni" è scritto da Ryûkishi07 (noto rappresentante del gruppo 07th Expansion) assieme al disegnatore Koike Nokuto (conosciuto per opere come "6.000"). Gli autori hanno saputo unire le forze per creare un'opera che fornisce la giusta atmosfera di macabro e di isolamento, con tavole capaci di trasmettere questi fattori. I colori e la conforme cura fanno perciò intuire l'angoscia che stanno provando i personaggi della vicenda. Per chi fosse interessato, esiste una piccola chicca, ossia un breve romanzo intitolato "The First and the Last Gift", che preannuncia i fatti di Hirasaka (questo è uno dei collegamenti alle opere precedenti di cui parlavo inizialmente). Per concludere, il mio voto è 8. La storia ha suscitato molto il mio interesse, e la consiglio ai fan del macabro e della suspense.

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(CAVEAT: questa recensione si basa sula lettura dei primi sette volumi della serie, tradotti ufficialmente in inglese)

“Spice and Wolf”, serie di light novel di Isuna Hasekura (trivia: nel blurb di retrocopertina dice di essere studente di fisica) è senz'altro più nota, almeno in Italia, nel suo adattamento anime, o nel suo (inferiore) adattamento manga. Pur essendo un'opera pregevole e, sotto alcuni aspetti, fuori dai canoni che ci si aspetterebbe da un lavoro che viene generalmente presentato come chiaramente fantasy, la serie di romanzi è forse inferiore all'anime; e, comunque, non il punto migliore da cui fare la conoscenza di “Spice and Wolf”.

Come detto, lo spunto per la serie è fantasy: tuttavia c'è da dire che di fantasy nel senso di “fantastico” la serie ha, alla fin fine, poco. Sì, c'è una dea lupo d'aspetto quasi umano, c'è una “quest” che più o meno fa da intelaiatura alla serie; ci sono anche un paio di occasioni in cui qualcosa di simile a magia appare, ma in generale sono elementi isolati e fuorvianti: “Spice and Wolf” vive piuttosto di un'ambientazione che, non ci fosse Holo, potrebbe passare per un'Europa continentale ai tempi del Medioevo, inclusi i conflitti religiosi, le guerre tra feudatari e, punto fondamentale, l'aspetto storico-economico. Il co-protagonista Lawrence è un mercante, e mercanteggia eccome: ricostruito in modo plausibile anche nella psicologia, è sempre alla ricerca del guadagno - una ricerca che spesso è il motore alla base della vicenda di ciascun romanzo. Non essendo un esperto di storia medievale mi è difficile dire se la resa del mondo delle gilde commerciali, scambi economici e baratti sia verosimile; tuttavia è sicuramente coerente e ben pensata, più che uno semplice sfondo.

Tuttavia, questa attenzione ai particolari e alla costruzione dell'ambientazione “sociale” dei romanzi si rivela, alla lunga, un'arma a doppio taglio: infatti, stanca - e alla grande. Lawrence non è solo ossessionato dal guadagno, ma è anche ossessivo nel fare capire al lettore questa ossessione: e allora via con monologhi, battutine a margine ed elucubrazioni senza senso nell'economia del romanzo. Francamente, alla ventesima volta che Lawrence ci informa che Caio il mugnaio o Sempronio il mercante cercherà di fregarlo credo che anche il lettore più tonto abbia capito l'antifona. Spesso il problema è peggiorato dal fatto che, se guardiamo al di là del “setting”, alla trama vera e propria, ci viene servita la solita zuppa riscaldata: Holo è in superficie una dea, ma alla fine è solo la solita tsundere noiosa ed annoiata; Lawrence è il solito ragazzotto un po' tonto che non capisce le donne e vive di incomprensioni di coppia che anche un dodicenne saprebbe risolvere; i personaggi secondari sono dimenticabili, spesso inutili, a volte pessimi (tipo il ragazzino innamorato di Holo nel quarto volume).

In sostanza, consiglierei a quelli a cui è piaciuta la serie anime di dare un'occhiata a queste light novel, ma senza aspettarsi nulla di sorprendente. L'”aspetto economico” e la verosimiglianza tanto celebrati come la novità di “Spice and Wolf” sono, alla fine, una verniciata che copre la solita storiella - né più, né meno.